Pagine

lunedì 8 settembre 2025

La reincarnazione nella Bhagavad Gita



Capitolo 2 verso 13: 
“Come l’anima incarnata nel corpo passa da infanzia a giovinezza a vecchiaia, così al momento della morte l’anima passa in un altro corpo. I saggi non si illudono”

Capitolo 2 verso 22: 
“Come una persona, abbandonate le vesti logore, ne prende delle nuove, così l’anima abbandona i corpi logori e ne assume di nuovi”

Capitolo 2 verso 20
“Per l’anima non c'è né nascita né morte in nessun tempo; non è mai venuta a essere, non viene, e non verrà ad essere; è indistruttibile, eterna, primordiale”

Capitolo 2 verso 27: 
“La morte è certa per chi è nato, e la rinascita è inevitabile per chi è morto; pertanto, non dovresti soffrire per ciò che è inevitabile”

Capitolo 4 verso 5
“Molte sono mie nascite passate, come anche le tue, Arjuna; io le conosco tutte, tu invece non le conosci”

Capitolo 8 verso 6
“Qualunque stato di coscienza si ricordi al momento di lasciare il corpo, in quello stato arriverà inevitabilmente”

Capitolo 8 verso 16:
“Dal più elevato regno di Brahmā fino al più basso, tutti i regni sono soggetti alla rinascita, ma chi mi raggiunge, non rinasce più”

Capitolo 8 verso 23
“O migliore dei Bharata, ora ti spiegherò i diversi momenti (o percorsi) in cui, lasciando questo mondo, il yogī ritorna o non ritorna.”

(In questo versetto, Sri Krishna introduce due “percorsi” che si aprono al momento del distacco dalla vita: uno conduce alla liberazione definitiva (non ritorno), l'altro alla rinascita (ritorno). A partire da questo punto, nei versetti successivi (8.24–8.26), vengono spiegati questi due percorsi—il “cammino della luce”, che conduce alla liberazione, e quello “dell’oscurità”, che porta alla rinascita nel ciclo delle vite)

Capitolo 8 verso 24
“Coloro che conoscono il Supremo Brahman, al momento della morte, passano a quel Supremo quando ciò avviene in presenza del fuoco, della luce, durante il giorno, nella quindicina crescente del mese (śuklapakṣa) o nei sei mesi dell’uttarāyaṇa (quando il sole si muove verso nord).”

Questi termini non vanno intesi in senso puramente fisico, ma come simboli di chiarezza spirituale.

  • “Fuoco” = conoscenza.

  • “Luce” = consapevolezza.

  • “Uttarāyaṇa” = movimento verso l’alto, verso la liberazione.

Interpretazioni:

Rāmānuja Li considera eventi reali e cosmici: esistono effettivamente momenti più favorevoli per il viaggio dell’anima, collegati a precise divinità e forze universali

Prabhupāda Insiste che la condizione più importante non è il momento astrologico, ma la concentrazione su Krishna.Anche se muori di notte o in un periodo “sfavorevole”, se sei immerso nella devozione, prendi comunque la via della luce.

Capitolo 8 verso 25
“Il mistico (yogī) che se ne va durante il fumo, la notte, la quindicina calante (kṛṣṇapakṣa), o nei sei mesi del dakṣiṇāyaṇa (quando il sole scende verso sud), o che raggiunge il pianeta luna e la luce lunare, poi ritorna.” 

Capitolo 8 verso 26
“Nella visione vedica esistono due vie permanenti che portano via da questo mondo: una è la via della luce (śukla), dalla quale non c’è ritorno; l’altra è la via dell’oscurità (kṛṣṇa), dalla quale si ritorna.”

Nessun commento:

Posta un commento