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domenica 17 aprile 2022

La maledizione del Ru Mort, animismo nelle leggende della valle d'Aosta.

(di Andrea)
Siamo generalmente abituati a vedere le credenze animiste come qualcosa di molto lontano nel tempo o nello spazio. Certe storie che ci giungono dall'estremo oriente ad esempio, ci sembrano spesso un qualcosa di veramente esotico. Nello scintoismo (o Shinto, la religione tradizionale giapponese) hanno una posizione i Kami, carattere che generalmente viene tradotto come "Dei": è in parte giusto ma non è così facile in quanto, anche se lo scintoismo è tutt'ora seguito da gran parte dei giapponesi è un tipo di credenza molto più simile all'antico paganesimo Europeo, non solo a quello classico ufficiale. Con Kami quindi si intendono sia gli dei più importanti, come la dea del Sole Amaterasu, sia gli spiriti più piccoli o lacali come quelli degli alberi o addirittura di un fiore. Come nelle antiche credenze celtiche precristiane esistono anche i Kami dei corsi d'acqua e di altri aspetti naturali e abbiamo visto in passato come questi aspetti siano sopravvissuti nelle leggende delle masche in Piemonte, si tratta della personificazione dell'animismo che sta alla base di molti aspetti del sacro popolare ancora visibile nel cattolicesimo con le varie Madonne della Neve, culti montani e via dicendo. Ma perchè sto parlando di shintoismo? Perchè c'è una leggenda valdostana che potrebbe benissimo trovarsi su un libro di leggende popolari giapponesi se non fosse che viene dalla Valle del Gran San Bernardo in Val d'Aosta:

La maledizione del Ru Mort, Roisan.


"Nei secoli passati i ruscelli per l’irrigazione agricola, i cosiddetti “Ru“, avevano una funzione fondamentale per la sussistenza delle comunità; data la loro importanza ogni ruscello, durante i periodi di piena, era sorvegliato da una guardia.
Un giorno, presso il Ru Mort a Roisan, poco sopra Gignod, una guardia assegnata a questo canale andò a fare il giro giornaliero di controllo.
Non era però un giorno qualunque, e la guardia se ne accorse: senza nemmeno voltarsi, con la coda dell’occhio, il guardiano scorse una vipera nera. Prese quindi un grosso bastone e, colpi su colpi, riuscì ad allontanare la serpe; fatto ciò, più tranquillizzato, proseguì nel suo giro di perlustrazione lungo il Ru.
Ma poco dopo la calma svanì: vide nuovamente la vipera e, spaventato, si affrettò di corsa accanto al ruscello. Una volta giunto più lontano si fermò per riprendere fiato, si guardò in giro sperando di aver finalmente seminato la serpe ma…abbassando lo sguardo se la ritrovò proprio ai suoi piedi.
Preso dall’ira e dalla paura il guardiano afferrò un legno e, con cieca violenza, colpì a morte la vipera.
La brutta storia sembrava finita, ma…da quel giorno il ruscello iniziò a perdere le sue fresche acque, poichè le pareti del ru si sgretolavano, proprio a causa dell’erosione dell’acqua.
Il guardiano si rese conto del danno che aveva fatto solo tempo dopo: egli, convinto di aver ucciso una vipera, aveva in realtà assassinato la Fata che proteggeva il Ru.
E così, da quell’infausto giorno, il ruscello prese il nome di “Ru Mort”, perchè attorno ad esso morì ogni vegetazione, ogni albero e con esso svanì anche la vita. Le acque non scorrevano più ed il ruscello andò perduto."

La differenza sta nel fatto che qui il termine usato è "fata" in altre storie magari è "masca" ma se lo sostituissimo con "kami" la storia non cambierebbe in nessun modo.

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