«I vegetariani si occupano poco del passato e considerano che il loro futuro dipende interamente dalla volontà di attuare subito tutte le riforme, perciò a scrivere la storia sono i carnivori», così scrive Alberto Capatti sul suo: «Vegetit. Le avanguardie vegetariane in Italia» (Cinquesensi Editore). Dopo aver parlato del primo ristorante vegetariano d'Europa (l'Hiltl di Zurigo 1898) ho pensato di cercare qualcosa sulla situazione in Italia. Lasciando perdere i pitagorici e i neoplatonici andiamo direttamente all'età moderna dove troviamo Milano e Firenze come città dell'avanguardia vegetariana che sembra fosse una scelta più salutista che propriamente etica.
Uno dei primi è Fortunato Peitavino originario di Bordighera che dopo la morte della giovane moglie per tubercolosi decide di trasferirsi in Val Nervia per curarsi in modo naturale. In questo angolo solitario pieno di verde e di silenzio si immerge completamente nella natura: sole, aria, acqua, terra e frutta; adotta il regime vegetariano, fa bagni d’aria, d’acqua e di sole, cammina a piedi nudi, dorme con le finestre aperte tanto d’estate che d’inverno; gusta i prodotti della terra lavorata con le sue stesse mani. Grazie a questo modo di vivere, la sua salute va migliorando progressivamente, tanto che dopo due anni non lo si riconosce più.
Ma trasferiamoci a Milano dove, in via Dante 18, la sera del 19 settembre 1907, 9 anni dopo l'Hiltl, viene inaugurato il primo ristorante vegetariano d’Italia. Si chiamava proprio RISTORANTE VEGETARIANO e l’evento fa clamore e finisce in prima pagina sul Corriere della Sera. Menù di alta cucina con lo chef Pietro Monteverdi: Antipasto alla russa con pomodori «quasi crudi”»ripieni di maionese, zuppa Dubarry con cavolfiore, sformato di spinaci alla regina Margherita, soufflé di funghi con cardi alla parmigiana; «costolette» di legumi col tartufo (forse la prima ricetta di un sostituto veg alla carne, ndr), insalata. E per finire: pasticcini di pesche con crema chantilly e frutta mista. Purtroppo la fortuna del locale dura poco: chiuderà nel maggio del 1908 dopo l’intossicazione di alcuni clienti con una zuppa di funghi.
Uno dei primi libri di ricette vegetariane in Italia è invece «Cucina vegetariana e naturismo crudo», scritto dal siciliano Duca di Salaparuta Enrico Alliata. Stampata da Hoepli nel 1930. Si tratta non solo di ricette siciliane (ovviamente la maggior parte, vista l’origine dell’autore) ma anche da altre regioni: il risotto di Milano, la pizza di Napoli, la Romagna con i cappelletti. Numerosi i «finti pasticci» con «pseudo carni» con cui il duca dimostra davvero di essere un precursore della contemporaneità.
Bibliografia: "Vegetit. Le avanguardie vegetariane in Italia", di Alberto Capatti "La scelta vegetariana", di Chiara Ghidini e Paolo Scarpi
La terza e ultima parte di questo speciale dedicato all'Albero Sacro è dedicata al nostro rapporto pratico spirituale con gli alberi.
Offerte ad un albero sacro in Val Curone.
La terza e ultima parte di questo speciale dedicato all'Albero Sacro è dedicata al nostro rapporto pratico spirituale con gli alberi. Come abbiamo già detto c'è qualcosa che collega il culto degli alberi, delle fonti, ma anche delle pietre per esempio. Sono elementi naturali che caratterizzano anche un luogo. Sono spiriti essi stessi, ma posso essere abitati da spiriti e divinità oppure essere un punto dove essi stessi si incontrano con più frequenza, oppure ancora elementi che indicano o che crescono in un particolare luogo. Di solito sono tutto questo insieme. Credenze del genere sopravvivono in molte aree primitive, fanno parte dei culti animisti. Ma un esempio più concreto e adatto a noi è quello che succede in Giappone. In una società evoluta e tecnologica, lo scintoismo (che praticamente è il loro paganesimo e conserva una impressionante similitudine con quello che erano i culti precristiani in Europa e che avevamo visto troppo velocemente qui: https://leradicideglialberi.blogspot.com/2010/07/shintoismo-e-paganesimo_8908.html) venera i Kami che possono essere alberi o fonti o qualsiasi altra cosa o che vivono in essi. Eppure, senza che noi ce ne rendiamo conto, in alcuni casi questo tipo di credenze sopravvivono anche qui. Nascoste tra il cristianesimo popolare o nel folklore.
Una sorgente sacra con offerte tra i rami nell'Irlanda dei primi anni '70.
Uno dei metodi più classici di portare offerte agli alberi è quello di annodare una fettuccia di stoffa ai suoi rami. Quando si chiude il nodo si esprime un desiderio, o più semplicemente si fa una dedica o un ringraziamento a quell'albero o agli spiriti che lo abitano. Un altro tipo di offerta, che di solito però riguarda gli alberi morti, è quello di attaccare un piccolo altare, una casetta per gli spiriti affinché trovino rifugio ora che la loro dimora materiale è morta e così non abbandonino quel luogo.
Casette per gli spiriti e offerte su un pino morto in Val Curone.
Una cosa importante è quella di condannare inequivocabilmente ogni tipo di sacrificio cruento. E' certo che i nostri avi praticassero sacrifici umani e animali, ma per fortuna ci siamo evoluti e pratiche del genere sono da considerare stupide oltre che orribili ed incivili (e illegali anche). Di questo parleremo un giorno più approfonditamente, ma baste pensare in quale modo un Dio dovrebbe apprezzare il sangue di una creatura che lui stesso ha creato e che molte volte è più sacra di chi effettua il sacrificio? In quale modo uccidere e fare violenza su qualcun'altro dovrebbe portare benefici a chi effettua il sacrificio? Si possono portare tantissime offerte, frutta, biscotti, oggetti, l'importante è che questi siano biodegradabili e non danneggino quel luogo naturale. Il druidismo è prima di tutto una forma spirituale ecologica, non dimentichiamolo mai! In oltre portando frutti o cibo come offerte possiamo simbolicamente fare offerta all'albero e praticamente fare un offerta agli spiriti che fisicamente popolano quei luoghi come uccelli, roditori e altri animali o anche per le creature del piccolo popolo forse. Ma proseguiamo.
MEDITAZIONE: La forma di meditazione più diretta e praticata è quella del tree-hugging, ossia l'abbracciare gli alberi o per chi è timido di appoggiare le mani su di essi e ascoltarli. Per chi è ben disposto è possibile entrare in contatto con essi e scambiare le energie. C'è addirittura chi pratica il Reiki con essi, quello che è sicuro, che se ci crediamo i risultati sono tangibili e a volte impressionanti sullo nostro benessere psicologico. La forma di contatto forse più estrema è quella di chi pratica dei "quasi-rapporti" sessuali con essi. Non c'è però da stupirsi, sappiamo che queste pratiche erano normali in epoca precristiana anche con le "pietre della vita" in Piemonte e ne abbiamo memoria in epoca medioevale e rinascimentale come pratiche delle streghe in tutta Europa.
Non solo hippies occidentali: "tree huggers" (abbracciatori di alberi) in Bhutan.
Ci sono molti tipi di meditazione basati sul rapporto con gli alberi. Quello che andiamo a presentare qui è strettamente legato al druidismo e in particolare a quello cisalpino. Ne abbiamo infatti testimonianza attraverso il testo che abbiamo usato per questa serie di post, una dispensa distribuita ad un incontro avvenuto nel 1982 a Vignale. Anche se erano già gli anni '80 sembra ancora forte l'influenza del periodo hippy del decennio passato con legami all'oriente, eppure si parla di un testo di un vecchio druido vissuto da queste parti nella prima metà del XX scorso (druido o mascone? o forse entrambi?). In ogni caso è molto simile ad altre meditazioni che si trovano su libri anglosassoni sull'argomento e noi lo usiamo da anni. Per iniziare meglio trovare un posto tranquillo in cui ci sia un albero che ci sembra "amico". Con amico si intende con una certa energia, una bella corona di alberi, un fusto abbastanza grande. Non è essenziale, ma all'inizio aiuta molto. Ci avviciniamo e cerchiamo di capire se l'albero è d'accordo, se ci sentiamo quindi benvenuti.
Un albero durante una nevicata fuoristagione. Una pianta del genere può essere adatto.
Se la stagione lo permette possiamo toglierci le scarpe per semplificare il contatto con la terra. Questi esercizi sono più facili per chi ha dimestichezza con la meditazione e le tecniche di rilassamento in genere, ma con un po' di pazienza ed esercizio tutti possono farcela. Posizioniamo bene i piedi, in modo che siano ben stabili. A quel punto possiamo chiudere gli occhi e, stando ben dritti sulla schiena iniziamo ad immaginarci parte della terra che stiamo calpestando. Dai nostri piedi e dalle nostre dita partono delle radici che affondano del suolo. Bisogna proprio sentire l'energia che scorre dai nostri piedi alla terra e viceversa, come se fossimo un albero, siamo dritti e solidi. Capiamo che, esattamente come gli alberi, stiamo diventando un tramite tra la terra e il cielo.
Un disegno semplificato di come dobbiamo sentirci.
Respiriamo lentamente e profondamente, ma senza sforzare, sentiamo che ci stiamo distaccando da questa realtà, con gli occhi chiusi, sentiamo l'ambiente esterno, percepiamo la luce del sole, o della luna, ma allo stesso tempo ci stiamo allontanando dalla realtà di tutti i giorni. Quando siamo pronti alziamo le braccia al cielo, con la schiena solida e dritta come il tronco di un vecchio faggio: le nostre braccia si alzano e le mani si aprono. Dalle nostre dita partono dei rami e sentiamo l'aria che passa tra di essi. Sono rami fatti di energia, sono una protesi dei nostri arti superiori. Sentiamo l'aria che fluisce dentro di noi donandoci forza e ogni volta che espiriamo doniamo energia a tutto l'universo e a tutti gli esseri senzienti che lo popolano. Ad ogni inspirazione diventiamo più forti e puri, ad ogni espirazione emaniamo energia ed aiutiamo l'universo e tutti i suoi abitanti.
Dalle nostre mani spuntano rami.
Con le braccia aperte verso il cielo, le mani e le dita anch'esse aperte, i nostri rami che partono verso il cielo e gli occhi chiusi guardiamo con la nostra mente la luce cosmica che può arrivare dal sole, dalla luna, dalle stelle, oppure dal nostro sole interiore. Questa luce ci riscalda, prima coprendoci con i suoi raggi dorati, poi ci pervade e ci troviamo completamente immersi in questa tepore luminoso. In pace con l'universo siamo diventati noi stessi un albero. E ci rendiamo conto che stiamo benissimo. Possiamo stare così tutto il tempo che vogliamo: 2 minuti o 10, 20, come ci sentiamo. Poi quando siamo a posto apriamo gli occhi, rilassiamo le braccia e con calma torniamo "reali". Possiamo fare questo esercizio veramente quando e dove vogliamo, anche se inizialmente è più semplice farlo al cospetto di un albero vero. Con il tempo potremo farlo anche in casa. Importante sapere che per avere successo quando si fanno esercizi del genere, bisogna essere fiduciosi, sapere che se vogliamo, questa meditazione riuscirà davvero a farci stare meglio. Non ci sono regole ferree: ognuno con il tempo si crea le sue immagini, trova il suo posto e i suoi tempi. Si può fare di giorno o di notte, magari al tramonto. Alcuni preferiscono praticare da seduti e a quel punto le radici partiranno da tutta la parte bassa del corpo, oppure no, come uno si sente. Se il nostro viaggio funziona davvero è probabile che tutto avvenga automaticamente, noi dobbiamo solo guardare. Addirittura a volte è possibile trovare il nostro maestro psichico e non dobbiamo fare altro che sentire cosa ci dice.
Un'immagine simbolica di una meditazione seduta sull'albero con i 7 chakra.
IMPORTANTE: per questo testo abbiamo usato dei termini che a qualcuno potrebbero dare fastidio o mettere in imbarazzo. "Energia", "Corpo fisico", "Viaggio" ci rimandano subito a certe esperienze New Age poco serie, racconti strampalati. Il fatto è che certi termini ci aiutano a spiegare un tipo di pratica e di sensazioni che altrimenti sarebbe difficile comunicare. E' importante riuscire a rompere quel tipo di pregiudizi per riuscire veramente ad entrare in questo stato meditativo ed avere dei risultati.
Esercizio tratto dalla dispensa "Druidismo Cisalpino Antico e Moderno" Vignale 1982, rivisitato e aggiornato. La versione video di questo esercizio: