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lunedì 7 ottobre 2024

DRUIDISMO moderno: chi sono i druidi oggi?

Ci siamo resi conto che tra i vari articoli sul druidismo non ne abbiamo mai fatto uno dedicato al druidismo moderno: il problema principale che si incontra cercando di scrivere qualcosa su questo argomento è che si tratta di un movimento talmente vario che è troppo difficile da descrivere in modo comprensibile. Tuttavia alla fine abbiamo deciso di provarci anche perché non è facile trovare qualcosa che descriva l'argomento in generale: di solito il punto di vista dell'autore, che generalmente fa parte di un gruppo, non gli permette di vedere il fenomeno in modo completo. In oltre come in tutti i movimenti spirituali ma anche non spirituali (pensiamo alle sottoculture musicali) che fa parte di un sottogruppo tende a pensare di essere l'unico "vero" portatore detentore della tradizione e così nascono divisioni ancora più nette. Sicuramente non saremo noi in queste righe a scrivere un testo esaustivo sull'argomento ma speriamo almeno di potere fare un introduzione sia per chi non ha mai sentito parlare del neodruidismo sia per chi magari lo conosche ma ne ha una visione confusa o inconpleta.

L'ANTICHITA' 

Prima di tutto i druidi moderni si rifanno agli antichi filosofi della società celtica, che in realtà non si occupavano soltanto di teologia e questioni spirituali, ma anche di questioni civili, arti, astronomia e fisica. Essi erano divisi in Druidi propriamente detti, i filosofi che si occupavano di questioni morali e scientifiche, Vati (o ovati) che si occupavano delle pratiche religiose e in Bardi che erano i cantori e gli artisti. Dei druidi però non sappiamo molto: quello che è giunto fino a noi dalle fonti coeve è stato scritto da autori greci e romani e purtroppo non è molto. Cesare è quello che ha scritto più di ogni altro sull'argomento e aveva anche un amico druido personale che si chiamava Diviziaco.

I druidi sparirono dal continente con la romanizzazione delle Gallie e poco più tardi dalle isole Britanniche con la cristianizzazione. In realtà la religione celtica venne assimilata da quella romana e molte divinità delle Gallie vennero assimilate a quelle corrispondenti, altre, come ad esempio Epona, entrarono addirittura a far parte del Pantheon delle divinità romane. I druidi invece subirono una forte persecuzione a causa del loro potere politico e praticamente cancellati. Difficile pensare che figure così importanti siano realmente spariti di colpo, probabile che quelli che sfuggirono alla persecuzione si siano trasformati in figure non più importanti come streghe e stregoni di campagna, ma questo le vedremo tra poco. Nelle isole molti druidi si trasformarono in monaci cristiani e questo si capisce da alcuni racconti mitologici e da diversi testi del cristianesimo irlandese per esempio. Dai druidi tra l'altro i monaci presero probabilmente anche certe caratteristiche estetiche. Bisogna anche ripetere che se ci sono giunte discrete testimonianze della religione celtica, specialmente del periodo gallo-romano, le testimonianze chiare dei druidi non sono molte. La maggior parte delle volte in cui il termine viene utilizzato si riferisce a personaggi della Gallia transalpina (la Francia) mentre Cesare sembra farci capire che l'origine dei druidi fossero le isole britanniche e che forse addirittura precedenti all'arrivo dei celti. Si pensa comunque che i druidi esistessero in tutte le aree di cultura celtica Gallia cisalpina (nord italia) compresa, ma non sappiamo quali fossero le differenze tra i druidi delle varie regioni e se anche le popolazioni Liguri e Iberiche li avessero. 

IL MEDIOEVO 

Anche se quasi ignorati dalla storia esistono comunque testimonianze di santuari e pratiche pagane celtiche anche in epoca cristiana e anche dalle nostre parti come ad esempio la testimonianza del beato Giona quando nella sua vita di San Colombano racconta del monaco Meroveo che nei pressi di Tortona ebbe un brutto incontro con i pagani (LINK) creando sempre una bizzarra connessione tra Italia settentrionale e Irlanda. Sono molti poi gli scritti di monaci cristiani Irlandesi e Gaelici che raccontano di bizzarie e fatti miracolosi che ci rimandano al periodo precedente, proprio su questi testi si sono basati sia gli storici per cercare di ricostruire alcune pratiche degli antichi druidi sia i coloro che hanno rifatto nascere il druidismo in epoca moderna.

LA RINASCITA, LA MASSONERIA

Ufficialmente il druidismo rinasce a Londra nel 1717, precisamente il 22 settembre per l'equinozio di autunno. John Toland riuniva alla Taverna del Melo a Londra i delegati delle dieci contee del Regno Unito di Gran Bretagna e d’Irlanda e i delegati della Bretagna armoricana per costituire una federazione di “boschetti” che sarà l'Ancient Druid Order. L'interesse per il druidismo però era già iniziato quando John Aubrey  nel 1649 collegò il sito di Avebury e a quello di Stonehenge. Elias Ashmole (1617-1692), umanista, membro della Royal Society, iniziato alla Massoneria il 16 ottobre 1646, autore del Theatrum chemicum britannicum e dei Rituali massonici della moderna Massoneria è considerato come colui che ha trasmesso ai primi massoni speculativi l’iniziazione corrispondente alle tre funzioni tradizionali del druidismo, quella di ovate, di bardo e di druida. Ma torniamo al 1717, quando durante il solstizio d'estate o meglio il 24 Giugno per San Giovanni, alla taverna “L’Oca e la Griglia” a Londra, si riunirono quattro logge massoniche per dare vita alla Gran Loggia di Londra e quella fu la nascita ufficiale della Massoneria moderna. Massoneria moderna e moderno Druidismo nascono (per lo meno quelli inglesi), dunque, contemporaneamente, nello stesso luogo, Londra e non v’è dubbio che Massoneria e Neodruidismo in seguito abbiano avuto molto in comune. Basti, come esempio, quello di Winston Churchill, massone della Gran Loggia Unita d’Inghilterra e iniziato alla Loggia Albione di Oxford dell’Ancient Order of Druids il 15 agosto 1908.

L'OBOD

L'OBOD Ordine dei Bardi, degli Ovate e dei Druidi è oggi il più grande dei gruppi druidici al mondo. L’Ordine fu fondato più di quarant’anni fa (nel 1964) da Ross Nichols e da un gruppo di membri dell’Antico Ordine dei Druidi, inclusa la scrittrice Vera Chapman. L’Antico Ordine dei Druidi si sviluppò durante i primi anni del secolo scorso sull’onda della rinascita druidica che iniziò circa trecento anni fa, come si dicava sopra. Come dice la pagine ufficiale l’adesione all’Ordine è aperta ai seguaci di tutte le fedi e non, senza distinzione di genere, orientamento sessuale o origine etnica, e ci sono attualmente più di ottomila membri in cinquanta paesi. L’Ordine, tra l'altro, ha offerto un corso completo sul Druidismo che copre tutti e tre i gradi di Bardo, Ovate e Druido.

Philip Carr Gomm, Eimear Burke e altri membri dell'OBOD.

venerdì 31 maggio 2024

I Druidi e pitagora, il druidismo pitagorico nell'antichità.

Per seguire questo argomento usa la tag: Druidismo

Nota Introduttiva: Negli ultimi decenni, soprattutto per l'influenza britannica sull'argomento, si sono messi vicini Celti e popoli nordici, tanto che per molte persone c'è una certa confusione tra questi popoli. Nelle isole britanniche le popolazioni germaniche invasero le terre delle popolazioni originarie (Irlanda) e di quelle gallo-romane (Inghilterra) creando nei secoli un'insieme delle due culture difficilmente distinguibile che è diventato il sottofondo culturale. In Europa continentale invece nei paesi latini le radici celtiche sono state generalmente messe da parte fino al periodo romantico e nel fenomeno del "celtismo" si è andati a vedere i movimenti nazionalisti britannici che nei celti vedevano i loro veri avi, precedenti sia ai romani che ai vichinghi, facendo un gran casino. Ovviamente anche i celti venivano dal continente e si trovavano anche in spagna (gli Iberi) in Liguria e fino in Turchia. Ma questo è un altro discorso. Tutto questo va detto perché questa situazione ha creato una "mitologia" che non rispecchia le evidenze storiche e  quindi, quando andiamo a cercare i testi antichi, scopriamo che invece riportano notizie molto diverse: I druidi erano accomunati a filosofi greci, ai magi persiani ai gimnosofisti indiani e ai sacerdoti egizi. 

Penso che questo oggi vada ricordato. Per fortuna, durante i frequenti viaggi nella vicinissima Francia (LINK 1, LINK2, LINK3), abbiamo trovato diversi testi che invece ricordano queste antiche correlazioni tra mondo celtico e mediterraneo.

Tradizionalmente i druidi venivano raffigurati come pitagorici: tuniche bianche e barbe.

Questo post si ricollega ai vari articoli apparsi su questo blog sulle connessioni tra oriente ed occidente (LINK), anche se non direttamente. Infatti molti scrittori classici riportano il fatto che i druidi seguissero il pitagorismo e come abbiamo visto in quel periodo è chiaro che ci fossero stati dei contatti diretti e soprattutto indiretti tra mondo greco e mondo indiano (basti pensare ad Alessandro il grande e alle civiltà indo-greche). Tuttavia l'argomento principale è come certi punti 

Nei testi dell’Antichità “Pitagora appare come un maestro dei druidi”, colui che li ha iniziati a una saggezza ancestrale che non ha elaborato personalmente, ma che ha ricevuto anche lui tramite l’iniziazione dai saggi dell’Egitto e dell’India. (Jean-Louis Brunaux, Les Druides : des philosophes chez les barbares, Paris, Seuil, 2006)

Due rappresentazioni classiche di Pitagora

Tuttavia, è impossibile verificare se questa tesi sia storicamente reale o solo apocrifa, a causa dell’assenza di prove archeologiche riguardanti l’origine primaria dell’ordine druidico (la civiltà celtica non era incline a mettere per iscritto le sue conoscenze sacre, considerando la tradizione orale come la più divina). Tuttavia, “i contatti tra i Celti (…) e i pitagorici di seconda e terza generazione sono plausibili”, dato che i rapporti commerciali tra la Gallia antica e la Grecia (e la Magna Grecia) sono ampiamente documentati e suggeriscono altri scambi, come la condivisione di conoscenze, mitologie e spiritualità." (sempre da Jean-Louis Brunaux) 

Druidi ancora raffigurati come pitagorici nella natura

I primi popoli che i greci chiamarono celti (Keltoi) furono le popolazioni liguri che abitavano i dintorni di Massalia (Marsiglia), questo incontro diede vita ad una vera e propria civiltà celto-mediterranea in cui I galli pur restando celti, vennero pesantemente influenzati dalla cultura greca e poi romana. Questo fu probabilmente la differenza principale tra Celti veri e propri e Liguri. L’universo religioso dei Galli, comunque, non era lontano da quello dei Greci (o degli Hindù indiani e degli stessi Romani), sia dal punto di vista estetico che sociale, come osserva ancora Brunaux:  “Ogni popolo gallico ha i suoi dei, (…) divinità con sembianze animali, dee madri che risalgono ai tempi più antichi”, un contesto culturale che avrebbe agevolato l’adozione di credenze filosofiche elaborate come il pitagorismo (sul piano filosofico) e l’orfismo (sul piano cultuale) degli antichi Greci"

(***Bisogna ricordare anche che quale fosse la differenza tra pitagorici ed orfici non è ben chiara nemmeno agli storici, sicuramente i primi erano più urbani, mentre i secondi vivevano generalmente al di fuori delle città. Tuttavia le differenze erano sfumate e non si riesce ad attribuire certi documenti agli uni o agli altri) 

Questa corrispondenza spirituale era una cosa evidente già ai tempi dei Galli e di altri popoli celtici:

"Quello che, fin dall’Antichità, ha reso legittimo il confronto tra druidi e Pitagora sono, evidentemente, alcune credenze metafisiche. La credenza nella reincarnazione o metempsicosi occupa il primo posto"

Un gruppo di pitagorici che saluta il sole all'alba, questo dipinto in molti casi è stato utilizzato per descrivere i druidi erroneamente.

Quindi ci sono numerosi punti in comune tra le credenze dei druidi e quelle dei pitagorici (e di conseguenza con l'induismo e il buddismo che si stava sviluppando in oriente nella stessa epoca): 

Reincarnazione: Entrambi i gruppi condividevano la credenza nella reincarnazione. Dopo la morte di un individuo, la sua anima si sarebbe reincarnata in varie forme di piante e animali, seguendo un ciclo continuo, fino a quando non avrebbe ritrovato una matrice umana.

Articolo di questo blog su Druidi e Reincarnazione: LINK

Astinenza dal consumo di carne animale: Druidi e pitagorici evitavano di mangiare carne animale. Inoltre, respingevano i riti sanguinari, considerandoli una deriva inaccettabile (questo punto a noi delle radici degli alberi sembra per lo meno da verificare, per lo meno non era così per tutti).

Status privilegiato: Druidi e iniziati orfici (tra i pitagorici) occupavano una posizione privilegiata nella società. Erano i custodi della conoscenza sacra, che tenevano segreta o riservavano agli individui capaci di incarnare la loro saggezza.

Ricerca della scienza sacra: I druidi aspiravano a incarnare la scienza sacra attraverso la preghiera, la conoscenza, i rituali, la virtù, la meditazione e la comunione con gli elementi e gli esseri. Il loro status era simile a quello dei bardi, i poeti sacri che svolgevano un ruolo essenziale nella civiltà celtica."

Una raffigurazione antica di Pitagora e il bizzarro divieto di mangiare le fave.

NEODRUIDISMO e pitagorismo. La rinascita druidica oggi è una corrente spirituale troppo eterogenea per essere descritta, che va dai druidi massoni formatisi nel '700, alle streghe druidi, ai cyber-druidi, ai druidi cristiani fino ad arrivare  agli erranti solitari dei boschi. Tuttavia, specialmente con il declino dell'influenza cristiana dal dopoguerra in poi in questo movimento, si sono recuperati documenti storici antici e quindi la credenza nella metempsicosi ha ripreso il suo posto tra le credenze druidiche. Anche il vegetarianismo, pur non essendo un dogma, è praticato da un largo numero di praticanti druidi come forma di rispetto verso gli altri animali e la natura.

Il Druidismo pitagorico oggi è una piccola nicchia di quello che è il neo-druidismo, si richiama direttamente all'antichità ed è forse un po' appartato e relegato principalmente a seguaci solitari. Tuttavia la sua influenza è ancora evidente sul movimento.

FONTI CLASSICHE:

Che ci fosse una relazione tra Druidi e dottrine pitagoriche (e orfiche) è testimoniato dalle fonti classiche che hanno sicuramente molto più importanza storica di tanti libri odierni:

Diodoro Siculo, contemporaneo dei Druidi scrisse: "La dottrina pitagorica prevale tra i Galli, e insegna che le anime degli uomini sono immortali e che dopo un certo numero di anni tornano a vivere, quando un’anima si incarna in un altro corpo." (Historiare V, 28, 6)

Anche Ammiano Marcellino riporta che i druidi seguissero la dottrina Pitagorica e nel Rerum Gestarum XV, 9, 8: "I druidi, infine, uomini di maggior talento, si riunivano in sodalizi sotto il segno della dottrina pitagorica, eletti ad indagare le questioni occulte e profonde; sprezzanti verso le cose terrene, pensavano che le anime fossero immortali."


I Genii Cucullati, misteriosi personaggi raffigurati sempre incappucciati del periodo Gallo-Romano. Probabilmente legati al dio Telesforo, anch'essi sarebbero il frutto del sincretismo greco-celtico delle popolazioni Galate dell'odierna Turchia.   

sabato 11 maggio 2024

L'oppidum ligure di Entremont e i reperti ad Aix en Provence

 

L'ornamento della statua assisa quasi completa ritrovata ad Entremont

IL SITO ARCHEOLOGICO

L'oppidum di Entremont (il nome è stato attribuito nel medioevo) era con molta probabilità il centro principale dei liguri Salluvii (Salii, o Salyes in greco o ancora Salyens in francese) e si trova a circa 3 km dal centro di Aix en Provence. Il sito fu costruito nel 190-180 a.C. e completamente abbandonato nel 90 a.C, circa, qui venne abitato per meno di un secolo. Le stele riutilizzate per la costruzione di alcuni edifici però fanno pensare che il sito fosse già stato occupato fino dall'età del ferro. Questo sito, come quelli vicini di Roquepertuse ad esempio, è notevole per moli motivi: la inusuale quantità di arte scultorea ritrovata, gli altari dedicati al culto celtico delle teste mozzate di cui gli autori classici parlano spesso, la posizione assisa (o yoga diremmo noi) in cui le statue si trovano e per molti altri motivi che vedremo qui sotto.

Il sito archeologico di Entremont.

LE DONNE CELTO-LIGURI

Iniziamo da una caratteristica di questo sito che di solito passa in secondo piano: la forte presenza di statuaria femminile che ci evidenzia alcune caratteristiche importanti delle popolazioni celto-liguri: le donne sicuramente godevano di grande importanza in queste società e vengono rappresentate in posizione seduta con sandali, veste di tessuto a quadri, copricapo e orecchini. Sono state trovate tre teste, due complete e uno solo frammentata. La qualità scultorea è altissima, specialmente se paragonata ad altri reperti scultorei celtici o liguri e denota probabilmente la forte influenza del contatto con le popolazioni greche e mediterranee.

La vetrinetta contenente le teste e parti della statuaria femminile al museo Granet di Aix.

Le teste delle statue femminili ritrovata ad Entremont e i piedi di una delle statue con sandali. Il materiale è conservato al Museo Granet di Aix en Provence, tranne la terza testa che si trova a Grenoble,

Ricostruzione di una delle "signore" di entremont, rimontando i pezzi che si vedono nelle foto sopra.

IL CULTO DELLE TESTE MOZZATE

Come nel sito di Roquepertuse, a pochi chilometri di distanza, quello che è venuto alla luce ha dato riscontro alle testimonianze dei cronisti classici sulle popolazioni celtiche: il culto della testa mozzata del nemico. Sono qui state trovati sia i crani delle vittime, sia steli e architravi con le nicchie in cui le teste venivano mostrate e sia le statue che rappresentano "erori" che tengono queste teste in mano mentre siedeono in posizione assisa (affronteremo il discorso della posizione del paragrafo successivo).

Un frammento di un architrave: nella nicchia di mezzo una testa scolpita, nelle due nicchie laterali vuote venivano posizionati i crani umani, probabilmente dei nemici.

Il gruppo di teste mozzate: sui capelli di quella in alto a destra sono visibili le dita e la mano del personaggio che le mostrava, vedere la ricostruzione più in basso.

Un'altra testa mozzata "trofeo". Nonostante lo stile primitivo è notevola la resa della morte nello sguardo della scultura. Anche in questo caso sui capelli si vede la mano del personaggio che la teneva.

La collezione statuaria da Entremont di teste mozzate esposte al museo Granet di Aix en Provance. Notevole.


La ricostruzione di uno degli "eroi" che si trovavano nell'area sacra di Entremont con le teste.

Il ritrovamento di questi reperti non lascia dubbio sul culto della testa mozzata nella società celtica sul quale, soprattutto nelle isole britanniche ancora si dibatte nel processo di "debarbarizzazione" delle origini. Oltre ad Entremont, questo tipo di macabri (per noi) ritrovamenti sono venuti alla luce nel già nominato sito di Roquepertuse, nelle vicinanze e a 
Tuttavia, però, bisogna pensare che per i Celti (in questo caso Liguri) non fosse un atto di pura barbarie, infatti queste popolazioni conservavano le teste dei nemici nelle quali pensavano dimorassero i loro spiriti, per pacificarsi con loro, non soltanto come dimostrazione di valore in battaglia. Infatti sia le statue i portali in cui venivano conservate le teste, opportunamente imbalsamate, si trovavano in veri e propri santuari. Un atto simile a quello dei cacciatori che una volta ucciso l'animale lo offrivano al Dio collegato per pacificarsi con i loro spiriti. Un processo spirituale e magico difficile da comprendere per noi abituati alle guerre tecnologiche e agli allevamenti intensivi industriali, ma che credo sia molto interessante. 

Appunto: il culto della testa celtico è giunto fino a noi, visivamente, in modo molto più comune di quanto possiamo immaginare, anche se non ce ne rendiamo conto. Basta fare un giro infatti, in alcuni paesi o anche città, nelle aree in cui l'elemento celtico era più presente. Nonostante il periodo classico e romano sulle chiese romaniche di campagna prima e poi su elementi architettonici. Questo è vero anche in Italia del nord: guardare le volte dei vecchi portali in pietra delle case, vedrete che fino a pochi secoli fa (in alcuni casi ancora nel '900) queste teste erano scolpite: ad esempio del tetes coupee in valle Varaita, le Margolfe in Emilia, le pietre di testa delle Cinque Terra o i portali di Acqui Terme per nominarne alcuni.

LE STATUE DEI "GUERRIERI"

Le figure più iconiche di questo museo e degli altri oppidum celto-liguri di questa zona sono sicuramente quelle dei "Guerrieri assisi". Si tratta di figure scolpite in pietra sedute nella classica posizione a gambe incrociate (oggi si direbbe all'orientale, yoga). Prima di tutto bisogna puntualizzare che questi personaggi sono detti "guerrieri" in quanto, come visto sopra, esponevano delle teste mozzate, che si suppone fossero trofei di battaglia. In realtà si potrebbe trattare sia di Guerrieri che di divinità o personaggi religiosi: queste statue infatti, sono state ritrovate all'interno di santuari ed aree sacre e la loro posizione "comunica un senso di pace".

I quattro busti in esposizione.

Le 5 teste delle statue dei "guerrieri"

Il corpo di uno dei "guerrieri" che conserva parte delle gambe.

Su questo sito, quelli vicini (Roquepertuse ad esempio) e su quello che vi è stato scoperto si potrebbe scrivere e discutere per giorni, purtroppo si trova poco, anche in zona perchè la civiltà celtica e in particolare quella ligure sembra non interessi molto il pubblico, qui da noi ancor meno, tra l'altro. In ogni caso, i libri che ho sono in francese e non essendo io un archeologo o uno storico professionista, preferisco limitarmi alle cose base di cui sono a conoscenza, a postare foto sperando di creare interesse e cuoriosità, ma cercando di non alimentare le tonnellate di false informazioni e speculazioni fantasiose che circolano su questo tipo di reperti meravigliosi. Tra l'altro sono meravigliosi, affascinante e anche misteriosi già di per se stessi. 

Decorazioni dei busti trovati ad Entremont

E' davvero notevole quante informazioni possiamo avere da questi ritrovamenti: molte volte si legge di ipotesi fantastiche senza nessuna base storica, oppure veniamo a sapere che non si sappia assolutamente niente delle popolazioni liguri del periodo pre-romano. Ad esempio le decorazioni (foto qui sopra) con motivi astratti o serpentiformi, i torques al collo, l'abbigliamento, i tessuti a quadri (statua femminile). Le statue assise hanno dei forti legami con le rappresentazioni della divinità Cernunnos sempre rappresentato seduto a gambe incrociate, con torque al collo (vedi il lunghissimo post dedicato: LINK) ma anche alle sepolture galliche con inumazione (vedi link dedicato: LINK)

ALTRI REPERTI ESPOSTI:

Nel museo sono esposti anche altri pezzi notevoli: alcune elementi in pietra scolpiti, in modo molto più grezzo, alcuni più antichi della stessa Entremont e riutilizzati: elemento principale continua ad essere la testa.




Sopra si possono vedere alcuni basso rilievi: teste mozzate e un cavaliere.

NOTE FINALI: in questa occasione, più che in altre, si può chiaramente vedere come le popolazioni liguri dall'età del ferro fossero popolazioni celtiche che, a causa dei continui rapporti con greci (e  con etruschi e poi romani in ambito padano) furono pesantemente influenzati dalla cultura classica. In questo caso non ci sono testimonianze scritte ma tutte le evidenze lo confermano. E del resto lo dicono le tesi più recenti supportate dagli studiosi più esperti come Filippo Maria Gambari che negli ultimi anni aveva scritto molto al riguardo.

Bibliografia:
L'oppidum gaulois d'Entemont à Aix en Provence - Association archèologique Entemont.

LINK:


 

lunedì 19 febbraio 2024

Il Santuario celto-ligure di Roquepertuse e l'oppida di Entremont.

ROQUEPERTUSE

Vista generale del santuario di Roquepertuse, aprile 2024.

Abbiamo già parlato del santuario di Roquepertuse in diversi post usciti negli anni, si tratta infatti di uno dei siti archeologici più importanti mai scoperti che abbiano a che fare con la cultura celtica e ligure e presenta dei caratteri davvero notevoli. E' infatti impossibile analizzarlo in poche righe su questo blog, ma come sempre questi post servono ad accendere la curiosità per luoghi e storie troppo poco conosciuti. Questo sito legato all'oppida di Entremont che vedremo più sotto e si trova a Nord di Marsiglia non lontano da Aix en Provence. Entrambi i luoghi vennero abitati dalla tribù del Salluvi.


L'area archeologica venne scoperta nel 1860 e durante gli scavi all'inizio del '900 effettuati da Henri de Gérin-Ricard vennero alla luce i resti di quello che doveva essere una zona sacra di grande importanza, una vera e propria acropoli che si sviluppava su di un altipiano di circa mezzo ettaro ma che, si capì subito, non aveva caratteri greco-romani; dalla terra emersero infatti i resti di alcune statue, due delle quali erano in posizione eretta con le gambe incrociate ed erano incredibilmente simili alle rappresentazioni scultoree del Buddha in estremo oriente. Gli scavi che durarono dal 1917 al 1927 permisero di riconoscere in questo luogo un importante centro di culto legato alla tribù ligure dei Salluvi. Il santuario era costituito da un'area pavimentata in pietra (50x22 metri), una scala costituita da grandi lastre e dei terrazzamenti ma probabilmente questa era soltanto una parte del complesso originario. 


Sulla piattaforma principale poi si trovava un portico o un portale, le cui colonne in pietra avevano delle nicchie in cui, con ogni probabilità, si trovavano delle teste umane. Questo sito infatti era indubbiamente legato al culto celtico della testa. Oltre alle due statue in posizione assisa vennero alla luce anche la statua di un uccello (probabilmente un rapace) e una scultura con due teste con la fronte opposta nel classico stile gallico.


L'importanza di questo sito quindi è dovuta sia al fatto che si tratti di una delle più grandi aree sacre scoperte legate alla cultura ligure e celtica, sia perché ci fornisce una prova del "culto delle teste" che le fonti greche e latine attribuiscono alle popolazioni galliche. In oltre le due statue, conosciute come "guerrieri" in posizione assisa o "del loto" sono un altro tassello nella comprensione delle caratteristiche della religione di questi popoli. Seduto in questo modo veniva infatti rappresentato Cernunnos (il dio dalle corna di cervo LINK), venivano sepolti i morti sempre in ambito gallico e ovviamente apre molte domande sui rapporti tra Europa antica e Oriente nell'antichità che abbiamo provato ad elencare in questo lunghissimo post (LINK).

Vista del santuario di Roquepertuse, aprile 2024.

Gli scavi e gli studi più recenti hanno hanno aggiornato e arricchito la storia di questo luogo sacro: la frequentazione risale almeno al V secolo avanti cristo, le decine di stele ritrovate dovrebbero risalire alla fine dell'età del bronzo e all'inizio di quella del ferro. Le statue assise risultano più antiche, i vestiti sono stati datati al 4-500 a.c. potrebbero non essere soltanto armature, infatti presentano decorazioni benauguranti (swastika) ed emanavano un senso di pace: esagerando potremmo fare un confronto con samurai del Giappone che erano allo stesso tempo guerrieri e monaci Zen. Il termine guerrieri con cui sono stati chiamati è probabilmente inesatto, ma non possiamo sapere se fossero personaggi religiosi, eroi o altro. 


Probabilmente il centro venne fortificato in seguito ad almeno un attacco durante il III secolo a.c. fino a diventare fortificato e forse a sviluppare un centro abitato intorno. Roquepertuse fu distrutto dai romani nel 124 a.C. e rimase nascosto fino alla metà del 1800. Oggi il sito è visitabile e le statue e parte del portale, sono visitabili al museo archeologico di Marsiglia.

Vista del santuario dal basso in mezzo ala pineta. Aprile 2024.

Il muretto del terrazzamento su cui sorgeva il portale dei "buddha" di Roquepertuse.

I resti della scalinata con la quale si saliva al portale.

Mappa con i nomi delle popolazioni celto-liguri conosciute: I santuari di Roquepertuse e l'oppida di Entremont appartenevano ai liguri Salluvii. Queste popolazioni di lingua e cultura celtica con forte influenza greca ed etrusca prima e romana dopo si estendevano dal nord della Toscana ad est, alla svizzera a nord fino ai confini con la penisola Iberica ad est. i confini non erano assolutamente netti, gli stessi romani facevano molta fatica a distinguere tra popolazioni celtiche vere e proprie e liguri. Recenti studi sul DNA sulle popolazioni dell'Europa centro-meridionale hanno evidenziato che probabilmente Iberi e Liguri erano strettamente collegati e di entrambe le popolazioni si potrebbe parlare di Celti Mediterranei. 


L'OPPIDA DI ENTREMONT
Dato lo sviluppo di questo post e della sua lunghezza abbiamo separato qui la parte riguardante Entremont e i reperti conservati a Aix: https://leradicideglialberi.blogspot.com/2024/05/loppidum-ligure-di-entremont-e-i.html

*Sono una importanza testimonianza di quello che negli ultmi anni gli studi ufficiali stanno dimostrando: i Liguri dell'età del ferro erano celti che occupavano le gallie meridionali e che a causa dei lori contatti con il mondo classico avevano caratteristiche che li differenziava in parte dalle popolazioni più a nord.

LINKS:



giovedì 21 dicembre 2023

BUON SOLSTIZIO D'INVERNO, BUON NATALE!


BUON SOLSTIZIO D'INVERNO DA LE RADICI DEGLI ALBERI
Buon Natale, buon Yule, buon Alban Arthan!

Qui un vecchio post sui luoghi da visitare on in cui festeggiare in zona nord ovest:

Qui un vecchio post sulle druidesse:

Che tutti gli esseri possano essere felici e in pace!


sabato 25 novembre 2023

Alla ricerca di Belanu, Bellino in Val Varaita. Belenus.

Il video sul nostro canale Youtube per i più pigri:


Tanti anni fa scrivemmo un articoletto su Belanu (o Belenus, Belino, ecc...) divinità proto celtica della luce e del sole, considerato l'equivalente dell'Apollo greco e romano e che potete leggere a questo LINK. Quindi non ci dilungheremo troppo, sappiate comunque che il suo nome voleva probabilmente dire "Il Luminoso", "Lo Splendente" dalla radice indoeuropea Bel che ritroviamo ancora oggi in Italiano, per esempio in bello o in baleno. La divinità era sicuramente adorata dalle popolazioni Celtiche in generale, continentali, liguri e iberiche e anche da quelle insulari. In pochi sanno che era molto popolare in quella che oggi è l'Italia del Nord. Ad Aquileia in Friuli sono state trovate diverse epigrafe e si trovava un area sacra a lui dedicata nel periodo gallo romano. Sono poi molti i luoghi che conservano la sua memoria nel suo nome, tra di esse sicuramente il comune di Bellino in Val Varaita (Piemonte) dove ci siamo recati questa volta.


Bellino è un comune che si trova in alta Val Varaita (1390 m.s.l.m.) nelle valli occitane del Piemonte. Il nome è quanto mai interessante per la nostra ricerca: Belins in dialetto, nei secoli scorsi veniva registrato come Bellin, Belin o Bellins in francese. Il paese infatti è sempre stato a cavallo tra Piemonte e Delfinato ma la lingua è quella occitana. Il nome ci interessa perchè potrebbe derivare da Bego o Becco o da Belanu appunto, che in molti casi era conosciuto come Belin, Belino appunto. Il nome quindi sarebbe già interessante quindi, ma il motivo per cui siamo venuti fin qui, oltre alla bellezza della Val Varaita è che sul pittoresco campanile medievale di Borgata Chiesa (Bellino è suddiviso in 10 borgate lungo il torrente Varaita) si troverebbe probabilmente l'unica rappresentazione reale della divinità celtica solare che stiamo inseguendo. Per la verità se ne trova anche una a Levo, vicino a Stresa, ma è molto meno caratterizzata, l'articolo è leggibile qui: LINK.


La Borgata Chiesa è riconoscibile salendo in alta valle, già dal suo campanile, nel tipico stile medievale alpino di fattezze grezze in pietra locale, con un bellissimo tetto spiovente: se siete dei bevitore di tisane lo avrete sicuramente già visto infatti compare sulle confezioni delle infusioni biologiche Valverbe prodotte a pochi chilometri di distanza. Ed è proprio sotto questo campanile, al centro di questo piccolo e meraviglioso borgo che si trova la faccia raggiata scolpita sulla roccia che rappresenta la nostra divinità. Per trovarlo potete parcheggiare nell'unico spiazzo vicino al bar e addentrarvi negli stretti vicoli tenendo come riferimento la cima del campanile appunto.


Arrivati di fronte alla piccola chiesetta dedicata a San Giacomo, interessanta dai recenti scavi (2018) in cui sono venite alla luce alcune sepolture medievali si entra aprendo un cancello sulla destra della facciata e si entra nel piccolo prato. La più antica fonte scritta riguardante questa chiesa risale al 1308 ma la sua esistenza in epoca romanica è comprovata da diversi elementi architettonici sia all'interno che sul campanile. Sulla piccola cappella di Sant'Antonio, proprio sotto il campanile compare, usato ad angolo, un elemento di riutilizzo più antico: una testa raggiata in stile tipicamente celtico identificato appunto come l'Apollo Beleno gallo romano: Belenus!


A comprovare questa ipotesi, oltre ai raggi che circondano la testa, lo stile scultoreo e il nome del paese stesso, c'è il fatto che l'elemento sia stato riutilizzato capovolto probabilmente come atto esorcizzante per un culto che in una vallata così remota (ma come in altri luoghi) non doveva essere del tutto scomparso con l'arrivo del cristianesimo. Devo ammettere che trovarmi di fronte ad un manufatto del genere è stato emozionante e non ho potuto pensare a quanto poco sia conosciuto. In rete cercando Belenus si possono trovare illustrazioni di fantasia, divinità galliche e romane che però non lo sono e molti articoli che parlano di questo Dio in Inghilterra dove però non è mai stato trovato. Ma forse è meglio così: per trovarlo bisogna cercarlo! Nella foto qui sotto abbiamo capovolto l'immagine per vedere meglio il volto ancestrale scolpito in questa pietra:


Oltre a questo comunque è interessante notare che sia il campanile che la chiesa sono arricchiti con altri elementi più antichi reimpiegati come una testa barbuta e un animale difficile da identificare.



Il comune di Bellino è poi noto, per restare in tema, per le “têtes coupées” (teste mozzate) che compaiono sui portali in pietra direttamente derivati dall'uso delle popolazioni celtiche, ma anche per l'altissima concentrazione di Meridiane. Esiste un piccolo Museo del Tempo in borgata Celle che raccoglie e testimonia la loro presenza anch'essa legata al culto solare. Notevoli anche i portali "megalitici" e le fontane con vasche scavate da un unico blocco di roccia.


A questo link https://leradicideglialberi.blogspot.com/2023/09/visita-alla-parrocchiale-di-santa.html qualche post or sono abbiamo anche visitato la parrocchiale di Castel Delfino in cui in epoca tardo gotica e addirittura nel '500 era ancora vivo in valle, sia il culto delle "teste tagliate" che lo stile celtico sultoreo. 

BIBLIOGRAFIA:
Per avere un testo sulla testa dell'Apollo Beleno e sugli scavi più recenti molto più scientifico ed accademico del nostro vi rimando al quaderno N.3 di archeologia del piemonte, scaricabile in PDF qui:

sabato 18 novembre 2023

Il Sasso dell'Olio e la sua area sacra.

La settimana scorsa sono finalmente riuscito a visitare il Sasso dell'Olio o Pietra dell'Olio di cui avevo sentito parlare da tempo e per questo ringrazio tantissimo il sergente Tobia e il gruppo di amici di "Montagna e Gastronomia" con cui abbiamo passato una bellissima giornata a vagare per boschi e luoghi magici tra i colli tortonesi. Si tratta di una pietra eretta, un menhir, di cui è ancora vivo il ricordo tra gli abitanti della zona, ma durante la visita abbiamo trovato anche di più. 



Il "Sasso dell'Olio" si trova nella zona in cui i colli tortonesi stanno diventando appennino, il paese più vicino è Garbagna e la strada asfaltata più vicino porta fino in località Bastita da cui poi si prosegue a piedi. Noi in realtà abbiamo fatto una bella escursione partendo da Castellania e passando per le Torri di Sant'Alosio, che abbiamo già visto, luogo in cui si trovano alcune coppelle e che sembra essere collegato a questo. 

La pietra sorge proprio sul sentiero in mezzo al bosco, in cima ad uno dei numerosi colli,ma senza una guida non è molto facile da trovare. Dal terreno spuntano molte pietre, in modo naturale ma questa sembra proprio eretta dall'uomo, in effetti ha anche ceduto nel corso dei secoli e oggi si presenta pendente di circa 30 gradi. E' alta approssimativamente 1,70 ma, essendo il terrendo pendente da un lato è anche più alta. Vedendola finalmente di persona diventa subito chiara la ragione del nome con cui è conosciuta. Sulla sommità di trova una vaschetta, più che una grande coppella, che probabilmente veniva riempita di olio o grasso per alimentare un fuoco. In oltra un'altra cosa sorprendente è che la pietra, nonostante la vegetazione, è orientata verso la cima di Sant'Alosio, da cui siamo passati poco prima, dove si trova la grande coppella e in cui da alcuni anni si celebra il solstizio d'estate in vari modi.


Qui sopra la coppella principale a Sant'Alosio e le due torri viste dall Sasso dell'Olio.

I due colli panoramici, che noi abbiamo visitato in giornata distano a piedi circa 6 km di sentiero, sicuramente meno in linea d'aria. Il sito in cui sorge il Sasso però è molto interessante e presenta molte altre pietre. Una sulla sinistra a terra sembra molto simile e potrebbe essere crollata con il tempo. Addentrandosi alle spalle di queste due pietre si trova una piccola radura, disseminata di pietre naturali che andrebbero forse esaminate meglio, in quanto almeno su una di esse ci sono segni che potrebbero essere artificiali. La cosa più notevole comunque è una grande masso, alto quasi tre metri che sorge esattamente al centro dell'area sulla piccola altura. 



Questo masso sembra in posizione naturale ma ha sicuramente una sua forza particolare, in oltre presenta alcune cavità molto particolari. Anche di queste non si può sapere se siano dovute all'erosione o all'opera dell'uomo, ma sicuramente hanno richiamato la nostra attenzione e probabilmente quella di chi frequentava questi luoghi in passato. Qui sotto riporto alcune foto perchè si possa capire di cosa stiamo parlando.



In oltre come si diceva sopra, sono molte le altre pietre affioranti che anche se coperte di muschio e di foglie, erose da centinaia e centinaia di anni di intemperie ad un'occhiata veloce sembrava prensentassero diversi segni, tra coppelle e segni vari, come si può intuire da queste due foto qui sotto.



Il modo migliore per visitare queste zone è quello di farlo con una bella escursione, quindi vale la pena prendersi una giornata intera. Sono molte le leggende che sopravvivono nel folklore locale, i nomi dei santi che rimandano forse a divinità e spiriti locali, le storie di fate e diavoli che popolavano i grandi calanchi e le fonti che costellano le vallate e i nomi di colline e corsi d'acqua in zona che hanno origini celtiche e precristiane. A seguire alcune altre immagini dell'escursione e una serie di collegamenti e note utili.

I resti di una fonte molto antica in cui si tramanda la presenza di fate.

Alcuni degli impressionanti calanchi argillosi dei colli tortonesi. Anch'essi noti per fate e diavoli.

COLLEGAMENTI E NOTE:
Ogni anno per il solstizio d'estate alle Torri di Sant'Alosio c'è un grande raduno di Yoga al tramonto con decine di persone.

Il territorio era popolato da popolazioni celto liguri e principalmente dai Dertonini o Dectunini che avevano 15 oppida in zona: uno era Tortona, la romana Dertona che prende il nome appunto dai Dertonini. Un'altro era nel luogo in cui i romani fondarono Libarna e un'altro ancora era Carezzano a poca distanza. 

A questo link sul canale youtube de Le Radici Degli Alberi c'è mia nonna (nata proprio a Sarizzola nel 1917) che racconta di aver visto le fate di persona): https://youtu.be/G0g2Yt_xrz4?si=uaErXU94DNQYpYDv