martedì 19 novembre 2024

Divinità celtiche: BORMANA

La dea Bormana era una dea Celtica legata ai fiumi, alle acque e alla guarigione. Era adorata dalle popolazioni celtiche e liguri, principalmente nelle aree che oggi sono parte di Italia settentrionale e Francia meridionale, ma tracce di questa dea sono state rinvenute anche altrove. Bormana era considerata la compagna di Bormo e il suo nome è stato ritrovato molte volte accanto a quello della sua controparte maschile. In alcuni casi però la consorte di Bormo era Damona. E' molto probabile però che in origine, prima del contatto con la cultura classica greco romana, si trattasse di una sola divinità animista legata alle aque, in particolare alle fonti termali, il termine "bor", "borw" significava infatti "bollire" e che non avesse ancora sembianze antropomorfe o sesso. Per questo molte delle informazioni che abbiamo su questa dea sono in comune con Bormo.

FONTI E TESTIMONIANZE

Fonti antiche, come iscrizioni e ritrovamenti archeologici, suggeriscono che Bormana fosse venerata soprattutto in zone montuose e forestali, dove la presenza di acque sorgive e la natura incontaminata erano centrali per la vita quotidiana. La sua figura potrebbe anche essere associata alla cura e alla protezione degli uomini e degli animali.

Iscrizioni:

Bormana e il suo compagno Borvo (Bormano) erano venerati a Bourbon-Lancy (Saône-et-Loire) e a Die (Drôme).

« Bormano / et Borman[ae] / P(ublius) Sappinius / Eusebes v(otum) s(olvit) / l(ibens) m(erito) »

Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL), 12: 01561. Bourbon-Lancy.

La dea era venerata anche in modo indipendente a Saint-Vulbas, nell'Ain.

I Toponimi sono spesso la via principale per ricostruire parti della storia celtica e ligure. Come visto qui sopra il toponimo francese "Bourbon" era direttamente collegato sia a Bormo che a Bormana e oltre che a Lancy lo troviamo anche a Bourbon Les Bains che oltre alla radice Bor li richiama anche per il collegamento con le terme (Les Bains). In Italia invece si ritrova in Piemonte con il fiume Bormida e la valle omonima (LINK) che in dialetto è Burmia (al femminile) che passa proprio per la città termale di Acqui Terme, già capitale del popolo celto-ligure degli Statielli e con il torrente Borbera. La radice Bor, legata alle acque e alle terme, la troviamo di nuovo in Piemonte con il torrente Borbore e soprattutto in Lombardia con la città termale di Bormio, probabilmente dedicata al dio Bormo.

ICONOGRAFIA

Le informazioni su Bormana, purtroppo, sono abbastanza limitate e non esistono rappresentazioni iconografiche dirette della dea che siano state ritrovate. La sua presenza è conosciuta principalmente tramite iscrizioni, toponimi e riferimenti nelle fonti antiche, ma non ci sono testimonianze visive specifiche che ne ritraggano l'aspetto fisico o la sua iconografia. Questo è un aspetto comune per molte divinità delle tradizioni celtiche e liguri, in quanto spesso i loro culti si esprimevano più attraverso simboli, luoghi sacri (come sorgenti o alberi) e pratiche rituali, piuttosto che attraverso rappresentazioni figurative. Infatti per le popolazioni celtiche, come si diceva sopra, gli dei e gli spiriti degli elementi naturali non erano venerati in quanto tali: Il Sole era il Sole, La Montagna era la Montagna in quanto tale.

vedere: https://leradicideglialberi.blogspot.com/2024/11/gli-dei-umanizzati-della-religione.html

https://fontedibormana.blogspot.com/

https://www.wikiwand.com/en/articles/List_of_Celtic_deities

https://otherworldlyoracle.com/celtic-deities-obscure/

https://leradicideglialberi.blogspot.com/2017/12/i-fiumi-tanaro-bormida-e-altri-idronimi.html

Gli Dei Umanizzati della Religione Celtica

Uno dei fatti più sorprendenti relativi alla religione celtica è l'elevato numero di nomi di divinità che include. Questi nomi ci sono noti quasi esclusivamente da iscrizioni, principalmente tavolette votive, offerte in segno di riconoscenza per qualche beneficio ricevuto, solitamente legato alla salute, conferito dalla divinità all’uomo. In Gran Bretagna, queste tavolette votive si trovano soprattutto nei pressi dei muri e dei campi militari romani, ma non sempre possiamo essere certi che le divinità menzionate siano autoctone.

(Il Calderone di Gundstrupp, figura femminile con elefanti e ruote solari,identificata con la dea indiana Lakshmi) 

In Gallia, invece, il legame tra alcune divinità e determinate regioni appare più chiaro, poiché i nomi di luoghi spesso fungono da guida. Queste iscrizioni sono distribuite in modo molto disomogeneo sul territorio gallico, con le regioni occidentali e nord-occidentali scarsamente rappresentate.

Nel presente breve riassunto, non è possibile esaminare a fondo le relazioni tra i nomi trovati nelle iscrizioni e i luoghi specifici, né il significato che ciò getta sulla religione celtica; tuttavia, si può affermare che le indagini tendono a confermare il carattere locale della maggior parte delle divinità citate nelle iscrizioni.

Tra queste divinità, alcune hanno ottenuto un culto più ampio nel corso dell’evoluzione religiosa, mentre altre, come Lugus, potrebbero essere state adorate su una scala più vasta in tempi più antichi rispetto a quelli successivi. Talvolta, un nome come Lugus (irlandese Lug), Segomo (irlandese, genitivo Segamonas), Camulos (da cui Camulodunum, Colchester), Belenos (gallese Belyn), Maponos (gallese Mahon), Litavis (gallese Llydaw), presente sia in Britannia che in Gallia, suggerisce che si trattasse di una divinità ariana antica o di una il cui culto si era esteso oltre i confini locali.

Fatta eccezione per pochi casi particolari, il carattere locale delle divinità è predominante.

Un numero considerevole di queste divinità è associato a sorgenti e fiumi. In Norico, ad esempio, troviamo Adsalluta, una dea legata al fiume Save (Savus). In Gran Bretagna, troviamo "la dea" Deva (il fiume Dee) e Belisama (probabilmente il Ribble o il Mersey), un nome che significa "la dea più bellicosa". Troviamo ancora Axona, dea dell’Aisne, Sequana, dea della Senna, Ritona del fiume Rieu, numerose ninfe e molte altre divinità delle fonti. Probabilmente molti altri nomi di divinità locali sono di questo tipo.

I fenomeni atmosferici sembrano aver lasciato poche tracce chiare nei nomi delle divinità celtiche. Vintios, un dio identificato con Marte, era probabilmente un dio del vento; Taranus, un dio del tuono; Leucetios, un dio del fulmine; Sulis (di Bath), una dea del sole; ma oltre a questi, ci sono poche, se non nessuna, testimonianze di fenomeni celesti.

La maggior parte delle divinità citate nelle iscrizioni sono identificate con Mercurio, Marte o Apollo. Gli dei associati alla cultura sembrano, dai loro nomi, avere origini varie: alcuni erano totem umanizzati, altri divinità della vegetazione o di fenomeni naturali locali. Come già accennato, è evidente che lo sviluppo della vita commerciale e civile in alcune regioni ha dato rilievo a divinità identificate con Mercurio e Minerva, considerate patroni della civiltà.

I soldati, soprattutto in Britannia, sembrano aver favorito divinità come Belatucadros (il brillante in guerra), identificato con Marte. Quattordici iscrizioni che lo menzionano sono state trovate nel Nord dell’Inghilterra e nel Sud della Scozia.

Anche la dea Brigantia (divinità patrona dei Briganti) è menzionata in quattro iscrizioni; Cocidius, identificato con Marte, in tredici; mentre un’altra divinità popolare sembra essere stata Silvanus. Tra i nomi più rilevanti delle divinità celtiche identificate con Mercurio ci sono Adsmerius o Atesmerius, Dumiatis (il dio del Puy de Dôme), Iovantucarus (l’amante della giovinezza), Teutates (il dio del popolo), Caletos (il forte) e Moccus (il cinghiale).

Diverse divinità sono identificate con Marte, e tra queste alcuni dei nomi più rilevanti sono Albiorix (re del mondo), Caturix (re della battaglia), Dunatis (il dio della fortezza), Belatucadros (il brillante in guerra), Leucetios (il dio del fulmine), Mullo (il mulo), Ollovidius (il sapiente di tutto), Vintius (il dio del vento) e Vitucadrus (il brillante in energia). L’elevato numero di nomi associati a Marte riflette il ruolo predominante che, in passato, la guerra aveva nelle idee che influenzavano la crescita delle comunità celtiche.

Tra gli dei identificati con Ercole, il nome più interessante è Ogmios (il dio del solco), menzionato da Luciano, ma non trovato in alcuna iscrizione. Inoltre, altri dei sono identificati con Giove, tra cui Aramo (il gentile), Ambisagrus (il perseverante), Bussumarus (il labbro grande), Taranus (il tuonatore) e Uxellimus (il più alto). Sembra che, almeno in epoca storica, Giove non avesse un ruolo predominante nelle idee religiose celtiche.

Un altro aspetto notevole della religione celtica, non ancora menzionato, è l’identificazione di diverse divinità con Apollo. Queste divinità erano essenzialmente patroni di sorgenti curative e stazioni termali, e la crescita del loro culto è un indicatore significativo dello sviluppo della religione parallelamente a certi aspetti della civiltà. Uno dei nomi di un Apollo celtico è Borvo (da cui Bourbon), divinità di alcune sorgenti termali. Questo nome è di origine indoeuropea e fu attribuito al dio delle fonti locali dagli invasori celtici di lingua gallica; significa semplicemente "il bollitore". Altre varianti del nome includono Bormo e Bormanus.

Ad Aqua Granni (Aix-la-Chapelle) e altrove, il nome associato ad Apollo è Grannos. Troviamo inoltre Mogons e Mogounus, divinità patrona di Moguntiacum (Magonza), e occasionalmente Maponos (il grande giovane).

La caratteristica essenziale del culto di Apollo era la sua associazione con l’idea di guarigione nella civiltà gallo-romana, un’idea che, attraverso la rinascita del culto di Esculapio, influenzò profondamente le visioni religiose anche in altre parti dell’impero. Questa concezione degli dei come guide della civiltà e restauratori della salute mostra la religione celtica, in alcune regioni almeno, emergere in una misura di luce dopo un lungo e faticoso cammino dalle tenebre delle idee preistoriche. Ciò che Cesare dice sulla pratica dei Galli di iniziare l’anno con la notte piuttosto che con il giorno e la loro antica credenza di discendere da Dis, il dio del mondo sotterraneo, si riflette nella loro storia religiosa.

Le Dee nella Religione Celtica

Nel trattare le divinità del mondo celtico, non dobbiamo dimenticare le dee, anche se la loro storia presenta diversi problemi di grande complessità. Alcune di queste dee sono conosciute in gruppi — Proximae (le parenti), Dervonnae (gli spiriti delle querce), Niskai (le ninfe delle acque), Mairae, Matronae, Matres o Matrae (le madri), Quadriviae (le dee dei crocicchi). Le Matres, Matrae e Matronae sono spesso qualificate da un nome locale. Divinità di questo tipo sembrano essere state popolari in Britannia, nei pressi di Colonia (Colonia Agrippina) e in Provenza.

Un interessante parallelo all’esistenza di queste dee raggruppate si trova in alcune parti del Galles, dove Y Mamau (le madri) è il nome attribuito alle fate. Queste dee raggruppate ci riportano a una delle fasi più interessanti della religione celtica primitiva, quando gli spiriti della terra o del grano non erano ancora completamente individualizzati.

Tra le dee individualizzate, molte sono strettamente locali, legate ai nomi di sorgenti o fiumi. Altre, invece, sembrano aver raggiunto una maggiore prominenza individuale e, in alcune iscrizioni, sono associate a un dio di nome celtico o al suo equivalente latino. Non è certo che i nomi così associati fossero uniti in tempi antichi; questa pratica potrebbe essere stata una moda successiva, che si diffuse dopo essersi affermata. La relazione, in alcuni casi, poteva essere vista come quella tra madre e figlio, in altri come fratello e sorella, in altri ancora come marito e moglie; i dati disponibili non sono sufficienti per una conclusione definitiva.

Tra queste coppie associate si possono notare Mercurio e Rosmerta, Mercurio e Dirona, Grannus (Apollo) e Sirona, Sucellus e Nantosvelta, Borvo e Damona, Cicolluis (Marte) e Litavis, Bormanus e Bormana, Savus e Adsalluta, Marte e Nemetona.

Uno di questi nomi, Sirona, probabilmente significava "la longeva" e si riferiva alla madre-terra. In gallese, uno o due nomi che sembrano derivare da antichi nomi di dee sono sopravvissuti: Rhiannon (Rigantona, la grande regina) e Modron (Matrona, la grande madre).

Le altre divinità britanniche saranno trattate più dettagliatamente da un altro autore di questa serie in un’opera sulla mitologia antica delle isole britanniche. È sufficiente dire che le ricerche tendono sempre più a confermare l'idea che la chiave per comprendere la storia delle divinità celtiche risieda nel carattere locale della stragrande maggioranza di esse.

(TRADUZIONE da Celtic Religion In Pre-Christian Times, By Edward Anwyl, M.A., Chapter V [1906])

lunedì 18 novembre 2024

I Dolmen di Antequera: Menga e Viera

Questa volta siamo andati in Spagna. Per celebrare i giorni dei Morti e dei Santi, il Trinox Samoni, ci siamo diretti ad Antequera che si trova ad una cinquantina di chilometri da Malaga nel Sud della penisola Iberica. Proprio qui si trova un sito Unesco che comprende alcune delle più notevoli meraviglie megalitiche dell'Europa Antica: I dolmen di Menga e di Viera, il Tholos di Romeral, il Torcal e la Peña de los Enamorados. Noi abbiamo visitato i due Dolmen. 

Il primo in cui siamo entrati, il più grande, è quello di Menga: si tratta di una delle più grandi strutture megalitiche antiche conosciute in Europa, è lungo 27,5, largo 6,0 e alto 3,5 metri e venne costruito quasi 6000 anni fa con 32 enormi megaliti. Questa struttura è ancora coperta dal  tumulo, per buona parte conservato, come ad esempio Gavrinis in Francia o New Grange in Irlanda e serviva come sepoltura per l'elite dell'epoca. Quando venne scoperto nel XIX secolo al suo interno vennero trovati i resti di centinaia di corpi. 

Particolarià di questa struttura a tunnel è la sua larghezza e le colonne che vi si trovano all'interno. In oltre in fondo alla sala si trova un profondissimo pozzo di cui non è ancora chiara l'origine. Il corridoio è orientato verso la collina chiamata Peña de los Enamorados che doveva essere il punto cardine di tutta questa zona sacra per via della sua forma che richiama la testa di una gigantesca divinità dormiente. 

Su una delle pietre all'ingresso si trova una classica conca in cui può essere conservata l'acqua e sulla roccia a sinistra sono visibili delle croci e una probabile rappresentazione schematica di divinità femminile. 

Per quanto riguarda le croci non si sa se siano anch'esse rappresentazioni simboliche antiche o croci esorcizzanti cristiane.

A soli 70 metri dal dolmen di Menga si trova quello di Viera, leggermente più piccolo ma sempre imponente e realizzato in un periodo leggermente successivo tra i 5500 e i 5000 anni fa. Scoperto nei primi anni del secolo scorso dai fratelli Viera è anch'esso un tumulo formato da una struttura a dolmen che costituisce un corridoio di 21 metri di lunghezza al termine del quale si trova la camera funeraria.

La circonferenza del tumulo è di 50 metri e la casa più interessante è che la struttura è orientata precisamente al sorgere del sole nel giorno del solstizio d'estate. I raggi, infatti, in quella data così importante attraversano l'intero corridoio e illuminano la sala in fondo.

Da notare che il cimitero di Antequera si trova ancora oggi proprio a lato dell'area megalitica ed è visibile dall'interno dell'area megalitica, conservando un legame con i defunti che quest'area ha da almeno 6000 anni. Nella foto sotto, uno dei due gatti neri che ho incontrato il mattino della visita mentre guardava le visite al cimitero cittadino nella data del 1 novembre.

Scendendo poi si può visitare il bellissimo museo dentro al quale si conservano oggetti rinvenuti qui e si organizzano esposizioni temporanee e proiezioni di documentari inerenti alla storia di questo luogo.

Sopra: alcuni oggetti esposti nel museo.

Il sito è visitabile prendendo la linea ad alta velocità per Granada dalla stazione di Malaga e fermandosi alla prima stazione che è appunto Antequera. Il viaggio è di circa 30 minuti. La stazione poi si può raggiungere con una navetta bus, oppure a piedi in circa mezz'ora di cammino. Se invece viaggiate in automobile potete raggiungere direttamente il sito e visitare anche il Tholos che si trova a 4 chilometri sulla statale.

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lunedì 7 ottobre 2024

Daibutsu: i grandi Buddha giapponesi.

 DAIBUTSU significa letteralmente "Grande Buddha" in giapponese e indica le grandi statue raffiguranti i vari Buddha che si trovano in giro per il paese asiatico ed rientrano sicuramente nelle meraviglie da vedere in giro per il mondo. Esse sono generalmente costruite in Bronzo o altre leghe metalliche oppure in pietra. Probabilmente la più conosciuta in occidente è quella che si trova a Kamakura, mentre i Giappone è forse quella che si trova a Nara nel tempio Todai Ji raffigurante il Buddha Vairocana e che risale addirittura al 752 da noi visitati nel 2018.

Il Daibutsu di Kamakura

Foto originale Le Radici Degli Alberi 2018

Questa statua rappresenta il Buddha Amithaba (Amida in Giapponese) il Buddha venerato nella corrente della Terra Pura (Jodo) e fu realizzato in lega di bronzo nel corso del 1200. La statua è alta 11,3 metri (13,37 con il basamento) e pesa 93 tonnellate e un tempo si trovava all'interno di un tempio di legno similmente a quella di Nara, ma nei secoli la struttura venne distrutta più volte da tsunami, terremoti e tifoni fino a quando nel 1498 venne definitivamente lasciata esposta agli agenti atmosferici. Si trova nella magnifica città costriera di Kamakura, a un'oretta di treno regionale a sud di Tokyo, visitabile in Giornata, all'interno del tempio. E' possibile entrare all'interno e salire all'interno della testa tramite una scala.

Il Daibutsu di Nara

Foto originale Le Radici Degli Alberi 2018

Similmente al daibutsu di Kamakura questa statua è relizzata in bronzo ma è molto più antica e un poco più grande. Venne infatti costruita addirittura nel 752 (per renderimi conto di quanto sia antica questa statua penso sempre alle chiese romaniche in Europa vennero innalzate attorno e dopo l'anno 1000) e misura ben 14,98 metri di altezza. Essa rappresenta il Buddha Vairocana, Buddha principale per la setta Kegon e uno dei cinque Buddha più importanti nel buddismo esoterico (tra l'altro nel primo periodo del buddismo in Giappone venne identificato con la Dea del Sole Shinto Amateratsu). Questa statua si trova all'interno del tempio Todai Ji e nella struttura in legno più grande al mondo. Nara, che fu la capitale del Giappone dal 710 al 794 è davvero un posto meraviglioso e si raggiunge in circa un'ora di treno regionale da Kyoto.

L'Ushiku Daibutsu

Il Buddha di Ushiko è il più grande Daibutsu giapponese e la terza statua più alta del mondo. Come quello di Kamakura rappresenta il Buddha Amida ma in posizione stante ed è realizzato con una struttura di cemento e acciaio coperto di bronzo. Venne completato nel 1993 per commemorare la nascita di Shinran, il fondatore della Jodo Shinshu, 浄土真宗 Vera Scuola della Terra Pura (LINK). La sua altezza raggiunge i 120 metri (100 metri la statua e 20 la base di loto.

I Daibutsu di Tokyo

Anche a Torkyo ci sono o erano presenti alcuni grandi Buddha. Il primo, quasi sconosciuto si trova nel tempio di Joren Ji (Jodo) che si trova a Itabashi nella periferia di Tokyo e rappresenta di nuovo il Buddha Amida. Esso è poco più piccolo di quello di Kamakura e misura 13 metri compresa la base, ma venne costruito solo nel 1977 in memoria del terremoto nel Kantò del 1923 e per scongiurarne dei nuovi.

Proprio durante il terremoto del 1923 venne gravemente daneggiato il Daibutsu di Ueno che rappresentava il Buddha Shakiamuni. Questa statua di bronzo venne realizzata nel 1631 e danneggiata da eventi catastrofici più volti nel corso della storia fino a quando nel 1923 perse la testa. Il resto del corpo venne poi fuso per creare armi durante la guerra del pacifico, ma finalmente la parte restante della testa, conservata nel tempio Kan'ei-ji, nel 1973 venne esposta nel Parco di Ueno dove oggi ancora si trova.

Foto originale Le Radici Degli Alberi 2018

Il Daibutsu di pietra di Nihon-ji


Si tratta della più grande rappresentazione buddista del giappone premoderno e della più grande scultura di pietra del paese. Esso venne scolpito nel 1783 e rappresenta il Buddha della Medicina (Yakushiji Nyorai). Misura ben 31 metri di altezza.

Showa Daibutsu

Anche questo grande Buddha è stato costruito in Bronzo ma, da quello che ho capito, è molto più recente. Non è facile trovare informazioni online (non lo abbiamo visitato) ma sempre sia stato completato nel 1984 e si tratta della più grande statua di un Buddha seduto di tutto il Giappone: misura infatti 21 metri di altezza che con il basamento diventano ben 27. La statua rappresenta il Buddha Cosmioco Dainichi Nyorai, Mahavairocana Buddha.

Una lista completa si può trovare su Wikipedia qui:

https://en.wikipedia.org/wiki/Daibutsu




DRUIDISMO moderno: chi sono i druidi oggi?

Ci siamo resi conto che tra i vari articoli sul druidismo non ne abbiamo mai fatto uno dedicato al druidismo moderno: il problema principale che si incontra cercando di scrivere qualcosa su questo argomento è che si tratta di un movimento talmente vario che è troppo difficile da descrivere in modo comprensibile. Tuttavia alla fine abbiamo deciso di provarci anche perché non è facile trovare qualcosa che descriva l'argomento in generale: di solito il punto di vista dell'autore, che generalmente fa parte di un gruppo, non gli permette di vedere il fenomeno in modo completo. In oltre come in tutti i movimenti spirituali ma anche non spirituali (pensiamo alle sottoculture musicali) che fa parte di un sottogruppo tende a pensare di essere l'unico "vero" portatore detentore della tradizione e così nascono divisioni ancora più nette. Sicuramente non saremo noi in queste righe a scrivere un testo esaustivo sull'argomento ma speriamo almeno di potere fare un introduzione sia per chi non ha mai sentito parlare del neodruidismo sia per chi magari lo conosche ma ne ha una visione confusa o inconpleta.

L'ANTICHITA' 

Prima di tutto i druidi moderni si rifanno agli antichi filosofi della società celtica, che in realtà non si occupavano soltanto di teologia e questioni spirituali, ma anche di questioni civili, arti, astronomia e fisica. Essi erano divisi in Druidi propriamente detti, i filosofi che si occupavano di questioni morali e scientifiche, Vati (o ovati) che si occupavano delle pratiche religiose e in Bardi che erano i cantori e gli artisti. Dei druidi però non sappiamo molto: quello che è giunto fino a noi dalle fonti coeve è stato scritto da autori greci e romani e purtroppo non è molto. Cesare è quello che ha scritto più di ogni altro sull'argomento e aveva anche un amico druido personale che si chiamava Diviziaco.

I druidi sparirono dal continente con la romanizzazione delle Gallie e poco più tardi dalle isole Britanniche con la cristianizzazione. In realtà la religione celtica venne assimilata da quella romana e molte divinità delle Gallie vennero assimilate a quelle corrispondenti, altre, come ad esempio Epona, entrarono addirittura a far parte del Pantheon delle divinità romane. I druidi invece subirono una forte persecuzione a causa del loro potere politico e praticamente cancellati. Difficile pensare che figure così importanti siano realmente spariti di colpo, probabile che quelli che sfuggirono alla persecuzione si siano trasformati in figure non più importanti come streghe e stregoni di campagna, ma questo le vedremo tra poco. Nelle isole molti druidi si trasformarono in monaci cristiani e questo si capisce da alcuni racconti mitologici e da diversi testi del cristianesimo irlandese per esempio. Dai druidi tra l'altro i monaci presero probabilmente anche certe caratteristiche estetiche. Bisogna anche ripetere che se ci sono giunte discrete testimonianze della religione celtica, specialmente del periodo gallo-romano, le testimonianze chiare dei druidi non sono molte. La maggior parte delle volte in cui il termine viene utilizzato si riferisce a personaggi della Gallia transalpina (la Francia) mentre Cesare sembra farci capire che l'origine dei druidi fossero le isole britanniche e che forse addirittura precedenti all'arrivo dei celti. Si pensa comunque che i druidi esistessero in tutte le aree di cultura celtica Gallia cisalpina (nord italia) compresa, ma non sappiamo quali fossero le differenze tra i druidi delle varie regioni e se anche le popolazioni Liguri e Iberiche li avessero. 

IL MEDIOEVO 

Anche se quasi ignorati dalla storia esistono comunque testimonianze di santuari e pratiche pagane celtiche anche in epoca cristiana e anche dalle nostre parti come ad esempio la testimonianza del beato Giona quando nella sua vita di San Colombano racconta del monaco Meroveo che nei pressi di Tortona ebbe un brutto incontro con i pagani (LINK) creando sempre una bizzarra connessione tra Italia settentrionale e Irlanda. Sono molti poi gli scritti di monaci cristiani Irlandesi e Gaelici che raccontano di bizzarie e fatti miracolosi che ci rimandano al periodo precedente, proprio su questi testi si sono basati sia gli storici per cercare di ricostruire alcune pratiche degli antichi druidi sia i coloro che hanno rifatto nascere il druidismo in epoca moderna.

LA RINASCITA, LA MASSONERIA

Ufficialmente il druidismo rinasce a Londra nel 1717, precisamente il 22 settembre per l'equinozio di autunno. John Toland riuniva alla Taverna del Melo a Londra i delegati delle dieci contee del Regno Unito di Gran Bretagna e d’Irlanda e i delegati della Bretagna armoricana per costituire una federazione di “boschetti” che sarà l'Ancient Druid Order. L'interesse per il druidismo però era già iniziato quando John Aubrey  nel 1649 collegò il sito di Avebury e a quello di Stonehenge. Elias Ashmole (1617-1692), umanista, membro della Royal Society, iniziato alla Massoneria il 16 ottobre 1646, autore del Theatrum chemicum britannicum e dei Rituali massonici della moderna Massoneria è considerato come colui che ha trasmesso ai primi massoni speculativi l’iniziazione corrispondente alle tre funzioni tradizionali del druidismo, quella di ovate, di bardo e di druida. Ma torniamo al 1717, quando durante il solstizio d'estate o meglio il 24 Giugno per San Giovanni, alla taverna “L’Oca e la Griglia” a Londra, si riunirono quattro logge massoniche per dare vita alla Gran Loggia di Londra e quella fu la nascita ufficiale della Massoneria moderna. Massoneria moderna e moderno Druidismo nascono (per lo meno quelli inglesi), dunque, contemporaneamente, nello stesso luogo, Londra e non v’è dubbio che Massoneria e Neodruidismo in seguito abbiano avuto molto in comune. Basti, come esempio, quello di Winston Churchill, massone della Gran Loggia Unita d’Inghilterra e iniziato alla Loggia Albione di Oxford dell’Ancient Order of Druids il 15 agosto 1908.

L'OBOD

L'OBOD Ordine dei Bardi, degli Ovate e dei Druidi è oggi il più grande dei gruppi druidici al mondo. L’Ordine fu fondato più di quarant’anni fa (nel 1964) da Ross Nichols e da un gruppo di membri dell’Antico Ordine dei Druidi, inclusa la scrittrice Vera Chapman. L’Antico Ordine dei Druidi si sviluppò durante i primi anni del secolo scorso sull’onda della rinascita druidica che iniziò circa trecento anni fa, come si dicava sopra. Come dice la pagine ufficiale l’adesione all’Ordine è aperta ai seguaci di tutte le fedi e non, senza distinzione di genere, orientamento sessuale o origine etnica, e ci sono attualmente più di ottomila membri in cinquanta paesi. L’Ordine, tra l'altro, ha offerto un corso completo sul Druidismo che copre tutti e tre i gradi di Bardo, Ovate e Druido.

Philip Carr Gomm, Eimear Burke e altri membri dell'OBOD.

martedì 17 settembre 2024

L'Equinozio d'Autunno:

Come ben sappiamo gli equinozi sono i due momenti dell'anno in cui giorno e notte si equivalgono e che rappresentano quindi l'equilibrio ma anche il momento in cui si passa dalla luce al buio e viceversa. In oltre i due equinozi, fanno parte con i solstizi dei quattro punti che dividono la ruota dell'anno solare in quarti. In particolare l'equinozio di settembre, che si verifica di solito verso il giorno 21 segna l'arrivo segna l'arrivo dell'Autunno. Per molti è un periodo triste che segna la fine dell'Estate, per me, personalmente, è il periodo più bello dell'anno. La luce e il caldo finalmente diminuiscono, i colori diventano bellissimi e si può finalmente riposarsi.

L'equinozio d'autunno oltre a celebrare l'ingresso nella metà oscura dell'anno è sempre stato legato al raccolto: era infatti in questo momento che si raccoglievano i frutti di molti del lavoro nei campi, in particolare in Europa mediterranea e centrale era il momento della vendemmia. In moltissimi mosaici antichi e medievali settembre viene proprio raffigurato con la raccolta dell'uva e la sua spremitura.

OGGI E' MOLTO IMPORTANTE RICORDARSI E CELEBRARE SOLSTIZI ED EQUINOZI

Oggi è molto importante ricordarsi e celebrare solstizi ed equinozi anche se potrebbe sembrare invece inutile in questo mondo sempre più artificiale. Invece è proprio in questi momenti in cui possiamo renderci conto di come noi umani siamo parte della natura e dell'universo. Senza il Sole e la sua luce, senza il movimento circolare della terra attorno ad esso, senza l'atmosfera, senza infiniti altri elementi noi semplicemente non esisteremmo. Se un tempo questi momenti erano fondamentali per i nostri avi per fare i conti e organizzare semine e raccolti, oggi sono ugualmente fondamentali per non farci dimenticare che senza il fragile equilibrio naturale che permette alla terra di essere abitabile, che noi stiamo mettendo in serio pericolo, sarebbe la catastrofe. 

CELEBRARE ANCHE SE NON CREDIAMO IN NESSUNA RELIGIONE

Questi giorni vanno celebrati e onorati sia che noi nutriamo qualche sentimento religioso o spirituale sia che noi pensiamo che non ci sia nient'altro che quello che vediamo; in entrambi i casi si tratta di un buon momento per festeggiare e tenere a mente quello che abbiamo detto sopra. Se però siete interessati all'aspetto culturale di queste antiche festività continuate a leggere.

CI RIAVVICINIAMO A CARI ESTINTI

Il periodo che va dall'Equinozio d'Autunno al Solstizio d'Inverno è quello che più ci riavvicina al mondo dei mordi e ha il suo picco alla fine di Ottobre durante quelli che in molte culture sono considerati i giorni dei morti e degli spiriti. Il calare della luce e del calore mette, chi ha una certa sensibilità, in una atmosfera meditativa.

I MISTERI E IL MONDO CLASSICO

Nel mondo classico questo era il periodo dei Misteri: ad Eleusi si celebravano i misteri, rituali di tipo mistico che nessuno poteva comprendere in modo razionale ma che avevano come figura centrale Demetra (a Roma Cerere), dea della natura e dei raccolti la cui figlia Persefone (a Roma Proserpina) venne rapita dal dio degli Inferi Ade che la sposò. Questo fatto causò la disperazione di Demetra che andò in cerca della figlia lasciando il mondo nell'Inverno eterno. Grazie all'interesse di Zeus Persefone potè tornare sulla terra per sei mesi all'anno creando così il succedersi delle stagioni, luminose e oscure. I misteri associati al ciclo delle stagioni e a quello di morte e rinascita non potevano essere svelati ma sappiamo che oltre ad essere legati a Demetra e a Persefone avevano come oggetto la spiga di grano e la raccolta dell'uva e della sua trasformazione in vino e i loro cicli stagionali.

L'EQUINOZIO D'AUTUNNO NELL'EUROPA CELTICA E NEL NEODRUIDISMO

I moderni Druidi chiamano questa festività Alban Elfed che significa Sole che si riflette sulle acque e sappiamo che anche per loro questo è il tempo raccolto in cui si ringrazia la Terra per la sua abbondanza. Non sappiamo esattamente quali fossero le celebrazioni di questo periodo degli antichi popoli celtici anche se probabilmente seguivano delle ricorrenze basate su di un calendario luni-solare, anch'essi comunque consideravano questo tempo come un momento di gratitudine per il raccolto e per i doni della Terra, sapendo che le scorte avrebbero sostenuto sia le persone che gli animali nei mesi freddi. Si contempla il ciclo della vita, ricordando che, anche se la luce si ritira, tornerà alla fine delle giornate oscure. Al museo gallo-romano di Lione è conservato il calendario di Coligny l'unico calendario druidico esistente, purtroppo incompleto e non facilmente decifrabile; è compilato in caratteri latini e su di esso, ad esempio, compaiono le tre notti di Samoni (Samhain per i celti britannici), ovvero le notti dei santi e dei morti che ancora oggi celebriamo. In oltre molte tradizioni sono sopravvissute all'interno delle festività cristiane delle nostre zone soprattuttue nelle aree cattoliche, ma non è facile ricostruirle.

Pulizie d'Autunno: questo è il momento giusto per fare pulizia ed eliminare il superfluo prima di andare in letargo!

Vestiti: vestirsi di colori caldi e tenui e con materiali morbidi e comodi!

Riposarsi e meditare: questo è il periodo perfetto per riposarsi. Finalmente fa fresco e si dorme bene, le giornate si accorciano, prediligere attività contemplative.

LINKS

https://www.piemonteparchi.it/cms/index.php/territorio/miti-leggende-racconti/item/2084-alle-radici-dell-equinozio-d-autunno

sabato 6 luglio 2024

Il Buddismo della Terra Pura

Una foto del Daibutsu di Kamakura in Giappone nel 2018.

Il Buddismo della Terra Pura è probabilmente la forma di buddismo più praticata al mondo, specialmente a livello popolare e in estremo oriente, ma allo stesso tempo è quasi completamente sconosciuta in occidente. Essa può essere considerata la via devozionale al Buddismo ed è particolarmente popolare a livello laico in quanto non prevede un impegno costante in ore ed ore di meditazione come le scuole Chan, Seon o Zen e nemmeno uno studio accurato dei sutra o pratiche esoteriche complesse. Per questo, questa corrente è stata a volte considerata come una scorciatoia per raggiungere l'illuminazione e "snobbata" in occidente: lo vedremo dopo.

LA TERRA PURA
La devozione ad Amithabha attraverso la ripetizione di semplici mantra o del suo stesso nome porta a rinascere nella vita successiva nella Terra Pura occidentala, un "paradiso*" chiamato Sukhavati (ma ce ne sono anche altri legati ad altri Buddha e ad altre direzioni, vedi paragrafi successivi). Terra pura è la traduzione del cinese jingtu (letteralmente terra purificata) e questo concetto sembra essersi sviluppato in india durante il primo periodo Mahayana come Buddhaksetra (territorio di Buddha in sanscrito) dove un Buddha porta all'illuminazione gli esseri senzienti. Si credeva che un campo di Buddha si manifestasse spontaneamente attorno a un buddha appena illuminato, e quindi esistono tante terre pure quanti sono i Buddha. Il Sutra di Vimalakirti, risalente al ca. 100 d.C., insegna che gli esseri illuminati che percepiscono la purezza essenziale del mondo dimorano in purezza; una terra di Buddha è pura quando la mente è pura, quindi potrebbero essere non un luogo fisico, ma uno stato mentale. Una persona con una mente contaminata potrebbe trovarsi nello stesso luogo ma non vedere alcun paradiso. Le terre pure sono anche intese come luoghi felici che offrono un’opportunità insolita per l’illuminazione, e coloro che rinascono in una terra pura possono facilmente raggiungere il Nirvana.

IL BUDDHA AMITHABA

Il Buddha Amida con aureola raggiante esposto al MAO di Torino. Giappone, periodo Edo.

Amitabha è uno dei cinque Dhyani Buddha ed è adorato come una vera e propria divinità, con tratti quasi monoteistici nella scuola della Terra Pura, ma non solo. Narra il Sukhāvatīvyūha Sūtra che il Budda Sakyamuni in persona, davanti ad un’assemblea di dei (Deva), bodhisattva e Arhat, raccontò che, in ere antiche e forse in altri mondi, il monaco Dharmakara si recò dal Budda della sua Era, il Budda Lokesvararaja (Il Re del Mondo), e aveva pronunciato 48 voti per sancire la propria determinazione di illuminarsi al fine di liberare tutti gli esseri senzienti dalla sofferenza del Samsara. Questo monaco meditò per cinque ere, riuscendo alla fine a illuminarsi diventando il Buddha Amitabha e cercando di unire tutte le migliori qualità dei campi di buddha in un campo particolarmente puro, un paradiso libero dalla sofferenza, in cui tutti gli esseri, una volta reincarnati, avrebbero potuto facilmente raggiungere l'illuminazione e il Nirvana. Amitabha è noto quindi per le sue qualità magnanime e per la terra pura di Sukhavati.

Amitabha significa letteralmente Luce senza fine ed è anche chiamato Amitayus (Vita infinita) e nei vari paesi in cui è presente il suo culto è chiamato:
Āmítuó (cinese)
Amida (giapponese)
Amita (Coreano)
A-di-đà (Vietnamita)
Od-dpag-med (Tibetano)

Iconografia: Amitabha è spesso raffigurato in meditazione, con la pelle di colore rosso e con le mani in grembo in una mudra di meditazione (Immagine perfetta è il Daibutsu di Kamakura. Spesso è accompagnato da due bodhisattva assistenti: Avalokitesvara (Guanyin) a destra e Mahasthamaprapta a sinistra. Insieme, formano una triade che è frequentemente presente nell’arte cinese, giapponese e coreana. Può essere raffigurato anche in piedi sopra un loto, nell'atto di accogliere i defunti che lo invocano con devozione, aspetto che è chiamato "Raigo Amida" (lett."Amitabha che accoglie")

I SUTRA
"Sutra della Vita Infinita" (noto anche come Sutra di Amitabha Lungo o Sutra della Terra Pura Lungo) è un testo buddhista Mahayana che risale al I-III secolo d.C. Racconta la storia di un monaco di nome Dharmakara. Quando Dharmakara raggiunse l’illuminazione, divenne Amitabha, e il suo campo di buddha, Sukhavati, apparve. Questo sutra, insieme ad altri due, costituisce la base dottrinale del Buddhismo della Terra Pura. Il Sutra della Terra Pura Breve è apprezzato per le sue ricche e ispiranti descrizioni di Sukhavati. L’Amitayurdhyana Sutra (o Sutra della Visualizzazione) è noto per le sue insegnamenti sulla visualizzazione di Sukhavati e sulle fasi del raggiungimento spirituale. Inoltre, altri sutra parlano in modo approfondito di Amitabha: il Sutra del Loto al capitolo VII, nomina Amitābha come uno dei sedici “figli” del Budda Mahâbhijñā Jñānâbhibhū, assieme a Gautama Budda (Sakyamuni); il Pratyutpanna Samādhi Sūtra.

LA PRATICA
Le scuole della Terra Pura fanno parte del Buddismo Mahayana, di cui accettano gli insegnamenti fondamentali, quali la Vacuità del mondo reale, i tre Corpi del Budda (Trikaya) e la buddità come condizione innata di ogni essere senziente (che occorre solo risvegliare). Come detto più sopra però queste scuole si differenziano per un'enfasi particolare per i rituali e le pratiche devozionali:

Il Nenbutsu (giapponese), ossia la ripetizione del nome di Amida è la pratica principale. Per rinascere nella Terra Pura, i fedeli devono cantare un mantra ad Amitabha, il più spesso possibile: “Nàmó Āmítuó Fó” (cinese) oppure ”Namu Amida Butsu” (giapponese), abbreviato in “Namu Amida Bu” coreano 나무아미타불 (Namu Amita Bul), vietnamita Nam-mô A-di-đà Phật, sanscrito Namo Amitabha Buddha (omaggio al Buddha della luce infinita). Così, invocando il nome di Amitābha, viene salvato non solo colui che lo pronuncia, ma anche tutti gli altri che esseri che non lo fanno.

Meriti. Anche se in certe correnti si dica che basti recitare 10 volte il suo nome con cuore sincero per rinascere nella Terra Pura, si pensa che esustano diversi atti di merito legati ai precetti buddisti. Si crede che i fedeli che cantano o recitano in continuazione il nome di Amitabha Buddha, visualizzando il Buddha con fede nel suo voto e generando sentimenti di compassione e bodhicitta per tutti gli esseri senzienti che soffrono nel saṃsāra, otterranno molti benefici durante la loro esistenza attuale, raggiungendo lo stato di samādhi.

Pratiche benevole. Gli amidisti, come molti altri praticanti Mahayana e come i monaci Theravada, si astengono dalla violenza contro ogni essere senziente e quindi anche contro gli animali (che possiedono come le persone la natura di Buddha) e dal mangiare carne se l’animale è stato ucciso apposta per loro o se hanno assistito all’uccisione. Molti scelgono quindi di essere vegetariani, come raccomandato dallo stesso Budda in diversi sutra.


LE ORIGINI DEL BUDDISMO DELLA TERRA PURA
Gli insegnamenti sui campi di Buddha furono comuni a tutto il buddismo Mahayana, si pensa che l'idea di Terra Pura sia originata in Iran da un contatto tra il Buddismo e le religioni locali (Zoroastrismo e Mitraismo) che prevedevano l'esistenza di Paradisi (e che influenzarono anche il Cristianesimo) e una particolare luminosità delle divinità*. nel primo secolo dopo Cristo. Tuttavia non esisteva una “scuola della Terra Pura” in India. La Terra Pura, come un ramo particolare di pratica, ha iniziato a evolversi in Cina. Nel 402 d.C., un monaco cinese di nome Huiyuan ha organizzato una società chiamata “Società del Loto Bianco” insieme ad altri monaci e laici, i quali giurarono davanti a un’immagine di Amitabha che sarebbero rinati in Sukhavati.

Nei secoli successivi, le immagini iconiche di Amitabha divennero un tema preferito nell’arte buddista cinese. La recitazione reverente del nome di Amitabha divenne una pratica comune in gran parte del buddismo cinese. Altre pratiche devozionali associate ad Amitabha includono inchini, visualizzazioni e recitazione dei sutra della Terra Pura. Tra le molte forme di buddismo che ebbero origine in Cina, le due più praticate oggi sono la Terra Pura e lo Chan (Zen). Dalla Cina, le pratiche della Terra Pura furono trasmesse in Corea, Vietnam e Giappone. In Corea e Vietnam, per lo più, gli insegnamenti e le pratiche della Terra Pura furono assorbiti nel buddismo in generale, ma formarono anche scuole autonome.

LE ALTRE TERRE PURE
Ogni Buddha ha una sua Terra Pura, compresi il Buddha della Medicina (la terra di Sudasama) e anche Gautama Buddha nel Tendai e Nichiren ha una terra, situata sul nostro stesso mondo, chiamata Ryozen jodo. Nel buddismo Vajrayāna, esiste una setta simile all'amidismo che crede che opposto al Paradiso Occidentale di Amitabha esista il Paradiso Orientale di Akshobhya Buddha, chiamato Abhirati; sebbene ufficialmente riconosciuto dalla setta Shingon in Giappone e forse più antico dell'amidismo stesso, il buddismo della Terra Pura Orientale non viene annoverato di solito nel buddismo della Terra Pura ed è molto meno popolare della scuola della Terra Pura Occidentale.

PERCHE' IL BUDDISMO DELLA TERRA PURA VIENE IGNORATO IN OCCIDENTE?
Se guardiamo i centri buddisti in Italia, nessuno di quelli facenti parte dell'UBI sono dedicati a questa corrente e se poi cerchiamo dei testi si trova qualche cosa in inglese ma veramente poco. Cercando più approfonditamente possiamo scoprire che esistono dei centri di questo tipo anche in Italia ma sono quelli frequentati da immigrati cinesi ed asiatici che non comunicano praticamente in nessun modo con quelli Italiani. La stessa cosa succede in tutti i paesi occidentali. In un bell'articolo uscito su www.lionsroar.com Aaroon Proffitt spiega, brevemente, perchè il buddismo della Terra Pura venga praticamente ignorato in occidente. Lo studioso in breve dice che i primi studiosi orientalisti che si occuparono del Buddhismo, erano studiosi protestanti che lavoravano durante il periodo coloniale inglese e americano. Essi avevano poco interesse il buddismo popolare vivente mentre si concentravano sugli studi storici selezionando accuratamente gli insegnamenti buddhisti per adattarli alla loro visione del mondo modernista e protestante. In breve, questi accademici, crearono un buddismo e per gli intellettuali europei che veniva poi usato per criticare le culture buddhiste viventi. Essi credevano che il Buddhismo Mahayana e specialmente gli insegnamenti della Terra Pura, fossero una perversa distorsione del buddhadharma. Oltre ad essere molto meno razionale di correnti quali lo Zen, l'amidismo era, per certi versi, troppo simile ad un cattolicesimo popolare con caratteristiche magiche o addirittura reminiscenze pagane in cui i Buddha diventavano vere e proprie divinità e la credenza nella reincarnazione aveva un'importanza fondamentale.

Purtroppo oggi, questo atteggiamento è ancora ampiamente diffuso e anche se il Buddhismo della Terra Pura è probabilmente la forma di Buddhismo più praticata al mondo nella scrittura accademica di lingua inglese e in generale in quella occidentale è in gran parte ignorata o completamente fraintesa.

Io penso sia questo uno dei motivi per cui il buddismo in Europa continui ad essere una religione che affascina gli studiosi orientalisti, i filosofi e una minoranza di credenti che, per reazione al cristianesimo vedono nella sola meditazione o nell'esoterismo una pratica interessante e degna di essere seguita.

NOTE
* "Nous constatons que, si ~mitayus- mi tab ha se prete a un rappr'8chement tant avec Zurvan qu'avec le grand dieu de la lumiere iranien, Av~lqkite~vara et MahXsthEma offrcjnt des rapports avec les elements ~umi&re et Force des tetrades de type zervanite." Marie-Therese de Mallmann
* Sito internazionale: https://purelandbuddhism.org/


sabato 15 giugno 2024

MASCHE E MASCONI: 6) Ancora masche che sono gatti e altri animali.

>>> Vedi l'indice dei post dedicati alle storie di MASCHE E MASCONI!

IL GATTONE NERO DELLA VAL SUSA. In un villaggio di pastori in Val Susa viveva un grosso e paffuto gatto nero come la notte senza luna. Era amato da tutti e veniva ospitato e accarezzato per il suo bellissimo pelo e per la sua simpatia. In inverno entrava nelle case con il focolare acceso dove le gente si trovava per scaldarsi e per raccontarsi storie e si sedeva sulle gambe di  tutti benvenuto. Proprio durante una di queste sere gioviali nella stanza qualcuno disse: "Ruin l'est mort!" (Ruin è morto!) Nessuno capì subito cosa volesse dire quella frase pronunciata nel buio della sera ma il gatto si alzò di colpo, come fanno i gatti delle volte e, nella meraviglia di tutti parlò, pronunciando queste parole: "Ruin l'è mort, a toca mi!" (Ruin è morto, tocca a me!). Detto questo il gatto scomparve. Ruin era il nome di un Mascone di cui si parlava in valle e che essendo morto lui, il gattone avrebbe dovuto prendere il suo posto.

Questa storia è molto interessante perchè al contrario delle altre non vede una masca trasformarsi in gatto, ma, esattamente al contrario un gatto diventare mascone!

Il gattone Nerone che viveva con i miei genitori fino a qualche anno fa, mi viene sempre in mente quando penso al gattone masca della Val Susa.

LA VALANGA DI PIAMPRATO, I TRE DIAVOLI. esistono diverse versioni di questa leggenda con diavoli, animali magici, ecc... Ci troviamo in Val Soana, una delle valli franco-provenzali del Piemonte sul versante sud del Gran Paradiso. Del torrente che da il nome alla valle ne avevamo parlato anche nell'articolo sugli idronimi di origine celtica in Piemonte (LINK) ed è praticamente omonimo della Sanna e della Saona in Francia e deriverebbero dalla dea gallica Sequana. Il fatto in questione avvenne nel 1711, il 14 o il 17 maggio a seconda delle leggende. La storia più popolare dice che gli abitanti di Pianprato non fossero dei bravi cristiani, c'è chi dice che si affidassero ancora ai loro idoli alpini pagani, chi dice che in mancanza di preti che arrivassero lassù, si arrangiassero con rosari, preghiere mischiando con le pratiche superstiziose, sta di fatto che per questo vennero puniti. Sulle tre cime principali si posizionarono tre "diavoli" o masche: un gatto, un cane e un gallo che fecero nevicare giorno e notte per tre giorni. Quelli che erano scesi a valle non riuscirono a tornare a casa sia per la neve sia perchè erano stati fermati dai paesani più in basso che li avvertirono che stava succedendo qualcosa di strano e oscuro. Fu così che una grandissima valanga si staccò dalle cime dei diavoli e sommerse completamente il paese di Valprato (che sembra si trovasse dove oggi c'è la Grange Prariond) distruggendolo. I paesani sopravvissuti lo ricostruirono più in basso dove oggi si trova. Questo sembra sia vero, infatti tutte le case nel nuovo paese recano date posteriori al 1711. 

LA SECONDA VERSIONE, LA VENDETTA DEGLI ANIMALI. Un'altra versione della leggenda (che mi ricorda alcune leggende giapponesi o asiatiche) dice che nel paese di Piamprato abitasse gente cattiva che si comportava in modo crudele con le persone e con gli animali della valle. Fu così che in quella primavera del 1711 furono visti alcune bestie (anche in questo caso gatti, cani e un gallo) che portavano curiosamente con piccoli sacchi la neve in cima alla montagna. Questi animali, probabilmente masche stavano preparando la punizione per la gente del villaggio che infatti come nella storia precedente venne colpita dalla terribile valanga. Esiste anche una bizzarra terza leggenda che spiega la scomparsa del vecchio paese di Piamprato: quest'ultima narra di una cavaliere in armatura che, mandato dal Signore, si presentò per punire i paesani che non seguivano la religione nel modo giusto.

IL MASCONE CHIOCCIOLA DEL BELBO. Nelle zone paludose del torrente Belbo che si trovavano poco prima della confluenza con il Tanaro nelle vicinanze di Villa del Foro si dice si trovassero delle antiche pietre dove si trovavano tantissime lumache. Era questa proprio la zona in cui nell'alto medioevo vagava San Baudolino meditando e compiendo miracoli. I cristiani più fedeli evitavano quella radura con le pietre considerata luogo di ritrovo di masche e diavoli ma vista la fame che i popolani della zona nei secoli scorsi c'era sempre qualcuno che, senza farsi vedere, ci andava per lumache. Un giorno un uomo di nome Bianchin vi ci si recò dopo una grande piovuta mentre un grandissimo arcobaleno sembrava indicasse proprio il luogo con le grandi pietre che si ergevano da suolo. Le lumache erano così tante che non gli bastò la borsa che aveva portato, ma su una pietra piena di coppe piene dell'acqua piovana ne trovò una così grande e di un colore così bello che non aveva mai vista. Presa anche quella tornò a casa a mise le lumache a spurgare. Durante la notte si senti un gran baccano e la moglie alzandosi trovò uno stranissimo personaggio dalla pelle viscida e grigia che gli disse che se avrebbe voluto ritrovare il marito sarebbe dovuta andare a cercarlo alla radura delle pietre. La mattina seguente la donna si svegliò all'alba e seguendo la traccia bavosa delle lumache trovò il posto senza problemi. Qui sulla pietra centrale con i fori vide la grande Chiocciola che, con sua grande sorpresa iniziò a parlare: "Eccoti! Tuo marito è qui con noi ora, puoi cercarlo tra le mille lumache, ma non sarà difficile riconoscerlo"! Il personaggio che aveva visto la notte precedente era il Mascone delle chicciole, il re delle lumache e aveva trasformato il marito che voleva mangiarselo in uno di loro. Da quel giorno la donna non cucinò più nessuna lumaca e divenne protettrice della radura, considerata pazza dagli altri paesani. Esistono altre leggende riguardarti questo luogo in cui era possibile fare incontri poco piacevoli e che le persone più assennate si guardavano bene dal visitare. Si dice che un giorno le pietre siano state rimosse definitivamente ma sia ancora oggi possibile vederle utilizzate per la costruzione di vecchie case a Villa del Foro. Forse la famosa Pietra di Santa Varena veniva proprio di li ed è certo che poco distante dalla chiesa ancora oggi sia visibile, usata come paracarro un'altra pietra muschiosa sulla quale sono visibili diverse coppelle. vedi: pietra-coppellata-di-villa-del-foro


Bibliografia:
Leggende delle Alpi - Maria Savi Lopez
Tanto tempo fa... - leggende, canzoni e strane storie in Piemonte - Marta Salvi Villa
Foglio della conferenza su Masche e Masconi - Castelnuovo Belbo 1973

Links:



venerdì 14 giugno 2024

MASCHE E MASCONI: indice dei post:

Per cercare post riguardanti questo argomento si può cercare una delle seguenti tag nella casella di ricerca qui a destra: #masche o #MASCHE E MASCONI. Comunque abbiamo scritto una serie di past collegati che andranno ad arricchirsi sempre più negli anni e che potete scegliere semplicemente qui sotto:



1 MASCHE E MASCONI: 1) Chi è la masca?
2 MASCHE E MASCONI: 2) La masca Micilina
3 MASCHE E MASCONI: 3) "Le pietre delle masche"
4 MASCHE E MASCONI: 4) Frati, preti "masca" e preti maghi.
5 MASCHE E MASCONI: 5) Animali magici: gatti, pecore, capre... che sono masche.
6 MASCHE E MASCONI: 6) Ancora masche che sono gatti e altri animali.

in aggiornamento.


venerdì 31 maggio 2024

I Druidi e pitagora, il druidismo pitagorico nell'antichità.

Per seguire questo argomento usa la tag: Druidismo

Nota Introduttiva: Negli ultimi decenni, soprattutto per l'influenza britannica sull'argomento, si sono messi vicini Celti e popoli nordici, tanto che per molte persone c'è una certa confusione tra questi popoli. Nelle isole britanniche le popolazioni germaniche invasero le terre delle popolazioni originarie (Irlanda) e di quelle gallo-romane (Inghilterra) creando nei secoli un'insieme delle due culture difficilmente distinguibile che è diventato il sottofondo culturale. In Europa continentale invece nei paesi latini le radici celtiche sono state generalmente messe da parte fino al periodo romantico e nel fenomeno del "celtismo" si è andati a vedere i movimenti nazionalisti britannici che nei celti vedevano i loro veri avi, precedenti sia ai romani che ai vichinghi, facendo un gran casino. Ovviamente anche i celti venivano dal continente e si trovavano anche in spagna (gli Iberi) in Liguria e fino in Turchia. Ma questo è un altro discorso. Tutto questo va detto perché questa situazione ha creato una "mitologia" che non rispecchia le evidenze storiche e  quindi, quando andiamo a cercare i testi antichi, scopriamo che invece riportano notizie molto diverse: I druidi erano accomunati a filosofi greci, ai magi persiani ai gimnosofisti indiani e ai sacerdoti egizi. 

Penso che questo oggi vada ricordato. Per fortuna, durante i frequenti viaggi nella vicinissima Francia (LINK 1, LINK2, LINK3), abbiamo trovato diversi testi che invece ricordano queste antiche correlazioni tra mondo celtico e mediterraneo.

Tradizionalmente i druidi venivano raffigurati come pitagorici: tuniche bianche e barbe.

Questo post si ricollega ai vari articoli apparsi su questo blog sulle connessioni tra oriente ed occidente (LINK), anche se non direttamente. Infatti molti scrittori classici riportano il fatto che i druidi seguissero il pitagorismo e come abbiamo visto in quel periodo è chiaro che ci fossero stati dei contatti diretti e soprattutto indiretti tra mondo greco e mondo indiano (basti pensare ad Alessandro il grande e alle civiltà indo-greche). Tuttavia l'argomento principale è come certi punti 

Nei testi dell’Antichità “Pitagora appare come un maestro dei druidi”, colui che li ha iniziati a una saggezza ancestrale che non ha elaborato personalmente, ma che ha ricevuto anche lui tramite l’iniziazione dai saggi dell’Egitto e dell’India. (Jean-Louis Brunaux, Les Druides : des philosophes chez les barbares, Paris, Seuil, 2006)

Due rappresentazioni classiche di Pitagora

Tuttavia, è impossibile verificare se questa tesi sia storicamente reale o solo apocrifa, a causa dell’assenza di prove archeologiche riguardanti l’origine primaria dell’ordine druidico (la civiltà celtica non era incline a mettere per iscritto le sue conoscenze sacre, considerando la tradizione orale come la più divina). Tuttavia, “i contatti tra i Celti (…) e i pitagorici di seconda e terza generazione sono plausibili”, dato che i rapporti commerciali tra la Gallia antica e la Grecia (e la Magna Grecia) sono ampiamente documentati e suggeriscono altri scambi, come la condivisione di conoscenze, mitologie e spiritualità." (sempre da Jean-Louis Brunaux) 

Druidi ancora raffigurati come pitagorici nella natura

I primi popoli che i greci chiamarono celti (Keltoi) furono le popolazioni liguri che abitavano i dintorni di Massalia (Marsiglia), questo incontro diede vita ad una vera e propria civiltà celto-mediterranea in cui I galli pur restando celti, vennero pesantemente influenzati dalla cultura greca e poi romana. Questo fu probabilmente la differenza principale tra Celti veri e propri e Liguri. L’universo religioso dei Galli, comunque, non era lontano da quello dei Greci (o degli Hindù indiani e degli stessi Romani), sia dal punto di vista estetico che sociale, come osserva ancora Brunaux:  “Ogni popolo gallico ha i suoi dei, (…) divinità con sembianze animali, dee madri che risalgono ai tempi più antichi”, un contesto culturale che avrebbe agevolato l’adozione di credenze filosofiche elaborate come il pitagorismo (sul piano filosofico) e l’orfismo (sul piano cultuale) degli antichi Greci"

(***Bisogna ricordare anche che quale fosse la differenza tra pitagorici ed orfici non è ben chiara nemmeno agli storici, sicuramente i primi erano più urbani, mentre i secondi vivevano generalmente al di fuori delle città. Tuttavia le differenze erano sfumate e non si riesce ad attribuire certi documenti agli uni o agli altri) 

Questa corrispondenza spirituale era una cosa evidente già ai tempi dei Galli e di altri popoli celtici:

"Quello che, fin dall’Antichità, ha reso legittimo il confronto tra druidi e Pitagora sono, evidentemente, alcune credenze metafisiche. La credenza nella reincarnazione o metempsicosi occupa il primo posto"

Un gruppo di pitagorici che saluta il sole all'alba, questo dipinto in molti casi è stato utilizzato per descrivere i druidi erroneamente.

Quindi ci sono numerosi punti in comune tra le credenze dei druidi e quelle dei pitagorici (e di conseguenza con l'induismo e il buddismo che si stava sviluppando in oriente nella stessa epoca): 

Reincarnazione: Entrambi i gruppi condividevano la credenza nella reincarnazione. Dopo la morte di un individuo, la sua anima si sarebbe reincarnata in varie forme di piante e animali, seguendo un ciclo continuo, fino a quando non avrebbe ritrovato una matrice umana.

Articolo di questo blog su Druidi e Reincarnazione: LINK

Astinenza dal consumo di carne animale: Druidi e pitagorici evitavano di mangiare carne animale. Inoltre, respingevano i riti sanguinari, considerandoli una deriva inaccettabile (questo punto a noi delle radici degli alberi sembra per lo meno da verificare, per lo meno non era così per tutti).

Status privilegiato: Druidi e iniziati orfici (tra i pitagorici) occupavano una posizione privilegiata nella società. Erano i custodi della conoscenza sacra, che tenevano segreta o riservavano agli individui capaci di incarnare la loro saggezza.

Ricerca della scienza sacra: I druidi aspiravano a incarnare la scienza sacra attraverso la preghiera, la conoscenza, i rituali, la virtù, la meditazione e la comunione con gli elementi e gli esseri. Il loro status era simile a quello dei bardi, i poeti sacri che svolgevano un ruolo essenziale nella civiltà celtica."

Una raffigurazione antica di Pitagora e il bizzarro divieto di mangiare le fave.

NEODRUIDISMO e pitagorismo. La rinascita druidica oggi è una corrente spirituale troppo eterogenea per essere descritta, che va dai druidi massoni formatisi nel '700, alle streghe druidi, ai cyber-druidi, ai druidi cristiani fino ad arrivare  agli erranti solitari dei boschi. Tuttavia, specialmente con il declino dell'influenza cristiana dal dopoguerra in poi in questo movimento, si sono recuperati documenti storici antici e quindi la credenza nella metempsicosi ha ripreso il suo posto tra le credenze druidiche. Anche il vegetarianismo, pur non essendo un dogma, è praticato da un largo numero di praticanti druidi come forma di rispetto verso gli altri animali e la natura.

Il Druidismo pitagorico oggi è una piccola nicchia di quello che è il neo-druidismo, si richiama direttamente all'antichità ed è forse un po' appartato e relegato principalmente a seguaci solitari. Tuttavia la sua influenza è ancora evidente sul movimento.

FONTI CLASSICHE:

Che ci fosse una relazione tra Druidi e dottrine pitagoriche (e orfiche) è testimoniato dalle fonti classiche che hanno sicuramente molto più importanza storica di tanti libri odierni:

Diodoro Siculo, contemporaneo dei Druidi scrisse: "La dottrina pitagorica prevale tra i Galli, e insegna che le anime degli uomini sono immortali e che dopo un certo numero di anni tornano a vivere, quando un’anima si incarna in un altro corpo." (Historiare V, 28, 6)

Anche Ammiano Marcellino riporta che i druidi seguissero la dottrina Pitagorica e nel Rerum Gestarum XV, 9, 8: "I druidi, infine, uomini di maggior talento, si riunivano in sodalizi sotto il segno della dottrina pitagorica, eletti ad indagare le questioni occulte e profonde; sprezzanti verso le cose terrene, pensavano che le anime fossero immortali."


I Genii Cucullati, misteriosi personaggi raffigurati sempre incappucciati del periodo Gallo-Romano. Probabilmente legati al dio Telesforo, anch'essi sarebbero il frutto del sincretismo greco-celtico delle popolazioni Galate dell'odierna Turchia.