domenica 21 dicembre 2025

Mantra, preghiere, pratiche per un gatto malato (o un altro animale caro).

 Prima di tutto, se avete un gatto o un'altro animale che non sta bene CHIAMATE IL VETERINARIO, le cure mediche sono sempre la prima cosa a cui pensare e quella più importante se volete aiutarlo. A volte aspettare anche un solo giorno può fare la differenza per la salute o la vita per il vostro caro.

Questo post serve a trovare un aiuto aggiuntivo, sia per il vostro gatto (o animale caro) che per voi in una situazione difficile come quella della malattia. A me è capitato molte volte e ho sempre avuto bisogno di qualcosa di più, perché il senso di impotenza in certe situazioni è troppo e perché, personalmente, io non penso che siamo solo ed esclusivamente questo corpo.

Buddismo

Nel buddismo, i gatti occupano una posizione spirituale privilegiata e sono spesso descritti come "piccoli monaci" per la loro natura meditativa, la capacità di mantenere la calma e l'indipendenza dall'ego. Tutti gli animali sono comunque esseri senzienti (dotati di mente e capaci di soffrire e provare gioia) e fanno parte dei "Sei Regni" della rinascita nel samsara, al pari degli umani, ma in un regno distinto, spesso visto come una condizione di sofferenza dovuta a karma passato, che sottolinea la necessità di compassione. La visione buddista promuove il rispetto per tutte le creature, incoraggiando la non-violenza, la compassione e il vegetarianismo, con storie che vedono Buddha rinascere come animale per mostrare virtù come sacrificio e altruismo.

Riconoscere la comune natura di essere senziente con gli animali è un esercizio morale fondamentale per i buddhisti, che porta a non fare distinzioni di serie A e B. Già nel III secolo a.C. esistevano ospedali per animali fondati da comunità buddiste.

Molte tradizioni, come l'ordine Fo Guang Shan, vedono i gatti come esseri che hanno raggiunto una forma di illuminazione; vivono nel presente, mangiando quando hanno fame e dormendo quando hanno sonno, senza il bisogno di compiacere gli altri.


Esistono molte scuole nel Buddismo, alcune di esse sono completamente diverse dalle altre, sia per quanto riguarda la ritualità, sia per la filosofia, quindi è difficile limitarsi a pochi consigli per aiutare il tuo animale malato. I mantra sono propri di diverse scuole, in particolare di quelle tantriche (ad esempio il buddismo tibetano) e per questo ne sagnaliamo due:

1. Mantra del Buddha della Compassione (Avalokiteśvara): 

Om Mani Padme Hum

Significa "O Gioiello nel Loto!" ed è il mantra più diffuso e noto del Buddhismo tibetano. Recitarlo aiuta a coltivare la compassione e l'amore incondizionato, purifica la mente e porta pace interiore. È utile recitarlo in presenza del gatto, serve ad alleviare le sofferenze di tutti gli esseri senzienti.

2. Mantra del Buddha della Medicina (Bhaisajyaguru): 

Tayata Om Bekadze Bekadze Maha Bekadze Bekadze Radza Samungate Soha

E' un mantra specifico per la guarigione ed è particolarmente utile per alleviare la sofferenza fisica e mentale, sia per gli esseri umani che per gli animali. Si ritiene abbia un effetto curativo e purificante e possa aiutare il gatto a vivere il più serenamente possibile.


I mantra possono essere recitati a voce alta, sussurrati o anche solo cantati mentalmente, in presenza del gatto. Gli animali sono sensibili alle energie e agli stati mentali calmi.
L'intenzione è molto importante: Mentre reciti, concentrati sull'invio di amore, pace e compassione al tuo gatto. 

Altre pratiche utili:

Visualizzazioni: Luce Curativa: Immaginare il Buddha della Medicina o Chenresig che invia luce di guarigione al corpo dell'animale, visualizzando la purificazione.

Toglen: Il Tonglen è una pratica di meditazione compassionevole buddista tibetana che può essere adattata per inviare amore e guarigione a un gatto malato. È un modo per coltivare la compassione e gestire le emozioni difficili come l'ansia e il dolore legati alla malattia del tuo animale domestico.

Come praticare il Toglen per il tua gatto malato ma anche per altre persone o animali, QUI!

>>> Anche far ascoltare al tuo gatto registrazioni di testi di Dharma, preghiere e mantra può essere di grande beneficio.

Cristianesimo

La religione cristiana, ufficialmente, non ha un rapporto molto chiaro e a volte nemmeno molto positivo con gli animali, però a livello popolare le cose sono meno rigide, in oltre ha assorbito moltissimo da quelle che erano le religioni precedenti in Europa. Quindi se siete cristiani o se magari non siete credenti ma quando siete in difficoltà avete bisogno di qualcosa che vada oltre alla pura materialità e la cosa più diretta è richiamarsi alla forma spirituale nella quale più o meno siamo cresciuti in Italia e in Europa qui ci sono alcuni suggerimenti.

La cristianità popolare è ricca di sante e santi a cui chiedere aiuto quando ci si trova in difficoltà. Nel nostro caso si può invocare San Francesco d'Assisi (patrono degli animali e della natura), San Rocco (protettore contro malattie e infezioni, spesso associato ai cani, ma invocato per tutti gli animali) o Santa Gertrude di Nivelles (patrona dei gatti e contro i topi, a volte invocata per la guarigione) chiedendo guarigione, pace e protezione divina per la creatura, sottolineando l'amore e la cura che gli si dedica.

1. Per Guarigione e Pace (Generale):
"Padre dolcissimo, ti prego, circonda il mio [nome del gatto] con la tua energia amorevole e risanatrice. Aiutalo a sentirsi in pace, affinché il processo di guarigione possa avvenire senza ostacoli, liberandolo da ogni dolore e affanno. Che possa tornare presto alla sua gioia e vitalità. Amen".


2. Invocando San Francesco (Amore per tutte le creature):
"San Francesco, amico di tutte le creature, tu che hai visto in ogni animale il riflesso dell'amore di Dio, benedici il nostro [nome del gatto]. Proteggilo da ogni male, dona al suo corpo la salute e al suo spirito la serenità, affinché possa vivere lunghe giornate felici e in pace. Amen".

3. Invocando San Rocco (Guarigione e protezione):

"O glorioso San Rocco, che hai conosciuto la sofferenza e hai ricevuto aiuto da un cane, intercedi per il nostro [nome del gatto]. Liberarlo dalle infezioni, guarisci il suo corpo e il suo spirito, e dona a noi, che ce ne prendiamo cura, la forza e la pazienza necessarie. Che la tua grazia lo protegga e lo benedica. Amen".


4. Per Santa Gertrude (Specifica per i gatti):
"Santa Gertrude di Nivelles, patrona dei gatti, ascolta la nostra preghiera. Proteggi il nostro [nome del gatto] da ogni male e malattia. Concedigli la grazia della salute, allontanando ogni sofferenza e afflizione, affinché possa ritrovare il suo benessere e la sua gioia. Amen".

INDUISMO

Il mondo induista e, in generale, indiano è complessissimo e vario ed è quindi impossibile semplificare troppo. Rispetto alle religioni monoteiste gli animali sono considerati esseri senzienti e vengono tenuti in considerazione: il concetto di Ahimsa (non violenza) vale sia per le persone che per gli altri esseri viventi, ha influenzato la "compassione" (Karuna) buddista ed è il motivo per cui in India più di un terzo della popolazione è vegetariana. Detto questo è da tenere presente che in alcune sette e in alcune aree dell'India esistono ancora sacrifici animali e addirittura fino ad un passato non troppo remoto, umani. Questo per fare un'introduzione a quanto sia complessa la sfera induista.


Il mantra più noto e potente utilizzato per la guarigione e la protezione, applicabile anche agli animali, è il Maha Mrityunjaya Mantra:

Om Tryambakam Yajamahe
Sugandhim Pushti-Vardhanam
Urvarukam Iva Bandhanan
Mrityor Mukshiya Ma Amritat


(Si invoca Shiva (nella sua forma di Tryambaka, il dio dai tre occhi) per la protezione, la guarigione e la liberazione).

Un altro mantra dedicato a Shiva nella sua forma di Signore degli animali (Pashupati, molto simile al celtico Cernunnos) per la benedizione degli animali e la protezione:

Om Pashupatinathaya Namah 
(ॐ पशुपतिनाथाय नमः).

Significato: "Mi inchino al Signore degli Animali".


Un mantra per avere la forza di aiutare il proprio animale (o caro malato) è:

"Shri Rama Jaya Rama Jaya Jaya Rama"

Un altro mantra potentissimo che serve a ritovare la gioia, proteggere noi e gli altri è il Maha Mantra:

HARE KRISHNA
HARE KRISHNA
KRISHNA KRISHNA
HARE HARE
HARE RAMA 
HARE RAMA 
RAMA RAMA
HARE HARE

Andrebbe cantato in cicli di 108 volte (si usa un mala con 108 palline) ed è considerato perfetto per questa era detta Kali Yuga in cui è troppo difficile trovare la pace necessaria per meditare perfettamente.



martedì 16 dicembre 2025

La pratica del Toglen per un gatto o un caro malato.

Metto questa pratica a parte perchè me la sono fatta scrivere dall'AI di google per completare il post. 
Si tratta di una pratica non troppo semplice che richiede una certa concetrazione.
Questa pratica va bene sia per un gatto che per un caro malato o per qualsiasi altro essere senziente in difficoltà.



Il Tonglen è una pratica di meditazione compassionevole buddista tibetana che può essere adattata per inviare amore e guarigione a un gatto malato. È un modo per coltivare la compassione e gestire le emozioni difficili come l'ansia e il dolore legati alla malattia del tuo animale domestico.

Ecco una guida su come praticare il Tonglen concentrandosi sul tuo gatto:

PreparazioneTrova un luogo tranquillo: Siediti in un posto comodo dove non sarai disturbato.
Concentrati sul tuo gatto: Tieni un'immagine del tuo gatto malato nella mente, oppure siediti vicino a lui se è a riposo.
Riconosci i tuoi sentimenti: Permetti a te stesso di sentire il dolore, l'ansia o la tristezza che provi per la sua sofferenza.

La Pratica del Tonglen
La pratica si svolge in quattro fasi, sincronizzate con il respiro:

1. Visualizza l'Assorbimento della Sofferenza (Inspirazione)Inspira: Mentre inspiri, immagina di assorbire tutta la sofferenza, il dolore, la paura e la malattia del tuo gatto sotto forma di una nuvola di fumo denso e nero o di un liquido scuro.
Permetti che ti raggiunga: Immagina che questa oscurità entri nel tuo cuore. Non cercare di bloccarla; lasciala entrare e dissolversi nella tua compassione.

2. Visualizza la Trasformazione (Nel Cuore)Trasformazione: Nel centro del tuo petto, visualizza una luce brillante e curativa (può essere bianca, dorata o di qualsiasi colore associ alla guarigione). Quando l'oscurità della sofferenza entra nel tuo cuore, viene immediatamente purificata e trasformata da questa luce.

3. Visualizza l'Invio di Guarigione (Espirazione)Espira: Mentre espiri, invia al tuo gatto questa luce bianca e luminosa, piena di amore, pace, conforto e guarigione.
Permetti che lo avvolga: Immagina questa luce che avvolge completamente il suo corpo, penetra in ogni cellula, alleviando il dolore e portando conforto e benessere.

4. Ripeti il Ciclo Continua a respirare: Ripeti questo ciclo per tutto il tempo che desideri. Inspira il suo dolore (fumo nero), trasformalo nel tuo cuore (luce brillante) ed espira la guarigione (luce bianca) verso di lui.

Punti Chiave

Intenzione: L'intenzione è fondamentale. Non stai cercando di "prendere" letteralmente la malattia fisica su di te, ma di usare la pratica per coltivare una profonda compassione e inviare energia positiva.
Gestione delle Emozioni: Questa pratica aiuta a trasformare la tua impotenza e il tuo dolore in un'azione compassionevole.
Nessuna aspettativa di guarigione: Il Tonglen non sostituisce le cure veterinarie. È un supporto spirituale ed emotivo che aiuta te a sentirti più calmo e connesso, e può portare un senso di pace anche al tuo animale.
Questa pratica è un bellissimo modo per stare accanto al tuo gatto in un momento difficile, offrendo la tua presenza amorevole e la tua compassione.

domenica 2 novembre 2025

Un Buddha nell'Egitto romano.

Leggi anche: 

Nel 2022 ci fu una scoperta archeologica davvero interessante in Egitto che venne divulgata nel 2023 e di cui si è parlato forse troppo poco. Per chi, come me, è affascinato dalle origini indoeuropee e dagli scambi culturali tra oriente e occidente, questa è una di quelle notizie che si aspetta sempre di leggere. Durante gli scavi nell'antica città portuale di Berenike, antico porto egiziano sul Mar Rosso, una spedizione Polacca-Americana, portò alla luce una statua di Siddhartha Gautama (Buddha) trovata in un contesto egiziano del periodo romano.

La statua in marmo alta circa 71 cm che raffigura il Buddha in piedi, con una mano che regge parte della vesta, un fiore di loto accanto (o base simile) e un’aureola raggiata attorno alla testa. Il contesto è un quello di un tempio romano-egiziano (dedicato alla dea Iside) ma ci sono alcuni elementi che rendono questa scoperta molto più interessante di quello che potrebbe essere, già molto notevole, quella di una statua buddista in ambito Egiziano.

Prima di tutto La datazione proposta è quella del periodo romano, 90–140 d.C. circa e la scultura è considerata «la più occidentale» tra le statue buddhiste note in quel periodo. Ma non si tratta semplicemente di una statua importata dall'oriente, infatti il marmo in cui è stata scolpita la raffigurazione del Buddha, proveniva dall’area del Mediterraneo orientale (Anatolia o sud di Istanbul) e alcuni ricercatori ritengono possibile che sia stata lavorata ad Alessandria o — meno probabilmente ma non escluso — localmente a Berenike o forse ancora addirittura nella zona della cava, che all'epoca era Grecia. La statua infatti presenta il tipico stile indo-ellenistico presente nella statuaria buddista dei regni greco-indiani (Regno del Gandhara, in quello che oggi è occupato da Afganistan e Pakistan) e sappiamo che in quei regni Greci in Oriente ci furono anche regnanti di religione buddista. 


In oltre negli stessi livelli di scavo sono state scoperte delle iscrizioni in sanscrito, alcuni rilievi con divinità in stile indiano e monete interpretabili come segni evidenti di frequentazione orientale in loco.


 La scoperta ha fatto subito ipotizzare la possibile presenza di una comunità monastica buddista nell'Egitto dei primi secoli dopo Cristo e quindi un contatto diretto con il mondo prima ellenico e poi romano. Sicuramente la statua era stata scolpita in area "occidentale" da artigiani che usavano uno stile ellenistico e che quindi in questo caso siamo di fronte a qualcosa di molto più interessante di un semplice scambio commerciale, doveva esserci una presenza buddista in area mediterranea. In oltre si pensa che non tutto quello che potrebbe essere stato scoperto in questa area sia stato reso pubblico e che nei secoli altre evidenze possano state essere vittime di iconoclastia. Detto questo, il contesto è quello di un tempio dedicato ad Iside e quindi non ci sono evidenze di una reale presenza monacale ampia e duratura. Tuttavia questa scoperta è veramente importante e fa pensare alle testimonianze che parlavano di Gimnosofisti indiani nell'Egitto di epoca ellenistica, arrivati dopo le spedizioni di Alessandro Magno ed affascinante pensare anche a possibili influenze tra religioni greche (si pensi a Orfici e Pitagorici ma anche a certe idee presenti in Egitto) e indiane.


LINKS:

sabato 18 ottobre 2025

Il Menhir de Pierrefiche

Continua il nostro tour alla ricerca dei menhir meo conosciuti in giro per l'Europa. Questa volta siamo andati in Francia nel dipartimento dell'Ain (Regione Alvernia Rodano Alpi) in una bellissima zona piena di Montagne, colline e boschi.

Il monolite sorge a poca distanza dalla strada, appena fuori il paese di Simandre sur Suran, nella zona di Burg en Bresse. Nessun ritrovamento diretto (manufatti o altro trovato nelle vicinanze) ha permesso di stabilire l'età dell'erezione del menhir. La sua forma però lo avvicina ad esemplari della Borgogna risalenti al Neolitico medio (4200-3600 a.C.). Si dice che fino a qualche secolo fa esistessero altre due pietre erette nelle vicinanze, rimosse nel XVIII secolo. Potrebbe quindi trattarsi, in origine, come in molti altri casi, non di una pietra isolata, ma di un insieme più complesso. Si tratta comunque dell’unico menhir conosciuto nel dipartimento dell’Ain, e di uno dei pochi monumenti megalitici attestati della zona.

Il menhir di Pierrefiche è classificato come monumento storico dal 6 marzo 1888.

Folklore: si dice che le tre pietre che si trovavano da queste parti ormai scomparse, sarebbero i fusi che tre fate avrebbero piantato passando di lì. In oltre una delle sporgenze era ritenuta capace di rendere fertili le coppie che vi si strofinavano, quindi entra a far parte di quelle pietre della fertilità che in Piemonte venivano chiamate "Pietre della vita".

Il menhir di Pierrefiche (che letteralmente vuol dire "lastra di pietra") ha queste dimensioni:

Altezza: 3,8 m

Larghezza: 1,3 m

Spessore: 0,5 m

E' classificato come monumento storico.

https://leradicideglialberi.blogspot.com/2025/10/il-menhir-de-pierrefiche.html

VIDEO:

domenica 5 ottobre 2025

Punti di contatto e differenza tra la Bahgavad Gita e il Buddismo

La Bahgavad Gita è uno dei testi più importanti dell'India, ma non solo. Io lo incontrai alla fine degli anni '90 dopo aver conosciuto gli Hare Krishna e da allora lo considero uno degli scritti basilari per me, ne porto spesso una copia piccolissima, non commentata nello zaino. Ma che cos'è la Bhagavad Gita? Prima di tutto non è un testo autonomo, ma un episodio inserito all’interno del Mahābhārata, uno dei grandi poemi epici dell’India. La sua datazione è ancora discussa tra studiosi e indologi, perché il testo è frutto di stratificazioni e redazioni diverse: probabilmente venne composto tra il V secolo a.C. e il II secolo d.C. e la maggioranza degli studiosi colloca la stesura finale attorno al II secolo a.C. – II secolo d.C. I contenuti filosofici mostrano dialogo con le dottrine dell’Upanishad, del Sāṃkhya, dello Yoga e con le prime correnti del buddhismo, il che indica un’epoca in cui queste scuole erano già sviluppate e in dialogo tra loro. La lingua è il sanscrito classico, più tardo rispetto al sanscrito vedico dei Veda. Quindi possiamo dire che la Bhagavad Gita nasce come testo compiuto nell’età classica dell’India antica, probabilmente tra il II secolo a.C. e il II d.C., anche se i suoi temi e le sue idee hanno radici molto più antiche, nei Veda e nelle Upanishad. Il testo riporta un dialogo tra il principe Arjuna e il dio Krishna che gli impartisce lezioni di saggezza spirituale e morale durante la grande battaglia di Kurukshetra.

Ci sono diversi punti di contatto tra Bhagavad Gita e buddhismo, che mostrano come le due tradizioni abbiano dialogato nello stesso contesto culturale dell’India antica:

1. Distacco e non-attaccamento
Bhagavad Gita: l’azione va compiuta senza attaccamento ai frutti (karma-yoga).
Buddhismo: l’attaccamento è radice della sofferenza; il cammino implica agire senza brama.
In entrambi, il punto non è rinunciare all’azione, ma liberarsi dall’attaccamento.

2. Equanimità
Gita: il saggio è equanime davanti al successo e al fallimento, al piacere e al dolore.
Buddhismo: la pratica coltiva l’upekkhā (equanimità), uno dei quattro stati sublimi.

3. Meditazione e disciplina interiore
Gita: lo yoga (soprattutto rāja-yoga) è via per la concentrazione e l’unione con il divino.
Buddhismo: la meditazione (samādhi, vipassanā) porta alla liberazione dalla sofferenza.
Entrambi vedono la mente disciplinata come condizione della liberazione.

4. Trasformazione dell’ego
Gita: bisogna superare l’ego individuale per comprendere il Sé universale (ātman-Brahman).
Buddhismo: bisogna riconoscere l’illusione del sé (anātman) e liberarsi dall’ego.
* Qui c’è una differenza sostanziale: la Gita afferma un Sé eterno, il buddhismo lo nega.

5. Liberazione
Gita: mokṣa, unione con il Brahman o con Krishna, liberazione dal ciclo delle rinascite.
Buddhismo: nirvāṇa, estinzione della brama e della sofferenza, uscita dal saṃsāra.
Le parole cambiano, ma entrambi cercano una liberazione definitiva dal ciclo delle nascite e morti.

6. Etica dell’azione
Gita: agire secondo il proprio dharma, senza desiderio personale.
Buddhismo: seguire la retta azione, la retta parola e il retto sostentamento (Ottuplice Sentiero).

La Bhagavad Gita e il buddhismo condividono un forte accento sul distacco, sulla disciplina mentale e sulla liberazione dal saṃsāra. La grande differenza è ontologica: la Gita afferma un Sé eterno e divino, mentre il buddhismo afferma l’assenza del sé (anātman).

domenica 21 settembre 2025

Torna l'autunno!

Oggi torna l'autuno, finalmente!

I colori diventano più caldi e l'aria più fresca. Si accorciano le giornate e le ombre si allungano. Si riposa meglio, tutto diventa più sobrio e tranquillo.

Oggi, giorno e notte sono esattamente uguali, l'equilibrio è perfetto, siamo sulla soglia. Attraverso questa soglia passiamo nuovamente dalla parte più calda e luminosa dell'anno a quella più fredda e oscura.

Si tratta di una festività solare, siamo a metà tra i due solstizi ma questo giorno si colloca anche tra Lughnasadh (inizio raccolto) e Samhain (inizio inverno). 

Essendo un momento in cui giorno e notte sono uguali, rappresenta l’equilibrio cosmico tra forze opposte: luce e oscurità, vita e morte, crescita e declino. I druidi (quelli contemporanei per lo meno) vedono questo come un tempo di riflessione interiore, perfetto per bilanciare la propria vita, lasciare andare ciò che non serve più e prepararsi spiritualmente ai mesi freddi.

Tra gli dei legati a questo momento ci sono Maponos (conosciuto anche come Mabon nei cicli arturiani) che viene rapito dalla madre (Modron, la madre terra) e rinchiuso in una torre circondata dalle acque per poi essere liberato al solstizio d'Inverno, quando il sole ricomincia a crescere. Questo è in realtà un mito che, con personaggi diversi, troviamo in altre mitologie indoeuropee: il mito di Persefone e Demetra ad esempio, in cui Persefone, figlia di Demetra (dea delle messi e della fertilità) viene rapita da Ade per farne la sua sposa. Demetra inaridisce quindi le terre fino a quando Zeus non interviene, liberando nuovamente Persefone in primavera. E' per questo che esistono le stagioni. In oltre ci si avvicina agli dei e agli spiriti dell'acqua: Boann nelle isole britanniche Sequana ma soprattutto Bormana dalle nostre parti, legate alle fonti, ai laghi e ai corsi d'acqua. Dalle nostre parti (Piemonte) in particolare possiamo personalmente entrare in contatto con Bormana (e con Bormo) andando a vedere la Bormida, il Borbera o il torrente Borbore che i nostri antenati vedevano come emanazioni di queste divinità nel mondo materiale.

Ritornando alla mitologia celtica, questo è anche il periodo in cui è anche più facile comunicare con "l'altro mondo" e si diventa più sensibili e ricettivi. Tra ottobre e novembre e poi nei giorni che precedono la nostra Befana si aprono veri e propri varchi in cui possiamo tornare in contatto con i nostri a avi, ma in generale è più facile ricordarci che siamo un tutt'uno con ogni altro essere e con la natura ma non solo. Per questo è usuale meditare sul ciclo della vita e della morte, e tornare in connessione con gli antenati. Allo stesso tempo è utile "lasciare andare" liberarci sia delle cose materiali che non ci servono più (magari regalando vestiti o altri oggetti) ma anche pensieri che non ci servono più.

Come rituali si possono accendere piccoli fuochi o incensi (stando molto attenti a non creare incendi), ma anche camminare o uscire in bicicletta per i campi e boschi a guardare come cambiano i colori, come le foglie cadono. Sedersi in contemplazione sotto un albero a guardare non foglie che cadono. Sentire l'aria fresca sulla nostra pelle e l'odore della terra bagnata, guardare i colori del cielo, riempirsi di meraviglia.

In questa data poi vediamo come tutto quello che esiste in questo mondo sia transitorio e impermanente ma allo stesso tempo come ogni cosa rinasca anche se con una forma diversa. 

lunedì 8 settembre 2025

La reincarnazione nella Bhagavad Gita



Capitolo 2 verso 13: 
“Come l’anima incarnata nel corpo passa da infanzia a giovinezza a vecchiaia, così al momento della morte l’anima passa in un altro corpo. I saggi non si illudono”

Capitolo 2 verso 22: 
“Come una persona, abbandonate le vesti logore, ne prende delle nuove, così l’anima abbandona i corpi logori e ne assume di nuovi”

Capitolo 2 verso 20
“Per l’anima non c'è né nascita né morte in nessun tempo; non è mai venuta a essere, non viene, e non verrà ad essere; è indistruttibile, eterna, primordiale”

Capitolo 2 verso 27: 
“La morte è certa per chi è nato, e la rinascita è inevitabile per chi è morto; pertanto, non dovresti soffrire per ciò che è inevitabile”

Capitolo 4 verso 5
“Molte sono mie nascite passate, come anche le tue, Arjuna; io le conosco tutte, tu invece non le conosci”

Capitolo 8 verso 6
“Qualunque stato di coscienza si ricordi al momento di lasciare il corpo, in quello stato arriverà inevitabilmente”

Capitolo 8 verso 16:
“Dal più elevato regno di Brahmā fino al più basso, tutti i regni sono soggetti alla rinascita, ma chi mi raggiunge, non rinasce più”

Capitolo 8 verso 23
“O migliore dei Bharata, ora ti spiegherò i diversi momenti (o percorsi) in cui, lasciando questo mondo, il yogī ritorna o non ritorna.”

(In questo versetto, Sri Krishna introduce due “percorsi” che si aprono al momento del distacco dalla vita: uno conduce alla liberazione definitiva (non ritorno), l'altro alla rinascita (ritorno). A partire da questo punto, nei versetti successivi (8.24–8.26), vengono spiegati questi due percorsi—il “cammino della luce”, che conduce alla liberazione, e quello “dell’oscurità”, che porta alla rinascita nel ciclo delle vite)

Capitolo 8 verso 24
“Coloro che conoscono il Supremo Brahman, al momento della morte, passano a quel Supremo quando ciò avviene in presenza del fuoco, della luce, durante il giorno, nella quindicina crescente del mese (śuklapakṣa) o nei sei mesi dell’uttarāyaṇa (quando il sole si muove verso nord).”

Questi termini non vanno intesi in senso puramente fisico, ma come simboli di chiarezza spirituale.

  • “Fuoco” = conoscenza.

  • “Luce” = consapevolezza.

  • “Uttarāyaṇa” = movimento verso l’alto, verso la liberazione.

Interpretazioni:

Rāmānuja Li considera eventi reali e cosmici: esistono effettivamente momenti più favorevoli per il viaggio dell’anima, collegati a precise divinità e forze universali

Prabhupāda Insiste che la condizione più importante non è il momento astrologico, ma la concentrazione su Krishna.Anche se muori di notte o in un periodo “sfavorevole”, se sei immerso nella devozione, prendi comunque la via della luce.

Capitolo 8 verso 25
“Il mistico (yogī) che se ne va durante il fumo, la notte, la quindicina calante (kṛṣṇapakṣa), o nei sei mesi del dakṣiṇāyaṇa (quando il sole scende verso sud), o che raggiunge il pianeta luna e la luce lunare, poi ritorna.” 

Capitolo 8 verso 26
“Nella visione vedica esistono due vie permanenti che portano via da questo mondo: una è la via della luce (śukla), dalla quale non c’è ritorno; l’altra è la via dell’oscurità (kṛṣṇa), dalla quale si ritorna.”