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domenica 15 settembre 2019

Pietre e Druidi in Piemonte.

Nel post dedicato alle druidesse (LINK) avevamo già parlato di alcune storie e testimonianze riguardanti quelle piemontesi: La Druida di Malciaussia e quella di Mondovì, storia che risale addirittura al 1600, periodo storico bizzarro perchè in teoria i druidi erano ormai spariti da più di un millennio (ufficialmente) e perchè la rinascità inglese era ancora da venire. Ci sono comunque altre occasioni in cui la figura del druido ritorna nel folklore della regione, generalmente le storie sono legate a pietre e luoghi sacri, come quello della Pietra della Vita di Oropa (Biella) di cui abbiamo parlato tante volte (LINK), luogo sacro precristiano e preromano. I culti di origine celtica animistica riguardavano non solo le pietre, ma anche i corsi d'acqua e la fonte che qui ancora oggi si trova e se questo è oggi dato per certo, non ci sono prove che proprio qui si trovasse un gruppo di druide e druidesse come vuole la leggenda.


Un altro luogo sul quale abbiamo già speso diverse parole è Crea (Alessandria - LINK), con il suo santuario cristiano. Come abbiamo visto anche qui si trovava un luogo di culto precristiano, di cui ci sono arrivati echi e testimonianze di un celtico. Sia il nome (Crea) che la presenza di scritte incise dedicate a San Cornelio fanno pensare ad un luogo in dedicato a Cernunnos. Anche per quanto riguarda questo posto ci sono storie che parlano di confraternite di druidi che sopravvissero all'arrivo dei romani e che poi man mano si trasformarono in frati cristiani con i secoli.


Sangano (Torino) poi si trova la famosa Pera D'le Sacoce (tasche in piemontese), una pietra ricoperta di grandi coppelle particolari. Di esse infatti non si conosce l'esatta origine, differiscono per vari motivi dalle altre pietre coppellate, sono più grandi, non sono piane e alcuni pensano si tratti di strani fenomeni di erosione naturale. Quello che è certo è che i pastori le usavano per le loro offerte ancora il secolo scorso e che la pietra aveva una grande importanza per gli abitanti della zona. Essa fu una delle primissime pietre incise ad essere catalogata e descritta in Italia nel 1881. Parliamo di questo masso erratico perchè è uno dei famosi massi dei Druidi sparsi per il territorio, così chiamati perchè già all'epoca della sua scoperta da parte del Piolti, questo masso veniva considerato di "origine sicuramente druidica".



Un'altra pietra che ci interessa è quella che si trova a Moncalieri (Torino) detta Roc di Santa Brigida ma conosiuta anche come Pietra dei Druidi. Si tratta di un'altro masso erratico che si trova sulla collina di Torino, un tempo oggetto di culto litico poi cristianizzato e associato alla Santa. Un tempo vicino ad essa era stata costruita una cappella dedicata alla stessa santa ed è curioso notare che proprio Brigida era la cristianizzazione della dea celtica Brigid, Brig molto conosciuta nell'Irlanda precristiana ma anche sulle alpi (da cui ad esempio il nome di Brig / Briga). Questa pietra come le prime due è un'altra delle famose "Pietre Guaritrici" del Piemonte, essa infatti farebbe nascere i bambini sani e guarire le donne sterili appoggiandovi il ventre sopra.


giovedì 20 aprile 2017

Gran Tour in bici delle pietre magiche nel monferrato alessandrino.

Introduzione: Oggi piove, è maggio ma ci sono 10 gradi, sono sceso a comprare due cose e ho sentito gente che ancora una volta si lamentava di questi posti. Bene, non piove tutti i giorni e quelli che si lamentano di solito sono quelli che non escono di casa se non in macchina per andare al centro commerciale. Bene questo mi spinge a fare questo post. Ho la fortuna di abitare in mezzo ad una delle zone più belle d'Europa, ricca di storia popolare e folklore che purtroppo è in gran parte sparita. La settimana scorsa ho fatto questo giro attraverso il monferrato Alessandrino e ho toccato 3 siti caratterizzati dalla presenza di pietre magiche o guaritrici, così popolari in piemonte legate al folklore e una religiosità antichissima oggi difficilmete comprensibili. Questi tre luoghi sono sparsi tra colline magnifiche, paesi monferrini arroccati sulla cima delle colline e panorami mozzafiato. 

Il giro è di circa 75 km, il dislivello non sono riuscito a calcolarlo ma penso sia intorno ai 1000 m. La strada è asfaltata al 95% anche di più. Quindi non è proprio una passeggiata ed è consigliabile una bici da touring. Il perido migliore è primavera (aprile/maggio) e l'autunno, in particolare ottobre. Ma evitando i giorni più freddi, la neve e la pioggia o il caldo estremo d'estate il giro è effettuabile tutto l'anno.

(aggiornamento 2023, traccia komoot qui: https://www.komoot.com/it-it/tour/1035486937?ref=wta




Si parte dalla stazione di Alessandria, se non siete di queste parti quindi si può arrivare in treno. Usciti dalla stazione si va a sinistra, alla rotonda di nuovo a sinistra, dopo un pezzo di brutto e trafficato spalto troviamo un'altra rotonda. A questo punto possiamo imboccare la ciclabile a destra, che pur in cattive condizioni ci renderà il percorso urbano più tranquillo. La seguiamo e arriviamo al nuovo ponte. A questo punto giriamo a destra per un centinaio di metri e imbocchiamo di nuovo la ciclabile a sinistra seguendola oltre lo stadio fino alla rotonda che incrocia Viale MIlite Ignoto. Qui imbocchiamo il viale tenendoci a destra sempre sulla ciclabile, per alcuni chilometri. Uscendo dalla città bisognerà spostarsi sulla sinistra per per prendere il sottopasso ciclabile in corrispondenza del grande svincolo della tangenziale, passiamo il ponte Tanaro e facciamo ancora un pezzo di ciclabile in condizioni deprecabili fino al sanatorio borsalino. A questo punto giriamo a sinistra e iniziamo il nostro giro in campagna. Andando verso la Valmilana seguiamo però la strada per Valle San Bartolomeo. Arrivati in questo sobborgo incontriamo un incrocio e svoltiamo a sinistra salendo in direzione Pecetto. Incontriamo il primo tornante e vedremo il sulla sinistra il bellissimo murale di Riccardo Guasco dedicato a Borsalino. Proprio sulla destra noteremo una pietra conficcata nel terreno, in cui alcuni riconoscono la "Peira del tempural" (pietra del temporale) [LINK] del folklore locale.



Proseguiamo e passati 2 piccoli tornanti arriviamo all'incrocio con una piccola stradina che scende sulla sinistra. A questo punto la prendiamo e praticamente torniamo indietro facendo quasi un anello percorrendo un pezzo di valle che pur essendo vicinissimo alla città ci regala viste meravigliose.


Comunque incrociamo la via Cerca e svoltando a destra la seguiamo fino a Gerlotti. Qui incrociamo la statale per Casale e dobbiamo prenderla per circa un km. Poi svoltiamo di nuovo a sinistra ritornando su strade di campagna. Non siamo ancora nella zona più bella ma iniziano ad esserci begli scorci di Monferrato. Comunque proseguiamo sulla proviciale 75 passiamo giardinetto e dopo circa un km, bisogna stare attenti a non perdere una stradina sulla destra che va verso Lu passando per una valletta meravigliosa, soprattutto in primavera. Ad un certo punto diventa sterrata dividendosi, prendiamo quella sulla destra e proseguiamo arrivando nel bel borgo di Lu Monferrato su una salita molto ripida.


Se vogliamo e abbiamo energie, possiamo visitare il bellissimo paese, se no proseguiamo verso conzano, altro sali e scendi e panorami meravigliosi. Bisogna dire che ci sarebbe una scorciatoia: una strada vicinale sterrata che resta in fondo valle e che incrociamo prima di salire a Conzano sulla sinistra. Ma ci perderemmo panorama e salite!



Una volta arrivati a Conzano scendiamo di nuovo e risaliamo a Camagna finalmente. Esattamente entrando in paese ci troviamo davanti ad una grande pittura murale di qualche anno fa. La prima cosa che vediamo è una strana forma nera con la scritta: "La Culiëta, la peira d'Camagna d'na vota ch'la marcava al'temp" (La Culiëta,la pietra di Camagna di una volta che segnava il tempo).


Questa Pietra di cui parliamo qui [LINK] purtroppo è stata murata ma noi sappiamo dove si trova! Prendendo la strada a sinistra andiamo avanti qualche centinaio di metri (ancora salita molto forte!!!) e incontriamo una chiesa bellissima in mattoni dedicata al solito Sant'Eusebio, cristianizzatore del Piemonte. Come diceva un anziano signore una volta: "n'do ca l'è Sant'Eusèbi ù iè semper il diavùl!" per dire che dove c'è Sant'Eusebio c'è sempre qualcosa di pagano [LINK]. Infatti i suoi santuari si trovano sempre su qualche luogo di culto precedente (vedi Oropa o Crea).



Bene al di sotto di questa chiesa c'è un muro di mattoni, con una Madonna, che sembra proprio ad una Matrona romana ed è li sotto che si trova la vecchia pietra che prediceva il tempo!



Immaginando la Pietra (non possiamo sapere se fosse una pitra naturale o un menhir) possiamo ripartire alla volta della pietra più famosa: La pietra di Santa Varena! Ci aspetta ancora un lungo tratto di strada, molto bello. Scendiamo di nuovo e prima di risalire a Cuccaro sulla sinistra vediamo la strada consortile che avevamo visto prima. Ci sarebbe molto da dire su questa pietra e rimandiamo alla pagina a lei dedicata [LINK], sappiate che la cristianizzazione non riuscì a cancellarne la fama, infatti venne usata come prima pietra di costruzione per la chiesa ma lasciata in vista con la scritta in evidenza. Ancora oggi qualcuno con dolori alla schiena si reca sulla scala, appoggia la parte dolorante e recità per tre volte: "Santa Vareina, Santa Vareina fame pasè l'mal de schiena!". In questo caso dopo quasi 70 km di sali e scendi in bici sarà molto utile!





Ripartiamo verso Alessandria, attraversiamo Casal Bagliano con il suo castello ormai ridotto a rovina, passando in una zona abitata fin dal neolitico in cui sono stati molti i ritrovamenti importanti (oltre a Villa del Foro anche il sito di Cascina Chiappona) relativi ai siti abitativi precedenti alla fondazione di Alessandria. Entriamo ad Alessandria proprio vicino alla stazione in cui poi potremo riprendere il treno con le nostre biciclette al seguito. Ci sarebbe molto da dire su questa pietra e rimandiamo alla pagina a lei dedicata [LINK], sappiate che la cristianizzazione non riuscì a cancellarne la fama, infatti venne usata come prima pietra di costruzione per la chiesa ma lasciata in vista con la scritta in evidenza. Ancora oggi qualcuno con dolori alla schiena si reca sulla scala, appoggia la parte dolorante e recità per tre volte: "Santa Vareina, Santa Vareina fame pasè l'mal de schiena!". In questo caso dopo quasi 70 km di sali e scendi in bici sarà molto utile! Ripartiamo verso Alessandria, attraversiamo Casal Bagliano con il suo castello ormai ridotto a rovina, passando in una zona abitata fin dal neolitico in cui sono stati molti i ritrovamenti importanti (oltre a Villa del Foro anche il sito di Cascina Chiappona) relativi ai siti abitativi precedenti alla fondazione di Alessandria. Entriamo ad Alessandria proprio vicino alla stazione in cui poi potremo riprendere il treno con le nostre biciclette al seguito.

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Per quanto riguarda links, bibliografia e maggiori informazioni seguite i collegamenti che trovate lungo il testo. Ovviamente il percorso può essere effettuato anche in auto o in moto anche se in bici o a piedi ha tutta un'altra importanza.

mercoledì 10 giugno 2015

Chiesetta romanica di Levo, ex tempio dedicato a Beleno


Ancora una volta sono andato a visitare un luogo sacro, arrivato fino ai nostri giorni come luogo cristiano. Come molte altre volte voglio sottolineare che non bisogna andare a cercare molto lontano, le nostre terre sono piene di testimonianze del periodo precristiano e non bisogna nemmeno cercare di fantasticare troppo. Anzi le testimonianze ci vengono direttamente dai cristianizzatori che conservarono i luoghi per farne loro il culto così radicato e dai ricercatori che nel secolo scorso ristrutturarono la chiesa.


La chiesa si trova sempre in Piemonte a Levo, sul Lago Maggiore sopra a Stresa, posto magnifico. Si trova seguendo le indicazioni per la Chiesetta Romanica. La chiesa venne restaurata nel 1944 e in quel momento vennero poste delle targhe che spiegano la storia del luogo e sistemate le stele che qui si trovavano. Due sono state murate all'ingresso della chiesa, una con inscrizione romana e una in caratteri etruschi e lingua celtica. Altre tre stele sono state rimosse e conservate al Museo di Antichità di Torino.
La chiesa fu un tempio pagano dedicato al Dio Sole (Belenus) e poi cristianizzato dai Santi Giulio e Giuliano delle riviera d'Orta, di cui oggi si conserva un antico affresco.


Sul muro opposto infatti c'è la parte più interessante. Vi si trova conservato il portale d'ingresso del Tempio di Belenus, con la sua faccia sull'architrave in tipico stile celtico. In diversi casi queste facce sono sopravvissute in zona e arrivate fino a noi come reperti sacri. Sappiamo infatti che in molti casi Belenus venne poi identificato come il Dio cristiano (come la Madonna per Belisama e altre dee).
Sul lato destro si conserva anche un masso-vasca, che ci rimanda ad un'altra pratica sacra passata dal paganesimo al cristianesimo: quella dell'acqua santa. Sempre su questa facciata poi incontriamo l'affresco raffiguarnte i due santi che "cristianizzano" il tempio.


Al minuto 19:06 di questo bellissimo documentario (da vedere assolutamente se amate gli argomenti trattati in questo blog) c'è una bella spiegazione del luogo.



La chiesa è poi stata dedicata alla Vergine Taumaturgica delle Grazie, un'altro elemento tipico dei luoghi pagani cristianizzati.


LINKS e altri collegamenti:

domenica 16 novembre 2014

Faie, Masche, Cercalune: le streghe in Piemonte, convegno con Donatella Taverna.

L'ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO DELLA GAMBARINA di Alessandria ha presentato in convegno dal titolo "MASCHE E STREGHE PIEMONTESI". Sabato 15 novembre dalle ore 17.00 presso il Museo etnografico della Gambarina in piazza della Gambarina 1 ad Alessandria la professoressa Donatella Taverna ha parlato delle parole “Masca”, “Stria” e di altri meno conosciuti come "Cercaluna" (sercalùna). Il pomeriggio ha anche visto la partecipazione di Chaco Marchelli che tra un discorso e l'altro ha intrattenuto i presenti con antichi canti della tradizione locale.
La ricercatrice torinese di origini alessandrine ha esposto il risultato dei suoi studi sull'argomento, e ha esposto le sue teorie secondo le quali la stregoneria in Piemonte, specialmente le Masche (come vengono chiamate in le streghe in questa regione) sia fortemente influenzata dalla cultura occitana e francese.



Guardando il video da Youtube (LINK) si può saltare direttamente da capitolo a capitolo, usando la descrizione.

venerdì 31 ottobre 2014

Pietra del temporale: un menhir alle porte di Alessandria.


Da piccolo avevo sentito parlare di sassi antichi e malefici che si trovavano dalle parti di Valle San Bartolomeo e Pecetto, estrema periferia nord di Alessandria. Poi circa una decina d'anni fa mentre ero in Montagna con un gruppetto di escursionisti e venne fuori il discorso di pietre coppellate e menhir che talvolta si incontrano sulle nostre montagne, un anziano signore ci raccontò di alcune pietre erette che si trovavano proprio a Valle San Bartolomeo e che una volta qualcuno chiamava pietre dei temporali perchè usate da alcuni personaggi strani che trafficavano con "La Fisica" (stregoneria o magia in lingua locale). Per anni sono impazzito a pensare dove potevano essere queste pietre e ci sono anche passato davanti decine di volte. Alla fine credo di averlo trovato, proprio sulla strada che da Valle San Bartolomeo sale a Pecetto su di un bivio poco dopo l'abitato. E' ovvio che probabilmente sia stata una pietra migliare molto antica, ma è molto simile sia nella posizione che nella forma ad alcuni menhir "minori" che avevo visitato in Bretagna nella zona di Morbihan pochi anni fa. Potrebbe essere stato il suo nuovo utilizzo come è accaduto per altre pietre? Si tratta di un masso che esce di circa un metro e venti da terra ed è costituito da pietra porosa con fossili, tipica della zona, molto simile a quella del Menhir di  Montechiaro. E' impossibile datarlo e sapere se questa sia la sua posizione originale o sia stato spostato qui in epoca successiva e la scarsa attenzione riguardo alla propria storia e al proprio territorio di queste zone non aiuta. Ho guardato in giro ma non ho trovato altre pietre simili. Una pietra strana e sicuramente lavorata si trova ad una ventina di metri salendo la strada più piccola, molto rovinata ed attaccata ad una specie di muretto. Ma potrebbe essere qualsiasi cosa. Tutta la zona è recintata in giardini privati oppure trasformata in campi coltivati, quindi credo che se altre pietre ci fossero state sarebbe molto difficile trovarle. Ovviamente chiunque avesse maggiori informazioni su questa pietra sarebbe il ben venuto.


Qui sopra l'unica altra pietra "lavorata" a pochi metri dal "menhir".

mercoledì 30 luglio 2014

Sant'Eusebio e la prima cristianizzazione del Piemonte

"Dove c'è Sant'Eusebio c'è roba pagana" diceva un vecchio tempo fa.

 S. Eusebio benedice le pietre magiche di Oropa, (notare anche che la madonna è nera). Dipinto di M.Giovanna Brovetto della Basilica di Oropa.

Qualche anna fa ho visitato Carnac in Bretagna "il paese dei megaliti" e vidi i dipinti che raffiguravano il famoso santo tra le pietre. La chiesa come in mille altre occasioni non era in grado di distruggere le pietre erette nella zona e aveva così cristianizzato il culto di queste. Da notare il nome CORNELIO, corna, Cernunnos!

 Saint Cornély di Carnac (Bretagna)

Ma lasciamo stare e torniamo dalle nostre parti. Anche qui, anche se in scala più piccola ci sono decine di esmpi simili, conosciamo bene le numerose pietre guaritrici che ci sono in piemonte (tag: Pietre Piemonte) pietre e luoghi impossibili da distruggere che sono sopravvissuti fino a noi cristianizzati (Oropa, Villa del Foro, Crea...). Finalmente però ho trovato su un mercatino un libretto del 1961 di Mario Trompetto di cui io possiedo la terza ristampa del '72, dal titolo "S. EUSEBIO DI VERCELLI.


Questo libretto è importantissimo, perchè venne scritto negli anni in cui la moda dell'archeologia misteriosa non era ancora arrivata e soprattutto perchè è un edizione ufficiale del Santuario, scritta dall'allora rettore del santuario M. Trompetto per la festa festa di S. Eusebio del 1 Agosto 1961. Quindi niente a che vedere con misteri, neo celtismo, druidismo, hippies che studiosi e cattolici amano tanto denigrare.


A pagina 9, capito III si affronta l'argomento a me molto caro: culti pagani in Piemonte. Come potete leggere qui sopra si dice chiaramente che a Vercelli (città romana) la religione prevalente era il politeismo romano, nei territori limitrofi romanizzati lo stesso misto alla religione celtica che invece sopravviveva intatto nelle zone alpine e in Monferrato. Prima di continuare vorrei fare due puntualizzazioni: 1) anche se si considera tutta l'Italia del Nord o Gallia Cisalpina romanizzata già da secoli, è chiaro che lo fossero soltanto i centri urbani.  2) In tutto il Piemonte (Alpi e Monferrato almeno) la cultura celtica perdurò per molti secoli intatta.
Dopo queste importanti notizie si scende nei particolari: alle divinità femminili che usando un termine romano vengono dette "matrone" (come nel resto della Gallia transalpina e nelle isole britanniche) sono sacri massi detti "Barme". E' interessante vedere che dopo la cristianizzazione a tutte le pietre famose è sacra una madonna: La Madonna nera di Oropa, La Madonna con il bambino di Crea e Santa Varena a Villa del Foro vicino Alessandria. Ai boschi invece era sacro Apollo. Anche in questo caso si usa la divinità con cui i romani identificavano le divinità celtiche della luce (BELENUS), BORMO, il ribollente, legato alle acque (da cui deriva per esempio il nome del fiume Bormida e del Borbera che proprio da queste parti scorrono o la città di Bormio LINK). Dopo e nelle pagine 10-11 si sottolinea il fatto che i massi di Oropa fossero sacri alle "Matrone" divinità femminili celtiche e che da queste parti sopravvivessero anche superstizione e astrolgia. Anche qui credo sia interessante notare che certi culti delle campagne era visti come estranei già dai romani "pagani", quindi già pagani prima del periodo cristiano. Pagano infatti deriva da Pagus, villaggio, appunto, quindi riferito alle usanze religiose degli abitanti delle campagne.
A pagina 10 e poi a pagina 11 vengono descritti chiaramente i centri principali di questo tipo di culti celtici: Oropa, Crea, Lucedio, su una collina morenica della valle d'Elvo e a Salussola. 
S.Eusebio si concentrò principalmente a Oropa e a Crea, luoghi di antichissimo culto in cui sul libro si dice chiaramente egli sostituì le divinità pagane con le madonne cristiane (che in verità non esisterebbero nel cristianesimo monoteista cristiano delle origini).



In quanti oggi recandosi in questi luoghi sacri si rendono conto che stanno in verità onorando culti antichi di millenni, e soprattutto non la Madonna cristiana ma antiche Dee care ai nostri avi? E anche noi forse non ci rendiamo conto che le varie madonne non sono altro che le nostre antiche divinità femminili che anche se hanno perso i loro nomi originali sono giunte fino a noi?

Sacro Monte di Oropa: http://leradicideglialberi.blogspot.it/2008/04/la-pietra-della-vita-oropa_1308.html
Sacro Monte di Crea: http://leradicideglialberi.blogspot.it/2014/12/la-pietra-guaritrice-del-santuario-di_26.html 
La pietra di Camagna: http://leradicideglialberi.blogspot.it/2014/12/la-pietra-magica-di-camagna.html

Bibliografia:
S. Eusebio di Vercelli, di Mario Trompetto. Tipolitografia MAULA, Biella.
Le Grandi Pietre Magiche, di Roberto Gremmo. Ed. Storia Ribelle.
Dizionario di Mitologia Celtica, di Miranda J. Green. Ed. Bompiani.

lunedì 23 settembre 2013

Equinozio d'Autunno 2013. Mabon!

Per festeggiare l'Equinozio d'Autunno, o giorni di Mabon, siamo andati a fare una delle nostre classiche escursioni sull'Appennino Piemontese. Siamo tornati su una delle nostre mete preferite: il Monte Ebro, punto più alto della parte piemontese dell'Appennino e della provincia di Alessandria. Il tempo non era dei migliori, in alcuni momenti eravamo completamente immersi nelle nuvole e il panorama era mpolto limitato anche quando il vento apriva un pò il cielo. Comunque come sempre è stato uno spasso. Siamo anche passati a fare alcune offerte ad un piccolo altarino dedicato a Belenus nella faggeta che si trova tra la cima dell'Ebro e il Rifugio Orsi.



Escursione:
Questa volta abbiamo optato per l'anello e devo dire che è la cosa più bella da fare in questa zona. Si arriva a Caldirola (stazione sciistica alessandrina in voga negli anni 60-70 e ora un pò decaduta) e si posteggia la macchina al villaggio La Gioia a circa 1050 m, proprio vicino agli impianti. Esistono anche alcune corse di bus per raggiungere Caldirola, ma gli orari sono un pò complicati.
Il percorso è fattibile sia in estate che in inverno con le ciaspole. Si sale fino al monte Gropà (dove arriva la seggiovia) per poi girare a sinistra seguendo il sentiero che collega le varie cime(arrivando dal Monte Giarolo), Gropà, Panà, Cofrone, Ebro e poi ancora Chiappo... il panoramo se è bel tempo è incredibile e spazia dalla costa ligure con il mare alle Alpi con il Monte Rosa.
Giunti alla cima dell'Ebro 1700 m. si torna seguendo un sentiero diverso:
LINK alla mappa dei sentieri (in rosso è indicato il ritorno)
Appena ripreso il sentiero verso il Cofrone si gira a destra e si scende verso il Rifugio Orsi. Da li attraverso faggete e pinete si raggiunge Caldirola completando l'anello.
Il dislivello totale compresi i saliscendi è di circa 750 m e lo sviluppo è intorno ai 10 km.

Offerte per l'Autunno:
In mezzo alla faggeta sul sentiero di ritorno si trova un piccolo altarino dedicato al divinità solare Belenus e agli spiriti del bosco. Abbiamo quindi offerto un pezzo di cioccolato e alcune caramelle.  



venerdì 22 marzo 2013

Il menhir di Chivasso.

Visita e foto, dicembre 2008.


Si tratta di uno dei tre "menhir del Canavese", detti "lapis longus", monoliti litici raggruppati per via delle caratteristiche simili. Gli altri due menhir sono quelli di Mazzè e Lugnacco rispettivamente di 4,2 e 3,85 metri di lunghezza, mentre questo misura 4 metri. Si trova in zona centrale ed è stato protetto da una teca trasparente che sicuramente lo salva dalle intemperie ma lo rende difficile da vedere. In ogni caso è bello vedere che per una volta ci sia stata una tale cura nel proteggere un oggetto storico come questo.


Generalmente attribuita all’età del Bronzo o del Ferro, la stele di Chivasso è difficile da datare con precisione a causa della scarsità di indizi o manufatti associati. Il menhir è stato nei secoli posto in una chiesa, nel medioevo utilizzato come “berlina” a cui venivano legati i debitori insolventi fino ad essere usato come semplice panchina all'inizio del '900. Nonostante le difficoltà di osservazione dovute alla protezione in vetro, si può notare chiaramente una coppella incisa sulla parte inferiore della pietra, un elemento che testimonia l'importanza simbolica e rituale del monolite.



Links:
http://131.175.16.134/meus/ita/meuslive/meuslive.php?projectid=96&wget=1
http://www.eco-spirituality.org/eupm-027.htm
http://www.themodernantiquarian.com/site/11633/chivassos_menhir.html (ENGLISH!)

lunedì 18 febbraio 2013

Il menhir di Mazzè.

Il menhir (o stele) di Mazzè.


Questo è il terzo di tre menhir molto simili trovati in questa zona. Gli altri sono quello di Lugnacco   e quello di Chivasso, tutti molto simili per lavorazione, forma e dimensione. Il monolite, alto 4 metri, venne ritrovato durante i lavori della diga a pochi chilometri e quindi non è nel suo luogo originario. Questo rende ancora più difficile la sua datazione, praticamente impossibile per mancanza di reperti. Comunque si pensa che risalga alla prima età del ferro, vista la sua accurata lavorazione e similitudine ad altre pietre simili ritrovate in Germania, un epoca molto più recente all'epoca megalitica. Per una volta quindi sembrerebbe esatto parlare di menhir celtico. Si trova sulla piazza principale di Mazzè in provincia di Torino. In oltre un calco di questa pietra è visibile al Museo di Antichità di Torino insieme ad altri notevoli reperti della zona Piemontese.

(ENG) Menhir of Mazzè.
This stone is the tird of 3 menhirs found in this area, similar for size and shape. The others are the
Lugnacco one and the Chivassos one. It was found during the works on the local dam, so it's not in his original position. The age is not sure, but it can be more recent than the typical megaliths, probably it was erected during the early iron age (it is similar to some german stones of this age), so for one time seems to be possible to call it celtic menhir.


Sul menhir sono in oltre visibili le tracce di una accurata lavorazione: diverse coppelle sono state scavate con utensili litici e sono ancora oggi visibili, specialmente al mattino con luce radente. Tale accurata lavorazione rende possibile questo monolite una vera e propria stele monumentale, probabilmente in origine eretta su di un tumulo funerario.




mercoledì 20 giugno 2012

Buffo altarino al dio Pen sul monte ebro.


Qualche tempo fa ci siamo recati sulla cima del Monte Ebro per installare un piccolo tempietto dedicato al Dio Pen o Penn. Dio delle alture, associato alle montagne era venerato dalle popolazioni celtiche e liguri è quasi sconosciuto anche se spesso ancora usiamo il suo nome legato al territorio. Sembra che originariamente si trattasse di una dea (Pennina), ma probabilmente il sesso è secondario in quanto in epoca preromana gli dei non venivano adorati in forma umana! I Romani poi, quando invasero le nostre zone "romanizzarono" anche questa divinità associandola a Giove: Giove Pennino (Iuppiter Poeninus).
Se pensate che si trattino di fantasie o fricchettonate, pensate solo a quanti toponimi derivino da questo Dio: Il Monte Penna (LINK), il Monte Pennino tra Marche ed Umbria (LINK), l'omonimo in liguria, le Alpi Pennine o semplicemente basti pensare alla catena degli Appennini che attraversa l'Italia. Il nome "Appennini" deriva appunto da Pen, Giove Appennino poi. 
A questa divinità furono dedicati molti luoghi, menhir, cerchi di pietre e templi poi. 
Da ricordare il cerchio del piccolo San Bernardo (La Thuile - LINK) a lui dedicato o il "falso menhir" (LINK) di Finale, una pietra naturale scolpita, sembra, per simboleggiare PENN.


Il "tempietto"(*) è di fattura molto semplice, ma la decisione è stata presa all'ultimo momento. Abbiamo deciso di portarlo sul monte Ebro perchè rappresenta il punto più alto dell'Appennino Piemontese (1700 metri slm) ma anche perchè è un luogo che ci capita di raggiungere spesso e che consideriamo in qualche modo magico. Abbiamo deciso di non installarlo sulla croce cristiana a pochi metri, perchè pensavamo potesse essere considerato offensivo e noi siamo per la libertà di culto. Problema, bisogna sottolinearlo, che i monoteisti non si sono mai posti, disseminando di croci tutte le nostre alture.


La rappresentazione stilizzata e non umana della divinità (un picco con gli occhi) è stata decisa perchè, come dicevamo sopra, in epoca antica le divinità e gli spiriti non venivano rappresentati in forma umana dai nostri avi celti e liguri. Speriamo che il tempietto non venga vandalizzato subito e possa resistere per un pò.


La splendita vista che si gode dalla vetta del Monte Ebro.

Nota: (*)
Il termine tempietto non è esatto, infatti il tempio delle divinità pagane (non antropocentriche!!!) è già lo scenario naturale e possiamo incontrare il loro spirito ovunque vogliamo o riusciamo a sentirlo. Per questo, come nel caso del tempietto a Belenus sul Monte Tobbio (LINK) abbiamo deciso di realizzare una piccolissima rappresentazione che sia più che altro un ricordo alle vecchie divinità per chi ormai le ha dimenticate. Le croci di cemento armato alte 10 metri le fanno i cristiani non noi!

giovedì 12 gennaio 2012

Gita sul Monte Musinè.

Lo scorso anno, in primavera, sono finalmente riuscito a recarmi sul Monte Musinè. Chiunque si interessi di "mistero", specialmente in Piemonte conosce molto bene questo monte. Su di esso si può trovare qualsiasi cosa: rocce coppellate, incisioni di vario genere, menhir più o meno veri, monumenti alla cristianità e alla lotta al paganesimo, targhe dai significati esoterici incomprensibili, leggende di ufo e di energie terrestri e molto altro. Ne parlò molto e su diversi libri, uno dei padri dell'archeologia misteriosa Peter Kolosimo. Al contrario di altri luoghi però, su questo monte molte delle cose qui sopra elencate ci sono davvero e si possono toccare con mano. Tra i numerosi sentieri che consentono di raggiungere la cima il più frequentato è senza dubbio quello che parte dal campo sportivo di Caselette (378 m) e che, passando per il santuario di Sant'Abaco, percorre integralmente la cresta sudest.
Purtroppo non ero da solo quindi non ho potuto lasciare il sentiero e allontanarmi più di tanto, infatti non sono riuscito a trovare la cosa che più mi interessava e che al di la di misteri e di ufo, è sicuramente originale: la grande pietra con coppelle. Detto questo salendo dal fondo valle si incontra una parte senza vegetazione, quasi mediterranea che sicuramente, a livello istintivo, risulta strana forse perchè del tutto fuori luogo. In questa zona è facile incontrare affioramenti rocciosi e molte pietre a forma di menhir. A dire la verità anche il più grande esperto di megaliti farebbe molta fatica a dire cosa è naturale e cosa no, sicuramente una qualche importanza queste pietre dovevano averla. Comunque due sono le cose che ho deciso di fotografare in questa zona:


1) una pietra caduta a forma di stele 
Un "allineamento" segnalato su vari libri, tra i quali "Spiriti di Pietra" (Macchione editore) di Massimo Centini (pag. 39) il quale di solito è molto accurato.


Su questo sito potete vedere più foto qui:
Non ho trovato il famoso Menhir con il falso "ufo" inciso, fotografato e pubblicato su decine di libri e che negli anni '70 ha contribuito molto a creare l'alone di mistero attorno a questo monte.
Arrivati sulla cima la prima cosa che salta all'occhio è l'enorme croce in cemento, simbolo della vittoria del cristianesimo sul paganesimo. Su questa croce e sul suo significato di intolleranza religiosa mi dilungherò di più nel post successivo, il fatto è che una croce di tali dimensioni (direi quasi una decina di metri), targhe firmate dal re in persona, ecc... devono avere un significato. Questo monte doveva avere di certo una grande importanza in passato per i culti locali.


Tra le cose più misteriose poi c'è un piccolo "cippo", in realtà questo si trova sulla vera cima della montagna, la croce infatti, è alcuni metri più in basso, che reca una scritta veramente enigatica: "Qui è l'Una Antenna dei Sette Punti Elettrodinamici, che dal proprio nucleo incandescente vivo la Terra tutta respira emette vita. Qui operano le Astrali Entità che furono: Hatsheptut, Echnaton, Gesù il Cristo, Abramo, Confucio, Maometto, Buddha, Ghandi, Martin Luther King, Francesco d'Assisi, e anche Tu, se vuoi, alla fratellanza costruttiva tra tutti i Popoli. Pensaci intensamente, 3 minuti: Pensiero è Costruzione". La scritta è riportata su di una targa e anche questo "cippo" è in muratura, quindi una cosa studiata e che a richiesto un certo lavoro. Tuttavia nessuno sa di cosa si tratti esattamente o chi l'abbia costruita. Riporto la foto:


Chiusa la parentesi propriamente "misteriosa", la cosa che tra tutte quelle che ho visto mi ha più colpito è una roccia con una grande coppella, proprio sulla cima a pochi metri dalla grande croce. Nessuno ne parla ne sui libri ne su internet e la cosa è veramente strana. Probabilmente sono tutti molto più attratti da cosa più appariscenti e fantastiche come gli avvistamenti degli ufo o messia millenari. Riporto la foto:


Anche su questa roccia potete vedere più foto seguendo questo link:
Tra le altre cose come dicevo il Musinè è famoso per gli avvistamenti Ufo e per le energie terrestri che ne farebbero un centro molto importante. Certo è che, probabilmente per grandi quantità di minerale di ferro, le bussole in vari punti di questo monte impazziscono.
In definitiva è una gita molto interessante, sia a livello naturalistico che storico (indagini archeologiche hanno segnalato il Musiné come area di presenze pre e protostoriche ed è innegabile, come dicevo, che questa montagna fosse stata sacra nell'antichità) ed è senza dubbio molto affascinante. Meglio andarci in primavera o in autunno perchè con il caldo il percorso potrebbe diventare veramente fastidioso. Vorrei fare un appunto all'archeologia ufficiale, che come sempre cerca di tenersi il più lontano possibile da posti come questo, facendo di ogni erba un fascio e perdendo parti molto importanti della nostra storia passata (le pietre coppellate sono un dato di fatto!)
LINKS:
Bibliografia:
Spiriti di Pietra, (Macchione editore) di Massimo Centini.
Musinè magico, (Piemonte in bancarella) di Giuditta Ansante Dembech. (libro incentrato sulle teorie più esoterico, ma interessante per quanto riguarda le foto dei siti, alcuni oggi andati distrutti).