mercoledì 3 aprile 2019
Barbero: I Celti, i Piemontesi, Umberto Eco.
martedì 2 aprile 2019
PREGHIERA DRUIDICA DELLA PACE
...
Profondamente dentro il fermo centro del mio essere
possa io trovare la Pace
Silenziosamente dentro la quiete della Radura
possa io condividere la Pace
Dolcemente dentro il più grande cerchio dell’umanità
possa io irradiare la Pace.
...
In english:
Deep within the still center of my being,
may I find peace.
Silently within the quiet of the Grove,
may I share peace.
Gently and powerfully, within the greater circle of humankind,
may I radiate peace.
articolo preso da: http://druidismoalessandria.blogspot.com
E già che ci siamo pubblichiamo anche la preghiera universale dei druidi:
(da OBOD http://www.druidry.org/events-projects/peacemaking-druidry)
Questa preghiera scritta da Iolo Morganwg, non menziona la pace, ma guarda ad essa in forma d'amore per tutte gli esseri viventi e divini alla fine:
Concedeti o Dea (*) la tua protezione,
E nella protezione, forza,
E nella forza, comprensione,
E nella comprensione, conoscenza,
E nella conoscenza, conoscenza di giustizia,
E nella conoscenza di giustizia, l'amore per essa,
E nell'amore per essa, l'amore per tutte le esistenze,
E nell'amore per tutte le esistenze,
L'amore per la Dea (*) e per tutte le Divinità.
Grant o Goddess (*) thy protection,
And in protection, strength,
And in strength, understanding,
And in understanding, knowledge,
And in knowledge, the knowledge of justice,
And in the knowledge of justice, the love of it,
And in the love of it, the love of all existences.
And in the love of all existences,
The love of Goddess (*) and all goodness.
(*) Si può dedicare questa preghiera alla divinità, alle divinità, agli spiriti, alla forza universale o in quello che crediamo.
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lunedì 11 marzo 2019
Le Dee Madri dell'Europa antica. 40 mila anni di rappresentazioni al femminile.
Il titolo è un pò ruffiano. Non tutte le dee antiche erano anche madri, ma di solito si chiamano così. Questo post parte dalla visita alla meravigliosa visita alla mostra "Donne, Madri, Dee" ai musei civici di Udine di inizio 2018. "Una mostra rilevante dal punto di vista scientifico, perché per la prima volta si raccolgono esempi rari e unici della produzione figurativa antica del Centro Europa e dei Balcani, e in qualche modo attinente e prossima anche per tematica: lo stesso Neumann nel 1981 considerava queste produzioni figurative “rappresentazioni della dea della fertilità…simbolo archetipico della fertilità e del carattere elementare, soccorrevole, protettivo, nutriente”.
40 MILA ANNI DI RAPPRESENTAZIONI AL FEMMINILE
Oggi come nella preistoria l'uomo esprime attraverso simboli la sua visione del mondo e della sua realtà interiore. Le analogie formali tra arte paleolitica e contemporanea nascono da identici procedimenti concettuali di astrazione. Da 40 mila anni iconografia e metafore appaiono immutabili. Donna, madre o dea, generatrice del figlio di Dio o corpo che si offre nella sua tragica nudità, la presenza della donna è costante attraverso i millenni.
La mostra si apre con uno degli oggetti più rappresentativi del Paleolitico italiano, la cosiddetta Venere di Savignano, scoperta a Savignano sul Panaro (Modena) e risalente a ben 25.000 anni fa e oggi conservata presso il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma. Il materiale è il Serpentino.
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Venere di Savignano - Savignano sul Panaro (Modena) 25.000 a.c. |
La mia preferita, anche se più giovane di 20.000 anni è la statua femminile bicefala di Vho, trovata a Vho di Piadena (Cremona) e risalente ad un periodo compreso tra il 5500 e il 5200 a.c. Il materiale è la terra cotta ed è conservata al museo archeologico di Piadena (Cr).
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Statuetta femminile bicefala di Vho - Vho di Piadena (Cremona) - 5500-5200 a.c. |
Molte e incredibili sono le rappresentazioni in terracotta provenienti dai Balcani, come la serie appartenente alla Cultura di Vinca (LINK) che grosso modo vengono dall'attuale Serbia e che risalgono al 5500-4500 a.c.
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Cultura di Vinca - 5500-4500 a.c. |
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Cultura di Vinca - 5500 - 4500 a.c. |
Bellissime le due statuette provenienti da Bilcze Zlote, Ucraina facenti parte della cultura di Cucuteni-Tripolye e risalenti al periodo che va dal 4800 al 3000 a.c. conservate al museo di Archelogico di Cracovia in Polonia. Anch'esse in Terracotta. Ne ha parlato Marija Gimbutas e in effetti ricordano la "famosa" Dea Civetta.
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Statuette femminili di Bilcze Zlote, Ucraina - 4800 - 3000 a.c. - Terracotta. |
Apartenente alla Cultura di Starcevo, ma proveniente sempre dalla zona serbo-croata è questa statuetta in terracotta più imponente del 5500 a.c.
Mentre molto più astratte e più recenti sono queste tre rappresentazioni provenienti dalla Slovenia e dalla Croazia che risalgono a seconda, da un periodo che va dal 4300 al 2500 a.c.
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Cultura di Starcevo - 5500 a.c. - Terracotta. |
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Rappresentazioni provenienti da Slovenia e Croazia. 4300-2500 a.c. - Terracotta. |
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venerdì 8 marzo 2019
L'Alesia della Gallia Cisalpina: il genocidio dei Boi e degli Statielli.
(vai qui per conoscere le popolazioni pre-romane del Piemonte LINK)
I Romani, come ben sappiamo, consideravano l'Italia settentrionale un luogo selvaggio, costituito da monti, selve e paludi, abitato da galli bellicosi. Per questo, il territorio era conosciuto come Gallia Cisalpina e questa suddivisione rimase tale per secoli. Ancora ai tempi di Cesare il fiume Rubicone, nei pressi di Rimini, separava l'Italia dalle Gallie. Soltanto nel 45 a.c. I Cisalpini ebbero la cittadinanza romana. Tuttavia, specialmente nei territori del Nord Ovest, la romanizzazione non fu mai completa, nelle campagne le popolazioni continuarono a conservare usi e costumi propri fino ed oltre all'arrivo dei Goti e dei Longobardi e i centri romani si deteriorarono in gran parte dei casi già ben prima della fine dell'impero d'occidente. I territori che oggi chiamiamo appunto Italia del nord, Francia del Sud, parte della Svizzera, erano durante il primo millennio a.c. abitati da popolazioni Liguri, che nell'età del ferro parlavano lingue celtiche, adoravano divinità celtiche e che in alcuni casi diedero origine a culture particolari come quella di Golasecca. Probabilmente queste società furono il frutto di una serie di stratificazioni di migrazioni che si sovrapposero e si mescolarono a popolazioni preesistenti e che oggi vengono considerate all'origine della civiltà celtica, alla pari di quella di Hallstatt anche se con caratteristiche particolari proprie. Di queste popolazioni sappiamo molto poco. Gli storici romani si soffermano in poche occasioni su di esse e, in gran parte dei casi, non li distinguono bene dalle altre tribù transalpine che scavalcarono le Alpi dal IV secolo in poi. Quello che sappiamo è legato più che altro a guerre e battaglie, ai toponimi e a pochi ritrovamenti archeologici in un area che essendo stata tra le più intensamente abitate, coltivate e industrializzate d'Europa, ha lasciato ben poco da scoprire. Quel poco che è rimasto in molti casi non è stato scoperto o giace in piccoli musei di provincia dimenticati in quanto non romani o non “italici”. Sembra una provocazione ma chiunque frequenti questi musei sa che non è così. Gran parte della Pianura Padana venne quindi occupata dai Galli Boi (da cui Bologna), dai Senoni (Senigallia), dagli Insubri (Milano) e da altre tribù transalpine. Nel nord ovest le popolazioni autoctone resisterono o si mescolarono con le nuove. Di queste in molti casi sappiamo anche i nomi: I Taurini da cui ci è giunto il nome di Torino, i Salassi, i Cozi che con il Re Cozio restarono indipendenti fino addirittura a verso il 63 d.c. I Marici che probabilmente fondarono Pavia e il cui territorio occupava anche parte delle attuali province di Piacenza, Alessandria (Petra Mariciorum l'attuale Pietra Marazzi alle porte di Alessandria) e Asti.
Prima di Alesia: Il genocidio dei Boi e il massacro degli Statielli: come dicevamo sopra, tra le poche cose che ci sono pervenute attraverso le testimonianze degli storici latini, ci sono le cronache di alcune campagne militari. Tra le più significative c'è quella condotta contro alla tribù degli Statielli, stanziati nell'odierno Piemonte meridionale in quella che oggi è la provincia di Alessandria. Più esattamente questa popolazione occupava la zona a sud del Tanaro compresa tra Acqui Terme (Aquae Statiellae, oggi identificata con la loro capitale Carystum) e Tortona. I romani dai tempi del Sacco di Roma di Brenno guardavano con preoccupazione ai galli che vivevano al di sopra dell'appennino e che continuarono ad allearsi con altre popolazioni italiche e non per cercare di sconfiggere la nuova potenza. La situazione divenne più critica con le guerre puniche e i romani sempre più potenti iniziarono una serie di azioni militari. Tra le più famose quelle in Emilia contro ai Boi che dopo anni di battaglie ebbero il colpo di grazia verso il 190 a.c. Da parte di Cornelio Scipione Nasica che Massacrò, secondo le fonti, 28.000 Galli. I sopravvissuti (vecchi e bambini) trasformati in mano d'opera e il bottino (armi, oro, 1471 torques, argento, 1230 cavalli, ecc... ) portato a Roma. Bononia (Bologna) la loro capitale, viene ridotta a colonia nel 189 a.c. Interessante ricordare Monte Bibele, sempre nei pressi di Bologna in cui prosperò una singolare società mista Etrusco-Celtica che venne probabilmente annientata nello stesso periodo.
Più difficili da estirpare erano appunto le popolazioni gallo-liguri a ovest, arroccate sulle montagne. Prima toccò agli apuani e poi via via ad altre popolazioni che non volevano “stare tranquille”. Le prime Colonie sono quelle di Luni e Lucca, ma tutto il territorio intorno ribolle di ribellione. I galli si riprendono anche Mutina (Modena) senato proclama lo stato di mobilitazione (tumulus gallicus et ligustinus). Nel 175 I Friniati con altre popolazioni galliche confederate (Garuli, Ergati, Lapicini e gli Apuani superstiti) Devastano Luni e Pisa. Purtroppo la ribelliione verrà placata dal console Publio Mucio Scevola e i Friniati annientati da Quinto Petilio Scurino. I sopravvissuti vengono resi schiavi o sono costretti a fuggire sulle montagne impervie. Più a Nord ci sono però le altre popolazioni che continuarono a regnare nelle loro fredde terre ancora estranee ai Romani. Tra di essi, appunto, gli Statielli, che grosso modo (e in modo molto meno definito di quanto possiamo pensare oggi) occupavano un area triangolare che andava da Alessandria e Castellazzo a nord all'appennino ligure a sud.
Vivevano di agricoltura e pastorizia ma anche di commercio tra il nord e Genova e questo li aveva convinti a restare tranquilli. Questo però non fermo Marco Popilio che inizio una vera e proprio campagna di sterminio e massacrò 10.000 nemici e ne fece prigionieri a centinaia, perdendo appena 3.000 uomini. Gli altri Liguri si arresero a Popilio, che comunque distrusse la loro città, vendendone le proprietà. Ma il fatto fu così grave che il Senato per la prima volta, offeso dal fatto che Lenate avesse attaccato un popolo senza essere stato provocato, gli impose di ridare ai Liguri le loro case e le loro proprietà. Popilio si rifiutò di obbedire e ne nacque un forte contrasto con la massima assise repubblicana. Alla fine Popilio tornò nella sua provincia senza l'appoggio del Senato. L'anno successivo continuò a combattere contro gli Statielli, uccidendo ancora più di 6.000 persone in battaglia. Ciò provocò la rivolta di tutti i Galli della Liguria interna, provocando la dura reazione del Senato. Nonostante tutto ciò, nel 159 a.C. Divenne censore, insieme a Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo. I sopravvissuti liberati si trasferirono in altre aree della zona. Ancora oggi molti paesi della zona conservano la radice Car legata a Carystum come Cartosio, Caranzano, Carrosio e il quartiere Cristo di Alessandria ad esempio. La capitale invece venne ricostruita dai Romani come Aquae Statiellae (Acqui Terme) che divenne uno dei centri termali più rinomati dell'impero.
I Romani, come ben sappiamo, consideravano l'Italia settentrionale un luogo selvaggio, costituito da monti, selve e paludi, abitato da galli bellicosi. Per questo, il territorio era conosciuto come Gallia Cisalpina e questa suddivisione rimase tale per secoli. Ancora ai tempi di Cesare il fiume Rubicone, nei pressi di Rimini, separava l'Italia dalle Gallie. Soltanto nel 45 a.c. I Cisalpini ebbero la cittadinanza romana. Tuttavia, specialmente nei territori del Nord Ovest, la romanizzazione non fu mai completa, nelle campagne le popolazioni continuarono a conservare usi e costumi propri fino ed oltre all'arrivo dei Goti e dei Longobardi e i centri romani si deteriorarono in gran parte dei casi già ben prima della fine dell'impero d'occidente. I territori che oggi chiamiamo appunto Italia del nord, Francia del Sud, parte della Svizzera, erano durante il primo millennio a.c. abitati da popolazioni Liguri, che nell'età del ferro parlavano lingue celtiche, adoravano divinità celtiche e che in alcuni casi diedero origine a culture particolari come quella di Golasecca. Probabilmente queste società furono il frutto di una serie di stratificazioni di migrazioni che si sovrapposero e si mescolarono a popolazioni preesistenti e che oggi vengono considerate all'origine della civiltà celtica, alla pari di quella di Hallstatt anche se con caratteristiche particolari proprie. Di queste popolazioni sappiamo molto poco. Gli storici romani si soffermano in poche occasioni su di esse e, in gran parte dei casi, non li distinguono bene dalle altre tribù transalpine che scavalcarono le Alpi dal IV secolo in poi. Quello che sappiamo è legato più che altro a guerre e battaglie, ai toponimi e a pochi ritrovamenti archeologici in un area che essendo stata tra le più intensamente abitate, coltivate e industrializzate d'Europa, ha lasciato ben poco da scoprire. Quel poco che è rimasto in molti casi non è stato scoperto o giace in piccoli musei di provincia dimenticati in quanto non romani o non “italici”. Sembra una provocazione ma chiunque frequenti questi musei sa che non è così. Gran parte della Pianura Padana venne quindi occupata dai Galli Boi (da cui Bologna), dai Senoni (Senigallia), dagli Insubri (Milano) e da altre tribù transalpine. Nel nord ovest le popolazioni autoctone resisterono o si mescolarono con le nuove. Di queste in molti casi sappiamo anche i nomi: I Taurini da cui ci è giunto il nome di Torino, i Salassi, i Cozi che con il Re Cozio restarono indipendenti fino addirittura a verso il 63 d.c. I Marici che probabilmente fondarono Pavia e il cui territorio occupava anche parte delle attuali province di Piacenza, Alessandria (Petra Mariciorum l'attuale Pietra Marazzi alle porte di Alessandria) e Asti.
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La Gallia Cisalpina con i nomi di alcuni popoli celtici pre romani. |
Prima di Alesia: Il genocidio dei Boi e il massacro degli Statielli: come dicevamo sopra, tra le poche cose che ci sono pervenute attraverso le testimonianze degli storici latini, ci sono le cronache di alcune campagne militari. Tra le più significative c'è quella condotta contro alla tribù degli Statielli, stanziati nell'odierno Piemonte meridionale in quella che oggi è la provincia di Alessandria. Più esattamente questa popolazione occupava la zona a sud del Tanaro compresa tra Acqui Terme (Aquae Statiellae, oggi identificata con la loro capitale Carystum) e Tortona. I romani dai tempi del Sacco di Roma di Brenno guardavano con preoccupazione ai galli che vivevano al di sopra dell'appennino e che continuarono ad allearsi con altre popolazioni italiche e non per cercare di sconfiggere la nuova potenza. La situazione divenne più critica con le guerre puniche e i romani sempre più potenti iniziarono una serie di azioni militari. Tra le più famose quelle in Emilia contro ai Boi che dopo anni di battaglie ebbero il colpo di grazia verso il 190 a.c. Da parte di Cornelio Scipione Nasica che Massacrò, secondo le fonti, 28.000 Galli. I sopravvissuti (vecchi e bambini) trasformati in mano d'opera e il bottino (armi, oro, 1471 torques, argento, 1230 cavalli, ecc... ) portato a Roma. Bononia (Bologna) la loro capitale, viene ridotta a colonia nel 189 a.c. Interessante ricordare Monte Bibele, sempre nei pressi di Bologna in cui prosperò una singolare società mista Etrusco-Celtica che venne probabilmente annientata nello stesso periodo.
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Accampamento gallico. |
Più difficili da estirpare erano appunto le popolazioni gallo-liguri a ovest, arroccate sulle montagne. Prima toccò agli apuani e poi via via ad altre popolazioni che non volevano “stare tranquille”. Le prime Colonie sono quelle di Luni e Lucca, ma tutto il territorio intorno ribolle di ribellione. I galli si riprendono anche Mutina (Modena) senato proclama lo stato di mobilitazione (tumulus gallicus et ligustinus). Nel 175 I Friniati con altre popolazioni galliche confederate (Garuli, Ergati, Lapicini e gli Apuani superstiti) Devastano Luni e Pisa. Purtroppo la ribelliione verrà placata dal console Publio Mucio Scevola e i Friniati annientati da Quinto Petilio Scurino. I sopravvissuti vengono resi schiavi o sono costretti a fuggire sulle montagne impervie. Più a Nord ci sono però le altre popolazioni che continuarono a regnare nelle loro fredde terre ancora estranee ai Romani. Tra di essi, appunto, gli Statielli, che grosso modo (e in modo molto meno definito di quanto possiamo pensare oggi) occupavano un area triangolare che andava da Alessandria e Castellazzo a nord all'appennino ligure a sud.
Vivevano di agricoltura e pastorizia ma anche di commercio tra il nord e Genova e questo li aveva convinti a restare tranquilli. Questo però non fermo Marco Popilio che inizio una vera e proprio campagna di sterminio e massacrò 10.000 nemici e ne fece prigionieri a centinaia, perdendo appena 3.000 uomini. Gli altri Liguri si arresero a Popilio, che comunque distrusse la loro città, vendendone le proprietà. Ma il fatto fu così grave che il Senato per la prima volta, offeso dal fatto che Lenate avesse attaccato un popolo senza essere stato provocato, gli impose di ridare ai Liguri le loro case e le loro proprietà. Popilio si rifiutò di obbedire e ne nacque un forte contrasto con la massima assise repubblicana. Alla fine Popilio tornò nella sua provincia senza l'appoggio del Senato. L'anno successivo continuò a combattere contro gli Statielli, uccidendo ancora più di 6.000 persone in battaglia. Ciò provocò la rivolta di tutti i Galli della Liguria interna, provocando la dura reazione del Senato. Nonostante tutto ciò, nel 159 a.C. Divenne censore, insieme a Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo. I sopravvissuti liberati si trasferirono in altre aree della zona. Ancora oggi molti paesi della zona conservano la radice Car legata a Carystum come Cartosio, Caranzano, Carrosio e il quartiere Cristo di Alessandria ad esempio. La capitale invece venne ricostruita dai Romani come Aquae Statiellae (Acqui Terme) che divenne uno dei centri termali più rinomati dell'impero.
martedì 25 dicembre 2018
Solstizio d'Inverno 2018 a Sant'Alosio
Post originariamente pubblicato su: https://druidismoalessandria.blogspot.com/
Ancora una volta ci siamo uniti al Gruppo Druidico di Alessandria per celebrare il solstizio d'Inverno alle Torri di Sant'Alosio. Vedi anche:
Solstizio 2011: https://leradicideglialberi.blogspot.com/2011/12/piccolo-report-del-solstiizio-dinverno.html
Solstizio 2009: https://leradicideglialberi.blogspot.com/2009/02/le-coppelle-di-sant_8821.html
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Anche quest'anno ci siamo ritrovati alle Torri di Sant'Alosio per celebrare la morte del vecchio sole. Da domani nascerà quello nuovo!
Purtroppo faceva molto freddo, ma soprattutto la nebbia ci impediva di vedere più in la di qualche decina di metri e il sole abbiamo proprio dovuto immaginarcelo!

In ogni caso l'atmosfera era davvero suggestiva e magica.
Ancora una volta ci siamo uniti al Gruppo Druidico di Alessandria per celebrare il solstizio d'Inverno alle Torri di Sant'Alosio. Vedi anche:
Solstizio 2011: https://leradicideglialberi.blogspot.com/2011/12/piccolo-report-del-solstiizio-dinverno.html
Solstizio 2009: https://leradicideglialberi.blogspot.com/2009/02/le-coppelle-di-sant_8821.html
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Anche quest'anno ci siamo ritrovati alle Torri di Sant'Alosio per celebrare la morte del vecchio sole. Da domani nascerà quello nuovo!
Purtroppo faceva molto freddo, ma soprattutto la nebbia ci impediva di vedere più in la di qualche decina di metri e il sole abbiamo proprio dovuto immaginarcelo!

In ogni caso l'atmosfera era davvero suggestiva e magica.
La temperatura ci ha impedito di suonare tamburelli e ocarine per non più di una decina di minuti e dopo le offerte a base di noci e idromele e qualche danza propiziatoria siamo tornati alla base in valle.
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lunedì 26 novembre 2018
La migliore bicicletta per muoversi in città o per una gita fuori.
Dopo anni torniamo sull'argomento bici. Potrebbe sembrare strano visto gran parte degli altri post eppure fin dall'inizio, ormai da tanti anni, questa pagina si occupa principalmente di cercare il modo di vivere nel modo migliore possibile. Una delle prime scelte che ho fatto io, autore di molti post, è quello di usare la bici. Questo punto vorrei approfondirlo e spiegarlo da anni, ma anche questa volta continueremo a rimandare. Questa volta vorrei dare alcuni consigli pratici, sul tipo di bici da scegliere per muoversi tutti i giorni: per andare al lavoro o a scuola, per andare a fare la spesa, per uscire la sera o per divertirsi, insomma una bici per un utilizzo non proprio sportivo, ma che ci aiuti a sostituire la macchina in quasi il 100% dei casi. Io mi muovo in bici ogni giorno praticamente da sempre (pur avendo patente e auto) e credo di poter dare alcuni consigli utili e reali. Online si trovano molti articoli, purtroppo non sempre scritti da gente che poi la bici la usa davvero.
Una Specialized Stumpjumer del 1986 adattata a bici urbana/suburbana. Un capolavoro!
IL LUCCHETTO: Prima di iniziare a parlare della bici, vorrei spendere tre righe sulle misure di sicurezza per evitare di farci rubare la bici. Belle o brutte, le bici sono uno degli oggetti più rubati al mondo e molta gente smette di usarla dopo che gliela rubano una, due magari anche tre o quattro volte. Quindi non risparmiate sul lucchetto! Meglio risparmiare sulla bici quei 30 euro e investirli sulla chiusura. Il tipo di antifurto più sicuro è quello a "U" o "U-Lock" ed è il più consigliabile. Girando per le strade vi sarà capitato di vedere telai raziati di ruote e altre parti, ma se il telaio era legato bene ad un palo sicuro nessun ladro sarà riuscito a rubarlo. Le marche più buone e conosciute sono Kryptonite e Abus. Ma ne esistono anche di più economici che comunque restano sicuri.
Decathlon mini 26 euro LINK
Questi sono alcuni esempi, ma potete vedere voi se vi serve qualcosa di lungo (più comodo) o più leggero, oppure come ho fatto io, guardare nei vari negozi per trovare qualche offerta.
Oppure ci sono le catene, quelle buone (es. Abus) sono meno sicure ma più comode. Una via di mezzo sono le chiusure flessibili, ad esempio questa ABUS: LINK ma molto costose.
Le chiusure a cavo d'acciaio vanno bene per lasciare la bici 1 minuto, non di più!
RACCOMANDAZIONI: legare sempre il telaio, meglio perdere una ruota che tutta la bici. Quante volte vediamo una ruota legata al palo a cui invece hanno portato via l'intera bicicletta? Possibilmente legare insieme telaio, ruota anteriore (la più veloce da rubare) e palo. Non usare gli sganci rapidi, vendono degli sganci rapidi sostitutivi a chiava pentagonale che complicano un pò il lavoro ai ladri, specialmente quelli improvvisati LINK. Ultima cosa: verificare che il palo sia molto molto alto e fisso a terra.
E ora finalmente possiamo spendere qualche parola sulla bici da sciegliere: partiamo dalla migliore:
1) LA BICI URBANA PRONTA: se non avete problemi di budget, allora non ci sono problemi. Io comunque consiglierei sempre una bici d'acciaio, che in teoria può durare quasi a vita. In questo caso bisognerebbe tenere conto di diverse cose che serviranno anche nei punti sotto: se abitate in un posto piano o collinare, nel secondo il cambio sarà molto utile. Se nella vostra città le strade sono perfette, oppure, come dove abito io, avete strade in pavè, lastricato, asfalto vecchio con voragini... in questi casi una bici con copertoncini fini non andrà bene, meglio copertoni più grossi. Altri punti sono la presenza o la predisposizione per il montaggio di parafanghi e portapacchi. Se la usate per fare la spesa e pensate di usarla tutto l'anno, questi sono accessori quasi indispensabili. Per anni ho odiato esteticamente i parafanghi. Poi mi sono resoconto di quante volte perdevo la voglia di prendere la bici in autunno o in inverno per non bagnarmi o sporcarmi e mi sono deciso a metterli. I parafanghi "a incastro" economici che si vedono molto spesso in giro non sono il massimo, molto meglio quelli con le asticelle, robusti e stabili. Una cosa essenziale sono le luci e qui si apre un discorso molto lungo. Con la dynamo o a batteria? Che tipo di dinamo? Sarà forse meglio dedicare un post a parte.
Dette tutte queste cose, si può optare per una bici comoda ed elegante, la classica, si va dai 250 a più di mille euro per quelle veramente belle. Comunque tipo queste:
Fino ad arrivare alle vere e proprie bici da viaggio che sono adattissime per muoversi in città. Magari la postura è meno comodo, ma sono da tenere in mente se uno pensa di fare diversi km per andare a lavoro ogni giorno e magari non ha spazio per avere diverse biciclette. Certo il prezzo è più alto.
Qui sotto metto un link per vedere diversi modelli:
http://www.lastazionedellebiciclette.com/categoria-prodotto/biciclette/biciclette-urban/
In oltre anche le bici del Decathlon, che non saranno le migliori al mondo, hanno alcuni modelli progettati molto bene e con un rapporto qualità prezzo imbattibile.
MTB fine anni '80 adattata. Parafanghi e cestino anteriore rendono la bici comodissima per un uso giornaliero.
2) CREARSI LA BICI: questa per me è l'ipotesi più interessante, se non avete un grande budget ma avete manualità e una certa voglia di cercare il materiale giusto. In questo modo si può avere una bici perfetta e di alta qualità senza spendere 3000 euro. Certo se uno fa i suoi conti, anche solo cambiare copertoni, guaine, pezzi vari, alla fine è una grande spesa, ma a parte che la manutenzione è da tenere in conto, queste spese si possono anche distribuire nel tempo, migliorando il proprio mezzo man mano. Le possibilità iniziali sono due essenzialmente: partire da una bici da corsa o da una mountain bike. In entrambi i casi si parla di bici di un po' di anni, in acciaio. Ci sono poi le vecchie bici "sportive", le più belle erano le francesi tipo Peugeot o Motobecane, ma Italia non sono comunissime e in molti casi sono troppo datate. Per me la scelta migliore in una città italiana abbastanza normale (con qualche salita, strade lastricate o rotte, ecc...) è partire da una MTB fine '80 primi '90.
Possiamo ancora trovare bici di alto livello, con acciaio buono, costruzione ottima a prezzi a volte inferiori a 100 euro (a me è successo). Spendendo qualcosa di più per bici in ottimo stato, eviteremo di spendere poi per metterle a posto. Bici come le vecchie Cinelli, o le Specialized o molte altre erano certo adatte al fuoristrada ma erano anche bici d'avventura, simili a quelle che oggi producono produttori come la Surly su cui era possibile montare portapacchi e altri accessori. Usando copertoni medi, da touring, si possono adattare all'asfalto e agli sterrati. Qui sotto metto alcuni esempi di biciclette di questo tipo adattate all'uso urbano, ma che vanno benissimo anche per gite fuori porta o addirittura viaggi di più giorni. Si può cambiare il manubrio (magari con uno più comodo e alzato oppure con uno da corsa per un assetto più stradale), aggiungere portapacchi, parafanghi (consiglio gli SKS), aggiornare e cambiare freni e cambi e molto altro.
Altri suggerimenti che posso dare dopo tanti anni sono:
I COPERTONI: non risparmiare sulle gomme, sono una delle parti fondamentali della bicicletta. Un buon copertone come lo Schwalbe Marathon si può trovare sui 25 euro al pezzo, online anche a meno. Non è poco ma dura molti anni ed è quasi imperforabile, scorre bene sull'asfalto, tiene con la pioggia, va benissimo sugli sterrati in estate, ecc... (LINK) Un altro copertone, un pò meno fuori strada è il Vittoria Randonneur. Negli ultimi anni si trova spesso al Decathlon sotto i 20 euro.
I PORTAPACCHI: un buon portapacchi non costa moltissimi, ma evitate quelli osceni in acciaio da supermercato (quelli in acciaio buoni costano anche più di 100 euro). Un buon portapacchi in alluminio si trova dai 25-30 euro in su. Se userete le borse considerate che è utile avere la barrette che tengono la borsa lontana dalle ruote.
IL CESTINO E LE BORSE: le borse sono forse più eleganti e sicuramente adatte ai viaggi. Tenete presente però che per un uso giornaliero urbano, un cestino può essere fissato al portapacchi e quindi è difficile che venga rubato. E' più pratico, su di esso si può appoggiare lo zaino, le borse della spesa, pesanti bottiglie. Altro punto a suo favore, se piove non si bagna, o meglio, non si inzuppa. Le borse vanno bene se le mettete e le togliete. Alcune borse hanno la tracolla e i ganci per il portapacchi. Oppure dovrete fissarle in qualche modo, in modo che non si possano smontare velocemente per essere rubate. In oltre si bagnano. Comunque oggi esistono borse impermeabili: le migliori sono le Ortlieb, ma ne esistono versioni più economiche (e ovviamente di livello inferiore) che vanno bene per un uso urbano (LINK)
Una Specialized Stumpjumer del 1986 adattata a bici urbana/suburbana. Un capolavoro!
IL LUCCHETTO: Prima di iniziare a parlare della bici, vorrei spendere tre righe sulle misure di sicurezza per evitare di farci rubare la bici. Belle o brutte, le bici sono uno degli oggetti più rubati al mondo e molta gente smette di usarla dopo che gliela rubano una, due magari anche tre o quattro volte. Quindi non risparmiate sul lucchetto! Meglio risparmiare sulla bici quei 30 euro e investirli sulla chiusura. Il tipo di antifurto più sicuro è quello a "U" o "U-Lock" ed è il più consigliabile. Girando per le strade vi sarà capitato di vedere telai raziati di ruote e altre parti, ma se il telaio era legato bene ad un palo sicuro nessun ladro sarà riuscito a rubarlo. Le marche più buone e conosciute sono Kryptonite e Abus. Ma ne esistono anche di più economici che comunque restano sicuri.
Io ne uso simile a quello in foto, con cavo aggiuntivo per legare ruote e altre parti o borse a seconda. Online se ne trovano parecchi, Qui sotto metto qualche link per comprarli o vederli:
Kriptonite - Kryptolok lungo 48-60 euro LINK
ABUS - granit lungo 48-60 euro LINKDecathlon mini 26 euro LINK
Questi sono alcuni esempi, ma potete vedere voi se vi serve qualcosa di lungo (più comodo) o più leggero, oppure come ho fatto io, guardare nei vari negozi per trovare qualche offerta.
Oppure ci sono le catene, quelle buone (es. Abus) sono meno sicure ma più comode. Una via di mezzo sono le chiusure flessibili, ad esempio questa ABUS: LINK ma molto costose.
Le chiusure a cavo d'acciaio vanno bene per lasciare la bici 1 minuto, non di più!
RACCOMANDAZIONI: legare sempre il telaio, meglio perdere una ruota che tutta la bici. Quante volte vediamo una ruota legata al palo a cui invece hanno portato via l'intera bicicletta? Possibilmente legare insieme telaio, ruota anteriore (la più veloce da rubare) e palo. Non usare gli sganci rapidi, vendono degli sganci rapidi sostitutivi a chiava pentagonale che complicano un pò il lavoro ai ladri, specialmente quelli improvvisati LINK. Ultima cosa: verificare che il palo sia molto molto alto e fisso a terra.
E ora finalmente possiamo spendere qualche parola sulla bici da sciegliere: partiamo dalla migliore:
1) LA BICI URBANA PRONTA: se non avete problemi di budget, allora non ci sono problemi. Io comunque consiglierei sempre una bici d'acciaio, che in teoria può durare quasi a vita. In questo caso bisognerebbe tenere conto di diverse cose che serviranno anche nei punti sotto: se abitate in un posto piano o collinare, nel secondo il cambio sarà molto utile. Se nella vostra città le strade sono perfette, oppure, come dove abito io, avete strade in pavè, lastricato, asfalto vecchio con voragini... in questi casi una bici con copertoncini fini non andrà bene, meglio copertoni più grossi. Altri punti sono la presenza o la predisposizione per il montaggio di parafanghi e portapacchi. Se la usate per fare la spesa e pensate di usarla tutto l'anno, questi sono accessori quasi indispensabili. Per anni ho odiato esteticamente i parafanghi. Poi mi sono resoconto di quante volte perdevo la voglia di prendere la bici in autunno o in inverno per non bagnarmi o sporcarmi e mi sono deciso a metterli. I parafanghi "a incastro" economici che si vedono molto spesso in giro non sono il massimo, molto meglio quelli con le asticelle, robusti e stabili. Una cosa essenziale sono le luci e qui si apre un discorso molto lungo. Con la dynamo o a batteria? Che tipo di dinamo? Sarà forse meglio dedicare un post a parte.
Dette tutte queste cose, si può optare per una bici comoda ed elegante, la classica, si va dai 250 a più di mille euro per quelle veramente belle. Comunque tipo queste:
Poi si può trovare qualcosa di un pelo più sportivo, adatto anche a gite fuori porta e viaggi, ma con luci e accessori, che per quanto mi riguarda sono la scelta migliore. Anche qui si va da qualche centinaio di euro alle migliaia.
Qui sotto metto un link per vedere diversi modelli:
http://www.lastazionedellebiciclette.com/categoria-prodotto/biciclette/biciclette-urban/
In oltre anche le bici del Decathlon, che non saranno le migliori al mondo, hanno alcuni modelli progettati molto bene e con un rapporto qualità prezzo imbattibile.
MTB fine anni '80 adattata. Parafanghi e cestino anteriore rendono la bici comodissima per un uso giornaliero.
2) CREARSI LA BICI: questa per me è l'ipotesi più interessante, se non avete un grande budget ma avete manualità e una certa voglia di cercare il materiale giusto. In questo modo si può avere una bici perfetta e di alta qualità senza spendere 3000 euro. Certo se uno fa i suoi conti, anche solo cambiare copertoni, guaine, pezzi vari, alla fine è una grande spesa, ma a parte che la manutenzione è da tenere in conto, queste spese si possono anche distribuire nel tempo, migliorando il proprio mezzo man mano. Le possibilità iniziali sono due essenzialmente: partire da una bici da corsa o da una mountain bike. In entrambi i casi si parla di bici di un po' di anni, in acciaio. Ci sono poi le vecchie bici "sportive", le più belle erano le francesi tipo Peugeot o Motobecane, ma Italia non sono comunissime e in molti casi sono troppo datate. Per me la scelta migliore in una città italiana abbastanza normale (con qualche salita, strade lastricate o rotte, ecc...) è partire da una MTB fine '80 primi '90.
Altri suggerimenti che posso dare dopo tanti anni sono:
I COPERTONI: non risparmiare sulle gomme, sono una delle parti fondamentali della bicicletta. Un buon copertone come lo Schwalbe Marathon si può trovare sui 25 euro al pezzo, online anche a meno. Non è poco ma dura molti anni ed è quasi imperforabile, scorre bene sull'asfalto, tiene con la pioggia, va benissimo sugli sterrati in estate, ecc... (LINK) Un altro copertone, un pò meno fuori strada è il Vittoria Randonneur. Negli ultimi anni si trova spesso al Decathlon sotto i 20 euro.
I PORTAPACCHI: un buon portapacchi non costa moltissimi, ma evitate quelli osceni in acciaio da supermercato (quelli in acciaio buoni costano anche più di 100 euro). Un buon portapacchi in alluminio si trova dai 25-30 euro in su. Se userete le borse considerate che è utile avere la barrette che tengono la borsa lontana dalle ruote.
IL CESTINO E LE BORSE: le borse sono forse più eleganti e sicuramente adatte ai viaggi. Tenete presente però che per un uso giornaliero urbano, un cestino può essere fissato al portapacchi e quindi è difficile che venga rubato. E' più pratico, su di esso si può appoggiare lo zaino, le borse della spesa, pesanti bottiglie. Altro punto a suo favore, se piove non si bagna, o meglio, non si inzuppa. Le borse vanno bene se le mettete e le togliete. Alcune borse hanno la tracolla e i ganci per il portapacchi. Oppure dovrete fissarle in qualche modo, in modo che non si possano smontare velocemente per essere rubate. In oltre si bagnano. Comunque oggi esistono borse impermeabili: le migliori sono le Ortlieb, ma ne esistono versioni più economiche (e ovviamente di livello inferiore) che vanno bene per un uso urbano (LINK)
giovedì 7 giugno 2018
Da un'intervista a Tenzing Norgay, il primo uomo sull'Everest (con Edmund HIllary)
JC:
The Sherpa view of climbing is very different from the western view.
JTN: We believe that mountains are where the gods live, especially Everest. Before we climb, we perform religious ceremonies to ask God for permission and safe passage. Sherpas don’t have any interest in climbing mountains. Mostly they climb as a necessity, to make money. But the Western world looks at Everest as another rock and says, “Wow, this is the highest mountain. Let’s go conquer it.” You don’t conquer Everest. You go on Everest just as if you are crawling into your mother’s lap.
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