I nostri antenati consideravano ogni elemento della natura come animato: alberi, monti, fiumi e molto altro. Oggi è difficile immaginare come vedessero il mondo gli uomini prima dell'urbanizzazione, dell'industrializzazione e dell'arrivo del cristianesimo, ma se ci pensiamo bene forse non è impossibile. Magari non è così per tutti, ma quando ad esempio parliamo del Tanaro, del Po o di altri fiumi, proprio quando magari come nella scorsa estate, la sempre più grave mancanza di precipitazioni che li ha resi sempre più miseri o addirittura prosciugati, pensandoci bene possiamo vedere che i nostri sentimenti verso di "loro" possono essere di tipo "personale". Possiamo notare una certa empatia, come se i fiumi si fossero ammalati e stessero soffrendo. A me capita anche con i ghiacciai, non è solo il fatto di constatare che lo stato ecologico del nostro pianeta è pessimo e in peggioramento, ma si tratta proprio di un dispiacere e di una tristezza simile a quella che ho nei confronti di altre persone o esseri senzienti. Detto questo, i nostri avi spesso identificavano i corsi d'acqua come spiriti individuali oppure più recentemente come emanazioni di dei e divinità naturali. Al riguardo rimando al post sugli idronimi e sulle origini dei nomi dei fiumi in Piemonte: LINK
venerdì 11 novembre 2022
Un tributo al fiume Tanaro: I Tre Martelli e Giovanni Rapetti
Alcuni anni fa i Tre Martelli, gruppo dedito alla ricerca, alla salvaguardia e alla reinterpretazione della musica e della cultura piemontese, ha registrato un fantastico disco con il poeta e scrittore Giovanni Rapetti (Villa del Foro 1922 - Alessandria 2014) detto anche "l'ultimo bardo alessandrino" il quale oltre ad avere scritto i testi fa anche da voce narrante di molti pezzi. Il lavoro si chiama "Cantè 'r paroli" (2012), tutto nel particolare dialetto di Villa del Foro che, come succede spesso da queste parti, differisce già leggermente da quello alessandrino che a sua volta costituisce una delle tantissime varianti di quello Piemontese. In ogni caso, nel disco in questione compaiono due tracce incredibili, per me commoventi, dedicate al fiume Tanaro, visto come prima come Divinità o Spirito naturale (Ra cornamusa an Tani) e poi come vero e proprio parente (U Testamèint D Barba Tani) purtroppo morente.
Testi (tradotti):
Ra cornamusa an Tani (La cornamusa nel Tanaro)
Tanaro è il tempo, divenuto acqua,
la deriva clessidra di gusci, sabbia,
tempo che veniva rotte le catene al gelo
canta vittoria
con le piante e i pesci,
gli uccelli, col sole in gloria.
Tanaro raccontava e racconta a stagli in ascolto
il pane mutino, saracco,
polenta fredda
borbottio divenuto memoria di quelli che tacciono
terre, sudori, carri, le vacche e l'asino.
Tanaro la piva dell'eco,
ripeteva
stagione del cespuglio,
dei richiami lungo la riva
raccontava i tempi,
dell'avvenire, all'aria pura
fagotto dei venti, respiro
della gioventù.
Cantava il vino, i canti
della nostra lotta
per vivere, per campare,
tempi tristi dell'idiota
la fame, il freddo, la paura
la prepotenza
liberare l'anima e i passi,
sorte, che vinca
Slegato il burchiello, giù il remo,
nell'acqua ondeggiante
lasciate alle spalle le case
che ballano la carioca
dalla confluenza del Belbo
in su non sanno più chi eri
là sabbie e piante
raccontano un mondo di misteri.
Storie di Tanaro morto;
di dove passava
al tempo dei tempi
della stella che chiamava le cornacchie bianche,
volpi, lupi, l'Eremita del nuovo
maschere ghigne di Carnevale,
tempo del rinnovo.
Racconta i fondoni del vortice dove tira l'acqua pulita e il pesce
a odorare la frescura
la palla di fuoco del sole,
occhi da morosa
storie dell'acqua santa
diventata bavosa.
L'airone, mangiare il pesce vivo,
vede solo la pesca il merlo dal becco giallo
fischiare la tresca
taciuto l'usignolo c'è il cuculo sotto la luna
raccontare i ragazzi
Ribelli dell'assassina.
Erano dei posti per i giovani sotto le piante?
Guardavamo in alto le stelle che sono tante
la terra gelata o molle,
semenze caine
con l'acqua a raccontare
solo piene e siccità.
Accesi due ramo, ossa di un'albera morta
scaldava le mani e l'anima,
divenuta contorta
interrogare il destino,
l'acqua che è indietro
passi nella sabbia i sogni,
dietro il giro di una sfera.
Quel tempo Tanaro una ruota da arrotino
forbici e coltelli che tagliano il filo della vita
ma c'è una cornamusa,
un cuore, cantiamo l'utero di Caterina
(la Morte) combattiamo
L'impronta dei piedi, della melma,
diavolo della zampa
cantavamo insieme ai morti la nostra lotta
l'amore, l'onore, sudore dell'uomo,
sostanza cuore dell'armonia,
sogno della fratellanza.
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