L'ornamento della statua assisa quasi completa ritrovata ad Entremont IL SITO ARCHEOLOGICO
L'oppidum di Entremont (il nome è stato attribuito nel medioevo) era con molta probabilità il centro principale dei liguri Salluvii (Salii, o Salyes in greco o ancora Salyens in francese) e si trova a circa 3 km dal centro di Aix en Provence. Il sito fu costruito nel 190-180 a.C. e completamente abbandonato nel 90 a.C, circa, qui venne abitato per meno di un secolo. Le stele riutilizzate per la costruzione di alcuni edifici però fanno pensare che il sito fosse già stato occupato fino dall'età del ferro. Questo sito, come quelli vicini di Roquepertuse ad esempio, è notevole per moli motivi: la inusuale quantità di arte scultorea ritrovata, gli altari dedicati al culto celtico delle teste mozzate di cui gli autori classici parlano spesso, la posizione assisa (o yoga diremmo noi) in cui le statue si trovano e per molti altri motivi che vedremo qui sotto.
Il sito archeologico di Entremont.LE DONNE CELTO-LIGURI
Iniziamo da una caratteristica di questo sito che di solito passa in secondo piano: la forte presenza di statuaria femminile che ci evidenzia alcune caratteristiche importanti delle popolazioni celto-liguri: le donne sicuramente godevano di grande importanza in queste società e vengono rappresentate in posizione seduta con sandali, veste di tessuto a quadri, copricapo e orecchini. Sono state trovate tre teste, due complete e uno solo frammentata. La qualità scultorea è altissima, specialmente se paragonata ad altri reperti scultorei celtici o liguri e denota probabilmente la forte influenza del contatto con le popolazioni greche e mediterranee.
La vetrinetta contenente le teste e parti della statuaria femminile al museo Granet di Aix.
Le teste delle statue femminili ritrovata ad Entremont e i piedi di una delle statue con sandali. Il materiale è conservato al Museo Granet di Aix en Provence, tranne la terza testa che si trova a Grenoble,
Ricostruzione di una delle "signore" di entremont, rimontando i pezzi che si vedono nelle foto sopra.
IL CULTO DELLE TESTE MOZZATE
Come nel sito di Roquepertuse, a pochi chilometri di distanza, quello che è venuto alla luce ha dato riscontro alle testimonianze dei cronisti classici sulle popolazioni celtiche: il culto della testa mozzata del nemico. Sono qui state trovati sia i crani delle vittime, sia steli e architravi con le nicchie in cui le teste venivano mostrate e sia le statue che rappresentano "erori" che tengono queste teste in mano mentre siedeono in posizione assisa (affronteremo il discorso della posizione del paragrafo successivo).
Un frammento di un architrave: nella nicchia di mezzo una testa scolpita, nelle due nicchie laterali vuote venivano posizionati i crani umani, probabilmente dei nemici.
Il gruppo di teste mozzate: sui capelli di quella in alto a destra sono visibili le dita e la mano del personaggio che le mostrava, vedere la ricostruzione più in basso.
Un'altra testa mozzata "trofeo". Nonostante lo stile primitivo è notevola la resa della morte nello sguardo della scultura. Anche in questo caso sui capelli si vede la mano del personaggio che la teneva.
La collezione statuaria da Entremont di teste mozzate esposte al museo Granet di Aix en Provance. Notevole.
La ricostruzione di uno degli "eroi" che si trovavano nell'area sacra di Entremont con le teste.
Il ritrovamento di questi reperti non lascia dubbio sul culto della testa mozzata nella società celtica sul quale, soprattutto nelle isole britanniche ancora si dibatte nel processo di "debarbarizzazione" delle origini. Oltre ad Entremont, questo tipo di macabri (per noi) ritrovamenti sono venuti alla luce nel già nominato sito di Roquepertuse, nelle vicinanze e a
Tuttavia, però, bisogna pensare che per i Celti (in questo caso Liguri) non fosse un atto di pura barbarie, infatti queste popolazioni conservavano le teste dei nemici nelle quali pensavano dimorassero i loro spiriti, per pacificarsi con loro, non soltanto come dimostrazione di valore in battaglia. Infatti sia le statue i portali in cui venivano conservate le teste, opportunamente imbalsamate, si trovavano in veri e propri santuari. Un atto simile a quello dei cacciatori che una volta ucciso l'animale lo offrivano al Dio collegato per pacificarsi con i loro spiriti. Un processo spirituale e magico difficile da comprendere per noi abituati alle guerre tecnologiche e agli allevamenti intensivi industriali, ma che credo sia molto interessante.
Appunto: il culto della testa celtico è giunto fino a noi, visivamente, in modo molto più comune di quanto possiamo immaginare, anche se non ce ne rendiamo conto. Basta fare un giro infatti, in alcuni paesi o anche città, nelle aree in cui l'elemento celtico era più presente. Nonostante il periodo classico e romano sulle chiese romaniche di campagna prima e poi su elementi architettonici. Questo è vero anche in Italia del nord: guardare le volte dei vecchi portali in pietra delle case, vedrete che fino a pochi secoli fa (in alcuni casi ancora nel '900) queste teste erano scolpite: ad esempio del tetes coupee in valle Varaita, le Margolfe in Emilia, le pietre di testa delle Cinque Terra o i portali di Acqui Terme per nominarne alcuni.
LE STATUE DEI "GUERRIERI"
Le figure più iconiche di questo museo e degli altri oppidum celto-liguri di questa zona sono sicuramente quelle dei "Guerrieri assisi". Si tratta di figure scolpite in pietra sedute nella classica posizione a gambe incrociate (oggi si direbbe all'orientale, yoga). Prima di tutto bisogna puntualizzare che questi personaggi sono detti "guerrieri" in quanto, come visto sopra, esponevano delle teste mozzate, che si suppone fossero trofei di battaglia. In realtà si potrebbe trattare sia di Guerrieri che di divinità o personaggi religiosi: queste statue infatti, sono state ritrovate all'interno di santuari ed aree sacre e la loro posizione "comunica un senso di pace".
I quattro busti in esposizione.
Le 5 teste delle statue dei "guerrieri"
Il corpo di uno dei "guerrieri" che conserva parte delle gambe.
Su questo sito, quelli vicini (Roquepertuse ad esempio) e su quello che vi è stato scoperto si potrebbe scrivere e discutere per giorni, purtroppo si trova poco, anche in zona perchè la civiltà celtica e in particolare quella ligure sembra non interessi molto il pubblico, qui da noi ancor meno, tra l'altro. In ogni caso, i libri che ho sono in francese e non essendo io un archeologo o uno storico professionista, preferisco limitarmi alle cose base di cui sono a conoscenza, a postare foto sperando di creare interesse e cuoriosità, ma cercando di non alimentare le tonnellate di false informazioni e speculazioni fantasiose che circolano su questo tipo di reperti meravigliosi. Tra l'altro sono meravigliosi, affascinante e anche misteriosi già di per se stessi.
Decorazioni dei busti trovati ad Entremont
E' davvero notevole quante informazioni possiamo avere da questi ritrovamenti: molte volte si legge di ipotesi fantastiche senza nessuna base storica, oppure veniamo a sapere che non si sappia assolutamente niente delle popolazioni liguri del periodo pre-romano. Ad esempio le decorazioni (foto qui sopra) con motivi astratti o serpentiformi, i torques al collo, l'abbigliamento, i tessuti a quadri (statua femminile). Le statue assise hanno dei forti legami con le rappresentazioni della divinità Cernunnos sempre rappresentato seduto a gambe incrociate, con torque al collo (vedi il lunghissimo post dedicato:
LINK) ma anche alle sepolture galliche con inumazione (vedi link dedicato:
LINK)
ALTRI REPERTI ESPOSTI:
Nel museo sono esposti anche altri pezzi notevoli: alcune elementi in pietra scolpiti, in modo molto più grezzo, alcuni più antichi della stessa Entremont e riutilizzati: elemento principale continua ad essere la testa.
Sopra si possono vedere alcuni basso rilievi: teste mozzate e un cavaliere.
NOTE FINALI: in questa occasione, più che in altre, si può chiaramente vedere come le popolazioni liguri dall'età del ferro fossero popolazioni celtiche che, a causa dei continui rapporti con greci (e con etruschi e poi romani in ambito padano) furono pesantemente influenzati dalla cultura classica. In questo caso non ci sono testimonianze scritte ma tutte le evidenze lo confermano. E del resto lo dicono le tesi più recenti supportate dagli studiosi più esperti come Filippo Maria Gambari che negli ultimi anni aveva scritto molto al riguardo.
Bibliografia:
L'oppidum gaulois d'Entemont à Aix en Provence - Association archèologique Entemont.
LINK:
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