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mercoledì 25 dicembre 2019

Sucellos, Nantosuelta, Silvano e San Rocco.

Di Guido

Sucellos era una divinità gallica legata alle foreste, al raccolto e al vino. Il suo sviluppo conosciuto è particolarmente legato al periodo Gallo-Romano e alla pantheon dei celti continentali quando venne identificato con il romano Silvano che aveva gli stessi attributi.

Alcune rappresentazioni della divinità conservate al museo gallo romano di Lione.
Sucellos era solitamente rappresentato come un uomo barbuto con un saio o un mantello, con un martello dal lungo manico o in alcuni casi un bastone e un cane. In alcuni casi il dio regge una cesta con uva o frutta, simboli che lo legano al vino e al raccolto. Oltre che per le evidenti somiglianze formali nelle numerose rappresentazioni che ci sono arrivate il collegamento tra Sucellus e Silvano è anche esplicitata da un'iscrizione scoperta nell'odierna Augst (Augusta Rauricorum) nell'odierna Svizzera che dice:

In honor(em) / 
d(omus) d(ivinae) deo Su/ cello Silv(ano) / 
Spart(us) l(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum) 

Nel suo nome troviamo la radice gallica "Cellos" colpitore, attacante, derivante dal proto indoeuropeo "Keldos" da cui anche il latino "Cellere", ecc... che ci da una traduzione come "Il buon battitore" Un etimologia alternativa ci viene dallastudiosa Bianca Maria Pròsper, la quale fa derivare il nome della divinità da "Kel" - proteggere e quindi "su-kel-mó(n)" traducibile come "colui che protegge bene".


Le rappresentazioni di Sucellus vanno dalle più primitive e popolari in pietra a quelle molto più raffinate e classicheggianti in metallo. Quella qui sopra proviene dai Lari di una casa gallo romana della Francia del primo secolo A.C. e risulta molto simile al Silvano classico. Un altro attributo molto importante di Succello è la sua "compagna" Nantosuelta. Anche in questo caso lo sappiamo per un'iscrizioni in latino arrivata fino a noi sull'altare di Sarrebourg rinvenuto nel 1895 che dice:

Deo Svcello / 
Nantosvelte / 
Bellavsvs Mas / 
se filivs v(otum) s(olvit) 
l(ibens) m(erito) 

trad. "Al Dio Sucellos e a Nantosuelta, Bellausus, figlio di Massa che felicemente e meritatamente ha adempiuto al suo voto."

Bellausus e sua madre Massa hanno dei nomi celtici e probabilmente era pellegrini.

Nantosuelta da Speyer, l'altare di Sarrebourg, l'altare di Karlsruhe
Nantosuelta è generalmente rappresentata con una lanterna e con uno o più corvi, questo fa pensare ad una versione continentale di Morrigan. Morrigan nella mitologia Irlandese era la compagna di Dagda che ha sua volta a molti caratteri in comune con Sucellos/Silvano.

Sucellos/Silvano da Torino e da Nimes
Due constatazioni per finire. La prima riguarda il "Maometto" di Borgone di Susa, piccola edicola votiva che il folklore locale attribuisce ai Saraceni è chiaramente una rappresentazione di Silvano/Sucellus. La valle è notoriamente territorio gallico e mi chiedo come dopo anni in pochi si siano accorti della somiglianza evidente, ovvia direi in questo territorio. Egli ha una corta tunica e un mantello, in basso a sinistra è visibile il cane, mentre, nonostante le intemperie lo abbiano consumato molto, mi sembra abbastanza evidente che una delle braccia sorreggesse un bastone o un martello. In effetti è una delle situazioni emblematiche in cui versano molti siti archeologici in Italia, specialmente quando siamo così lontani da Roma.

Il "Maometto" di Borgone di Susa

La seconda riguarda la sopravvivenza dei culti antichi nella religiosità popolare, argomento che mi affascina sempre più. A volte andiamo a cercare le teorie più fantasiose su libri scritti negli Stati Uniti o cose del genere. Vicino a casa mia c'è una chiesa dedicata a San Rocco, santo molto amato da queste parti per cui devo ammettere ho sempre avuto una certa simpatia per via della sua rappresentazione: un personaggio barbuto con un saio trasandato, un cane e il suo bastone da viandante. San Rocco è famoso per essere un taumaturgo, per essere vissuto tra il sud della Francia e il Nord Italia tra il 1346/50 e il 1376/79, nacque a Montpellier e morì a Voghera. La rappresentazione di cui parlo non sembra antichissima ma sicuramente è li da parecchi decenni e riprende altre rappresentazioni popolari del Santo, che evidentemente è andato nei secoli a sostituire un culto rurale che non andava sparendo. In un epoca in cui internet non poteva nemmeno essere immaginato è impressionante come l'immagine di un dio gallico legato alla foresta si sia tramandata fino ai giorni nostri nell'immagine di un santo legato alla campagna e che sia ancora oggi aggetto di culto per migliaia di cattolici che a livello razionale ne sono probabilmente ignari, ma che a livello simbolico ne mantengono vivo il culto nella società cattolico-materialista contemporanea.

La chiesa di San Rocco di Alessandria, la rappresentazione del Santo sulla facciata e il rilievo si Sucellos da Nimes



Bibliografia:
Dizionario di mitologia celtica (Italiano) di Miranda Green

Links:
http://www.treccani.it/enciclopedia/nantosuelta_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/
https://earthandstarryheaven.com/2018/11/28/sucellos/

martedì 2 aprile 2019

PREGHIERA DRUIDICA DELLA PACE


...
Profondamente dentro il fermo centro del mio essere 
possa io trovare la Pace 
Silenziosamente dentro la quiete della Radura 
possa io condividere la Pace 
Dolcemente dentro il più grande cerchio dell’umanità 
possa io irradiare la Pace.
...
In english:
Deep within the still center of my being, 
may I find peace. 
Silently within the quiet of the Grove, 
may I share peace. 
Gently and powerfully, within the greater circle of humankind, 
may I radiate peace.


I druidi sono sempre stati portatori di pace. Nonostante fraintendimenti e malafede, sappiamo che anche nell'antichità molte volete i druidi di diverse tribù si trovavano prima della battaglia e chiedevano ai guerrieri se erano proprio sicuri che non ci fossero alternative. Prima di chiedere favori o miracoli un druido chiede sempre che ci possa essere pace, per lui e per tutto il mondo. Ovviamente queste preghiere sono tradotte in lingua moderna ed appartengono al druidismo moderno.

articolo preso da: http://druidismoalessandria.blogspot.com

E già che ci siamo pubblichiamo anche la preghiera universale dei druidi:

(da OBOD http://www.druidry.org/events-projects/peacemaking-druidry)
Questa preghiera scritta da Iolo Morganwg, non menziona la pace, ma guarda ad essa in forma d'amore per tutte gli esseri viventi e divini alla fine:

Concedeti o Dea (*) la tua protezione,
E nella protezione, forza,
E nella forza, comprensione,
E nella comprensione, conoscenza,
E nella conoscenza, conoscenza di giustizia,
E nella conoscenza di giustizia, l'amore per essa,
E nell'amore per essa, l'amore per tutte le esistenze,
E nell'amore per tutte le esistenze,
L'amore per la Dea (*) e per tutte le Divinità.

Grant o Goddess (*) thy protection,
And in protection, strength,
And in strength, understanding,
And in understanding, knowledge,
And in knowledge, the knowledge of justice,
And in the knowledge of justice, the love of it,
And in the love of it, the love of all existences.
And in the love of all existences,
The love of Goddess (*) and all goodness.

(*) Si può dedicare questa preghiera alla divinità, alle divinità, agli spiriti, alla forza universale o in quello che crediamo.

venerdì 8 marzo 2019

L'Alesia della Gallia Cisalpina: il genocidio dei Boi e degli Statielli.

(vai qui per conoscere le popolazioni pre-romane del Piemonte LINK)

I Romani, come ben sappiamo, consideravano l'Italia settentrionale un luogo selvaggio, costituito da monti, selve e paludi, abitato da galli bellicosi. Per questo, il territorio era conosciuto come Gallia Cisalpina e questa suddivisione rimase tale per secoli. Ancora ai tempi di Cesare il fiume Rubicone, nei pressi di Rimini, separava l'Italia dalle Gallie. Soltanto nel 45 a.c. I Cisalpini ebbero la cittadinanza romana. Tuttavia, specialmente nei territori del Nord Ovest, la romanizzazione non fu mai completa, nelle campagne le popolazioni continuarono a conservare usi e costumi propri fino ed oltre all'arrivo dei Goti e dei Longobardi e i centri romani si deteriorarono in gran parte dei casi già ben prima della fine dell'impero d'occidente. I territori che oggi chiamiamo appunto Italia del nord, Francia del Sud, parte della Svizzera, erano durante il primo millennio a.c. abitati da popolazioni Liguri, che nell'età del ferro parlavano lingue celtiche, adoravano divinità celtiche e che in alcuni casi diedero origine a culture particolari come quella di Golasecca. Probabilmente queste società furono il frutto di una serie di stratificazioni di migrazioni che si sovrapposero e si mescolarono a popolazioni preesistenti e che oggi vengono considerate all'origine della civiltà celtica, alla pari di quella di Hallstatt anche se con caratteristiche particolari proprie. Di queste popolazioni sappiamo molto poco. Gli storici romani si soffermano in poche occasioni su di esse e, in gran parte dei casi, non li distinguono bene dalle altre tribù transalpine che scavalcarono le Alpi dal IV secolo in poi. Quello che sappiamo è legato più che altro a guerre e battaglie, ai toponimi e a pochi ritrovamenti archeologici in un area che essendo stata tra le più intensamente abitate, coltivate e industrializzate d'Europa, ha lasciato ben poco da scoprire. Quel poco che è rimasto in molti casi non è stato scoperto o giace in piccoli musei di provincia dimenticati in quanto non romani o non “italici”. Sembra una provocazione ma chiunque frequenti questi musei sa che non è così. Gran parte della Pianura Padana venne quindi occupata dai Galli Boi (da cui Bologna), dai Senoni (Senigallia), dagli Insubri (Milano) e da altre tribù transalpine. Nel nord ovest le popolazioni autoctone resisterono o si mescolarono con le nuove. Di queste in molti casi sappiamo anche i nomi: I Taurini da cui ci è giunto il nome di Torino, i Salassi, i Cozi che con il Re Cozio restarono indipendenti fino addirittura a verso il 63 d.c. I Marici che probabilmente fondarono Pavia e il cui territorio occupava anche parte delle attuali province di Piacenza, Alessandria (Petra Mariciorum l'attuale Pietra Marazzi alle porte di Alessandria) e Asti.

La Gallia Cisalpina con i nomi di alcuni popoli celtici pre romani.

Prima di Alesia: Il genocidio dei Boi e il massacro degli Statielli
: come dicevamo sopra, tra le poche cose che ci sono pervenute attraverso le testimonianze degli storici latini, ci sono le cronache di alcune campagne militari. Tra le più significative c'è quella condotta contro alla tribù degli Statielli, stanziati nell'odierno Piemonte meridionale in quella che oggi è la provincia di Alessandria. Più esattamente questa popolazione occupava la zona a sud del Tanaro compresa tra Acqui Terme (Aquae Statiellae, oggi identificata con la loro capitale Carystum) e Tortona. I romani dai tempi del Sacco di Roma di Brenno guardavano con preoccupazione ai galli che vivevano al di sopra dell'appennino e che continuarono ad allearsi con altre popolazioni italiche e non per cercare di sconfiggere la nuova potenza. La situazione divenne più critica con le guerre puniche e i romani sempre più potenti iniziarono una serie di azioni militari. Tra le più famose quelle in Emilia contro ai Boi che dopo anni di battaglie ebbero il colpo di grazia verso il 190 a.c. Da parte di Cornelio Scipione Nasica che Massacrò, secondo le fonti, 28.000 Galli. I sopravvissuti (vecchi e bambini) trasformati in mano d'opera e il bottino (armi, oro, 1471 torques, argento, 1230 cavalli, ecc... ) portato a Roma. Bononia (Bologna) la loro capitale, viene ridotta a colonia nel 189 a.c. Interessante ricordare Monte Bibele, sempre nei pressi di Bologna in cui prosperò una singolare società mista Etrusco-Celtica che venne probabilmente annientata nello stesso periodo.

Accampamento gallico.

Più difficili da estirpare erano appunto le popolazioni gallo-liguri a ovest, arroccate sulle montagne. Prima toccò agli apuani e poi via via ad altre popolazioni che non volevano “stare tranquille”. Le prime Colonie sono quelle di Luni e Lucca, ma tutto il territorio intorno ribolle di ribellione. I galli si riprendono anche Mutina (Modena) senato proclama lo stato di mobilitazione (tumulus gallicus et ligustinus). Nel 175 I Friniati con altre popolazioni galliche confederate (Garuli, Ergati, Lapicini e gli Apuani superstiti) Devastano Luni e Pisa. Purtroppo la ribelliione verrà placata dal console Publio Mucio Scevola e i Friniati annientati da Quinto Petilio Scurino. I sopravvissuti vengono resi schiavi o sono costretti a fuggire sulle montagne impervie. Più a Nord ci sono però le altre popolazioni che continuarono a regnare nelle loro fredde terre ancora estranee ai Romani. Tra di essi, appunto, gli Statielli, che grosso modo (e in modo molto meno definito di quanto possiamo pensare oggi) occupavano un area triangolare che andava da Alessandria e Castellazzo a nord all'appennino ligure a sud.


Vivevano di agricoltura e pastorizia ma anche di commercio tra il nord e Genova e questo li aveva convinti a restare tranquilli. Questo però non fermo Marco Popilio che inizio una vera e proprio campagna di sterminio e massacrò 10.000 nemici e ne fece prigionieri a centinaia, perdendo appena 3.000 uomini. Gli altri Liguri si arresero a Popilio, che comunque distrusse la loro città, vendendone le proprietà. Ma il fatto fu così grave che il Senato per la prima volta, offeso dal fatto che Lenate avesse attaccato un popolo senza essere stato provocato, gli impose di ridare ai Liguri le loro case e le loro proprietà. Popilio si rifiutò di obbedire e ne nacque un forte contrasto con la massima assise repubblicana. Alla fine Popilio tornò nella sua provincia senza l'appoggio del Senato. L'anno successivo continuò a combattere contro gli Statielli, uccidendo ancora più di 6.000 persone in battaglia. Ciò provocò la rivolta di tutti i Galli della Liguria interna, provocando la dura reazione del Senato. Nonostante tutto ciò, nel 159 a.C. Divenne censore, insieme a Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo. I sopravvissuti liberati si trasferirono in altre aree della zona. Ancora oggi molti paesi della zona conservano la radice Car legata a Carystum come Cartosio, Caranzano, Carrosio e il quartiere Cristo di Alessandria ad esempio. La capitale invece venne ricostruita dai Romani come Aquae Statiellae (Acqui Terme) che divenne uno dei centri termali più rinomati dell'impero.


venerdì 26 dicembre 2014

La Pietra Guaritrice del Santuario di Crea.

Il Santuario di Crea si trova sulla cima di un'alta collina del Monferrato, nei pressi di Serralunga a pochi chilometri da Casale in provincia di Alessandria. E' uno dei principali Monti Sacri di Piemonte e Lombardia, uno dei più visitati, specialmente in passato, ed è un posto molto bello, in quanto si trova in un parco naturale. Come Oropa (LINK) questo Sacro Monte è dedicato ad una Madonna (gemella di quella di Cagliari e di Oropa) e come per quello di Oropa la leggenda tramanda, sia stato Sant'Eusebio (Vedi LINK: Sant'Eusebio e la cristianizzazione del Piemonte) a iniziare la cristianizzazione di questo posto, in cui all'epoca ancora si praticava una forma di paganesimo animista di stampo celtico (1). Sant'Eusebio infatti portò la statua della madonna di legno in un piccolo Eremo dal quale poi si è sviluppato l'intero santuario.

Vista delle valli monferrine dal Sacro Monte di Crea in piena estate.

Per maggiori informazioni sulla storia e sulle opere artistiche vi rimando alla pagina del Santuario su Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Sacro_Monte_di_Crea . Per quello che interessa a noi, posso iniziare con il dire che, come in altri casi (citiamo ancora una volta Oropa) la cristianizzazione partì dai luoghi in cui erano più radicate le credenze precristiane. A Crea ci sono 23 cappelle che costituiscono il percorso sacro. Solo due di queste però sono situate al di fuori del Santuario vero e proprio, infatti quando mi ci sono recato la prima volta non riuscii a trovarle. Esse sono le uniche ad essere dedicate espressamente ad Eusebio. Esse si trovano più in basso, sul sentiero che da Forneglio porta al Santuario. Ho trovato tutte queste preziosissime informazioni sul prezioso libro: "Le grandi pietre magiche" (2) di R. Gremmo. La prima Cappella è dedicata al martirio di Eusebio ed è costruita su una fonte. La seconda si trova a metà del ripido sentiero all'inizio di un boschetto.

 La seconda cappella, di fronte alla parete di roccia e l'inquitante dipinto in una delle nicchie della roccia.

La seconda cappella si trova di fronte ad una parete di roccia imponente lunga diverse decine di metri e alta diversi. Proprio su questa roccia si trova un'antica seduta ed è proprio quella che le popolazioni chiamano "La pietra che guardisce". In oltre ci sono alcune misteriose nicchie e fori di cui ignoro l'origine. In questo punto in oltre si continua a sentire il rumore dell'acqua che scorre, forse una fonte, che però non ho potuto trovare. Per poter avere dei benefici da questa antica roccia è necesserio, come per la Pietra di Santa Varena (LINK) nei pressi di Alessandria, appoggiare la schiena o un'altra parte del corpo malata. La cosa che più colpisce è che qualcuno, qualche decennio fa, ha dipinto in una di queste nicchie un volto umano un pò inquietante, a dimostrazione di quanto questa pietra abbia ancora una qualche importanza per le genti locali.

La seduta nella roccia, la PIETRA CHE GUARISCE di Crea, di fronte alla seconda Cappella.

Proseguendo la salita si arriva al santuario vero e proprio da una scala ormai quasi abbandonata, capisco che questo santuario doveva essere molto più popolare alcuni decenni orsono. Da qui si vedono le due chiese sulla piazza e un piccolo nucleo di case con bar, souvenir e camere in cui poter pernottare. Il luogo devo ammettere è molto bello, anche perché si trova, come dicevo prima in un bel parco. Da qui si sale ancora completando il percorso che porta alla Cappella del Paradiso. Questa è l'ultima sulla cima del monte e sembra sia stata costruita su una torre di origini romane chiamata "torre del diavolo". Un'ultima cosa di cui tenere conto è il nome CREA che per alcuni sarebbe collegato a Kern-Cern-cervo e che farebbe pensare ad un luogo di culto legato al dio Cernunnos. Cosa non così improbabile vista la sua popolarità nel periodo celtico anche in Cisalpina. Cosa curiosa che si ricollega a questo è la presenza di alcune scritte dedicate a San Cornelio presenti nel santuario. Cornelio è infatti uno dei santi in cui il culto del dio cervo si trasformò in periodo cristiano, come avvenne per esempio a Carnac.

 La cappella del Paradiso e la biscia che ho incontrato durante il mio pellegrinaggio.

Considerazioni personali della visita. Nonostante io non sia cristiano (per lo meno, forse una piccola parte viste le influenze culturali), ho deciso di fare questa escursione pensando in qualche modo ad un piccolo pellegrinaggio. Penso che questi luoghi in cui la sacralità originaria è sopravvissuta fino a noi abbiano un grande fascino e forse anche tipo di qualche forza particolare. Sono partito da casa in uno dei pochi giorni di sole di questa piovosa estate (2014) in bicicletta e ho attraversato gran parte del Monferrato: quasi 50 km all'andata e altrettanti al ritorno di salite e discese. Panorami incredibili che quando si viaggia in macchina non hanno lo stessa forza. Arrivato al santuario dopo una salita interminabile e sotto il sole di Agosto nelle ore centrali della giornata ho iniziato ad esplorare il Santuario. Quanto ho scritto è il resoconto: il posto è molto bello anche solo per passare una giornata tra alberi e brevi passeggiate. Come sempre però, ho trovato molto di magico: la cosa più bella è stata l'incontro con un una grossa biscia (foto sopra) mentre facevo il giro esterno del monte e scambiavo due parole con alcune persone. La biscia cercava un varco nel muretto per allontanarsi da noi e rientrare nel bosco e non trovandolo si è alzata in piedi appoggiandosi tra le pietre più alte. Il serpente, non dimentichiamolo, simboleggia il paganesimo nel linguaggio visivo cristiano. Non dimentichiamo i serpenti schiacciati dai piedi di santi e madonne che hanno sconfitto il male e il paganesimo dall'Europa! In questo caso per me è stato come un piccolo messaggio: Anche se non è facile vederlo qui, lo spirito originario di questi luoghi è ancora presente!

Articoli correlati:

La pietra di Santa Varena: http://leradicideglialberi.blogspot.it/2008/08/la-pietra-guaritrice-di-santa-varena_08.html

La pietra di Oropa: http://leradicideglialberi.blogspot.it/2008/04/la-pietra-della-vita-oropa_1308.html


Sant'Eusebio e la cristianizzazione del Piemonte:
http://leradicideglialberi.blogspot.it/2014/07/santeusebio-e-la-cristianizzazione-del.html

Bibliografia:
1) - Mario Trompetto, S. Eusebio di Vercelli, Biella 1961, pp. 9-10.
2) - Roberto Gremmo, Le Grandi Pietre Magiche, Storia Ribelle Biella 1995 - 2da edizione 2009, pp 31-33.

giovedì 30 gennaio 2014

LE GALLIE!

Dall'enciclopedia Treccani: "Gallia (lat. Gallia): Denominazione latina della regione comprendente l’Italia settentrionale (G. Cisalpina) e in particolare la vasta area dell’Europa centrale delimitata dal Reno, i Pirenei, le coste atlantiche e mediterranee (G. Transalpina)"

(notare che a differenza della reale distribuzione delle popolazioni celtiche non facevano parte delle gallie i territori della Britannia, dell'Iberia e dell'Europa orientale).

Visto che c'è una confusione totale per quanto riguarda il periodo protostorico e storico dell'Europa, specialmente per quanto riguarda l'Europa centrale e l'Italia mi sono deciso a scrivere 2 righe sulle Gallie. Devo sottolineare ce si potrebbe fare con il resto della penisola conosciuta oggi come Italia, dei Balcani o di tutto il resto. Per fare chiarezza bisogna per prima cosa vedere di che epoca stiamo parlando e del fatto che gli attuali confini degli stati europei erano completamente inesistenti fino a qualche secolo fa. Questi due fattori genereano confusione ogni volta che si parla dei popoli antichi, oltre ovviamente ai fattori identitari che magicamente tornano fuori. Non è il caso di fare qui una storia dei popoli celtici, unica cosa mi preme sottolineare che quando si parla di celti (o di galli, ricordiamolo sono sinonimi!) è il fatto che non stiamo parlando di una vera e propria civiltà o di una "razza", ma di un grande insieme di popoli con una cultura che li univa. Ossia simili divinità, costumi, arte ecc... senza dei confini ben delineati e spesso divisa in miriadi di piccole tribù in guerra tra loro. 


Nel periodo precedente alla conquista romana, diciamo genericamente prima del 200 a.c. la parte centrale dell'Europa che oggi chiamiamo Francia, Spagna, Italia del nord, Svizzera, Austria, Sud della Germania, repubblica Ceca... fino ad alcune zone della Turchia (Galazia appunto) erano abitate da popolazionni celtiche. Quelli che i Romani chiamavano GALLI erano stanziati nelle attuali Francia, Svizzera e Italia settentrionale. Da qui il nome di Gallie che i romani diedero a questi territori. Principalmente si faceva faceva differenza tra i due territori gallici divisi dalle Alpi:
  • GALLIA CISALPINA: attualmente nel territorio italiano e sloveno comprendente più o meno le regioni italiane che oggi sono Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli, separata dalle Alpi dalla Transalpina.



  • GALLIA TRANSALPINA: attualmente la Francia e parte di Germania e Svizzera, separata dalle alpi dalla Cisalpina.

A loro volta le Gallie erano divise in piccole provincie dai romani che prendevano il nome molte volte dalle popolazioni precedenti (Aquitania, Liguria...) o dalla posizione geografica (Transpadana, Cispadana).

MA OGGI?
E' molto curioso vedere che quando si parla di queste cose oggi nel nostro territorio, i più rimangono stupidi o increduli. Anni di italianizzazioni e di fascismo che continuano tuttora misti ai sensi di colpa per non essere "figli legittimi" dei romani, hanno cancellato la memoria e le personi comuni non si chiedono chi fossero i loro antenati reali, si fermano all'epoca romana, che bisogna dirlo nelle nostre zone (Gallia Cisalpina) fu molto breve e superficiale. Solo con l'unità d'Italia infatti (un secolo e mezzo fa) la lingua ufficiale divenne l'italiano, mentre quelli che oggi chiamamo "dialetti" e  che vanno scomparendo (ma che erano ancora parlati da gran parte della popolazione fino al dopo guerra) erano la lingua del popolo. Lingue Gallo Romanze, come il francese, ovvero nate dall'incontro delle lingue celtiche con quelle latine, è importante ricordarlo!
Non posso aprire un discorso sulle lingue qui  e nemmeno sui toponimi ma per incuriosirvi mi basta nominare il PO: conosciuto già dai greci come Eridano, venne poi latinizzato in Padus che derivava dal celto-ligure Bodinkus (dalla radice indoeuropea Bhodh - scavare).

Collegamenti e appendici:
Gallia Cisalpina
Gallia Transalpina
Lingue Galloromanze

lunedì 18 febbraio 2013

Il menhir di Mazzè.

Il menhir (o stele) di Mazzè.


Questo è il terzo di tre menhir molto simili trovati in questa zona. Gli altri sono quello di Lugnacco   e quello di Chivasso, tutti molto simili per lavorazione, forma e dimensione. Il monolite, alto 4 metri, venne ritrovato durante i lavori della diga a pochi chilometri e quindi non è nel suo luogo originario. Questo rende ancora più difficile la sua datazione, praticamente impossibile per mancanza di reperti. Comunque si pensa che risalga alla prima età del ferro, vista la sua accurata lavorazione e similitudine ad altre pietre simili ritrovate in Germania, un epoca molto più recente all'epoca megalitica. Per una volta quindi sembrerebbe esatto parlare di menhir celtico. Si trova sulla piazza principale di Mazzè in provincia di Torino. In oltre un calco di questa pietra è visibile al Museo di Antichità di Torino insieme ad altri notevoli reperti della zona Piemontese.

(ENG) Menhir of Mazzè.
This stone is the tird of 3 menhirs found in this area, similar for size and shape. The others are the
Lugnacco one and the Chivassos one. It was found during the works on the local dam, so it's not in his original position. The age is not sure, but it can be more recent than the typical megaliths, probably it was erected during the early iron age (it is similar to some german stones of this age), so for one time seems to be possible to call it celtic menhir.


Sul menhir sono in oltre visibili le tracce di una accurata lavorazione: diverse coppelle sono state scavate con utensili litici e sono ancora oggi visibili, specialmente al mattino con luce radente. Tale accurata lavorazione rende possibile questo monolite una vera e propria stele monumentale, probabilmente in origine eretta su di un tumulo funerario.




giovedì 23 febbraio 2012

Alcune cose sugli antichi liguri, sui celti e sulla gallia cisalpina

E' praticamente da quando ho iniziato questo blog, alcuni anni fa, che voglio scrivere sui Liguri e sui popoli che successivamente abitarono quella che oggi è 'Italia settentrionale. Anzi sicuramente questo post verrà ampliato e approfondito in futuro. Sono sempre stato affascinato da questo popolo per vari motivi. Principalmente mi ha sempre colpito il fatto che ancora oggi si parli di loro come di un popolo misterioso, di origini che, a seconda delle teorie si perdono nel tempo e nello spazio: oggi sappiamo che in realtà si trattava di popolazioni culturalmente celtiche o proto-celtiche. Un altro motivo è che quando si parla di liguri si parla dei nostri avi, specialmente se viviamo nel nord ovest dell'Italia, nel sud della Francia, nella svizzera occidentale, ecc... ma di essi ignoriamo quasi completamente l'esistenza.

 

Iniziamo con quello che ha detto Alessandro Barbero qualche tempo fa (LINK - minuto 6:35) nella conferenza sulla sua "Storia del Piemonte": "I Liguri non sono per niente una popolazione misteriosa, una volta non si sapeva che lingua parlavano, poi si sono trovate delle cose... ora sappiamo che i Liguri erano dei Celti, dei Galli..." queste "cose" sono da attribuire principalmente agli studi di Filippo Maria Gambari (Archeologo, direttore del Museo delle Civiltà di Roma e dirigente dei Beni Culturali), il quale ha definitivamente all'interno delle lingue celtiche e più precisamente tra il Celtico del primo periodo e Lepontico e Celtiberico. Quello che credo abbia sempre messo in imbarazzo molti accademici italiani è quindi la non "Italicità" dei liguri, che è una cosa insensata, visto che più di 2000 anni fa l'Italia non esisteva e in gran parte della penisola le popolazioni non erano "Italiche" nel vero senso della parola, basti pensare alla Magna Grecia. Questo modo di pensare ha influenzato tutti e allo stesso tempo anche gli studiosi d'oltralpe tranne forse in Francia dove in effetti i Liguri sono sempre stati considerati abbastanza tranquillamente Galli, probabilmente per gli stessi motivi nazionalistici. In effetti a questo punto bisogna ricordare un fatto abbastanza notevole: Il nome Celti (che deriverebbe da Kala, "Roccia", dai Kaletu e quindi stesse per "i duri", "gli eroi", nome con il quale si autodefinivano le confraternite guerriere galliche - cit: Filippo Maria Gambari) venne per la prima volta usato dai greci che vennero in contatto con queste popolazioni per la prima volta con le popolazioni che vivevano nei dintorni della colonia di Marsiglia. Queste popolazioni erano i Liguri Salluvi che ci hanno lasciato alcune delle più importanti testimonianze scultoree di tutta l'Europa preromana nel santuario di Roquepertuse. In questo santuario sono presenti dei portali dedicati al culto della testa e soprattutto due statue assise nella posizione "del loto" detti "i guerrieri" o per via della posizione "buddha celtici" (LINK al post qui). Quindi il termine stesso Celti potrebbe derivare da popolazioni normalmente considerate "Liguri".


Sui liguri si è comunque scritto molto, lo hanno fatto sia gli storici accademici, sia gli appassionati più o meno seri. Chi segue il mio blog sa che sono aperto a tutto, anche se poi, a livello storico, mi piace andare a vedere cosa è credibile ed ha basi fondate e cosa invece è da prendere un pò meno seriamente. In questo caso, devo ammettere che certi testi "accademici" continuano ad essere molto superficiali, ancorati a teorie vecchie di secoli e a volte veramente poco credibili, a volte per i motivi "nazionalistici di cui parlavo sopra, a volte semplicemente per una evidente superficialità per quanto riguarda un argomento che poco interessa. In molti libri sull'Italia antica infatti i Liguri vengo semplicemente etichettati come "popolo italico" come se un territorio geografico dovesse per forza influenzare gli aspetti culturali di popolazioni antichissime. C'è da domandarsi se ci sono voluti anni ad accettare e studiare approfonditamente gli Etruschi e si continua a mettere da parte altre popolazioni italiche, quale potrebbe essere l'interesse per delle popolazioni "barbariche" che tanto impensierirono i romani.


LA STORIA:
Detto questo quando si parla di Liguri bisogna considerare due fattori importantissimi: l'epoca storica di cui si sta parlando e i confini territoriali che nelle epoche che ci interessano non erano per niente definiti e molto diversi dagli attuali. Per esempio molte volte si parla alla stesso modo di Liguri neolitici o addirittura paleolitici e di celto-liguri dell'età del ferro. Un errore tipico degli appassionati è di confondere l'epoca megalitica con l'epoca celtica. Oppure si fa l'errore esattamente opposto, considerare le culture che si sono succedute nei secoli come completamente differenti, con un taglio netto. Ancora oggi possiamo leggere il passato celtico del Piemonte o della Liguria dai molti toponimi ad esempio.

 Ricostruzione di donna ligure, zona di viverone.

Per semplificare in epoca remota prenderò ad esempio alcuni ritrovamenti in territorio ligure propriamente detto. Andando a scavare nei tempi più remoti si finisce nel paleolitico inferiore, ovvero circa 400 mila anni fa nel sito di Terra Amata presso Nizza. In questo luogo sono stati ritrovati ben 21 livelli di abitati successivi e alcuni manufatti. Si parla di uomini pre-neanderthaliani. Si passa poi ai ritrovamenti Neanderthaliani di cui è notevole l'impronta visibile all'interno delle grotte di Toirano, per arrivare, facendo un salto di centinaia di migliaia di anni alle grotte dei Balzi Rossi (presso Ventimiglia) con i ritrovamenti di sepolture di uomini di Cro-Magnon alti mediamente più di 1,80 m e di alcune bellissime statuine femminili (veneri). Arturo Issel, uno dei più importanti studiosi dei liguri (vedi La Pietra D'Issel), geologo e paleontologo genovese, li considerava infatti diretti discendenti dell'Uomo di Cro-Magnon, e qualcun altro si spinge a dire che essi si diffusero da qui in tutta la Gallia costituendo la base preindoeuropea che con le successive stratificazioni indoeropee provenienti da oriente formarono i Celti propriamente detti. Queste ipotesi non possono essere provate in nessun modo. La storia dal mio punto di vista incomincia a diventare ancora più interessante nel periodo del neolitico e dell'età del rame. Dell'epoca megalitica ci giungono molti siti sparsi in tutta europa. Questo è il periodo storico più affascinante ed interessante per la storia non solo locale ma europea in generale, che purtroppo sia per difficoltà obbiettive che per disinteresse è ancora avvolta nella nebbia. Simili raggruppamenti di Menhir, tumuli e incisioni sono state ritrovate dal medio oriente fino alla scandinavia, sempre in territori non troppo distanti dalle coste, facendo pensare a prime migrazioni di popoli che utilizzavano il mare per muoversi. Ma non vorrei andare fuori tema, e mi limiterò a dire che alcune incisioni e menhir e statue menhir accomunano il fenomeno megalitico dell'areale ligure e piemontese a quello francese e svizzero dandoci una prima idea di quello che era il territorio ligure propriamente detto. Bisogna aprire una parentesi: con il ritrovamento dell'uomo di Similaun (LINK) si sono riprese in considerazione molte teorie, si è visto ad esempio che nel 3000 a.c. i collegamenti tra nord e sud delle Alpi erano molto più importanti di quanto non si credesse. Il tipo di pugnali ad esempio o di alcune asce, era lo stesso raffigurato sulle statue stele in Lunigiana (territorio ligure) e su altre statue stele a nord delle Alpi (vedi post apposta). Quando si parla di culture preistoriche delle età dei metalli in area alpina e subalpina si è parlato di popolazioni protoceltiche, ma a complicare tutto è arrivata la recente scoperta che il DNA di Oetzi (la mummia di Similaun) non era simile a nessun gruppo europeo se non a quello dei Sardi! I Sardi quindi sono probabilmente quello che resta dei vecchi europei prima delle numerose e stratificate invasioni da est. La storia è davvero affascinante e complicatissima- Ma torniamo ai Liguri dell'ultimo millenio prima di Cristo: alcuni studiosi dicono che nella loro massima espansione questo popolo occupava gran parte della pianura padana fino al veneto a est, il sud della Francia e parte della Svizzera fino ad arrivare alla Spagna. Ci sono molte prove al riguardo, numerosi ritrovamenti, toponimi (basti pensare a Genova e Ginevra ad esempio). Alcuni scavi effettuati nella zona del Lago di Viverone hanno portato alla luce i resti di un importante villaggio su palafitte e alcuni manufatti, tra cui urne, vasi, spade e stampi per le spade (tutto conservato al museo di Antichità di Torino), molto simile ai villaggi dei laghi della Svizzera dello stesso periodo. A questo popolo dobbiamo probabilmente anche gli allineamenti di pietre erette che si trovavano nei pressi di Cavaglià e dei quali oggi resta solo qualche testimonianza (LINK).


 Tra il XIII e il VIII secolo a.c. in Europa si sviluppa quella che viene definita Cultura dei campi di urne (il nome deriva dalla pratica di cremare i morti e di seppellirne le ceneri all'interno di urne) e anche in questo caso, cercando di documentarsi ci si accorge che sui diversi testi c'è abbastanza confusione. A livello pratico, quello che ci interessa è che nell'area ligure sono stati molti i ritrovamenti. Il più antico fu fatto vicino alla Cascina Chiappona, nei pressi di Alessandria. Venne portata alla luce una sepoltura di donna, e una cosa importante e notevole è lo stile di alcuni vasi che portavano decorazioni di tipo Hallstattiano (LINK) successivo.
Tuttavia i ritrovamenti non sono sufficienti per definire la storia di questo popolo che non usava la scrittura fino al contatto con gli Etruschi prima e con i Romani poi e bisogna riferirsi ad alcuni autori classici. Esiodo (VI sec. a.C.) definisce i Liguri come uno dei tre grandi popoli barbari: Sciti (Asia), Aetiopi (Africa) e Liguri (Europa). Nell'Eneide i Liguri sono una delle pochissime popolazioni che combattono al fianco di Enea nella guerra contro i Rutuli. Virgilio nomina anche i loro due re, Cunaro e il giovane Cupavone, il figlio e successore di Cicno, figura già nota nella mitologia greca. Cicno o cicnu significa Cigno, animale sacro. Purtroppo mi sto dilungando troppo e per informarsi, alla fine del post elenco una piccola biografia in cui se qualcuno è interessato, potrà trovare testi utili ad approfondire. Direi che siamo giunti al periodo più interessante, quello che ha fin dai tempi più antichi creato più problemi e dibattiti.

 
Il periodo celtico.


"Citati per la prima volta dallo storico greco Erodoto attorno al 450 a.C., i Celti occupavano in origine un'area compresa tra l'alto Reno e le sorgenti del Danubio, tra la Germania meridionale, la Francia orientale e la Svizzera settentrionale. Attorno all'VIII-VII sec. a.C. raggiunsero le coste atlantiche dell'attuale Francia e la penisola iberica. Più tardi raggiunsero la Germania nord-occidentale, le isole britanniche, la Boemia, l'Ungheria, l'Austria e l'Italia centro-settentrionale. Nel IV-III sec. a.C. la lingua e la cultura celtica erano dominanti in Europa. Se le popolazioni celtiche costituivano un'unità dal punto di vista culturale, mancavano tuttavia completamente di coesione dal punto di vista politico. Questo le rese particolarmente vulnerabili alla pressione di Germani a est e dei Romani da sud. Nell'Europa occidentale i Celti furono completamente latinizzati, nelle isole britanniche e in Ungheria presero il sopravvento elementi germanici. Una parziale ripresa della cultura celtica si ebbe nelle isole britanniche tra il VI e il X sec. d.C., grazie alle missioni dei monaci irlandesi che avevano integrato l'eredità celtica con nuovi elementi di matrice cristiana."
da https://www.swissinfo.ch/ita/cultura/lo-splendore-ignoto-dell-arte-celtica/1074900 

Dedicherò ai celti in generale un post, in futuro. Si inizia a parlare propriamente di questo popolo con la cultura di La Tène, così chiamata dalla località svizzera in cui vennero fatti i principali ritrovamenti. Del resto anche l'origine dei popoli gallici è ancora oggetto di dibattito e non bisogna dimenticare che i popoli celtici vengono identificati esclusivamente per mezzo delle loro lingue e delle loro culture. E' probabile che si trattasse di gruppi di guerrieri eterogenei che poi si raggrupparono in tribù. La terra stessa occupata dai Liguri venne nominata dai Romani "Gallia Cisalpina" ovvero l'Italia Settentrionale. I contemporanei erano molto incerti se considerare questo popolo una etnia celtica locale (come lo erano ad esempio i Belgi che avevano caratteristiche molto vicine ai Germani e che furono i più noti colonizzatori della Britannia) o un popolo a se stante con cultura affine a quella celtica. Come dicevamo la lingua parlata in "Liguria" in questo periodo era di tipo celtico come ci dicono gli scrittori classici e alcuni ritrovamenti (l’iscrizione “Mi Nemeties” sicuramente celtica che significa di me, Nemetie, risalente al VI sec. a.c. e ritrovata a Genova in caratteri etruschi), le divinità principali erano le stesse adorate in Gallia transalpina (Belenus, Lug, Bormo, Belisama, Pen...) e anche l'utilizzo di Torques e altri oggetti in stile sicuramente celtico. Sembra però che i Liguri fossero rimasti più arretrati, forse perchè abitavano sui monti e per certi autori classici è proprio questa la grande differenza: i Celti abitavano la pianura mentre i Liguri la montagna. Questo ci viene riportato da Diodoro Siculo che però è chiaramente di parte e presenta alcune contraddizioni palesi dovute alla volontà denigratoria da parte romana nei confronti di avversari che resistettero secoli. D'altra parte è successo lo stesso in altre parti d'Europa: inglesi, francesi, tedeschi, spagnoli, ecc... continuano, anche se in misura minore, a esaltare quello che la civiltà romana ha lasciato alla loro cultura. Che si vogliano considerare i Liguri di questo periodo propriamente celti o una variante locale, essi vennero celtizzati dai galli d'oltralpe nel periodo subito successivo (del resto i galli francesi vennero a loro volta celtizzati da quelli orientali...) che probabilmente penetrarono in Gallia Cisalpina nel V secolo a.c.. Questo ingresso non fu sempre traumatico, infatti nonostante le battaglie essi si integrarono con le popolazioni locali per via delle somiglianze culturali dando origine a un periodo definito celto-ligure in quelle che oggi sono le regioni della Liguria, del Piemonte e della Lombardia e del sud della Francia. I veneti erano anch'essi affini ai celti ma con una lingua propria e la loro celtizzazione fu molto meno accentuata. Comunque attorno al 474 a.c. le popolazioni galliche sconfissero gli etruschi presso il Ticino riprendendosi tutta la pianura padana, e arrivarono fino a roma, depredandola. Questo periodo durò ancora fino al II secolo avanti cristo, quando dopo molte guerre (...) i romani decisero di sconfiggere definitivamente le pericolose popolazioni dell'Italia settentrionale. Nel 181 a.c. venne fondata la colonia di Aquileia nell'odierno Friuli. Ma ad ovest le popolazioni con maggiori caratteristiche liguri erano ancora da sottomettere. Gli Apuani, o Liguri Montani, che arrivavano ad occupare le terre della toscana settentrionale vennero sconfitti nel 179 a.c. Gli Statielli che occupavano i territori che ora fanno parte delle province di Savona, Cuneo e Alessandria (L'odierna Acqui terme era il centro più importante: Aquae Statiellae) vennero sconfitti nel 173 senza opporre resistenza ma il console Marco Pompilio Renate li ridusse in schiavitù gli e cominciò a organizzare la vendita di schiavi provenienti da questa popolazione che venne fermata un anno dopo dal senato di Roma. Lo storico greco Polibio testimonia che pochi decenni dopo i celti erano ormai confinati in poche zone subalpine o espulsi dalla regione, tuttavia questa affermazione era ancora una volta di parte. I Romani disponevano ormai dei grandi centri e delle vie di comunicazione e oltre a compiere un vero e proprio genocidio delle popolazioni locali portavano migliaia di cittadini romani a colonizzare la regione, ma molti dei territori montagnosi e collinari erano ancora a celti e liguri. I Salassi che occupavano l'attuale zona del Canavese in Piemonte si scontrarono la prima volta nel 141 a.c. con i romani sotto il consolato di Appio Claudio Pulcro, che venne sconfitto subendo gravi perdite, tanto che nel 100 a.c. Roma istituì la colonia di Eporedia (Ivrea) insediando molti coloni. I salassi si rifugiarono sulle montagne fino a quando nel 25 a.c. con la fondazione di Augusta Praetoria, l'attuale Aosta e con la concessione del diritto romano a tutti gli abitanti cessarono le ultime resistenze. In ogni caso non è ben chiaro quando la Gallia Cisalpina divenne Provincia Romana. Nell'89 a.c. Mediolanum (Milano) ricevette la dignità di cologna, nel 49 a.c. cesare concesse la cittadinanza romana agli abitanti della provincia e nel 42 a.c. la regione divenne parte integrante dell'Italia romana. Tuttavia la lingua e molte usanze rimasero ancora influenzate dal passato ligure e celtico per secoli e in parte lo sono ancora oggi. Uno studio di qualche anno fa, effettuato su abitanti che da generazioni abitano il territorio cisalpino ha dimostrato che ancora fino a qualche decennio fa almeno i geni erano quelli celto liguri.

Bibliografia:

"I cacciatori paleolitici" a cura di Santo Tinè, Sagep Editrice, 1990.
"I primi agricoltori" a cura di Santo Tinè, Sagep Editrice, 1983.
"Paesaggio e architettura delle regioni padano-alpine dalle origini alla fine del primo millennio" di Gilberto Oneto, Priuli e Verlucca,2002.
"I Liguri - Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo", Skira, 2004.