sabato 15 giugno 2024

MASCHE E MASCONI: 6) Ancora masche che sono gatti e altri animali.

>>> Vedi l'indice dei post dedicati alle storie di MASCHE E MASCONI!

IL GATTONE NERO DELLA VAL SUSA. In un villaggio di pastori in Val Susa viveva un grosso e paffuto gatto nero come la notte senza luna. Era amato da tutti e veniva ospitato e accarezzato per il suo bellissimo pelo e per la sua simpatia. In inverno entrava nelle case con il focolare acceso dove le gente si trovava per scaldarsi e per raccontarsi storie e si sedeva sulle gambe di  tutti benvenuto. Proprio durante una di queste sere gioviali nella stanza qualcuno disse: "Ruin l'est mort!" (Ruin è morto!) Nessuno capì subito cosa volesse dire quella frase pronunciata nel buio della sera ma il gatto si alzò di colpo, come fanno i gatti delle volte e, nella meraviglia di tutti parlò, pronunciando queste parole: "Ruin l'è mort, a toca mi!" (Ruin è morto, tocca a me!). Detto questo il gatto scomparve. Ruin era il nome di un Mascone di cui si parlava in valle e che essendo morto lui, il gattone avrebbe dovuto prendere il suo posto.

Questa storia è molto interessante perchè al contrario delle altre non vede una masca trasformarsi in gatto, ma, esattamente al contrario un gatto diventare mascone!

Il gattone Nerone che viveva con i miei genitori fino a qualche anno fa, mi viene sempre in mente quando penso al gattone masca della Val Susa.

LA VALANGA DI PIAMPRATO, I TRE DIAVOLI. esistono diverse versioni di questa leggenda con diavoli, animali magici, ecc... Ci troviamo in Val Soana, una delle valli franco-provenzali del Piemonte sul versante sud del Gran Paradiso. Del torrente che da il nome alla valle ne avevamo parlato anche nell'articolo sugli idronimi di origine celtica in Piemonte (LINK) ed è praticamente omonimo della Sanna e della Saona in Francia e deriverebbero dalla dea gallica Sequana. Il fatto in questione avvenne nel 1711, il 14 o il 17 maggio a seconda delle leggende. La storia più popolare dice che gli abitanti di Pianprato non fossero dei bravi cristiani, c'è chi dice che si affidassero ancora ai loro idoli alpini pagani, chi dice che in mancanza di preti che arrivassero lassù, si arrangiassero con rosari, preghiere mischiando con le pratiche superstiziose, sta di fatto che per questo vennero puniti. Sulle tre cime principali si posizionarono tre "diavoli" o masche: un gatto, un cane e un gallo che fecero nevicare giorno e notte per tre giorni. Quelli che erano scesi a valle non riuscirono a tornare a casa sia per la neve sia perchè erano stati fermati dai paesani più in basso che li avvertirono che stava succedendo qualcosa di strano e oscuro. Fu così che una grandissima valanga si staccò dalle cime dei diavoli e sommerse completamente il paese di Valprato (che sembra si trovasse dove oggi c'è la Grange Prariond) distruggendolo. I paesani sopravvissuti lo ricostruirono più in basso dove oggi si trova. Questo sembra sia vero, infatti tutte le case nel nuovo paese recano date posteriori al 1711. 

LA SECONDA VERSIONE, LA VENDETTA DEGLI ANIMALI. Un'altra versione della leggenda (che mi ricorda alcune leggende giapponesi o asiatiche) dice che nel paese di Piamprato abitasse gente cattiva che si comportava in modo crudele con le persone e con gli animali della valle. Fu così che in quella primavera del 1711 furono visti alcune bestie (anche in questo caso gatti, cani e un gallo) che portavano curiosamente con piccoli sacchi la neve in cima alla montagna. Questi animali, probabilmente masche stavano preparando la punizione per la gente del villaggio che infatti come nella storia precedente venne colpita dalla terribile valanga. Esiste anche una bizzarra terza leggenda che spiega la scomparsa del vecchio paese di Piamprato: quest'ultima narra di una cavaliere in armatura che, mandato dal Signore, si presentò per punire i paesani che non seguivano la religione nel modo giusto.

IL MASCONE CHIOCCIOLA DEL BELBO. Nelle zone paludose del torrente Belbo che si trovavano poco prima della confluenza con il Tanaro nelle vicinanze di Villa del Foro si dice si trovassero delle antiche pietre dove si trovavano tantissime lumache. Era questa proprio la zona in cui nell'alto medioevo vagava San Baudolino meditando e compiendo miracoli. I cristiani più fedeli evitavano quella radura con le pietre considerata luogo di ritrovo di masche e diavoli ma vista la fame che i popolani della zona nei secoli scorsi c'era sempre qualcuno che, senza farsi vedere, ci andava per lumache. Un giorno un uomo di nome Bianchin vi ci si recò dopo una grande piovuta mentre un grandissimo arcobaleno sembrava indicasse proprio il luogo con le grandi pietre che si ergevano da suolo. Le lumache erano così tante che non gli bastò la borsa che aveva portato, ma su una pietra piena di coppe piene dell'acqua piovana ne trovò una così grande e di un colore così bello che non aveva mai vista. Presa anche quella tornò a casa a mise le lumache a spurgare. Durante la notte si senti un gran baccano e la moglie alzandosi trovò uno stranissimo personaggio dalla pelle viscida e grigia che gli disse che se avrebbe voluto ritrovare il marito sarebbe dovuta andare a cercarlo alla radura delle pietre. La mattina seguente la donna si svegliò all'alba e seguendo la traccia bavosa delle lumache trovò il posto senza problemi. Qui sulla pietra centrale con i fori vide la grande Chiocciola che, con sua grande sorpresa iniziò a parlare: "Eccoti! Tuo marito è qui con noi ora, puoi cercarlo tra le mille lumache, ma non sarà difficile riconoscerlo"! Il personaggio che aveva visto la notte precedente era il Mascone delle chicciole, il re delle lumache e aveva trasformato il marito che voleva mangiarselo in uno di loro. Da quel giorno la donna non cucinò più nessuna lumaca e divenne protettrice della radura, considerata pazza dagli altri paesani. Esistono altre leggende riguardarti questo luogo in cui era possibile fare incontri poco piacevoli e che le persone più assennate si guardavano bene dal visitare. Si dice che un giorno le pietre siano state rimosse definitivamente ma sia ancora oggi possibile vederle utilizzate per la costruzione di vecchie case a Villa del Foro. Forse la famosa Pietra di Santa Varena veniva proprio di li ed è certo che poco distante dalla chiesa ancora oggi sia visibile, usata come paracarro un'altra pietra muschiosa sulla quale sono visibili diverse coppelle. vedi: pietra-coppellata-di-villa-del-foro


Bibliografia:
Leggende delle Alpi - Maria Savi Lopez
Tanto tempo fa... - leggende, canzoni e strane storie in Piemonte - Marta Salvi Villa
Foglio della conferenza su Masche e Masconi - Castelnuovo Belbo 1973

Links:



Nessun commento:

Posta un commento