martedì 1 marzo 2022

La difficile cristianizzazione del PIemonte.


IL PIEMONTE E LA DIFFICILE CRISTIANIZZAZIONE: abbiamo visto in diversi post come il Piemonte sia stato praticamente fino al '700 un'area di passaggio con caratteri particolari e dal grande valore militare ma alla fine sempre un po' marginale rispetto al resto della penisola italica o alla Francia. Le città romane nacquero qui con grande ritardo rispetto al resto del paese e quando i alcuni centri divennero importanti città, le campagne restarono in molti casi luoghi molto selvaggi, per lo più ricoperti da montagne, boschi e paludi. Quando i primi santi arrivarono per evangelizzare la popolazioni non trovarono un computo facile (leggi: Sant'Eusebio e la cristianizzazione del Piemonte) e quando i primi "barbari" giunsero in zona all'inizio del medioevo, in un epoca di grande confusione, si trovarono nelle campagne a che fare con una situazione rurale difficile in alcuni casi ferma al periodo precedente alla conquista romana. Fu così che con l'arrivo di San Colombano a Bobbio partì un periodo di evangelizzazione Irlandese nelle zone che vanno dal Monferrato alla Valle d'Aosta, non privo di scontri e momenti bizzarri (leggi: Meroveo e la persistenza del paganesimo...) e caratterizzato da una grande repressione dei culti e persistenze pagane da parte della chiesa. Tuttavia le campagne continuavano ad essere troppo isolate e selvagge e l'adorazione di pietre e sorgenti, rituali rurali vari, impossibili da eliminare vennero mano a mano accettate e cristianizzate. Questo da il via ad un periodo di quasi accettazione, molto diverso da quella che è la nostra normale idea di medioevo, in cui nelle città la nuova religione è ormai ufficiale anche se non libera di influenze precedenti, nelle campagne si assiste ad una coesistenza più o meno pacifica tra culti ufficiali e popolari oggi molto difficile da comprendere. Di alcuni santi popolari, in particolare alpini e piemontesi, conosciamo in realtà solo la parte folklorica, non ci è giunto niente di scritto ed è sempre difficile capire quanto fossero beati e quanto fossero santoni o guaritori di campagna (leggi: San Baudolino...) Verso l'anno mille l'Europa sembra rinascere, anzi l'Europa che conosciamo oggi forse nasce proprio in grazie ai secoli precedenti e nel romanico l'influenza "barbarica" evidente si affina sempre più con il riemergere delle culture pre-romane e anche preistoriche del vecchio continente. Se dal punto di vista artistico il picco è raggiunto dalle cattedrali nei centri urbani, nelle piccole chiese di campagna "sacro e profano" si fondono in modo ancora più diretto in modo, delle volte, difficile da accettare e comprendere anche per noi contemporanei (leggi: San Secondo a Cortazzone).

Al riguardo Virgilio Gilardoni scrive:

"L'antica Europa romana, sconvolta dalle ondate delle migrazioni e delle incursioni barbariche si rinnova, nel Medioevo, per i profondi moti di assestamento demografico che lacerano lo strato sottile della sua civiltà latina. Tornano a pullulare ovunque le antiche e mal represse culture preistoriche e protostoriche, italiche, celtiche, germaniche, iberiche, liberare e fecondate dal nuovo lievito barbarico di Franchi, Alamanni, Sassoni, Visigoti, Svevi, Alani, Vandali, Eruli, Burgundi, Ostrogoti, Longobardi."
"...la vita spirituale delle popolazioni assume aspetti di patologia collettiva; le superstizioni si accavallano, si sviluppano e si fondono in un caos in cui a stento si discernono le componenti giudaiche, celtiche, germaniche, romane e cristiano popolari. I rapporti dell'uomo con la natura divetano morbosi: ogni cosa sembra nascondere l'insidia di forze malefiche e di demoni; ogni avvenimento è segno di eventi ultraterreni, di minacce, di pericoli, di punizioni che si tentano di domare con forme popolari di scongiuro e di esorcismo. Talvolta vere manifestazioni di pazzia collettiva esplodono fra le masse; basta la figura d'un falso profeta o d'un pazzo a scatenare rivolte persino oscene, in cui si liberano antichi bisogni erotici conculcati e altrettanto antiche aspirazioni di ribellione delle plebi, trascinando, nel turbine della follia, preti, vescovi, chierici e popolo. Prodigi e miracoli sono nell'ordine delle cose, fatti normali, ormai di tutte le cronache..."

Da "Il Romanico" Biblioteca Moderna Mondadori 1963

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