martedì 29 maggio 2018

San Colombano, Meroveo e la persistenza del paganesimo celtico nel 600 d.c. a cavallo tra Piemonte e Lombardia.


Nel post dedicato alla chiesa di San Secondo a Cortazzone abbiamo già visto come in Monferrato ancora nell'anno 1000 il paganesimo fosse vivo e difficile da sradicare nelle campagne e nei villaggi. Difficile però trovare testimonianze di veri e propri santuari. Una ce la da il beato Giona da Bobbio (Jonas Bobiensis Susa, 600 d.c. circa – Chalon-sur-Saône, 659 d.c. circa) nella sua "Vita di San Colombano e dei suoi discepoli". Il monaco ci racconta che: <...il monaco Meroveo, inviato a Tortona dal Beato Attala, arrivò in quella città, ma l'affare per il quale era venuto lo condusse alquanto lontano dal suo itinerario, finchè giunse in un villaggio in riva al fiume Iria.>


Nella foto sopra i resti di altari e idoli celtici in un tempio boschivo. Purtroppo ci è rimasto pochissimo perchè i galli non rappresentavano quasi mai i loro dei e spiriti e se lo facevano usavano il legno che si decompone velocemente. Nella foto sotto un tempio boschivo in Russia. Sia nelle repubbliche baltiche sia in Russia ancora oggi possiamo trovare piccole radure adornate con idoli boschivi che sono sopravvissute al tardo avvento del cristianesimo attraverso il folklore.

Il fiume Iria potrebbe essere lo Staffora oppure lo Scrivia, ma si è generalmente portati a prendere la prima ipotesi, in quanto il nome Voghera dovrebbe proprio prendere il suo nome da Vicus - Iria. In ogni caso Tortona sorge sul corso dello Scrivia e lo Staffora poco distante, entrambi i fiumi risalgono le valli appenniniche. Proseguendo con il racconto Meroveo trovò in questo villaggio un santuario che sorgeva tra gli alberi con degli idoli e degli altari. Incominciò ad accatastarli come per formare una pira e vi diede fuoco, solo che gli abitanti del villaggio se ne accorsero e riuscirono a prenderlo e a bastonarlo a lungo. Già malconcio venne poi gettato nel fiume Iria, ma l'acqua non accettva il suo corpo anche se il monaco era deciso a ricevere la morte per una causa giusta. Vedendo che la misericordia del signore lo proteggeva i terribili pagani della valle Staffora (o Scrivia) ebbero un'idea: coricarono Meroveo sull'acqua e lo coprirono di legna di modo che il legno lo sommergesse. Anche questo però non funzionò e quando essi se ne andarono pensando di aver lasciato un cadavere il beato si levò indenne dal fiume e se ne andò.

San Colombano riprodotto in una vetrata

Sia la presenza del santuario nel folto del bosco (il nemeton gallico),z sia la condanna dei sacrileghi all'annegamento ci rimandano alla tradizione celtica (come del resto molti toponimi di queste zone) e Giorgio Fumagalli nel suo "Sacre radure dei Celti" attribuisce questo medhelanon alle tribù celto-liguri degli Anamari, ipotizzando che si trattasse della radura di Medassino, oggi frazione di Voghera. Non possiamo esserne certi ma sappiamo che nel VII secolo (Attala subentrò a San Colombano alla sua morte avvenuta nel 615) da queste parti il paganesimo era ancora una religione popolare. Un'altra cosa a cui spesso non pensiamo è che queste zone d'Italia furono cristianizzate da monaci irlandesi come San Colombano, santo cattolico che incorporò in esso molte usanze celtiche. Egli infatti passò diversi anni nel monastero di Bangor (Irlanda del Nord) nel quale si dedico alla preghiera, alla disciplina ascetica e allo studio degli antichi testi grazie ad alcuni dei quali ci è giunto molto sulle usanze druidiche pre-cristiane. Dei monaci di questo monastero era caratteristica anche la veste bianca, che li rendeva sia simili ai monaci orientali ma anche agli antichi druidi, rimarcando agli occhi dei Celti il carattere di sacralità di questi uomini.

bibliografia:
Giona da Bobbio: "Vita di San Colombano e dei suoi discepoli" Jaca Book.
Giorgio Fumagalli: "Sacre radure dei Celti" Collana Storica.

Links:
San Colombano: https://it.wikipedia.org/wiki/Colombano_di_Bobbio
Giona da Bobbio: https://it.wikipedia.org/wiki/Giona_di_Bobbio
Fiume Staffora: https://it.wikipedia.org/wiki/Staffora


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