venerdì 1 maggio 2020

MASCHE E MASCONI - 2: La masca Micilina

Di Guido

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Tra tutte la Masche piemontesi, forse la più famosa è Micilina. Se cercate su google infatti vi compariranno decine di pagine dedicate a questa figura e compare persino in un racconto del grande Italo Calvino: "La barba del conte". Questa potrebbe essere la storia di una qualsiasi altra strega in giro per l'Europa del '600 se non fosse per la sua potenza e per alcuni particolari che vedremo qui sotto.

Micilina, che forse stava per Michelina, era nata all'inizio del '600 in un'umile famiglia di Barolo, ma giovanissima venne costretta a sposarsi con un contadino di Pocapaglia (CN) che da subito iniziò a farla lavorare duramente nei campi e picchiarla e umiliarla per ogni piccola cosa. Sembra che la ragazza avesse un carattere introverso che peggiorò con la nuova situazione famigliare e con il trasferimento nel nuovo paese, fino forse a farla impazzire. In oltre aveva i capelli rossi, caratteristica che subito l'aveva messa in cattiva luce di fronte ai nuovi compaesani. Da qui inizia la leggenda e forse è questo il bello di queste storie che si caricano di tutte quelle caratteristiche che ci interessano per ricostruire le credenze di questi luoghi in quelle epoche. C'è chi dice che fosse brutta e deforme, chi lo fosse diventata con l'età a causa delle botte e dei soprusi del marito ubriacone, chi invece dice che fosse bellissima da giovane, sta di fatto che sempre più spesso spesso la nostra signora iniziò a sparire all'improvviso e si dice che quando fosse davvero arrabbiata fosse in grado di chiamare la nebbia e i temporali. Tutti la evitavano per paura delle sue maledizioni, non bisognava incrociare il suo sguardo e non averci niente a che fare. Tuttavia sembra che Micilina non fosse davvero una Masca, la venne in contatto con le masche proprio nei boschi di Pocapaglia, le quali le offrirono la loro amicizia e le diedero il loro aiuto per vendicarsi del marito e di chi le voleva donandole il loro potere. Fu così che si dice che fosse in grado di trasformarsi in gatto nero, in corvo o addirittura in lumaca per sparire a comando o per andare la notte a incontrarsi con le altre masche. Si narra di gente colpita nei modi più strani. una ragazza che aveva toccato sulla spalla si ritrovo all'improvviso una gobba in quel punto, un altro ragazzo che era caduto alla sua vist, quando cercò di alzarsi si rese conto che aveva i piedi girati al contrario! Ma la svolta arrivò quando, si dice, con l'aiuto del maligno, fece cadere il marito dall'albero su cui stava lavorando che morì poco dopo. Da quel momento il suo potere diventa inarrestabile: storpiò dei bambini a Bra, fece colpire da un fulmine i fornaio di Pocapaglia, fece crescere la barba ad una giovane sposa di Pollenzo e i suoi poteri arrivarono fino ad Alessandria dove fece morire un Vetturale che l'aveva trattata in modo sgarbato (1). Si dice che Micilina vivesse ormai al di fuori del paese tra i rovi e le vecchie querce in una grotta scavata in una "Collina delle fate" (2) ancora oggi visibile, circondata solo da gatte nere, masche a loro volta e nessuno cercava ovviamente di avvicinarla.

La rocca di Pocapaglia vista da una delle grotte dove si dice vivesse la Masca.

Il punto di non ritorno venne raggiunto quando la terribile Masca venne accusata di aver fatto morire i bachi da seta della zona e fu così che un prete riuscì a fermarla con l'aiuto di preghiere benedette e soprattutto dell'acqua santa di una fonte benefica che si trovava in zona. Impossibilitata a scappare o trasformarsi, Micilina venne incatenata e trasportata in una cella nel castello di Pocapaglia. Qui, legata, torturata e soprattutto bagnata continuamente con l'acqua santa venne costretta a confessare tutto. Il rogo venne preparato su una rocca ancora oggi conosciuta come Bric de la Masca, oggi meta di turisti ed escursionisti. Grazie ad un libro conservato a Palazzo Traversa di Bra sappiamo che intervenne il tribunale di Savigliano che mandò un inquisitore e un giudice di Cherasco ad appurare i fatti: essi decisero che la terribile donna dovesse essere prima impiccata per impedire che l'anima lasciasse il corpo fisico e poi arsa sul rogo preparato sul bricco di qui sopra. Si dice che un lungo corteo di frati e monache incappucciati scortò la condannata e che quando il rogo venne accesso molti gatti neri uscirono dai boschi facendo miagolii striduli. Come promesso sembra che la nostra "strega" si sia reincarnata più volte in una gatta randagia che spunta dai boschi di notte e si aggira nei vicoli di Pocapaglia. In oltre si dice che con altre masche, tra le quali la ormai tre volte centenaria, Malamassa, partecipa ogni terzo plenilunio dell'anno al falò che si accende nelle radure tra i boschi o nei ritrovi della zona (presto un post) come la Zizzola o l'America dei boschi. 

Il "Bric della Masca"

(1) da MASCHE di Donato Bosca e Bruno Murialdo, pag. 68

(2) Colline delle fate: piccole colline franose che spuntano tra il verde visibili per la loro forma e per il loro colore grigio.