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venerdì 15 settembre 2023

La Pera d'la Pansa a Rocca di Cavour.

Una delle pietre magiche più note tra quelle piemontesi è sicuramente la "Pera d'la Pansa" (Pietra della pancia) che si trova ai piedi della Rocca di Cavour, una collina rocciosa che si erge solitaria ed enigmatica dalla pianura tra Saluzzo e Pinerolo. Si tratta di una forma tondeggiante, evidentemente scolpita dall'uomo, che per via della sua forma è parte del folklore locale e di molte leggende. Non è possibile datarla essendo di pietra, ma si ipotizza che possa essere stata realizzata in un largo periodo che va dal neolitico all'età del ferro. Qualcuno ha ipotizzato che si potesse trattare solamente di una macina non finita. In effetti esistono cave di pietra in cui sono state trovate macine non del tutto scavate abbastanza simili; il fatto è che in questo caso la forma invece di essere piatta presenta una sezione tondeggiante e anche la circonferenza è troppo irregolare, decisamente ovale, rendendo questa ipotesi molto poco plausibile. In oltre la Rocca ha avuto un significato sacro fin dai tempi più antichi: nel vicino museo di Caburrum (Cavour deriva proprio dal nome del centro romano Forum Caburrum) sono conservati i resti di una frequentazione antichissima. Le popolazioni vedevano in questa formazione rocciosa un qualcosa di sacro come è successo in altri luoghi del mondo (basti pensare alla collina di Glastombury in Inghilterra o ad Ayers Rock (Uluru) enigmatica formazione rocciosa australiana sacra agli aborigeni).

Foto ravvicinata della "pancia" ripresa nell'estate del 2023.

Il nome stesso viene proprio dalla forma della roccia, come si diceva, in cui gli abitanti hanno sempre visto un ventre materno. Da qui l'interpretazione più classica che è quella che rappresenti simbolicamente l'ombelico della Dea Madre divinità primordiale sacra agli antichi. Roberto Gremmo nel suo "Le Grandi Pietre Magiche" fa notare che il foro centrale ricordi molto più l'organo genitale femminile di un ombelico ed è interessante ricordare che la pietra guardi dall'alto l'antichissima abbazia dedicata proprio a Maria (la Dea Madre cristiana), dal punto più soleggiato di tutta la rocca. Al riguardo, comunque, si possono fare solo delle ipotesi per quanto affascinanti e cercare di interpretare quello che ci comunica il folklore. Un'altra ipotesi è quella che la forma pseudo circolare rappresenti la ruota di Taranis, dio dei fulmini e dei temporali delle popolazioni celtiche assimilabile a Giove/Zeus della mitologia classica o a Thor norreno, il cui simbolo era proprio la ruota. Questa teoria è fondata per il fatto che queste zone fossero abitate da popolazioni celtiche (si, i liguri dell'età del ferro erano celti) e che oltre alla forma che richiama appunto una ruota la rocca sia bersaglio di fulmini, ma non credo che trovi relazioni con il folklore o con la toponomastica locale.

Una pietra guaritrice e della vita? Tra le varie pietre magiche del Piemonte questa sembra finire nella categoria delle "Pietre Guaritrici", come ad esempio  la Pietra di Santa Varena, in quanto, proprio come quella alessandrina guarirebbe chi le dimostra devozione dal mal di schiena. Basterebbe infatti appoggiare la parte dolorante alla roccia affinché il fastidio passi in men che non si dica (cit. Roberto Gremmo). La pietra però forse aveva anche proprietà fecondatrici, come la famosa Pietra della Vita di Oropa ma la rientraza adibita a questo scopo (strofinare i genitali femminili sulla roccia) sarebbe stata occultata dal piccolo muretto di mattoni alla sinistra della formazione visibile oggi.


Purtroppo durante la nostra visita erano in corso dei lavori e la pietra era stata recintata.

La Rocca di Cavour è un blocco alpino di gneiss occhiadino, una roccia particolarmente resistente all'erosione, che spunta di 162 metri rispetto alla piana alluvionale che la circonda, caratterizzata da una aspetto vistoso, come un'isola nel mare che negli anni gli ha donato visibilità e un alone di mistero e riverenza. Per questo, come dimostrano i reperti conservati al museo Caburrum dedicato al periodo preistorico e protostorica. La Rocca - appartiene al massiccio del Dora-Maira, e la sua conformazione rocciosa risale al Carbonifero (345/280 milioni di anni fa). Presenta caratteristiche archeologiche, storiche e naturalistiche, tra cui diverse incisioni rupestri (fori a coppella, la pansa d'la Roca, le ongià e la piotà del diav), una pittura policroma risalente al post-paleolitico, ruderi e resti di fortificazioni medievali. - dal sito del FAI https://fondoambiente.it/luoghi/rocca-di-cavour?ldc


La rocca che svetta solitaria dalla pianura. (non avendo una foto decente abbiamo preso provvisoriamente questa dal sito http://www.piemonteparchi.it/ - foto di Toni Farina)



lunedì 11 marzo 2019

Le Dee Madri dell'Europa antica. 40 mila anni di rappresentazioni al femminile.

Il titolo è un pò ruffiano. Non tutte le dee antiche erano anche madri, ma di solito si chiamano così. Questo post parte dalla visita alla meravigliosa visita alla mostra "Donne, Madri, Dee" ai musei civici di Udine di inizio 2018. "Una mostra rilevante dal punto di vista scientifico, perché per la prima volta si raccolgono esempi rari e unici della produzione figurativa antica del Centro Europa e dei Balcani, e in qualche modo attinente e prossima anche per tematica: lo stesso Neumann nel 1981 considerava queste produzioni figurative “rappresentazioni della dea della fertilità…simbolo archetipico della fertilità e del carattere elementare, soccorrevole, protettivo, nutriente”.



Statuetta femminile - Ljubljansko barje, Solvenia - 2500 a.c. - Terracotta

40 MILA ANNI DI RAPPRESENTAZIONI AL FEMMINILE

Oggi come nella preistoria l'uomo esprime attraverso simboli la sua visione del mondo e della sua realtà interiore. Le analogie formali tra arte paleolitica e contemporanea nascono da identici procedimenti concettuali di astrazione. Da 40 mila anni iconografia e metafore appaiono immutabili. Donna, madre o dea, generatrice del figlio di Dio o corpo che si offre nella sua tragica nudità, la presenza della donna è costante attraverso i millenni.

La mostra si apre con uno degli oggetti più rappresentativi del Paleolitico italiano, la cosiddetta Venere di Savignano, scoperta a Savignano sul Panaro (Modena) e risalente a ben 25.000 anni fa e oggi conservata presso il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma. Il materiale è il Serpentino.

Venere di Savignano - Savignano sul Panaro (Modena) 25.000 a.c.
La mia preferita, anche se più giovane di 20.000 anni è la statua femminile bicefala di Vho, trovata a Vho di Piadena (Cremona) e risalente ad un periodo compreso tra il 5500 e il 5200 a.c. Il materiale è la terra cotta ed è conservata al museo archeologico di Piadena (Cr).

Statuetta femminile bicefala di Vho - Vho di Piadena (Cremona) - 5500-5200 a.c.
Molte e incredibili sono le rappresentazioni in terracotta provenienti dai Balcani, come la serie appartenente alla Cultura di Vinca (LINK) che grosso modo vengono dall'attuale Serbia e che risalgono al 5500-4500 a.c.

Cultura di Vinca - 5500-4500 a.c.

Cultura di Vinca - 5500 - 4500 a.c.
Bellissime le due statuette provenienti da Bilcze Zlote, Ucraina facenti parte della cultura di Cucuteni-Tripolye e risalenti al periodo che va dal 4800 al 3000 a.c. conservate al museo di Archelogico di Cracovia in Polonia. Anch'esse in Terracotta. Ne ha parlato Marija Gimbutas e in effetti ricordano la "famosa" Dea Civetta. 

Statuette femminili di Bilcze Zlote, Ucraina - 4800 - 3000 a.c. - Terracotta.
Apartenente alla Cultura di Starcevo, ma proveniente sempre dalla zona serbo-croata è questa statuetta in terracotta più imponente del 5500 a.c.

Cultura di Starcevo - 5500 a.c. - Terracotta.
Mentre molto più astratte e più recenti sono queste tre rappresentazioni provenienti dalla Slovenia e dalla Croazia che risalgono a seconda, da un periodo che va dal 4300 al 2500 a.c.

Rappresentazioni provenienti da Slovenia e Croazia. 4300-2500 a.c. - Terracotta.