sabato 8 gennaio 2022

Ciclismo lento: cicloturismo vintage, appennino emiliano-romagnolo 1986

 Da tempo ho scritto un post su questo blog che resta impubblicato perché non lo finisco mai, non riesco a trovare gli aggettivi giusti e cose del genere per finirlo. In ogni caso, la bici ossia l'andare in bici, ma anche a piedi, non come pratica sportiva, ma come locomozione più "umana" e non inquinante da un lato e come attività contemplativa per ritrovare un rapporto con il mondo naturale è uno degli interessi di questa paginetta. Devo dire che sono anche un gran feticista dell'oggetto, specialmente dei telai in acciaio e delle bici meno tecnologiche, quelle che si possono riparare da soli anche dopo decenni ecc... le bici comode, ma di questo appunto voglio parlare in quel post che è come un introduzione a tutto questo. In Italia il ciclismo ha una storia lunghissima e mitica, il problema è che al contrario di altri paesi, viene nella maggior parte dei casi vista come un mezzo sportivo per fare "Performance" e se andate a cercare una bici da turismo per farvi una vacanza su due ruote o per girare in campagna nel tempo libero o muovervi in città, vedrete che la maggior parte dei rivenditori cercherà sempre di vendervi una mezzo da corsa, una mountain bike, o attualmente una gravel (da competizione magari). Ecco io vorrei che come in altri paesi, la Germania, l'Olanda... ma anche la Francia diventasse popolare anche un modo meno competitivo e più amichevole di usare la bicicletta. Ho visto che qui in molti lo chiamano "ciclismo lento" e per semplificare ho deciso di usare questo termine per questi post.

Questo post l'ho scritto per il mio blogghino personale, ma penso che sia perfetto per "Le radici degli alberi" anche per allargare un po' gli orizzonti.

Le foto che pubblico qui sono prese da un articolo uscito sul numero '65 della rivista Airone del 1986. Ai tempi la rivista era veramente ben fatta  (un altro mondo rispetto a quella che esce oggi) e io da bambino la guardavo e riguardavo, ne ho diversi numeri, mi ha fatto sognare un mondo e un paese diverso. Le cose purtroppo non sono andate esattamente come pensavo in questo paese, così riguardare certe cose penso potrebbe essere utile non solo a me, vedere che certe cose succedevano anche qui e forse bisognerebbe ricordarselo in un periodo in cui sembra che la cultura italiana sia solo la cucina o la nazionale di calcio. 

Bene, su quel numero c'era un bell'articolo da titolo: "Scoprite l'appenino in bici" e venivano presentati 4 itinerari sull'appennino emiliano-romagnolo con bellissime foto che con il tempo hanno preso quell'aspetto vintage che fa sognare. 

Un'altra cosa che amo tantissimo di questo servizio, di quell'epoca e della rivista (eccezion fatta per alcune pubblicità) è la sobrietà generale. Le persone, lo stile delle foto, le biciclette, c'è sempre questa eleganza sobria che oggi manca completamente a tutti i livelli. 


I luoghi ritratti nelle foto sono bellissimi, i paesi dell'appennino nel 1986 non erano ancora stati ristrutturati come oggi, ma, per lo meno quelli in queste foto, non erano assolutamente decadenti, si vede bene quell'atmosfera novecentesca analogica e l'assenza quasi totale delle automobili che riescono a deturpare oggi anche i borghi più belli.


I paesaggi appenninici a me molto cari, hanno anch'essi quella patina analogica che crea un po' di nostalgia, ma allo stesso tempo fa venire una voglia irresistibile di prendere e uscire in bici. Sarebbe bello ritrovare quel piacere di uscire per godersi il viaggio e i panorami senza pensare alla performance: sia chiaro per me è così, e certo per questi percorsi ci vuole un minimo di preparazione, ma generalmente mi trovo da solo, che è una cosa in effetti altrettanto bella. Un'ultima nota, più feticista, è legata alle biciclette: i nostri amici sono in sella a biciclette da corsa adattate da turismo "alla francese", in questo caso non sono proprio tipo randonneur, penso anche che all'epoca fossero un po' sparite e in Italia non sono mai state molto popolari. In ogni caso sono in acciaio ovviamente, è possibile farsene una simile oggi, magari con qualche accorgimento moderno (rapporti più comodi per esempoio) con veramente un budget ridicolo. Le randonneur erano un po' le antenate delle gravel più stradali di oggi: simili alle bici da corsa (in alcuni casi erano proprio bici da corsa adattate) con una borsa a manubrio o sul portapacchino anteriore e con la possibilità di mettere parafanghi e altro. (Nota: Anche su questo un giorno farò magari un post dedicato)


I percorsi sono 4 appunto e potete vederli nell'immagine qui sopra. Ovviamente questo post è un ricordo, se vogliamo una celebrazione di quel servizio quindi non scrivo tutto ma se vi interessa potete trovarlo a risoluzione più alta qui: https://www.flickr.com/photos/94063501@N00/albums/72177720295645943