sabato 25 febbraio 2023

MASCHE E MASCONI: 5) Animali magici: gatti, pecore, capre... che sono masche.

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Abbiamo già parlato di masche e gatti per quanto riguarda quella che è la masca forse più famosa, Micilina (LINK) qui sotto ho cercato di raccogliere alcune storie che testimoniano il rapporto tra queste figure e gli animali. Questa è una caratteristica che ricorre in molte storie di streghe in tutta Europa e non solo, ma come già detto, la figura della masca è particolare per questo suo legame più marcato con la natura, con un animismo che torna. Sia le masche che la natura (nelle storie di questo post gli animali) hanno sempre caratteristiche più o meno negativa, tutto quello che non è umano è stato adombrato da un Cristianesimo antropocentrico che vede in tutto quello che non è umano (e donna...) qualcosa di maligno, tuttavia in queste storie gli animali tornano ad essere dei soggetti importanti e vengono trattati, anche se con timore o disprezzo, quasi alla pari.

I GATTI DEL MASCONE: Per scendere a Cossano il signor Rovetta (classe 1918) prendeva una scorciatoia per fare prima, un giorno in piena estate passò davanti ad un bel fico pieno di grossi frutti e pensò che tornando a casa la sera, con il buoi, ne avrebbe presi due o tre. Più tardi, sulla via del ritorno, il signore trovò l'albero pieno di gatti, ce n'erano almeno venti ed egli si domandò come potessero esserci tutti quei gatti in quella frazione. Fu allora che si ricordò che il padrone di quella casa era conosciuto per essere un mascone, temuto perchè faceva la fisica e quindi scappò velocemente, perdendo il cappello. Alcuni giorni dopo sul sentiero, il signor Rovetta incontrò la moglie di quell'uomo che, misteriosamente lo riconobbe e gli restituì il cappello. (testimonianza diretta del 1989 dal libro MASCHE di Donato Bosca e Bruno Murialdo)

LA GATTA DI OVIGLIO: tra le storie che si raccontavano vicino alla stufa nelle fredde sere d'inverno c'era quella di quel paesano che tradiva la povera moglie Rosina con un'altra donna più giovane. La moglie era una donna che non si lamentava mai, lavorava l'orto e preparava zuppe al marito con erbe che lei stessa raccoglieva nei campi a volte anche la sera in particolare durante il plenilunio. Questa era l'unica libertà che si prendeva la donna. Il marito usciva e invece di andare in taverna incontrava l'altra ragazza tra i cespugli sul Belbo. Una sera di luna piena, mentre tornava a casa sul sentiero ebbe la sensazione di essere seguito e girandosi vide una gatta nera dietro di lui. Da allora l'incontro si ripeté più volte e a casa con la moglie andava sempre peggio, Rosina non parlava più. Una sera di primavera, illuminata dalla luna piena dopo l'incontro con la ragazza apparve di nuovo la gatta che fissava l'uomo dall'alto di un muro di mattoni, il quale innervosito dalla situazione prese una pietra e la colpì proprio sulla testa e poi corse a casa per la cena, ma la moglie non c'era. I'uomo, di cui non sappiamo il nome, pensò che, vista la sera di luna, la moglie fosse uscita per andare a raccogliere erbe ma al mattino la trovò con un occhio nero, disse che era scivolata nel bosco. La gatta era proprio la moglie masca che lo aveva seguito e che lui aveva colpito. L'uomo da quella sera non vide mai più altre donne.

*Oviglio fu uno degli otto insediamenti, chiamati statielli, che contribuirono alla fondazione della città di Alessandria nella seconda metà del XII secolo. Quando Alessandria fu fondata, si formò dall’unione di diverse località, tra cui Gamondium (Gamondio), Marenghum (Marengo) e Bergolium (Bergoglio). Questi luoghi si unirono per creare la nuova città. Oviglio, insieme ad altre località come Roboretum (Rovereto), Solerium (Solero), Forum (Villa del Foro), Vuilije (Oviglio) e Quargnentum (Quargnento), contribuì alla nascita di Alessandria.

IL MASCONE DEI BUOI: ci troviamo ancora a Cossano, il signor Chichinet era uno strano zoppo, in certi giorni aveva bisogno di un bastone in altri no. Il suo potere più impressionante però era quello di bloccare i buoi che passavano davanti a casa sua. I carri trainati da questi maestosi animali venivano bloccati da un'energia misteriosa e non c'era verso di farli ripartire. A quel punto l'unica cosa da fare era andare da lui, chiedergli per favore di torgliere l'incantesimo, allora lui usciva, toglieva il basto o il giogo ai buoi, li faceva camminare un po' e loro ripartivano. (testimonianza diretta del 1986 dal libro MASCHE di Donato Bosca e Bruno Murialdo)


LE TRE PECORE MASCA: una storia ricorrente è quella delle tre pecore masche. Apparivano di notte oppure a mezzo giorno lungo il sentiero e bloccavano il cammino dello sfortunato viandante. Nel paese di Frave le tre pecore comparivano con grande frequenza e il signor Pio (1904) racconta che delle volte non erano visibili a tutti. Il suo amico Filipin una volta le vide, mentre erano insieme ma a lui restavano invisibili, mentre l'amici non poteva più muoversi.


ANCORA UNA MASCA PECORA: nei dintorni di Dogliani, ancora pochi decenni fa si raccontava di questo anziano cercatore di tartufi, che mentre si trovava nel bosco con il suo cane e stava scavando per estrarne uno grosso, venne aggredito da una pecora con grandi corna spuntata dai cespugli. L'animale aveva preso a incornarlo, sembrava che non volesse che prendesse il tartufo e lui in difficoltà dovette picchiare forte sulle zampe con un bastone. L'anziano, colpito dallo strano comportamento, pensò che la pecora dovesse proprio essere una masca! Alcuni giorni dopo incontrò la moglie di un altro paesano, una donna che si diceva essere cattiva, che zoppicava e capì che lei doveva proprio essere la pecora che lo aveva aggredito.

LA MASCA DALLA CODA ROSSA: un'altra storia che si raccontava tra Langhe e Monferrato e che ha a che fare con pecore (agnellini) che bloccano il sentiero, masche che riportano le stesse ferite degli animali, è quella di una povera bambina di una numerosa e povera famiglia che venne " ammascata". Una volta mentre era con la mamma incontrarono una vecchina che tutti pensavano fosse una masca, la quale, salutandola la toccò. Da quel giorno la piccola iniziò ad avere dolori e a piangere, così venne chiamata una settimina che prescrisse numerosi rituali, pozioni e formule magiche. La bambina venne fatta passare per tre volte sotto la pancia di una capra, si fece una pomata con cui si facevano degli impacchi che dovevano essere accompagnati dalla formula Ciat-Fat detta tre volte. La bambina però non migliorava e la famiglia venne aiutata dai vicini benestanti che la portarono da un medico, il quale si rese conto che c'era un grave problema di denutrizione. Ma non è finita: lo zio Filippo, tornando dal mercato sul sentiero incontrò un agnellino che saltellando e belando gli bloccava il passaggio. Così per passare il viandante diede una bastonata all'agnello che belando disse: "dammene un'altra" e così fece. Il giorno dopo in paese la Masca Codarossa venne vista con una spalla rotta.