Visualizzazione post con etichetta celti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta celti. Mostra tutti i post

lunedì 21 aprile 2025

La pietra di Santa Brigida "Ròch ëd Santa Brigida" sulla collina torinese.

Il Ròch ëd Santa Brigida (pietra di Santa Brigida in piemontese) è una masso che si trova nei pressi di Moncalieri sulla collina torinese ed è un masso che affiora dal terreno proprio vicino alla strada.


Il masso di gneiss si è formato nel massiccio Dora Maira e in milioni di anni, attraverso sconvolgimenti tellurici, erosioni, glaciazioni e alluvioni è arrivato fino da queste parti. Non si sa esattamente se la pietra sia stata lavorata in tempi preistorici o se la sua forma levigata sia naturale, ma è sicuro che essa sia stata posizionata in modo da essere venerata come capitava spesso in epoca precristiana. Il roch infatti è una delle tante pietre che troviamo in Piemonte che hanno proprietà curative, in particolare si tratta di una delle "pietre della vita", come la più famosa che si trova ad Oropa (LINK). Ad essa le donne ricorrevano per rimanere incente, posandoci sopra il basso ventre o le parti genitali: questo succedeva ancora fino a pochi decenni fa come si vede nell'intervista a questo link:https://danielroux.eu/roch-ed-santa-brigida/


La pietra è comunque ancora oggi parte del folklore locale, conosciuta dagli abitanti di questa collina e oggetto di festeggiamenti stagionali. Dopo essere stata un po' dimenticata alla fine del '900 e maltrattata (qualche anno fa era coperta di scritte) è stata ripulita e l'aiuola su cui sorge è stata anche allargata per proteggerla dalle auto.



martedì 19 novembre 2024

Gli Dei Umanizzati della Religione Celtica

Uno dei fatti più sorprendenti relativi alla religione celtica è l'elevato numero di nomi di divinità che include. Questi nomi ci sono noti quasi esclusivamente da iscrizioni, principalmente tavolette votive, offerte in segno di riconoscenza per qualche beneficio ricevuto, solitamente legato alla salute, conferito dalla divinità all’uomo. In Gran Bretagna, queste tavolette votive si trovano soprattutto nei pressi dei muri e dei campi militari romani, ma non sempre possiamo essere certi che le divinità menzionate siano autoctone.

(Il Calderone di Gundstrupp, figura femminile con elefanti e ruote solari,identificata con la dea indiana Lakshmi) 

In Gallia, invece, il legame tra alcune divinità e determinate regioni appare più chiaro, poiché i nomi di luoghi spesso fungono da guida. Queste iscrizioni sono distribuite in modo molto disomogeneo sul territorio gallico, con le regioni occidentali e nord-occidentali scarsamente rappresentate.

Nel presente breve riassunto, non è possibile esaminare a fondo le relazioni tra i nomi trovati nelle iscrizioni e i luoghi specifici, né il significato che ciò getta sulla religione celtica; tuttavia, si può affermare che le indagini tendono a confermare il carattere locale della maggior parte delle divinità citate nelle iscrizioni.

Tra queste divinità, alcune hanno ottenuto un culto più ampio nel corso dell’evoluzione religiosa, mentre altre, come Lugus, potrebbero essere state adorate su una scala più vasta in tempi più antichi rispetto a quelli successivi. Talvolta, un nome come Lugus (irlandese Lug), Segomo (irlandese, genitivo Segamonas), Camulos (da cui Camulodunum, Colchester), Belenos (gallese Belyn), Maponos (gallese Mahon), Litavis (gallese Llydaw), presente sia in Britannia che in Gallia, suggerisce che si trattasse di una divinità ariana antica o di una il cui culto si era esteso oltre i confini locali.

Fatta eccezione per pochi casi particolari, il carattere locale delle divinità è predominante.

Un numero considerevole di queste divinità è associato a sorgenti e fiumi. In Norico, ad esempio, troviamo Adsalluta, una dea legata al fiume Save (Savus). In Gran Bretagna, troviamo "la dea" Deva (il fiume Dee) e Belisama (probabilmente il Ribble o il Mersey), un nome che significa "la dea più bellicosa". Troviamo ancora Axona, dea dell’Aisne, Sequana, dea della Senna, Ritona del fiume Rieu, numerose ninfe e molte altre divinità delle fonti. Probabilmente molti altri nomi di divinità locali sono di questo tipo.

I fenomeni atmosferici sembrano aver lasciato poche tracce chiare nei nomi delle divinità celtiche. Vintios, un dio identificato con Marte, era probabilmente un dio del vento; Taranus, un dio del tuono; Leucetios, un dio del fulmine; Sulis (di Bath), una dea del sole; ma oltre a questi, ci sono poche, se non nessuna, testimonianze di fenomeni celesti.

La maggior parte delle divinità citate nelle iscrizioni sono identificate con Mercurio, Marte o Apollo. Gli dei associati alla cultura sembrano, dai loro nomi, avere origini varie: alcuni erano totem umanizzati, altri divinità della vegetazione o di fenomeni naturali locali. Come già accennato, è evidente che lo sviluppo della vita commerciale e civile in alcune regioni ha dato rilievo a divinità identificate con Mercurio e Minerva, considerate patroni della civiltà.

I soldati, soprattutto in Britannia, sembrano aver favorito divinità come Belatucadros (il brillante in guerra), identificato con Marte. Quattordici iscrizioni che lo menzionano sono state trovate nel Nord dell’Inghilterra e nel Sud della Scozia.

Anche la dea Brigantia (divinità patrona dei Briganti) è menzionata in quattro iscrizioni; Cocidius, identificato con Marte, in tredici; mentre un’altra divinità popolare sembra essere stata Silvanus. Tra i nomi più rilevanti delle divinità celtiche identificate con Mercurio ci sono Adsmerius o Atesmerius, Dumiatis (il dio del Puy de Dôme), Iovantucarus (l’amante della giovinezza), Teutates (il dio del popolo), Caletos (il forte) e Moccus (il cinghiale).

Diverse divinità sono identificate con Marte, e tra queste alcuni dei nomi più rilevanti sono Albiorix (re del mondo), Caturix (re della battaglia), Dunatis (il dio della fortezza), Belatucadros (il brillante in guerra), Leucetios (il dio del fulmine), Mullo (il mulo), Ollovidius (il sapiente di tutto), Vintius (il dio del vento) e Vitucadrus (il brillante in energia). L’elevato numero di nomi associati a Marte riflette il ruolo predominante che, in passato, la guerra aveva nelle idee che influenzavano la crescita delle comunità celtiche.

Tra gli dei identificati con Ercole, il nome più interessante è Ogmios (il dio del solco), menzionato da Luciano, ma non trovato in alcuna iscrizione. Inoltre, altri dei sono identificati con Giove, tra cui Aramo (il gentile), Ambisagrus (il perseverante), Bussumarus (il labbro grande), Taranus (il tuonatore) e Uxellimus (il più alto). Sembra che, almeno in epoca storica, Giove non avesse un ruolo predominante nelle idee religiose celtiche.

Un altro aspetto notevole della religione celtica, non ancora menzionato, è l’identificazione di diverse divinità con Apollo. Queste divinità erano essenzialmente patroni di sorgenti curative e stazioni termali, e la crescita del loro culto è un indicatore significativo dello sviluppo della religione parallelamente a certi aspetti della civiltà. Uno dei nomi di un Apollo celtico è Borvo (da cui Bourbon), divinità di alcune sorgenti termali. Questo nome è di origine indoeuropea e fu attribuito al dio delle fonti locali dagli invasori celtici di lingua gallica; significa semplicemente "il bollitore". Altre varianti del nome includono Bormo e Bormanus.

Ad Aqua Granni (Aix-la-Chapelle) e altrove, il nome associato ad Apollo è Grannos. Troviamo inoltre Mogons e Mogounus, divinità patrona di Moguntiacum (Magonza), e occasionalmente Maponos (il grande giovane).

La caratteristica essenziale del culto di Apollo era la sua associazione con l’idea di guarigione nella civiltà gallo-romana, un’idea che, attraverso la rinascita del culto di Esculapio, influenzò profondamente le visioni religiose anche in altre parti dell’impero. Questa concezione degli dei come guide della civiltà e restauratori della salute mostra la religione celtica, in alcune regioni almeno, emergere in una misura di luce dopo un lungo e faticoso cammino dalle tenebre delle idee preistoriche. Ciò che Cesare dice sulla pratica dei Galli di iniziare l’anno con la notte piuttosto che con il giorno e la loro antica credenza di discendere da Dis, il dio del mondo sotterraneo, si riflette nella loro storia religiosa.

Le Dee nella Religione Celtica

Nel trattare le divinità del mondo celtico, non dobbiamo dimenticare le dee, anche se la loro storia presenta diversi problemi di grande complessità. Alcune di queste dee sono conosciute in gruppi — Proximae (le parenti), Dervonnae (gli spiriti delle querce), Niskai (le ninfe delle acque), Mairae, Matronae, Matres o Matrae (le madri), Quadriviae (le dee dei crocicchi). Le Matres, Matrae e Matronae sono spesso qualificate da un nome locale. Divinità di questo tipo sembrano essere state popolari in Britannia, nei pressi di Colonia (Colonia Agrippina) e in Provenza.

Un interessante parallelo all’esistenza di queste dee raggruppate si trova in alcune parti del Galles, dove Y Mamau (le madri) è il nome attribuito alle fate. Queste dee raggruppate ci riportano a una delle fasi più interessanti della religione celtica primitiva, quando gli spiriti della terra o del grano non erano ancora completamente individualizzati.

Tra le dee individualizzate, molte sono strettamente locali, legate ai nomi di sorgenti o fiumi. Altre, invece, sembrano aver raggiunto una maggiore prominenza individuale e, in alcune iscrizioni, sono associate a un dio di nome celtico o al suo equivalente latino. Non è certo che i nomi così associati fossero uniti in tempi antichi; questa pratica potrebbe essere stata una moda successiva, che si diffuse dopo essersi affermata. La relazione, in alcuni casi, poteva essere vista come quella tra madre e figlio, in altri come fratello e sorella, in altri ancora come marito e moglie; i dati disponibili non sono sufficienti per una conclusione definitiva.

Tra queste coppie associate si possono notare Mercurio e Rosmerta, Mercurio e Dirona, Grannus (Apollo) e Sirona, Sucellus e Nantosvelta, Borvo e Damona, Cicolluis (Marte) e Litavis, Bormanus e Bormana, Savus e Adsalluta, Marte e Nemetona.

Uno di questi nomi, Sirona, probabilmente significava "la longeva" e si riferiva alla madre-terra. In gallese, uno o due nomi che sembrano derivare da antichi nomi di dee sono sopravvissuti: Rhiannon (Rigantona, la grande regina) e Modron (Matrona, la grande madre).

Le altre divinità britanniche saranno trattate più dettagliatamente da un altro autore di questa serie in un’opera sulla mitologia antica delle isole britanniche. È sufficiente dire che le ricerche tendono sempre più a confermare l'idea che la chiave per comprendere la storia delle divinità celtiche risieda nel carattere locale della stragrande maggioranza di esse.

(TRADUZIONE da Celtic Religion In Pre-Christian Times, By Edward Anwyl, M.A., Chapter V [1906])

martedì 17 settembre 2024

L'Equinozio d'Autunno:

Come ben sappiamo gli equinozi sono i due momenti dell'anno in cui giorno e notte si equivalgono e che rappresentano quindi l'equilibrio ma anche il momento in cui si passa dalla luce al buio e viceversa. In oltre i due equinozi, fanno parte con i solstizi dei quattro punti che dividono la ruota dell'anno solare in quarti. In particolare l'equinozio di settembre, che si verifica di solito verso il giorno 21 segna l'arrivo segna l'arrivo dell'Autunno. Per molti è un periodo triste che segna la fine dell'Estate, per me, personalmente, è il periodo più bello dell'anno. La luce e il caldo finalmente diminuiscono, i colori diventano bellissimi e si può finalmente riposarsi.

L'equinozio d'autunno oltre a celebrare l'ingresso nella metà oscura dell'anno è sempre stato legato al raccolto: era infatti in questo momento che si raccoglievano i frutti di molti del lavoro nei campi, in particolare in Europa mediterranea e centrale era il momento della vendemmia. In moltissimi mosaici antichi e medievali settembre viene proprio raffigurato con la raccolta dell'uva e la sua spremitura.

OGGI E' MOLTO IMPORTANTE RICORDARSI E CELEBRARE SOLSTIZI ED EQUINOZI

Oggi è molto importante ricordarsi e celebrare solstizi ed equinozi anche se potrebbe sembrare invece inutile in questo mondo sempre più artificiale. Invece è proprio in questi momenti in cui possiamo renderci conto di come noi umani siamo parte della natura e dell'universo. Senza il Sole e la sua luce, senza il movimento circolare della terra attorno ad esso, senza l'atmosfera, senza infiniti altri elementi noi semplicemente non esisteremmo. Se un tempo questi momenti erano fondamentali per i nostri avi per fare i conti e organizzare semine e raccolti, oggi sono ugualmente fondamentali per non farci dimenticare che senza il fragile equilibrio naturale che permette alla terra di essere abitabile, che noi stiamo mettendo in serio pericolo, sarebbe la catastrofe. 

CELEBRARE ANCHE SE NON CREDIAMO IN NESSUNA RELIGIONE

Questi giorni vanno celebrati e onorati sia che noi nutriamo qualche sentimento religioso o spirituale sia che noi pensiamo che non ci sia nient'altro che quello che vediamo; in entrambi i casi si tratta di un buon momento per festeggiare e tenere a mente quello che abbiamo detto sopra. Se però siete interessati all'aspetto culturale di queste antiche festività continuate a leggere.

CI RIAVVICINIAMO A CARI ESTINTI

Il periodo che va dall'Equinozio d'Autunno al Solstizio d'Inverno è quello che più ci riavvicina al mondo dei mordi e ha il suo picco alla fine di Ottobre durante quelli che in molte culture sono considerati i giorni dei morti e degli spiriti. Il calare della luce e del calore mette, chi ha una certa sensibilità, in una atmosfera meditativa.

I MISTERI E IL MONDO CLASSICO

Nel mondo classico questo era il periodo dei Misteri: ad Eleusi si celebravano i misteri, rituali di tipo mistico che nessuno poteva comprendere in modo razionale ma che avevano come figura centrale Demetra (a Roma Cerere), dea della natura e dei raccolti la cui figlia Persefone (a Roma Proserpina) venne rapita dal dio degli Inferi Ade che la sposò. Questo fatto causò la disperazione di Demetra che andò in cerca della figlia lasciando il mondo nell'Inverno eterno. Grazie all'interesse di Zeus Persefone potè tornare sulla terra per sei mesi all'anno creando così il succedersi delle stagioni, luminose e oscure. I misteri associati al ciclo delle stagioni e a quello di morte e rinascita non potevano essere svelati ma sappiamo che oltre ad essere legati a Demetra e a Persefone avevano come oggetto la spiga di grano e la raccolta dell'uva e della sua trasformazione in vino e i loro cicli stagionali.

L'EQUINOZIO D'AUTUNNO NELL'EUROPA CELTICA E NEL NEODRUIDISMO

I moderni Druidi chiamano questa festività Alban Elfed che significa Sole che si riflette sulle acque e sappiamo che anche per loro questo è il tempo raccolto in cui si ringrazia la Terra per la sua abbondanza. Non sappiamo esattamente quali fossero le celebrazioni di questo periodo degli antichi popoli celtici anche se probabilmente seguivano delle ricorrenze basate su di un calendario luni-solare, anch'essi comunque consideravano questo tempo come un momento di gratitudine per il raccolto e per i doni della Terra, sapendo che le scorte avrebbero sostenuto sia le persone che gli animali nei mesi freddi. Si contempla il ciclo della vita, ricordando che, anche se la luce si ritira, tornerà alla fine delle giornate oscure. Al museo gallo-romano di Lione è conservato il calendario di Coligny l'unico calendario druidico esistente, purtroppo incompleto e non facilmente decifrabile; è compilato in caratteri latini e su di esso, ad esempio, compaiono le tre notti di Samoni (Samhain per i celti britannici), ovvero le notti dei santi e dei morti che ancora oggi celebriamo. In oltre molte tradizioni sono sopravvissute all'interno delle festività cristiane delle nostre zone soprattuttue nelle aree cattoliche, ma non è facile ricostruirle.

Pulizie d'Autunno: questo è il momento giusto per fare pulizia ed eliminare il superfluo prima di andare in letargo!

Vestiti: vestirsi di colori caldi e tenui e con materiali morbidi e comodi!

Riposarsi e meditare: questo è il periodo perfetto per riposarsi. Finalmente fa fresco e si dorme bene, le giornate si accorciano, prediligere attività contemplative.

LINKS

https://www.piemonteparchi.it/cms/index.php/territorio/miti-leggende-racconti/item/2084-alle-radici-dell-equinozio-d-autunno

sabato 11 maggio 2024

L'oppidum ligure di Entremont e i reperti ad Aix en Provence

 

L'ornamento della statua assisa quasi completa ritrovata ad Entremont

IL SITO ARCHEOLOGICO

L'oppidum di Entremont (il nome è stato attribuito nel medioevo) era con molta probabilità il centro principale dei liguri Salluvii (Salii, o Salyes in greco o ancora Salyens in francese) e si trova a circa 3 km dal centro di Aix en Provence. Il sito fu costruito nel 190-180 a.C. e completamente abbandonato nel 90 a.C, circa, qui venne abitato per meno di un secolo. Le stele riutilizzate per la costruzione di alcuni edifici però fanno pensare che il sito fosse già stato occupato fino dall'età del ferro. Questo sito, come quelli vicini di Roquepertuse ad esempio, è notevole per moli motivi: la inusuale quantità di arte scultorea ritrovata, gli altari dedicati al culto celtico delle teste mozzate di cui gli autori classici parlano spesso, la posizione assisa (o yoga diremmo noi) in cui le statue si trovano e per molti altri motivi che vedremo qui sotto.

Il sito archeologico di Entremont.

LE DONNE CELTO-LIGURI

Iniziamo da una caratteristica di questo sito che di solito passa in secondo piano: la forte presenza di statuaria femminile che ci evidenzia alcune caratteristiche importanti delle popolazioni celto-liguri: le donne sicuramente godevano di grande importanza in queste società e vengono rappresentate in posizione seduta con sandali, veste di tessuto a quadri, copricapo e orecchini. Sono state trovate tre teste, due complete e uno solo frammentata. La qualità scultorea è altissima, specialmente se paragonata ad altri reperti scultorei celtici o liguri e denota probabilmente la forte influenza del contatto con le popolazioni greche e mediterranee.

La vetrinetta contenente le teste e parti della statuaria femminile al museo Granet di Aix.

Le teste delle statue femminili ritrovata ad Entremont e i piedi di una delle statue con sandali. Il materiale è conservato al Museo Granet di Aix en Provence, tranne la terza testa che si trova a Grenoble,

Ricostruzione di una delle "signore" di entremont, rimontando i pezzi che si vedono nelle foto sopra.

IL CULTO DELLE TESTE MOZZATE

Come nel sito di Roquepertuse, a pochi chilometri di distanza, quello che è venuto alla luce ha dato riscontro alle testimonianze dei cronisti classici sulle popolazioni celtiche: il culto della testa mozzata del nemico. Sono qui state trovati sia i crani delle vittime, sia steli e architravi con le nicchie in cui le teste venivano mostrate e sia le statue che rappresentano "erori" che tengono queste teste in mano mentre siedeono in posizione assisa (affronteremo il discorso della posizione del paragrafo successivo).

Un frammento di un architrave: nella nicchia di mezzo una testa scolpita, nelle due nicchie laterali vuote venivano posizionati i crani umani, probabilmente dei nemici.

Il gruppo di teste mozzate: sui capelli di quella in alto a destra sono visibili le dita e la mano del personaggio che le mostrava, vedere la ricostruzione più in basso.

Un'altra testa mozzata "trofeo". Nonostante lo stile primitivo è notevola la resa della morte nello sguardo della scultura. Anche in questo caso sui capelli si vede la mano del personaggio che la teneva.

La collezione statuaria da Entremont di teste mozzate esposte al museo Granet di Aix en Provance. Notevole.


La ricostruzione di uno degli "eroi" che si trovavano nell'area sacra di Entremont con le teste.

Il ritrovamento di questi reperti non lascia dubbio sul culto della testa mozzata nella società celtica sul quale, soprattutto nelle isole britanniche ancora si dibatte nel processo di "debarbarizzazione" delle origini. Oltre ad Entremont, questo tipo di macabri (per noi) ritrovamenti sono venuti alla luce nel già nominato sito di Roquepertuse, nelle vicinanze e a 
Tuttavia, però, bisogna pensare che per i Celti (in questo caso Liguri) non fosse un atto di pura barbarie, infatti queste popolazioni conservavano le teste dei nemici nelle quali pensavano dimorassero i loro spiriti, per pacificarsi con loro, non soltanto come dimostrazione di valore in battaglia. Infatti sia le statue i portali in cui venivano conservate le teste, opportunamente imbalsamate, si trovavano in veri e propri santuari. Un atto simile a quello dei cacciatori che una volta ucciso l'animale lo offrivano al Dio collegato per pacificarsi con i loro spiriti. Un processo spirituale e magico difficile da comprendere per noi abituati alle guerre tecnologiche e agli allevamenti intensivi industriali, ma che credo sia molto interessante. 

Appunto: il culto della testa celtico è giunto fino a noi, visivamente, in modo molto più comune di quanto possiamo immaginare, anche se non ce ne rendiamo conto. Basta fare un giro infatti, in alcuni paesi o anche città, nelle aree in cui l'elemento celtico era più presente. Nonostante il periodo classico e romano sulle chiese romaniche di campagna prima e poi su elementi architettonici. Questo è vero anche in Italia del nord: guardare le volte dei vecchi portali in pietra delle case, vedrete che fino a pochi secoli fa (in alcuni casi ancora nel '900) queste teste erano scolpite: ad esempio del tetes coupee in valle Varaita, le Margolfe in Emilia, le pietre di testa delle Cinque Terra o i portali di Acqui Terme per nominarne alcuni.

LE STATUE DEI "GUERRIERI"

Le figure più iconiche di questo museo e degli altri oppidum celto-liguri di questa zona sono sicuramente quelle dei "Guerrieri assisi". Si tratta di figure scolpite in pietra sedute nella classica posizione a gambe incrociate (oggi si direbbe all'orientale, yoga). Prima di tutto bisogna puntualizzare che questi personaggi sono detti "guerrieri" in quanto, come visto sopra, esponevano delle teste mozzate, che si suppone fossero trofei di battaglia. In realtà si potrebbe trattare sia di Guerrieri che di divinità o personaggi religiosi: queste statue infatti, sono state ritrovate all'interno di santuari ed aree sacre e la loro posizione "comunica un senso di pace".

I quattro busti in esposizione.

Le 5 teste delle statue dei "guerrieri"

Il corpo di uno dei "guerrieri" che conserva parte delle gambe.

Su questo sito, quelli vicini (Roquepertuse ad esempio) e su quello che vi è stato scoperto si potrebbe scrivere e discutere per giorni, purtroppo si trova poco, anche in zona perchè la civiltà celtica e in particolare quella ligure sembra non interessi molto il pubblico, qui da noi ancor meno, tra l'altro. In ogni caso, i libri che ho sono in francese e non essendo io un archeologo o uno storico professionista, preferisco limitarmi alle cose base di cui sono a conoscenza, a postare foto sperando di creare interesse e cuoriosità, ma cercando di non alimentare le tonnellate di false informazioni e speculazioni fantasiose che circolano su questo tipo di reperti meravigliosi. Tra l'altro sono meravigliosi, affascinante e anche misteriosi già di per se stessi. 

Decorazioni dei busti trovati ad Entremont

E' davvero notevole quante informazioni possiamo avere da questi ritrovamenti: molte volte si legge di ipotesi fantastiche senza nessuna base storica, oppure veniamo a sapere che non si sappia assolutamente niente delle popolazioni liguri del periodo pre-romano. Ad esempio le decorazioni (foto qui sopra) con motivi astratti o serpentiformi, i torques al collo, l'abbigliamento, i tessuti a quadri (statua femminile). Le statue assise hanno dei forti legami con le rappresentazioni della divinità Cernunnos sempre rappresentato seduto a gambe incrociate, con torque al collo (vedi il lunghissimo post dedicato: LINK) ma anche alle sepolture galliche con inumazione (vedi link dedicato: LINK)

ALTRI REPERTI ESPOSTI:

Nel museo sono esposti anche altri pezzi notevoli: alcune elementi in pietra scolpiti, in modo molto più grezzo, alcuni più antichi della stessa Entremont e riutilizzati: elemento principale continua ad essere la testa.




Sopra si possono vedere alcuni basso rilievi: teste mozzate e un cavaliere.

NOTE FINALI: in questa occasione, più che in altre, si può chiaramente vedere come le popolazioni liguri dall'età del ferro fossero popolazioni celtiche che, a causa dei continui rapporti con greci (e  con etruschi e poi romani in ambito padano) furono pesantemente influenzati dalla cultura classica. In questo caso non ci sono testimonianze scritte ma tutte le evidenze lo confermano. E del resto lo dicono le tesi più recenti supportate dagli studiosi più esperti come Filippo Maria Gambari che negli ultimi anni aveva scritto molto al riguardo.

Bibliografia:
L'oppidum gaulois d'Entemont à Aix en Provence - Association archèologique Entemont.

LINK:


 

martedì 12 marzo 2024

Il Tredesin de Marz, Milano celtica, insolita e curiosa.

Il Tredesis de Marz (13 Marzo) è una festa tradizionale milanese che commemora l'annuncio del cristianesimo a Milano da parte di San Barnaba. Si tratta di una ricorrenza folklorica ormai parte della storia milanese che si perde nelle memorie del tempo e della leggenda. 


La leggenda narra infatti che San Barnaba visitò Mediolanum nel 51 d.C. girando per le strade con una croce e annunciando l'avvento di Cristo. In città c'era ancora la neve ma al seguire dei suoi passi la neve si scioglieva e al suo posto sbocciavano i fiori. Giunto ad una radura sacra, appena fuori città, in cui i milanesi celebravano ancora i lori riti celtici e che si trovava dove sarebbe sorta la Basilica di San Dionigi (altre leggende invece dicono al posto di Porta Ticinese) il santo vide molte persone in adorazione di una pietra tonda e forata oggetto di culto dei pagani. Poprio nel foro centrale egli conficcò la croce, vessillo della nuova religione, cercando di evangelizzare i Milanesi per la prima volta. In realtà non si sa se San Barnaba abbia mai visitato Milano, ma, come si sa, il mito è in molti casi più reale del reale e la pietra ha attraversato due millenni, rimanendo oggetto sacro per il culto popolare milanese.


La pietra forata, classico simbolo sacro dell'Europa preistorica e anche dei druidi, era forse una mola o una macina, forse un'orologio solare, comunque un simbolo sacro per gli antenati milanesi legati al culto solare del Dio Taranis. Essa aveva 13 raggi e, incredibile fortuna possiamo vederla ancora oggi, perchè, sostituita la radura sacra con la Basilica di San Dionigi, la pietra rimase oggetto di culto popolare. Demolita la chiesa per fare posto ai nuovi bastioni nel 1783, la pietra forata venne spostata nel luogo dove si trova ancora oggi: nella chiesa di Santa Maria al Paradiso, in zona di Porta Romana. 


Non si sa esattamente cosa simboleggiassero i tredici raggi che partono dal centro della pietra: probabilmente appunto il tredicesimo giorno di Marzo, oppure la data venne stabilita in seguito proprio per il numero dei raggi? Appare difficile pensare che il santo abbia segnato con le sue magiche dita i raggi come dice la leggenda. Si sono fatte le più diverse ipotesi, direzioni astronomiche, stagionali, ecc... la verità è che non possiamo saperlo. In ogni caso, ancora oggi a Milano questa è la data dell'inizio della primavera, che anticipa di 8 giorni la data classica astronomica ed è festeggiata con tantissimi fiori, simbolo di rinascita e di fertilità che, anch'essi, ci riportano indietro all'epoca pre-cristiana.


La chiesa di Santa Maria del Paradiso, dentro alla quale è possibile visitare la famosa pietra di San Barnaba, si trova in Corso Porta Vigentina, 14 a Milano, venne iniziata nel 1590 e completata i secolo successivo. E' in stile barocco.


Ancora oggi il Tredesin de Marz sancisce l'inizio della primavera ed è celebrata con una festa dei fiori, simbolo di fertilità.

 

"La posizione del loto" nelle sepolture dell'antica gallia.

Anche questo post è un appendice al post "Cernunnos e gli altri "Buddha" occidentali. Rapporti e connessioni tra oriente e occidente", in cui sono andato a cercare diversi punti di contatto tra oriente e occidente in simboli e figure dell'antichità. Questa volta approfondisco alcuni punti veloci in quel testo, vedendo i collegamenti che ci sono tra le diverse aree interne all'Europa antica.

Questa volta parliamo di una serie di ritrovamenti e reperti che dimostrano ancora una volta come ci fossero delle incredibili similitudini tra oriente e occidente durante il periodo preistorico e protostorico. Lo abbiamo già visto nel post principale (LINK) più brevemente ma ci sono diverse evidenze che dimostrano come la posizione seduta a gambe incrociate, conosciuta in oriente come "posizione del loto" (padmasana), conosciuta come la posizione del Buddha e non ci dilungheremo di nuovo sui molti comuni tratti tra la figura del dio proto induista di Pashupati (proto-Shiva) e della divinità celtica Cernunnos, pubblichiamo nuovamente le due immagini e vi rimandiamo al link di qui sopra.

La prima e più antica sepoltura di cui si ha notizia viene dal centro abitato in epoca mesolitica di
Lepenski Vir sulle rive del Danubio che ebbe il suo periodo d'oro verso il 5000 a.c. oggi nell'attuale Serbia orientale, citta di Boljetin. Proprio qui oltre a vari interessantissimi reperti e statuette sono stati ritrovati i resti di un personaggio sepolto nella posizione "yoga". Oltre ad essere sicuramente il ritrovamento più antico di questo tipo in Europa, è forse anche il più antico a livello globale, visto che dovrebbe essere addirittura precedente alla raffigurazione di Pashupati proveniente dalla valla dell'Indo.


LE SEPOLTURE CELTICHE IN FRANCIA

Ma facciamo un salto di alcuni migliaia di anni e arriviamo nell'Europa occidentale, in Gallia transalpina in quella che oggi è la Francia (e la Svizzera francese): qui da Sud a Nord sono state trovate diverse inumazioni risalenti alla seconda età del ferro (epoca celtica) in posizione assisa. Di questo è molto difficile trovare notizie, specialmente in italiano anche perchè si tratta di scavi relativamente recenti (in gran parte successivi agli anni 90) e ci sono arrivato a poco a poco negli anni con grande meraviglia: prima le numerose rappresentazioni di Cernunnos, poi i "buddha-guerrieri" liguri di Roquepertuse (LINK) e ancora alcune statuette che per completezza riproporremo alla fine del post. Alla fine abbiamo trovato alcune foto online e un articolo in particolare (in francese: https://journals.openedition.org/gallia/2196 che suggeriamo di visitare perchè vengono esaminate tutte le evidenze e tratte le varie ipotesi minuziosamente) in cui vengono elencate le diverse sepolture e che andiamo a riproporre qui:


La prima fotografia, qui sopra, è quella del corpo ritrovato in rue de Plainval a Saint-Just-en-Chaussée (nord della francia) e identificato con il numero 2 nella mappa qui sotto.


I SITI IN FRANCIA E SVIZZERA (mappa sopra):
1, le Champ de Bény (Reviers ; Ourdry-Braillon, Billard 2009)
2, la rue de Plainval, lieu-dit les Rossignols (Saint-Just-en-Chaussée ; inédit)
3, la Warde (Acy-Romance ; Lambot, Méniel 2000)
4, les Pierrières (Batilly-en-Gâtinais ; Liégard, Pecqueur 2014)
5, les Malletons (Hermé ; Adrot 2013)
6, le quartier Sainte-Anne (Dijon ; inédit)
7, le Champ des Rochers (Soyaux ; Kerouanton 2008 et 2009) ; en Suisse
8, 12-14 avenue Jomini (Avenches ; Moinat 1993)
9, prison Saint-Antoine (Genève ; Haldimann, Moinat 1999)
10, le Mormont (La Sarraz ; Dietrich et al. 2007).


La seconda fotografia (qui sopra) è quella del corpo in posizione assisa venuto alla luce a Les Malletons (Hermé) identificata con il numero 5 nella mappa, sempre nella Francia settentrionale.

LE SEPOLTURE DI PIERRIERES (Batilly-en-Gâtinais)


Quest'altra foto si riferisce alla sepoltura n.364 di Pierrières (Batilly-en-Gâtinais) identificabile con il numero 4 nella mappa sopra.


Anche questa foto è stata scattata a Pierrières (Batilly-en-Gâtinais) e si riferisce alla sepoltura numero 362, il corpo è caduto in avanti.


Sepoltura numero 363, sempre da Pierrières.

OSSERVAZIONI:

dagli studi effettuati e riportati nell'articolo si capisce che questo tipo di sepoltura è in realtà abbastanza frequente, non solo in Francia e non solo in quest'epoca come si è visto, ma qui ne esiste una particolare concentrazione con simili caratteristiche. I corpi erano praticamente tutti di persone adulte (tranne uno di circa 14 anini) e fino ad ora tutti di sesso maschile. I ritrovamenti sono molto più numerosi di quelli fotografati qui sopra e la datazione effettuato con il metodo del carbonio o tramite ritrovamenti archeologici collegati relegano tutte queste inumazioni al periodo La Téne e quindi all'epoca che va 410 al 90 a.C. considerato il periodo d'oro delle popolazioni celtiche. Nel sito di Hermè i corpi in posizione assisa ritrovati sono ben 10, ad Acy-Romance una ventina, a Saint-Just-en-Chaussée 8in quella di Riviers sono 3 e via dicendo, la manipolazione dei corpi era evidentemente standardizzata. Qesto tipo di caratteristiche sono frequenti ma si differenziano da tutte le altre nelle varie necropoli: cosa vuol dire? SI fanno varie ipotesi: che i morti fossero stati giustiziati, che fossero degli esclusi di qualche tipo, ma una in particolare ritrovata ad Acy-Romance ha delle caratteristiche notevoli, di alto rango. Di chi si trattava quindi? Non possiamo saperlo. Tuttavia la stessa posizione è molto frequente in estremo oriente in ambito buddista: sono state ritrovati corpi di monaci sepolti in posizione analoga e sono noti episodi di "auto-mummificazione". Anche in ambito ellenistico esistono alcune similitudini con statuette ritrovate a cipro.
L'articolo si dilunga veramente moltissimo e oltre ad essere interessante è anche incredibilmente accurato a livello accademico, quindi vi rimando a quello. Tuttavia non possiamo evitare di riportare anche il riscontro che queste sepolture hanno con alcune statue e statuette della stessa epoca.

LE STATUE CELTICHE ASSISE:

Oltre alle famose rappresentazioni del dio Cernunnos viste all'inizio ne esistono varie, ritrovate sempre in Francia e risalenti all'epoca celtica, ligure e gallo-romana ma meno note che qui sonoelencate:

  • la statue en bronze du dieu dit de Bouray-sur-Juine (Essonne ; Megaw, Megaw 2001, in Krausz, Coulon 2010) 
  • la statue en pierre dite du « Grand Accroupi » d’Argentomagus à Saint-Marcel (Indre ; Coulon, Krausz 2013) 
  • I due piccoli personaggi ritrovati ad Argentomagus: entrambi assisi, uno con un serpente (cernunnos? o suo adepto?) pietra fallica.
  • le statuette ritrovate recentemente a Argentomagus, anche se gravemente danneggiate rappresentano bene dei personaggi in posizione assisa:
  • la statua assisa gallo-romaina ritrovata a Meillant (Cher ; Krausz, Coulon 2010) 
  • la divinité antique flanquée d’un cerf et d’un taureau (serait-ce Cernunnos ?) dont un fragment a été mis au jour en remploi dans le baptistère de Brioude (Haute-Loire ; Gauthier 2006-2007) 
  • Le grandi statue dei "Buddha guerrieri" celto-liguri di Entremont e Roquepertuse visti nello scorso post
  • Il piccolo dio assiso del santuario di La Bauve a Meaux

  • Il piccolo personaggio in bronzo assiso e scolpito sulla caraffa di una delle tombe di Glauberg in Germania

lunedì 19 febbraio 2024

Il Santuario celto-ligure di Roquepertuse e l'oppida di Entremont.

ROQUEPERTUSE

Vista generale del santuario di Roquepertuse, aprile 2024.

Abbiamo già parlato del santuario di Roquepertuse in diversi post usciti negli anni, si tratta infatti di uno dei siti archeologici più importanti mai scoperti che abbiano a che fare con la cultura celtica e ligure e presenta dei caratteri davvero notevoli. E' infatti impossibile analizzarlo in poche righe su questo blog, ma come sempre questi post servono ad accendere la curiosità per luoghi e storie troppo poco conosciuti. Questo sito legato all'oppida di Entremont che vedremo più sotto e si trova a Nord di Marsiglia non lontano da Aix en Provence. Entrambi i luoghi vennero abitati dalla tribù del Salluvi.


L'area archeologica venne scoperta nel 1860 e durante gli scavi all'inizio del '900 effettuati da Henri de Gérin-Ricard vennero alla luce i resti di quello che doveva essere una zona sacra di grande importanza, una vera e propria acropoli che si sviluppava su di un altipiano di circa mezzo ettaro ma che, si capì subito, non aveva caratteri greco-romani; dalla terra emersero infatti i resti di alcune statue, due delle quali erano in posizione eretta con le gambe incrociate ed erano incredibilmente simili alle rappresentazioni scultoree del Buddha in estremo oriente. Gli scavi che durarono dal 1917 al 1927 permisero di riconoscere in questo luogo un importante centro di culto legato alla tribù ligure dei Salluvi. Il santuario era costituito da un'area pavimentata in pietra (50x22 metri), una scala costituita da grandi lastre e dei terrazzamenti ma probabilmente questa era soltanto una parte del complesso originario. 


Sulla piattaforma principale poi si trovava un portico o un portale, le cui colonne in pietra avevano delle nicchie in cui, con ogni probabilità, si trovavano delle teste umane. Questo sito infatti era indubbiamente legato al culto celtico della testa. Oltre alle due statue in posizione assisa vennero alla luce anche la statua di un uccello (probabilmente un rapace) e una scultura con due teste con la fronte opposta nel classico stile gallico.


L'importanza di questo sito quindi è dovuta sia al fatto che si tratti di una delle più grandi aree sacre scoperte legate alla cultura ligure e celtica, sia perché ci fornisce una prova del "culto delle teste" che le fonti greche e latine attribuiscono alle popolazioni galliche. In oltre le due statue, conosciute come "guerrieri" in posizione assisa o "del loto" sono un altro tassello nella comprensione delle caratteristiche della religione di questi popoli. Seduto in questo modo veniva infatti rappresentato Cernunnos (il dio dalle corna di cervo LINK), venivano sepolti i morti sempre in ambito gallico e ovviamente apre molte domande sui rapporti tra Europa antica e Oriente nell'antichità che abbiamo provato ad elencare in questo lunghissimo post (LINK).

Vista del santuario di Roquepertuse, aprile 2024.

Gli scavi e gli studi più recenti hanno hanno aggiornato e arricchito la storia di questo luogo sacro: la frequentazione risale almeno al V secolo avanti cristo, le decine di stele ritrovate dovrebbero risalire alla fine dell'età del bronzo e all'inizio di quella del ferro. Le statue assise risultano più antiche, i vestiti sono stati datati al 4-500 a.c. potrebbero non essere soltanto armature, infatti presentano decorazioni benauguranti (swastika) ed emanavano un senso di pace: esagerando potremmo fare un confronto con samurai del Giappone che erano allo stesso tempo guerrieri e monaci Zen. Il termine guerrieri con cui sono stati chiamati è probabilmente inesatto, ma non possiamo sapere se fossero personaggi religiosi, eroi o altro. 


Probabilmente il centro venne fortificato in seguito ad almeno un attacco durante il III secolo a.c. fino a diventare fortificato e forse a sviluppare un centro abitato intorno. Roquepertuse fu distrutto dai romani nel 124 a.C. e rimase nascosto fino alla metà del 1800. Oggi il sito è visitabile e le statue e parte del portale, sono visitabili al museo archeologico di Marsiglia.

Vista del santuario dal basso in mezzo ala pineta. Aprile 2024.

Il muretto del terrazzamento su cui sorgeva il portale dei "buddha" di Roquepertuse.

I resti della scalinata con la quale si saliva al portale.

Mappa con i nomi delle popolazioni celto-liguri conosciute: I santuari di Roquepertuse e l'oppida di Entremont appartenevano ai liguri Salluvii. Queste popolazioni di lingua e cultura celtica con forte influenza greca ed etrusca prima e romana dopo si estendevano dal nord della Toscana ad est, alla svizzera a nord fino ai confini con la penisola Iberica ad est. i confini non erano assolutamente netti, gli stessi romani facevano molta fatica a distinguere tra popolazioni celtiche vere e proprie e liguri. Recenti studi sul DNA sulle popolazioni dell'Europa centro-meridionale hanno evidenziato che probabilmente Iberi e Liguri erano strettamente collegati e di entrambe le popolazioni si potrebbe parlare di Celti Mediterranei. 


L'OPPIDA DI ENTREMONT
Dato lo sviluppo di questo post e della sua lunghezza abbiamo separato qui la parte riguardante Entremont e i reperti conservati a Aix: https://leradicideglialberi.blogspot.com/2024/05/loppidum-ligure-di-entremont-e-i.html

*Sono una importanza testimonianza di quello che negli ultmi anni gli studi ufficiali stanno dimostrando: i Liguri dell'età del ferro erano celti che occupavano le gallie meridionali e che a causa dei lori contatti con il mondo classico avevano caratteristiche che li differenziava in parte dalle popolazioni più a nord.

LINKS: