lunedì 21 aprile 2025
La pietra di Santa Brigida "Ròch ëd Santa Brigida" sulla collina torinese.
Il masso di gneiss si è formato nel massiccio Dora Maira e in milioni di anni, attraverso sconvolgimenti tellurici, erosioni, glaciazioni e alluvioni è arrivato fino da queste parti. Non si sa esattamente se la pietra sia stata lavorata in tempi preistorici o se la sua forma levigata sia naturale, ma è sicuro che essa sia stata posizionata in modo da essere venerata come capitava spesso in epoca precristiana. Il roch infatti è una delle tante pietre che troviamo in Piemonte che hanno proprietà curative, in particolare si tratta di una delle "pietre della vita", come la più famosa che si trova ad Oropa (LINK). Ad essa le donne ricorrevano per rimanere incente, posandoci sopra il basso ventre o le parti genitali: questo succedeva ancora fino a pochi decenni fa come si vede nell'intervista a questo link:https://danielroux.eu/roch-ed-santa-brigida/
La pietra è comunque ancora oggi parte del folklore locale, conosciuta dagli abitanti di questa collina e oggetto di festeggiamenti stagionali. Dopo essere stata un po' dimenticata alla fine del '900 e maltrattata (qualche anno fa era coperta di scritte) è stata ripulita e l'aiuola su cui sorge è stata anche allargata per proteggerla dalle auto.
martedì 19 novembre 2024
Gli Dei Umanizzati della Religione Celtica
Uno dei fatti più sorprendenti relativi alla religione celtica è l'elevato numero di nomi di divinità che include. Questi nomi ci sono noti quasi esclusivamente da iscrizioni, principalmente tavolette votive, offerte in segno di riconoscenza per qualche beneficio ricevuto, solitamente legato alla salute, conferito dalla divinità all’uomo. In Gran Bretagna, queste tavolette votive si trovano soprattutto nei pressi dei muri e dei campi militari romani, ma non sempre possiamo essere certi che le divinità menzionate siano autoctone.
In Gallia, invece, il legame tra alcune divinità e determinate regioni appare più chiaro, poiché i nomi di luoghi spesso fungono da guida. Queste iscrizioni sono distribuite in modo molto disomogeneo sul territorio gallico, con le regioni occidentali e nord-occidentali scarsamente rappresentate.
Nel presente breve riassunto, non è possibile esaminare a fondo le relazioni tra i nomi trovati nelle iscrizioni e i luoghi specifici, né il significato che ciò getta sulla religione celtica; tuttavia, si può affermare che le indagini tendono a confermare il carattere locale della maggior parte delle divinità citate nelle iscrizioni.
Tra queste divinità, alcune hanno ottenuto un culto più ampio nel corso dell’evoluzione religiosa, mentre altre, come Lugus, potrebbero essere state adorate su una scala più vasta in tempi più antichi rispetto a quelli successivi. Talvolta, un nome come Lugus (irlandese Lug), Segomo (irlandese, genitivo Segamonas), Camulos (da cui Camulodunum, Colchester), Belenos (gallese Belyn), Maponos (gallese Mahon), Litavis (gallese Llydaw), presente sia in Britannia che in Gallia, suggerisce che si trattasse di una divinità ariana antica o di una il cui culto si era esteso oltre i confini locali.
Fatta eccezione per pochi casi particolari, il carattere locale delle divinità è predominante.
Un numero considerevole di queste divinità è associato a sorgenti e fiumi. In Norico, ad esempio, troviamo Adsalluta, una dea legata al fiume Save (Savus). In Gran Bretagna, troviamo "la dea" Deva (il fiume Dee) e Belisama (probabilmente il Ribble o il Mersey), un nome che significa "la dea più bellicosa". Troviamo ancora Axona, dea dell’Aisne, Sequana, dea della Senna, Ritona del fiume Rieu, numerose ninfe e molte altre divinità delle fonti. Probabilmente molti altri nomi di divinità locali sono di questo tipo.
I fenomeni atmosferici sembrano aver lasciato poche tracce chiare nei nomi delle divinità celtiche. Vintios, un dio identificato con Marte, era probabilmente un dio del vento; Taranus, un dio del tuono; Leucetios, un dio del fulmine; Sulis (di Bath), una dea del sole; ma oltre a questi, ci sono poche, se non nessuna, testimonianze di fenomeni celesti.
La maggior parte delle divinità citate nelle iscrizioni sono identificate con Mercurio, Marte o Apollo. Gli dei associati alla cultura sembrano, dai loro nomi, avere origini varie: alcuni erano totem umanizzati, altri divinità della vegetazione o di fenomeni naturali locali. Come già accennato, è evidente che lo sviluppo della vita commerciale e civile in alcune regioni ha dato rilievo a divinità identificate con Mercurio e Minerva, considerate patroni della civiltà.
I soldati, soprattutto in Britannia, sembrano aver favorito divinità come Belatucadros (il brillante in guerra), identificato con Marte. Quattordici iscrizioni che lo menzionano sono state trovate nel Nord dell’Inghilterra e nel Sud della Scozia.
Anche la dea Brigantia (divinità patrona dei Briganti) è menzionata in quattro iscrizioni; Cocidius, identificato con Marte, in tredici; mentre un’altra divinità popolare sembra essere stata Silvanus. Tra i nomi più rilevanti delle divinità celtiche identificate con Mercurio ci sono Adsmerius o Atesmerius, Dumiatis (il dio del Puy de Dôme), Iovantucarus (l’amante della giovinezza), Teutates (il dio del popolo), Caletos (il forte) e Moccus (il cinghiale).
Diverse divinità sono identificate con Marte, e tra queste alcuni dei nomi più rilevanti sono Albiorix (re del mondo), Caturix (re della battaglia), Dunatis (il dio della fortezza), Belatucadros (il brillante in guerra), Leucetios (il dio del fulmine), Mullo (il mulo), Ollovidius (il sapiente di tutto), Vintius (il dio del vento) e Vitucadrus (il brillante in energia). L’elevato numero di nomi associati a Marte riflette il ruolo predominante che, in passato, la guerra aveva nelle idee che influenzavano la crescita delle comunità celtiche.
Tra gli dei identificati con Ercole, il nome più interessante è Ogmios (il dio del solco), menzionato da Luciano, ma non trovato in alcuna iscrizione. Inoltre, altri dei sono identificati con Giove, tra cui Aramo (il gentile), Ambisagrus (il perseverante), Bussumarus (il labbro grande), Taranus (il tuonatore) e Uxellimus (il più alto). Sembra che, almeno in epoca storica, Giove non avesse un ruolo predominante nelle idee religiose celtiche.
Un altro aspetto notevole della religione celtica, non ancora menzionato, è l’identificazione di diverse divinità con Apollo. Queste divinità erano essenzialmente patroni di sorgenti curative e stazioni termali, e la crescita del loro culto è un indicatore significativo dello sviluppo della religione parallelamente a certi aspetti della civiltà. Uno dei nomi di un Apollo celtico è Borvo (da cui Bourbon), divinità di alcune sorgenti termali. Questo nome è di origine indoeuropea e fu attribuito al dio delle fonti locali dagli invasori celtici di lingua gallica; significa semplicemente "il bollitore". Altre varianti del nome includono Bormo e Bormanus.
Ad Aqua Granni (Aix-la-Chapelle) e altrove, il nome associato ad Apollo è Grannos. Troviamo inoltre Mogons e Mogounus, divinità patrona di Moguntiacum (Magonza), e occasionalmente Maponos (il grande giovane).
La caratteristica essenziale del culto di Apollo era la sua associazione con l’idea di guarigione nella civiltà gallo-romana, un’idea che, attraverso la rinascita del culto di Esculapio, influenzò profondamente le visioni religiose anche in altre parti dell’impero. Questa concezione degli dei come guide della civiltà e restauratori della salute mostra la religione celtica, in alcune regioni almeno, emergere in una misura di luce dopo un lungo e faticoso cammino dalle tenebre delle idee preistoriche. Ciò che Cesare dice sulla pratica dei Galli di iniziare l’anno con la notte piuttosto che con il giorno e la loro antica credenza di discendere da Dis, il dio del mondo sotterraneo, si riflette nella loro storia religiosa.
Le Dee nella Religione Celtica
Nel trattare le divinità del mondo celtico, non dobbiamo dimenticare le dee, anche se la loro storia presenta diversi problemi di grande complessità. Alcune di queste dee sono conosciute in gruppi — Proximae (le parenti), Dervonnae (gli spiriti delle querce), Niskai (le ninfe delle acque), Mairae, Matronae, Matres o Matrae (le madri), Quadriviae (le dee dei crocicchi). Le Matres, Matrae e Matronae sono spesso qualificate da un nome locale. Divinità di questo tipo sembrano essere state popolari in Britannia, nei pressi di Colonia (Colonia Agrippina) e in Provenza.
Un interessante parallelo all’esistenza di queste dee raggruppate si trova in alcune parti del Galles, dove Y Mamau (le madri) è il nome attribuito alle fate. Queste dee raggruppate ci riportano a una delle fasi più interessanti della religione celtica primitiva, quando gli spiriti della terra o del grano non erano ancora completamente individualizzati.
Tra le dee individualizzate, molte sono strettamente locali, legate ai nomi di sorgenti o fiumi. Altre, invece, sembrano aver raggiunto una maggiore prominenza individuale e, in alcune iscrizioni, sono associate a un dio di nome celtico o al suo equivalente latino. Non è certo che i nomi così associati fossero uniti in tempi antichi; questa pratica potrebbe essere stata una moda successiva, che si diffuse dopo essersi affermata. La relazione, in alcuni casi, poteva essere vista come quella tra madre e figlio, in altri come fratello e sorella, in altri ancora come marito e moglie; i dati disponibili non sono sufficienti per una conclusione definitiva.
Tra queste coppie associate si possono notare Mercurio e Rosmerta, Mercurio e Dirona, Grannus (Apollo) e Sirona, Sucellus e Nantosvelta, Borvo e Damona, Cicolluis (Marte) e Litavis, Bormanus e Bormana, Savus e Adsalluta, Marte e Nemetona.
Uno di questi nomi, Sirona, probabilmente significava "la longeva" e si riferiva alla madre-terra. In gallese, uno o due nomi che sembrano derivare da antichi nomi di dee sono sopravvissuti: Rhiannon (Rigantona, la grande regina) e Modron (Matrona, la grande madre).
Le altre divinità britanniche saranno trattate più dettagliatamente da un altro autore di questa serie in un’opera sulla mitologia antica delle isole britanniche. È sufficiente dire che le ricerche tendono sempre più a confermare l'idea che la chiave per comprendere la storia delle divinità celtiche risieda nel carattere locale della stragrande maggioranza di esse.
(TRADUZIONE da Celtic Religion In Pre-Christian Times, By Edward Anwyl, M.A., Chapter V [1906])
martedì 17 settembre 2024
L'Equinozio d'Autunno:
Come ben sappiamo gli equinozi sono i due momenti dell'anno in cui giorno e notte si equivalgono e che rappresentano quindi l'equilibrio ma anche il momento in cui si passa dalla luce al buio e viceversa. In oltre i due equinozi, fanno parte con i solstizi dei quattro punti che dividono la ruota dell'anno solare in quarti. In particolare l'equinozio di settembre, che si verifica di solito verso il giorno 21 segna l'arrivo segna l'arrivo dell'Autunno. Per molti è un periodo triste che segna la fine dell'Estate, per me, personalmente, è il periodo più bello dell'anno. La luce e il caldo finalmente diminuiscono, i colori diventano bellissimi e si può finalmente riposarsi.
L'equinozio d'autunno oltre a celebrare l'ingresso nella metà oscura dell'anno è sempre stato legato al raccolto: era infatti in questo momento che si raccoglievano i frutti di molti del lavoro nei campi, in particolare in Europa mediterranea e centrale era il momento della vendemmia. In moltissimi mosaici antichi e medievali settembre viene proprio raffigurato con la raccolta dell'uva e la sua spremitura.
OGGI E' MOLTO IMPORTANTE RICORDARSI E CELEBRARE SOLSTIZI ED EQUINOZI
Oggi è molto importante ricordarsi e celebrare solstizi ed equinozi anche se potrebbe sembrare invece inutile in questo mondo sempre più artificiale. Invece è proprio in questi momenti in cui possiamo renderci conto di come noi umani siamo parte della natura e dell'universo. Senza il Sole e la sua luce, senza il movimento circolare della terra attorno ad esso, senza l'atmosfera, senza infiniti altri elementi noi semplicemente non esisteremmo. Se un tempo questi momenti erano fondamentali per i nostri avi per fare i conti e organizzare semine e raccolti, oggi sono ugualmente fondamentali per non farci dimenticare che senza il fragile equilibrio naturale che permette alla terra di essere abitabile, che noi stiamo mettendo in serio pericolo, sarebbe la catastrofe.
CELEBRARE ANCHE SE NON CREDIAMO IN NESSUNA RELIGIONE
Questi giorni vanno celebrati e onorati sia che noi nutriamo qualche sentimento religioso o spirituale sia che noi pensiamo che non ci sia nient'altro che quello che vediamo; in entrambi i casi si tratta di un buon momento per festeggiare e tenere a mente quello che abbiamo detto sopra. Se però siete interessati all'aspetto culturale di queste antiche festività continuate a leggere.
CI RIAVVICINIAMO A CARI ESTINTI
Il periodo che va dall'Equinozio d'Autunno al Solstizio d'Inverno è quello che più ci riavvicina al mondo dei mordi e ha il suo picco alla fine di Ottobre durante quelli che in molte culture sono considerati i giorni dei morti e degli spiriti. Il calare della luce e del calore mette, chi ha una certa sensibilità, in una atmosfera meditativa.
I MISTERI E IL MONDO CLASSICO
Nel mondo classico questo era il periodo dei Misteri: ad Eleusi si celebravano i misteri, rituali di tipo mistico che nessuno poteva comprendere in modo razionale ma che avevano come figura centrale Demetra (a Roma Cerere), dea della natura e dei raccolti la cui figlia Persefone (a Roma Proserpina) venne rapita dal dio degli Inferi Ade che la sposò. Questo fatto causò la disperazione di Demetra che andò in cerca della figlia lasciando il mondo nell'Inverno eterno. Grazie all'interesse di Zeus Persefone potè tornare sulla terra per sei mesi all'anno creando così il succedersi delle stagioni, luminose e oscure. I misteri associati al ciclo delle stagioni e a quello di morte e rinascita non potevano essere svelati ma sappiamo che oltre ad essere legati a Demetra e a Persefone avevano come oggetto la spiga di grano e la raccolta dell'uva e della sua trasformazione in vino e i loro cicli stagionali.
L'EQUINOZIO D'AUTUNNO NELL'EUROPA CELTICA E NEL NEODRUIDISMO
I moderni Druidi chiamano questa festività Alban Elfed che significa Sole che si riflette sulle acque e sappiamo che anche per loro questo è il tempo raccolto in cui si ringrazia la Terra per la sua abbondanza. Non sappiamo esattamente quali fossero le celebrazioni di questo periodo degli antichi popoli celtici anche se probabilmente seguivano delle ricorrenze basate su di un calendario luni-solare, anch'essi comunque consideravano questo tempo come un momento di gratitudine per il raccolto e per i doni della Terra, sapendo che le scorte avrebbero sostenuto sia le persone che gli animali nei mesi freddi. Si contempla il ciclo della vita, ricordando che, anche se la luce si ritira, tornerà alla fine delle giornate oscure. Al museo gallo-romano di Lione è conservato il calendario di Coligny l'unico calendario druidico esistente, purtroppo incompleto e non facilmente decifrabile; è compilato in caratteri latini e su di esso, ad esempio, compaiono le tre notti di Samoni (Samhain per i celti britannici), ovvero le notti dei santi e dei morti che ancora oggi celebriamo. In oltre molte tradizioni sono sopravvissute all'interno delle festività cristiane delle nostre zone soprattuttue nelle aree cattoliche, ma non è facile ricostruirle.
Pulizie d'Autunno: questo è il momento giusto per fare pulizia ed eliminare il superfluo prima di andare in letargo!
Vestiti: vestirsi di colori caldi e tenui e con materiali morbidi e comodi!
Riposarsi e meditare: questo è il periodo perfetto per riposarsi. Finalmente fa fresco e si dorme bene, le giornate si accorciano, prediligere attività contemplative.
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sabato 11 maggio 2024
L'oppidum ligure di Entremont e i reperti ad Aix en Provence
IL SITO ARCHEOLOGICO
L'oppidum di Entremont (il nome è stato attribuito nel medioevo) era con molta probabilità il centro principale dei liguri Salluvii (Salii, o Salyes in greco o ancora Salyens in francese) e si trova a circa 3 km dal centro di Aix en Provence. Il sito fu costruito nel 190-180 a.C. e completamente abbandonato nel 90 a.C, circa, qui venne abitato per meno di un secolo. Le stele riutilizzate per la costruzione di alcuni edifici però fanno pensare che il sito fosse già stato occupato fino dall'età del ferro. Questo sito, come quelli vicini di Roquepertuse ad esempio, è notevole per moli motivi: la inusuale quantità di arte scultorea ritrovata, gli altari dedicati al culto celtico delle teste mozzate di cui gli autori classici parlano spesso, la posizione assisa (o yoga diremmo noi) in cui le statue si trovano e per molti altri motivi che vedremo qui sotto.
Il sito archeologico di Entremont.LE DONNE CELTO-LIGURI
Iniziamo da una caratteristica di questo sito che di solito passa in secondo piano: la forte presenza di statuaria femminile che ci evidenzia alcune caratteristiche importanti delle popolazioni celto-liguri: le donne sicuramente godevano di grande importanza in queste società e vengono rappresentate in posizione seduta con sandali, veste di tessuto a quadri, copricapo e orecchini. Sono state trovate tre teste, due complete e uno solo frammentata. La qualità scultorea è altissima, specialmente se paragonata ad altri reperti scultorei celtici o liguri e denota probabilmente la forte influenza del contatto con le popolazioni greche e mediterranee.
La vetrinetta contenente le teste e parti della statuaria femminile al museo Granet di Aix.martedì 12 marzo 2024
Il Tredesin de Marz, Milano celtica, insolita e curiosa.
"La posizione del loto" nelle sepolture dell'antica gallia.
Anche questo post è un appendice al post "Cernunnos e gli altri "Buddha" occidentali. Rapporti e connessioni tra oriente e occidente", in cui sono andato a cercare diversi punti di contatto tra oriente e occidente in simboli e figure dell'antichità. Questa volta approfondisco alcuni punti veloci in quel testo, vedendo i collegamenti che ci sono tra le diverse aree interne all'Europa antica.
Questa volta parliamo di una serie di ritrovamenti e reperti che dimostrano ancora una volta come ci fossero delle incredibili similitudini tra oriente e occidente durante il periodo preistorico e protostorico. Lo abbiamo già visto nel post principale (LINK) più brevemente ma ci sono diverse evidenze che dimostrano come la posizione seduta a gambe incrociate, conosciuta in oriente come "posizione del loto" (padmasana), conosciuta come la posizione del Buddha e non ci dilungheremo di nuovo sui molti comuni tratti tra la figura del dio proto induista di Pashupati (proto-Shiva) e della divinità celtica Cernunnos, pubblichiamo nuovamente le due immagini e vi rimandiamo al link di qui sopra.
La prima e più antica sepoltura di cui si ha notizia viene dal centro abitato in epoca mesolitica diLepenski Vir sulle rive del Danubio che ebbe il suo periodo d'oro verso il 5000 a.c. oggi nell'attuale Serbia orientale, citta di Boljetin. Proprio qui oltre a vari interessantissimi reperti e statuette sono stati ritrovati i resti di un personaggio sepolto nella posizione "yoga". Oltre ad essere sicuramente il ritrovamento più antico di questo tipo in Europa, è forse anche il più antico a livello globale, visto che dovrebbe essere addirittura precedente alla raffigurazione di Pashupati proveniente dalla valla dell'Indo.
La prima fotografia, qui sopra, è quella del corpo ritrovato in rue de Plainval a Saint-Just-en-Chaussée (nord della francia) e identificato con il numero 2 nella mappa qui sotto.
Anche questa foto è stata scattata a Pierrières (Batilly-en-Gâtinais) e si riferisce alla sepoltura numero 362, il corpo è caduto in avanti.
Sepoltura numero 363, sempre da Pierrières.
- la statue en bronze du dieu dit de Bouray-sur-Juine (Essonne ; Megaw, Megaw 2001, in Krausz, Coulon 2010)
- la statue en pierre dite du « Grand Accroupi » d’Argentomagus à Saint-Marcel (Indre ; Coulon, Krausz 2013)
- I due piccoli personaggi ritrovati ad Argentomagus: entrambi assisi, uno con un serpente (cernunnos? o suo adepto?) pietra fallica.
- le statuette ritrovate recentemente a Argentomagus, anche se gravemente danneggiate rappresentano bene dei personaggi in posizione assisa:
- la statua assisa gallo-romaina ritrovata a Meillant (Cher ; Krausz, Coulon 2010)
- la divinité antique flanquée d’un cerf et d’un taureau (serait-ce Cernunnos ?) dont un fragment a été mis au jour en remploi dans le baptistère de Brioude (Haute-Loire ; Gauthier 2006-2007)
- Le grandi statue dei "Buddha guerrieri" celto-liguri di Entremont e Roquepertuse visti nello scorso post
- Il piccolo dio assiso del santuario di La Bauve a Meaux
lunedì 19 febbraio 2024
Il Santuario celto-ligure di Roquepertuse e l'oppida di Entremont.
L'area archeologica venne scoperta nel 1860 e durante gli scavi all'inizio del '900 effettuati da Henri de Gérin-Ricard vennero alla luce i resti di quello che doveva essere una zona sacra di grande importanza, una vera e propria acropoli che si sviluppava su di un altipiano di circa mezzo ettaro ma che, si capì subito, non aveva caratteri greco-romani; dalla terra emersero infatti i resti di alcune statue, due delle quali erano in posizione eretta con le gambe incrociate ed erano incredibilmente simili alle rappresentazioni scultoree del Buddha in estremo oriente. Gli scavi che durarono dal 1917 al 1927 permisero di riconoscere in questo luogo un importante centro di culto legato alla tribù ligure dei Salluvi. Il santuario era costituito da un'area pavimentata in pietra (50x22 metri), una scala costituita da grandi lastre e dei terrazzamenti ma probabilmente questa era soltanto una parte del complesso originario.