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venerdì 14 giugno 2024

MASCHE E MASCONI: indice dei post:

Per cercare post riguardanti questo argomento si può cercare una delle seguenti tag nella casella di ricerca qui a destra: #masche o #MASCHE E MASCONI. Comunque abbiamo scritto una serie di past collegati che andranno ad arricchirsi sempre più negli anni e che potete scegliere semplicemente qui sotto:



1 MASCHE E MASCONI: 1) Chi è la masca?
2 MASCHE E MASCONI: 2) La masca Micilina
3 MASCHE E MASCONI: 3) "Le pietre delle masche"
4 MASCHE E MASCONI: 4) Frati, preti "masca" e preti maghi.
5 MASCHE E MASCONI: 5) Animali magici: gatti, pecore, capre... che sono masche.
6 MASCHE E MASCONI: 6) Ancora masche che sono gatti e altri animali.

in aggiornamento.


sabato 25 febbraio 2023

MASCHE E MASCONI: 5) Animali magici: gatti, pecore, capre... che sono masche.

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Abbiamo già parlato di masche e gatti per quanto riguarda quella che è la masca forse più famosa, Micilina (LINK) qui sotto ho cercato di raccogliere alcune storie che testimoniano il rapporto tra queste figure e gli animali. Questa è una caratteristica che ricorre in molte storie di streghe in tutta Europa e non solo, ma come già detto, la figura della masca è particolare per questo suo legame più marcato con la natura, con un animismo che torna. Sia le masche che la natura (nelle storie di questo post gli animali) hanno sempre caratteristiche più o meno negativa, tutto quello che non è umano è stato adombrato da un Cristianesimo antropocentrico che vede in tutto quello che non è umano (e donna...) qualcosa di maligno, tuttavia in queste storie gli animali tornano ad essere dei soggetti importanti e vengono trattati, anche se con timore o disprezzo, quasi alla pari.

I GATTI DEL MASCONE: Per scendere a Cossano il signor Rovetta (classe 1918) prendeva una scorciatoia per fare prima, un giorno in piena estate passò davanti ad un bel fico pieno di grossi frutti e pensò che tornando a casa la sera, con il buoi, ne avrebbe presi due o tre. Più tardi, sulla via del ritorno, il signore trovò l'albero pieno di gatti, ce n'erano almeno venti ed egli si domandò come potessero esserci tutti quei gatti in quella frazione. Fu allora che si ricordò che il padrone di quella casa era conosciuto per essere un mascone, temuto perchè faceva la fisica e quindi scappò velocemente, perdendo il cappello. Alcuni giorni dopo sul sentiero, il signor Rovetta incontrò la moglie di quell'uomo che, misteriosamente lo riconobbe e gli restituì il cappello. (testimonianza diretta del 1989 dal libro MASCHE di Donato Bosca e Bruno Murialdo)

LA GATTA DI OVIGLIO: tra le storie che si raccontavano vicino alla stufa nelle fredde sere d'inverno c'era quella di quel paesano che tradiva la povera moglie Rosina con un'altra donna più giovane. La moglie era una donna che non si lamentava mai, lavorava l'orto e preparava zuppe al marito con erbe che lei stessa raccoglieva nei campi a volte anche la sera in particolare durante il plenilunio. Questa era l'unica libertà che si prendeva la donna. Il marito usciva e invece di andare in taverna incontrava l'altra ragazza tra i cespugli sul Belbo. Una sera di luna piena, mentre tornava a casa sul sentiero ebbe la sensazione di essere seguito e girandosi vide una gatta nera dietro di lui. Da allora l'incontro si ripeté più volte e a casa con la moglie andava sempre peggio, Rosina non parlava più. Una sera di primavera, illuminata dalla luna piena dopo l'incontro con la ragazza apparve di nuovo la gatta che fissava l'uomo dall'alto di un muro di mattoni, il quale innervosito dalla situazione prese una pietra e la colpì proprio sulla testa e poi corse a casa per la cena, ma la moglie non c'era. I'uomo, di cui non sappiamo il nome, pensò che, vista la sera di luna, la moglie fosse uscita per andare a raccogliere erbe ma al mattino la trovò con un occhio nero, disse che era scivolata nel bosco. La gatta era proprio la moglie masca che lo aveva seguito e che lui aveva colpito. L'uomo da quella sera non vide mai più altre donne.

*Oviglio fu uno degli otto insediamenti, chiamati statielli, che contribuirono alla fondazione della città di Alessandria nella seconda metà del XII secolo. Quando Alessandria fu fondata, si formò dall’unione di diverse località, tra cui Gamondium (Gamondio), Marenghum (Marengo) e Bergolium (Bergoglio). Questi luoghi si unirono per creare la nuova città. Oviglio, insieme ad altre località come Roboretum (Rovereto), Solerium (Solero), Forum (Villa del Foro), Vuilije (Oviglio) e Quargnentum (Quargnento), contribuì alla nascita di Alessandria.

IL MASCONE DEI BUOI: ci troviamo ancora a Cossano, il signor Chichinet era uno strano zoppo, in certi giorni aveva bisogno di un bastone in altri no. Il suo potere più impressionante però era quello di bloccare i buoi che passavano davanti a casa sua. I carri trainati da questi maestosi animali venivano bloccati da un'energia misteriosa e non c'era verso di farli ripartire. A quel punto l'unica cosa da fare era andare da lui, chiedergli per favore di torgliere l'incantesimo, allora lui usciva, toglieva il basto o il giogo ai buoi, li faceva camminare un po' e loro ripartivano. (testimonianza diretta del 1986 dal libro MASCHE di Donato Bosca e Bruno Murialdo)


LE TRE PECORE MASCA: una storia ricorrente è quella delle tre pecore masche. Apparivano di notte oppure a mezzo giorno lungo il sentiero e bloccavano il cammino dello sfortunato viandante. Nel paese di Frave le tre pecore comparivano con grande frequenza e il signor Pio (1904) racconta che delle volte non erano visibili a tutti. Il suo amico Filipin una volta le vide, mentre erano insieme ma a lui restavano invisibili, mentre l'amici non poteva più muoversi.


ANCORA UNA MASCA PECORA: nei dintorni di Dogliani, ancora pochi decenni fa si raccontava di questo anziano cercatore di tartufi, che mentre si trovava nel bosco con il suo cane e stava scavando per estrarne uno grosso, venne aggredito da una pecora con grandi corna spuntata dai cespugli. L'animale aveva preso a incornarlo, sembrava che non volesse che prendesse il tartufo e lui in difficoltà dovette picchiare forte sulle zampe con un bastone. L'anziano, colpito dallo strano comportamento, pensò che la pecora dovesse proprio essere una masca! Alcuni giorni dopo incontrò la moglie di un altro paesano, una donna che si diceva essere cattiva, che zoppicava e capì che lei doveva proprio essere la pecora che lo aveva aggredito.

LA MASCA DALLA CODA ROSSA: un'altra storia che si raccontava tra Langhe e Monferrato e che ha a che fare con pecore (agnellini) che bloccano il sentiero, masche che riportano le stesse ferite degli animali, è quella di una povera bambina di una numerosa e povera famiglia che venne " ammascata". Una volta mentre era con la mamma incontrarono una vecchina che tutti pensavano fosse una masca, la quale, salutandola la toccò. Da quel giorno la piccola iniziò ad avere dolori e a piangere, così venne chiamata una settimina che prescrisse numerosi rituali, pozioni e formule magiche. La bambina venne fatta passare per tre volte sotto la pancia di una capra, si fece una pomata con cui si facevano degli impacchi che dovevano essere accompagnati dalla formula Ciat-Fat detta tre volte. La bambina però non migliorava e la famiglia venne aiutata dai vicini benestanti che la portarono da un medico, il quale si rese conto che c'era un grave problema di denutrizione. Ma non è finita: lo zio Filippo, tornando dal mercato sul sentiero incontrò un agnellino che saltellando e belando gli bloccava il passaggio. Così per passare il viandante diede una bastonata all'agnello che belando disse: "dammene un'altra" e così fece. Il giorno dopo in paese la Masca Codarossa venne vista con una spalla rotta. 

venerdì 1 maggio 2020

MASCHE E MASCONI: 2) La masca Micilina

Di Guido

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Tra tutte la Masche piemontesi, forse la più famosa è Micilina. Se cercate su google infatti vi compariranno decine di pagine dedicate a questa figura e compare persino in un racconto del grande Italo Calvino: "La barba del conte". Questa potrebbe essere la storia di una qualsiasi altra strega in giro per l'Europa del '600 se non fosse per la sua potenza e per alcuni particolari che vedremo qui sotto.

Micilina, che forse stava per Michelina, era nata all'inizio del '600 in un'umile famiglia di Barolo, ma giovanissima venne costretta a sposarsi con un contadino di Pocapaglia (CN) che da subito iniziò a farla lavorare duramente nei campi e picchiarla e umiliarla per ogni piccola cosa. Sembra che la ragazza avesse un carattere introverso che peggiorò con la nuova situazione famigliare e con il trasferimento nel nuovo paese, fino forse a farla impazzire. In oltre aveva i capelli rossi, caratteristica che subito l'aveva messa in cattiva luce di fronte ai nuovi compaesani. Da qui inizia la leggenda e forse è questo il bello di queste storie che si caricano di tutte quelle caratteristiche che ci interessano per ricostruire le credenze di questi luoghi in quelle epoche. C'è chi dice che fosse brutta e deforme, chi lo fosse diventata con l'età a causa delle botte e dei soprusi del marito ubriacone, chi invece dice che fosse bellissima da giovane, sta di fatto che sempre più spesso spesso la nostra signora iniziò a sparire all'improvviso e si dice che quando fosse davvero arrabbiata fosse in grado di chiamare la nebbia e i temporali. Tutti la evitavano per paura delle sue maledizioni, non bisognava incrociare il suo sguardo e non averci niente a che fare. Tuttavia sembra che Micilina non fosse davvero una Masca, la venne in contatto con le masche proprio nei boschi di Pocapaglia, le quali le offrirono la loro amicizia e le diedero il loro aiuto per vendicarsi del marito e di chi le voleva donandole il loro potere. Fu così che si dice che fosse in grado di trasformarsi in gatto nero, in corvo o addirittura in lumaca per sparire a comando o per andare la notte a incontrarsi con le altre masche. Si narra di gente colpita nei modi più strani. una ragazza che aveva toccato sulla spalla si ritrovo all'improvviso una gobba in quel punto, un altro ragazzo che era caduto alla sua vist, quando cercò di alzarsi si rese conto che aveva i piedi girati al contrario! Ma la svolta arrivò quando, si dice, con l'aiuto del maligno, fece cadere il marito dall'albero su cui stava lavorando che morì poco dopo. Da quel momento il suo potere diventa inarrestabile: storpiò dei bambini a Bra, fece colpire da un fulmine i fornaio di Pocapaglia, fece crescere la barba ad una giovane sposa di Pollenzo e i suoi poteri arrivarono fino ad Alessandria dove fece morire un Vetturale che l'aveva trattata in modo sgarbato (1). Si dice che Micilina vivesse ormai al di fuori del paese tra i rovi e le vecchie querce in una grotta scavata in una "Collina delle fate" (2) ancora oggi visibile, circondata solo da gatte nere, masche a loro volta e nessuno cercava ovviamente di avvicinarla.

La rocca di Pocapaglia vista da una delle grotte dove si dice vivesse la Masca.

Il punto di non ritorno venne raggiunto quando la terribile Masca venne accusata di aver fatto morire i bachi da seta della zona e fu così che un prete riuscì a fermarla con l'aiuto di preghiere benedette e soprattutto dell'acqua santa di una fonte benefica che si trovava in zona. Impossibilitata a scappare o trasformarsi, Micilina venne incatenata e trasportata in una cella nel castello di Pocapaglia. Qui, legata, torturata e soprattutto bagnata continuamente con l'acqua santa venne costretta a confessare tutto. Il rogo venne preparato su una rocca ancora oggi conosciuta come Bric de la Masca, oggi meta di turisti ed escursionisti. Grazie ad un libro conservato a Palazzo Traversa di Bra sappiamo che intervenne il tribunale di Savigliano che mandò un inquisitore e un giudice di Cherasco ad appurare i fatti: essi decisero che la terribile donna dovesse essere prima impiccata per impedire che l'anima lasciasse il corpo fisico e poi arsa sul rogo preparato sul bricco di qui sopra. Si dice che un lungo corteo di frati e monache incappucciati scortò la condannata e che quando il rogo venne accesso molti gatti neri uscirono dai boschi facendo miagolii striduli. Come promesso sembra che la nostra "strega" si sia reincarnata più volte in una gatta randagia che spunta dai boschi di notte e si aggira nei vicoli di Pocapaglia. In oltre si dice che con altre masche, tra le quali la ormai tre volte centenaria, Malamassa, partecipa ogni terzo plenilunio dell'anno al falò che si accende nelle radure tra i boschi o nei ritrovi della zona (presto un post) come la Zizzola o l'America dei boschi. 

Il "Bric della Masca"

(1) da MASCHE di Donato Bosca e Bruno Murialdo, pag. 68

(2) Colline delle fate: piccole colline franose che spuntano tra il verde visibili per la loro forma e per il loro colore grigio.

mercoledì 8 novembre 2017

MASCHE E MASCONI: 1) chi è la masca?

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Masca è un termine ancora in uso in territorio piemontese e che, grossolanamente identifica la Strega, con alcune importanti peculiarità però. Questo termine è di uso comunque soprattutto in camapgna dalle alpi Biellesi fino alle Langhe al confine con la Liguria e al Monferrato astigiano e alessandrino, mentre si perde nel Novarese e nel vercellese man mano che l'influenza Lombarda diventa più forte.  Si possono rintracciare storie nel folklore, nella mitologia locale e a volte anche nomi di luoghi (Bric d'le masche, Mascatagliata, ecc...).  Esistono le Masche ma anche i Masconi (In piemontese Mascon), ovvero gli individui di sesso maschile. Prima di passare ad approfondire questa figura in particolare vorrei analizzare il termine, con cui nei vari paesi e regioni, venivano chiamate le Streghe. E' fatto veramente interessante e curioso pensare che in ogni lingua, esiste un termine diverso, il più delle volte senza nessuna origine comune per indicare questa figura che non esiste solo in Europa, ma praticamente in un tutte le culture del mondo. Witch in inglese, Sorcière in francese, Bruja in Spagna, Hexe in tedesco, Carovnica in molte lingue slave, ma basti vedere soltanto le differenze nel territorio italiano dove il nome Strega che deriva dal latino Stryx (uccello notturno, barbagianni) trova differenti sinonimi regionali: oltre alla variante Stria rintracciabile in gran parte del nord, abbiamo Masca appunto, in Piemonte, Basura in Liguria, Janara in Irpinia e poi Magara, Magga ecc... (derivante da Mago) nel sud, per nominare solo i più conosciuti. Questo è un punto su cui anche gli antropologi si interrogano. Non esiste per esempio un comune termine originario per questa figura nelle lingue Indoeuropee, sembra che ogni zona abbia le sue particolari streghe legate a quel territorio in particolare, fin dai periodi più antichi, legati alle tribù e all'epoca pre-indoeuropea.

"The wilder man" in Francia - Charles Fréger 

Il termine MASCA ha un'origine incerta, probabilmente longobarda, le teorie più accreditate lo accostano al termine "maschera" per quanto riguarda l'origine. La prima volta di cui ne abbiamo notizia è nell'editto di Rotari del 643 d.c. in cui leggiamo: "Si quis eam strigam, quod est Masca, clamaverit" col significato di strega appunto. Un termine usato dai longobardi quindi per indicare le "fattucchiere" ma anche gli spiriti di diverse origini, purtroppo però non sappiamo se fosse arrivato con loro dalle aree germaniche o se fosse già esistente prima in zona, in quanto Liguri e Celti non ci hanno lasciato documenti scritti. Nell'antico provenzale "Mascar" vorrebbe dire borbottare, nel senso di sussurrare incantesimi. In ogni caso questo termine in epoca medievale in alcuni scritti tardo latini del nord ovest, diventa sinonimo di "Larvae" e quindi di fantasma, anima dei morti, spirito oscuro. Possiamo vedere questo termine come tipico dell'area piemontese, una parola che si perde nelle origini liguri, galliche, latine e germaniche delle sue genti. Non mi dilungherei oltre sull'origine del termine visto che sia in rete che su carta è stato scritto molto sull'argomento.

Torniamo ora alla figura della Masca (e del Mascone). Gran parte delle storie non cambierebbero se usassimo il termine "strega"; donne vecchie e dall'aspetto sgradevole che vivono ai limiti della società, che facevano malefici, provocavano tempeste e si trasformavano in animali. Questo è vero  specialmente quando si legge qualche libro di quelli che sono spuntati come funghi sui banchetti negli ultimi anni con la riscoperta della masca e il suo sfruttamente da parte del turismo enogastronomico, specialmente langarolo, in cui a volte vengono scritte storie scritte puramente inventate o addirittura adattate da altre zone per motivi prettamente commerciali (io sono uno di quelli che a prescindere dalla qualità del libro non riesce a trattenersi dal comprare quasi tutto per poi restare molte volte deluso). 

A parte questo, si vede subito che nei racconti di Masche c'è un rapporto più forte con gli elementi della natura: 

i casi in cui queste ricorrono alla "rugiada" per guarire, sono legate agli alberi, provocano gli agenti atmosferici per creare problemi ai paesani sono più numerosi di quelli che si riscontrano negli altri racconti di streghe. Anche le trasformazioni in animali, principalmente gatti, volpi, bisce e rospi (ma non solo) sono frequentissime, ma restiamo comunque nello stereotipo classico di un certo tipo di strega. C'è una caratteristica chiave però di questa figura che affascina lo studioso della storia della stregoneria e che affascina gli antropologi: 

I richiami all'animismo precristiano, allo sciamanesimo sono molto più chiari: 

La Masca non è sempre cattiva, anzi molte volte si tratta di un personaggio, femminile o maschile, a cui la gente del villaggio o della valle si appella per farsi guarire. Addirittura questi personaggi sono così frequenti e popolari che quando vengono denunciati e processati vengono puniti con penitenze davvero leggere, come recitare preghiere o stare sulla soglia della chiesa per tempi variabili. Alcune zone del Piemonte come certe vallate alpine, le Langhe e il Monferrato sono fino all'anno 1000 ancora coperte da fitte foreste in cui la gente lontana dai pochi e piccoli centri urbani vive in villaggi costituiti da case di legno e che in parte pratica ancora forme religiose arcaiche che non sono cambiate per migliaia di anni. Per farsene un'idea basta pensare alle piccole pievi romaniche, dei secoli XI-XIII dai tratti rozzi e barbari che si ergono solitarie in mezzo a campi o boschi ancora oggi perchè i piccoli villaggi di legno che le circondavano sono spariti a causa dei materiali deperibili. Un'esempio lampante è la chiesa di San Secondo a Cortazzone (Asti), costruita  attorno all'anno 1000 da monaci provenienti dal Piacentino, mandati a cristianizzare le popolazioni di queste terre. Su queste piccole chiese sono chiare le simbologie pagane, i riti della fertilità che i missionari cercavano di unire al culto di Cristo per avvicinare queste popolazioni alla "vera fede" ancora oltre un millennio dopo la nascita di Cristo.

Accoppiamento raffigurato sulla chiesa di San Secondo a Cortazzone

IL CONTESTO SOCIALE, IL PIEMONTE RURALE

Tutto questo discorso mi viene necessario per dare l'idea di quale fosse la situazione in molte aree del Piemonte medievale in cui vivevano i nostri avi, ben diverso da quell'Italia classica e cristiana a cui pensiamo normalmente, simile solo ad altre zone appenniniche e alpine particolarmente isolate.  Probabilmente questa tipo di società rurale primitiva sparì con molta difficoltà dall'anno mille in poi e alcuni frammenti erano ancora vivi nel folclore e nella religiosità popolare fino al secolo scorso. E' qui che possiamo inserire le molte "Pietre delle Masche" e come le molte "Pietre Guaritrici" rintracciabili in tutto il Piemonte che con qualche croce aggiunta e qualche esorcismo sono arrivate fino a noi. E possiamo anche inserire la figura dei vari "Frate masca" o "Prete masca" sicuramente più accettabili rispetto alle "suore o monache" masca che a causa del sesso erano più a rischio. Non solo nel folklore, ma anche nelle storie di paese è infatti facile imbattersi in queste figure, frati o preti cristiani che però si intendevano anche di magia, o meglio facevano o battevano "la fisica" e che probabilmente andavano a sostituire i vecchi "guaritori" e "guaritrici", druidi e druidesse (LINK), maghi e sciamane che probabilmente davano alle popolazioni rurali quello che i rappresentanti della nuova fede non erano in grado di dare: un aiuto pratico contro malattie, siccità, e cose del genere. Di questo tipo di racconti è pieno il territorio piemontese e sono pieni i documenti processuali dei tribunali dell'inquisizione locale e man mano vedremo di riportare i più significativi e interessanti su queste pagine.

L'apparizione di una Masca in una faggeta, interpretazione artistica contemporanea.

La Masca poi in molti casi non è solo strega, intesa come maga o fattucchiera umana, ma è uno spirito della natura. 

Non solo può trasformarsi in un gatto, in cane o in altri animali (con alcuni problemi come vedremo nelle storie singole, ad esempio conservare la coda o i piedi animali anche nella forma umana) ma anche in alberi e altri vegetali o addirittura in agenti atmosferici come la Nebbia (la famosa Masca Nebbiassa) o la neve. Questo non può che non farci pensare all'animismo in cui credevano i nostri avi e che esiste ancora oggi in società primitive ma anche molto meno primitive come il modernissimo Giappone! A volte si tratta chiaramente della sopravvivenza di divinità pagane soppiantate dal cristianesimo ma mai del tutto sparite, come la Masca dell'Inverno

COME SI DIVENTA MASCA?
Quando comunque parliamo di "Masche umane", ed è la maggior parte delle volte, c'è un'altra peculiarità da ricordare: la Masca è generalmente masca per ereditarietà familiare (di solito però sono le figlie a ricevere i poteri) oppure in altri modi curiosi. Ad esempio il "dono" può essere passato ad un'altra persona, ma anche a gatti, rospi ecc... in punto di morte. E' in questo modo che nascono i Masconi, ed è per questo che non bisogna mai toccare o guardare negli occhi una Masca! Di questo parleremo meglio in un post apposito comunque. In moltissimi casi però la Masca è soltanto uno spirito naturale, come dicevamo più in alto, che sembra più ad una divinità popolare dei boschi che nessuno ha iniziato: è così da sempre e basta, come un Kami giapponese. Altra caratteristica comune però a molte testimonianze dei Sabba e delle "feste" stregoniche è l'utilizzo di pomate e soprattutto del tamburo per provocare la trance e i viaggi ultra-corporei, caratteristiche chiave della pratica sciamanica. E se chi legge pensa che qui stiamo esagerando, consiglio di dare un'occhiata a due dei testi più seri e interessanti mai scritti sull'argomento: "I Benandanti" e "Storia notturna" di Carlo Ginzburg.
Le ultime due caratteristiche peculiari su cui vorrei tornare proprie delle Masche penso siano la presenza più frequente di individui maschili, ossia i "Masconi" rispetto alle altre storie di streghe, che molte volte hanno anche caratteristiche a parte e soprattutto che non erano sempre votate al maligno. Negli ultimi decenni ci siamo abituati a vedere la Strega anche in modo positivo. Sia per la rivalutazione e la politicizzazione di questa figura in ambito femminista, sia per la perdita di potere che il cristianesimo ha avuto sull'immaginario collettivo contemporaneo ma anche per le caratteristiche "ecologiste" di questa figura legata al mondo naturale. Tuttavia, fino al secolo scorso, le fattucchiere venivano viste con paura ad esse erano attribuiti i più orribili misfatti e le più terribili capacità malefiche, poche volte una sfortunata guaritrice veniva confusa con una strega. Masche e Masconi invece, venivano chiamati in soccorso dal popolo in quanto tali e il termine in alcuni casi era addirittura sinonimo di settimino o guaritore, ovviamente cercando di non farlo sapere ai preti (sempre che non si trattasse di masconi guaritori a loro volta!)

Bibliografia selezionata:

"MASCHE" di Donato Bosca e Bruno Murialdo

"Streghe in Piemonte" di Massimo Centini

"I Benandanti" e "Storia notturna" di Carlo Ginzburg

(da finire)

LINK interessanti:

https://axismundi.blog/2018/10/28/frammenti-di-uno-sciamanesimo-dimenticato-le-masche-piemontesi

https://centrostudiomisteritaliani.com/2019/11/06/la-masca-e-il-mascone-approfondimento-sulla-strega-piemontese/

http://www.margutte.com/?p=29395