domenica 27 settembre 2020

Storia dei primi vegetariani moderni in Italia.

post originariamente pubblicato su: http://108ricette.blogspot.com/ 

«I vegetariani si occupano poco del passato e considerano che il loro futuro dipende interamente dalla volontà di attuare subito tutte le riforme, perciò a scrivere la storia sono i carnivori», così scrive Alberto Capatti sul suo: «Vegetit. Le avanguardie vegetariane in Italia» (Cinquesensi Editore). Dopo aver parlato del primo ristorante vegetariano d'Europa (l'Hiltl di Zurigo 1898) ho pensato di cercare qualcosa sulla situazione in Italia. Lasciando perdere i pitagorici e i neoplatonici andiamo direttamente all'età moderna dove troviamo Milano e Firenze come città dell'avanguardia vegetariana che sembra fosse una scelta più salutista che propriamente etica. 



Uno dei primi è Fortunato Peitavino originario di Bordighera che dopo la morte della giovane moglie per tubercolosi decide di trasferirsi in Val Nervia per curarsi in modo naturale. In questo angolo solitario pieno di verde e di silenzio si immerge completamente nella natura: sole, aria, acqua, terra e frutta; adotta il regime vegetariano, fa bagni d’aria, d’acqua e di sole, cammina a piedi nudi, dorme con le finestre aperte tanto d’estate che d’inverno; gusta i prodotti della terra lavorata con le sue stesse mani. Grazie a questo modo di vivere, la sua salute va migliorando progressivamente, tanto che dopo due anni non lo si riconosce più.


Ma trasferiamoci a Milano dove, in via Dante 18, la sera del 19 settembre 1907, 9 anni dopo l'Hiltl, viene inaugurato il primo ristorante vegetariano d’Italia. Si chiamava proprio RISTORANTE VEGETARIANO e l’evento fa clamore e finisce in prima pagina sul Corriere della Sera. Menù di alta cucina con lo chef Pietro Monteverdi: Antipasto alla russa con pomodori «quasi crudi”»ripieni di maionese, zuppa Dubarry con cavolfiore, sformato di spinaci alla regina Margherita, soufflé di funghi con cardi alla parmigiana; «costolette» di legumi col tartufo (forse la prima ricetta di un sostituto veg alla carne, ndr), insalata. E per finire: pasticcini di pesche con crema chantilly e frutta mista. Purtroppo la fortuna del locale dura poco: chiuderà nel maggio del 1908 dopo l’intossicazione di alcuni clienti con una zuppa di funghi.


Uno dei primi libri di ricette vegetariane in Italia è invece «Cucina vegetariana e naturismo crudo», scritto dal siciliano Duca di Salaparuta Enrico Alliata. Stampata da Hoepli nel 1930. Si tratta non solo di ricette siciliane (ovviamente la maggior parte, vista l’origine dell’autore) ma anche da altre regioni: il risotto di Milano, la pizza di Napoli, la Romagna con i cappelletti. Numerosi i «finti pasticci» con «pseudo carni» con cui il duca dimostra davvero di essere un precursore della contemporaneità.

Bibliografia:
"Vegetit. Le avanguardie vegetariane in Italia", di Alberto Capatti
"La scelta vegetariana", di Chiara Ghidini e Paolo Scarpi 

Links:
https://www.riviera24.it/2013/12/ricostruito-lo-studio-del-professore-fortunato-peitavino-precursore-del-naturismo-eutrofologico-168316/
https://cucina.corriere.it/libri/cards/storia-vegetariani-d-italia-primo-ristorante-milano-nascita-etica-animalista/antenati-veg_principale.shtml

mercoledì 9 settembre 2020

Il girovagare del Passatore: 1) Friuli, Alpe Adria e altro.

di Guido

Prima puntata per questa "rubrica" o serie di post dedicati al girovagare e alla mia carissima bicicletta, una passatore del 1989 che sognavo da piccolo e che ho finalmente trovato usato alcuni anni fa. So che essere legati a degli oggetti non è forse una cosa molto sana ed etica, ma con le biciclette faccio davvero fatica specialmente in quest'epoca materialista. Penso poi, forse per sentirmi meno in colpa, che recuperare vecchie bici ed usarle abbia comunque un suo valore sia culturale che "ecologico" ed è una bella scusa per parlare di giri in bicicletta nella natura.

Estate 2020, vista la situazione internazionale con il virus decidiamo di ritornare alla vecchia casa in Friuli dei nonni della mia compagna, che si trova poco a nord di Udine al confine con la Slovenia. Posti bellissimi che se non fossero così lontani (dal nord-ovest all'estremo nord est dell'Italia non è una passeggiata) frequenterei più spesso. Possiamo stare li quasi due settimane ma bisogna andarci in macchina, quindi ci portiamo le bici. Oltre ad essere una zona bellissima è anche piena di ciclabili e percorsi perfetti da fare sulle due ruote. Io mi porto il mio Cinelli Passatore a cui ho appena cambiato la sella, quella originale, ormai logora, la tengo da parte. Ci ho messo una Brooks cambium, che certo non è economicissima, ma che prima di tutto è in gomma naturale e cotone e quindi, a differenza dalle classiche Brooks, è vegan (è scritto anche sulla confezione) e poi è la sella più comoda che abbia mai avuto. In oltre si tratta della primissima uscita che ho trovato da un ciclista qui da me che aveva in una scaffale per un prezzaccio. A parte questi piccoli particolari e diversi giretti partendo direttamente da casa (in zona Nimis) abbiamo fatto alcuni percorsi tenendo come base il bellissimo paese di Venzone, un po' per evitare un pezzo di statale trafficata che ci separava dalle ciclabili più belle. I percorsi sono molto tranquilli e con i chilometraggi più vari, perfetti da fare anche con amici che magari non vanno sempre in bici.

Percorsi:

Venzone - Cavazzo, Tolmezzo e ritorno, quasi completamente su ciclabile.
Un classico problema con le ciclabili, in particolare in Italia, è che anche se esistono (e come questa sono molto belle) sono difficili da scovare da casa. Pochi siti e poco chiari, mancano quasi completamente le informazioni sul reale stato delle cose. In ogni caso, questa volta è stata una bellissima scoperta. Si parte dal meraviglioso centro di Venzone (dove si può arrivare in treno o con la macchina) e si va verso Pioveno, da qui si prende la meravigliosa ciclabile che costeggia il fiume tra i boschi, fino ad arrivare (circa 9 km) ad un bivio in cui si può posare un momento la bici, guardare la strada e magari fare un picnic. 
Cinelli Passatore 1989



Si prosegue verso Cavazzo su un altro pezzo di ciclabile incantata tra boschi e prati e poi si raggiunge Tolmezzo su una strada più o meno tranquilla. Questo è un giro quasi completamente pianeggiante, tranquillo e in mezzo a scenari a dir poco bellissimi. Perfetto da fare con chi non va spesso in bici, ne resterà sicuramente entusiasta. Per tornare si fa lo stesso percorso al contrario (volendo ci sono anche dei percorsi ad anello) e si ripercorre la bellissima ciclabile fino a Venzone dove ci si può sedere in uno dei bellissimi bar del centro e bersi una buona birra fresca in compagnia di tanti altri cicloturisti che generalmente si fermano qui arrivando dall'Austria percorrendo la ciclovia Alpe Adria, di questo parlo sotto




ALPE ADRIA: Tarvisio - Venzone.
Il percorso più noto e lungo in zona è comunque la ciclovia Alpe Adria: è il tratto italiano del percorso ciclabile che da Salisburgo porta fino a Grando, seguendo in gran parte una via indipendente dal traffico motorizzato. Qui il sito ufficiale della regione Friuli Venezia Giulia: https://www.turismofvg.it/ciclovia-alpe-adria-itinerario-completo. Noi abbiamo lasciato la macchina  Venzone e abbiamo preso il treno per Tarvisio, lo fanno in molti e i treni sono spaziosi e dotati di parta-bici. In questo modo il percorso di circa 60 km viene fatto in leggera discesa. Il percorso, specialmente quello iniziale nell'alta Carnia è davvero fiabesco con boschi, prati, case bellissime e vecchi caselli della ferrovia. Questo percorso infatti ripercorre la vecchia ferrovia a binario unico oggi sostituita da quella più veloce e a doppio binario.



A vedere questo scenari bellissimi viene anche un po' di tristezza a pensare a che bello doveva essere prendere il treno su questa linea, ma per fortuna, in questo caso, non si tratta di una chiusura ma di un'ammodernamento e il suo spazio si è dimostrato perfetto per quest meravigliosa ciclabile. Segurla è molto semplice e praticamente non ci sono salite: in estate è anche abbastanza trafficata e lungo la strada ci sono vari punti di ristoro e di pernottamento per chi si fa tutto il percorso in diversi giorni (cosa che punto a fare prossimamente).





Ci sono anche molte gallerie il cui fresco in estate fa anche piacere, in quelle più lunghe bisogna anche coprirsi ed è meglio avere delle luci da accendere. Il percorso scorre bellissimo e con poca fatica grazie alla leggera pendenza, l'unica parte non bellissima è quella finale che ci porterà a Venzone passando da Carnia. La ciclabile si interrompe e bisogna passare per la trafficata statale piena di automobili, che dopo i molti chilometri in tranquillità risultano ancora più fastidiosio del solito. Davvero una nota stonata finale. Arriviamo però a Venzone dove ancora una volta ci attende il bellissimo centro storico con una bella birra fresca.



Salute!