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mercoledì 4 giugno 2025

Buddismo e vegetarianismo (parte seconda)

Sì, essere vegetariani nella visione buddhista è un atto di compassione universale. Gli animali sono esseri senzienti come noi e possono raggiungere l’illuminazione. Scegliere di non mangiarli è una pratica interiore che coltiva empatia e rispetto per la vita, andando oltre il semplice desiderio personale. 

Avevamo scritto un articolo sullo stesso argomento ed è possibile andarlo a leggere qui:

https://leradicideglialberi.blogspot.com/2022/03/la-compassione-universale.html

Oggi, essendo il nostro un piccolo blog in lingua italiana con un pubblico molto limitato, abbiamo deciso di tradurre una parte di una bellissima intervista alla venerabile Chang Zao in cui parla dell'importanza del vegetarianismo nel buddismo (in particolare quello cinese):

Il Buddha non stabilì una regola che imponesse ai suoi seguaci di essere vegetariani, ma molte comunità monastiche buddhiste lo incoraggiano, e in particolare nel buddhismo cinese è comune seguire una dieta vegetariana rigorosa. Molti si chiedono: se il Buddha non lo ha imposto, perché dovremmo essere vegetariani?

Per rispondere, bisogna considerare l'essenza degli insegnamenti del Buddha, che si fondano sullo sviluppo della compassione. Il Buddha voleva che tutti potessero imparare a superare la sofferenza e trovare la felicità, riconoscendo che tutti gli esseri senzienti hanno il potenziale interiore per risvegliarsi, proprio come lui. Durante la vita del Buddha, per motivi ambientali e pratici, non era sempre possibile mangiare solo cibo vegetariano: viaggiava spesso e doveva adattarsi alle condizioni del tempo. Oggi, però, abbiamo molte più possibilità di scelta, quindi essere vegetariani è una decisione consapevole, basata sul riconoscimento che gli animali, come noi, soffrono, provano emozioni disturbanti e rinascono nel samsara a causa del karma.

Essere vegetariani riguarda davvero il mostrare empatia e compassione universali.

Gli animali sono come noi: un giorno potrebbero rinascere nel regno umano, ascoltare il Dharma, praticare e raggiungere l'illuminazione. Questo è assolutamente possibile. Per questo, la nostra scelta di non mangiare carne è fondata sulla compassione. Inoltre, per poter mangiare gli animali, essi devono essere uccisi, e in quel momento provano sofferenza, paura, dolore e terrore, soprattutto se vengono macellati appositamente per essere cibo umano. Il buddhismo cinese sottolinea il vegetarianismo non per formalismo, ma perché la pratica buddhista è una trasformazione interiore. Se una persona è vegetariana ma piena di odio, avidità o rabbia, la pratica perde il suo senso profondo. Essere vegetariani è quindi una forma di pratica spirituale: significa allenarsi a provare empatia per tutti gli esseri, desiderare che tutti possano liberarsi dalla sofferenza e raggiungere la felicità. Non lasciamo che il desiderio per un cibo gustoso giustifichi la sofferenza e la morte di altri esseri.


L'articolo intero si trova qui in inglese:

https://studybuddhism.com/en/essentials/interviews/interview-with-venerable-chang-zao

Chang Zao  è una suora buddista del Dhram Drum Malaysia, paese a maggioranza mussulmana in cui i buddisti sono sottoposti purtroppo a pesanti restrizioni.


mercoledì 2 marzo 2022

La compassione universale (buddismo e vegetarianismo)


Qualche tempo fa mi sono imbattuto nella fondazione del monaco buddista tibetano Ven. Geshe Thupten Phelgye "Universal Compassion Foundation" appunto che fin da quando era un giovane monaco si batte per la compassione verso tutti gli esseri senzienti, anche per gli animali, come insegnò il Buddha. Infatti, anche se molti in occidente pensano che i Buddisti siano vegetariani, non esiste nessuna regola precisa, ad eccezione dei monaci di alcune forme di buddismo come lo zen. Questo è un argomento molto controverso, infatti, anche se il primo precetto della "corretta azione" che ogni buddista dovrebbe seguire dice "Non uccidere nessun essere senziente" come per molte altre religioni, negli anni alcune regole sono state raggirate per comodità. Ed è così che anche se ogni monaco non può ne uccidere, ne arrecare alcuna violenza a nessun altro essere vivente, in molti monasteri si compra la carne. Il Ven. Geshe Thupten Phelgye spiega sulla pagina del suo movimento che in diversi discorsi del Buddha si sconsiglia di mangiare carne ad esempio nel Lankavatara Sutra egli dice: 

" io guardo tutti gli esseri come se fossero miei figli. E perché dovrei approvare il mangiare la carne dei propri figli?", "Non approverò mai il consumo di carne."*

Il problema è che in molti monasteri i monaci si giustificano in vari modi:
  • Ad esempio dicendo: "Noi non uccidiamo, compriamo solo la carne".
  • Spesso vengono male interpretate le parole del Buddha che una volta rispondendo ad una domanda disse: "Se steste per morire di fame e trovaste un animale morto potreste mangiare la sua carne, ma che il quel caso dovreste essere certi che non sia stato ucciso per essere mangiato: non dovreste avere visto nessuno che lo uccidesse per mangiarlo, non dovreste aver udito nessuno che lo uccidesse per mangiarlo, non dovreste avere nessun dubbio sul fatto che qualcuno lo abbia ucciso per essere mangiato."
  • Altri dicono che sarebbe irrispettoso accettare il cibo, qualora esso fosse a base di carne, offerto ai monaci durante la questua da parte dai loro seguaci.

Sempre riguardo al buddismo tibetano, ci sono stati molti importanti monaci che hanno dato una grande importanza alla compassione per gli altri animali:

Uno dei tertön più importanti del Tibet, Jigme Lingpa, scrisse della sua grande compassione per gli animali. Era particolarmente orgoglioso della sua compassione verso di loro e riteneva questo l'aspetto più importante della sua vita. Soffriva nel vedere gli animali macellati, spesso li comprava per liberarli e persuase i suoi seguaci a salvare una yak femmina dalla macellazione, esortando costantemente i discepoli a non uccidere animali.

Shabkar Tsokdruk Rangdrol, in La vita di Shabkar, affermava che bisognava coltivare amore, compassione e Bodhicitta, e smettere di mangiare carne, poiché è sbagliato nutrirsi della carne di esseri senzienti che sono stati nostri genitori in vite passate.

Il 14° Dalai Lama ha elogiato il vegetarianismo, definendolo "meraviglioso" e raccomandandone la promozione. Anche se in passato ha provato a diventare vegetariano, nel 1999 si è saputo che lo era solo a giorni alterni. A Dharamsala segue una dieta vegetariana, ma altrove può mangiare carne. Paul McCartney lo ha esortato a tornare al vegetarianismo stretto, ma il Dalai Lama ha risposto che i suoi medici gli avevano consigliato di mangiare carne.

Altri lama che sono diventati vegetariani includono:

  • Tenzin Wangyal Rinpoche (dal 2008)

  • Arjia Rinpoche (dal 1999)

Il Karmapa Urgyen Trinley Dorje, uno dei due riconosciuti come il 17° Karmapa, nel 2007 ha fortemente raccomandato il vegetarianismo, dicendo che sia nel Mahayana che nel Vajrayana non si dovrebbe mangiare carne. Ha citato antichi maestri come Drikung Shakpa Rinpoche, i quali affermavano che usare carne nei rituali o considerarla sacra è contrario al Dharma.


 

 Bisogna comunque ricordare che in molti monasteri che seguono altre forme di buddismo come lo zen appunto, la dieta vegetarian o vegana è la regola. Uno dei più grandi maestri buddisti contemporanei, monaco zen vietnamita e convinto pacifista, recentemente scomparso, Thich Nhat Hanh promuoveva l'alimentazione vegana nei suoi libri pieni di compassione e la stessa dieta era la regola nella comunità che aveva fondato, il Plum Village.

 


* Altre citazioni dal Lankavatara Sutra sul cosumo di carne:
  • Poiché i macellai vendono indiscriminatamente carne d'asino e di cammello, di volpe e di cane, di bestiame, di cavallo, d'uomo insieme a quella di altri animali, non dovete mangiare carne. (sezione XC; p. 201)
  • E ancora, non dovete mangiare carne perché ciò impedisce ai praticanti di dare origine a pensieri di compassione. (sezione XC; p. 201)
  • Non dovete mangiare carne perché chi uccide le creature viventi prende tanto gusto al sapore della carne che, quando vede un essere, pensa a questa. (sezione XC; p. 201)
  • Non approverò mai il consumo di carne. (sezione XC; p. 202)
  • Inoltre, Mahāmati, chi uccide lo fa per profitto. Uccidono le creature e le vendono al mercato, dove gli ignoranti che mangiano carne usano la rete del denaro per catturare la loro preda. (sezione XC; p. 202)
  • Mahāmati, quando si tratta di carne o pesce, non si può parlare di "non chiederla, non cercarla, non pensare a essa". Per questo motivo, non dovete mangiare carne.
  • Mahāmati, in alcune occasioni ho proibito di mangiare cinque tipi di carne, e in altre dieci tipi. Oggi [...] dico: assolutamente niente carne. Mahāmati, il Tathāgata, l'Arhat, il Perfetto Illuminato non ha mai mangiato né tanto meno ha insegnato a mangiare pesce o carne. A causa dei miei atti di grande compassione nel passato, io guardo tutti gli esseri come se fossero miei figli. E perché dovrei approvare il mangiare la carne dei propri figli? (sezione XC; p. 202)
  • Gli esseri in un'età futura | potrebbero stupidamente dire della carne: | "È pura e non è sbagliato, | i buddha hanno detto che possiamo mangiarne". (sezione XC; p. 204)
Aggiungo anche un video, sempre da youtube, della venerabile Chang Zao (suora buddista del Dhram Drum Malaysia, paese a maggioranza mussulmana in cui i buddisti sono sottoposti a pesanti restrizioni) che dice alcune delle cose più ragionevoli sul vegetarianismo (e veganismo) che abbia sentito, non solo in ambito buddista.


In Cina, Corea, Vietnam, Taiwan e nelle rispettive comunità della diaspora, ai monaci e monache buddhisti è richiesto di astenersi dal mangiare carne, e tradizionalmente anche uova e latticini, oltre alle verdure fetide conosciute come le cinque spezie pungenti (in cinese: 五辛; pinyin: Wǔ xīn), che includono: aglio, Allium chinense (cipollotto cinese), assafetida, scalogno, Allium victorialis (cipolla vittoriosa o porro di montagna). La motivazione dell'astensione dalle erbe pungenti però è in relazione al loro forte gusto, digeribilità e tendenza ad eccitare il corpo che contrasta con la meditazione.

Il vegetarianismo puro o il veganismo ha origini indiane (indic) ed è ancora praticato in India da alcuni seguaci delle religioni dharmiche come il giainismo e, nel caso dell’induismo, il latto-vegetarianismo, che include anche l’astensione dalle verdure pungenti o fetide.

LINKS:
https://www.purelandbuddhism.org/cp/4-1-4/639 Buddismo della terra pura e vegetarianismo.

The Lankavatara Sutra: chapter 8, on meat eating: