giovedì 12 aprile 2018

Popolazioni del Piemonte preromano.

Questa lista è in continuo aggiornamento e vorremmo estenderla a tutta l'Italia del Nord (Gallia Cisalpina). Le popolazioni qui elencate riguardano principalmente l'età del ferro, in quanto è impossibile risalire al periodo precedente per mancanza di testimonianze scritte. Se i Romani furono gli artefici della distruzione di molti di questi popoli, essi furono anche gli unici, insieme a qualche documento greco, a tramandarci indizi importanti per una ricostruzione anche minima della situazione a loro antecedente. In oltre sappiamo pochissimo delle popolazioni galliche transalpine che vennero conquistate il secolo successivo ed è quindi ancora più difficile ricostruire la situazione cisalpina. Celti e Liguri (che è molto difficile distinguere e che forse non erano nemmeno due rami distinti visto che adoravano le stesse divinità principali e parlavano lingue dello stesso ceppo) scrivevano molto poco e se lo facevano utilizzavano gli alfabeti greci ed etruschi adattati prima e romani dopo, per lo più incidendo materiali deperibili come il legno. Anche per questo la situazione che conosciamo ci è riportata sempre dai loro nemici e non possiamo nemmeno sapere come queste popolazioni chiamassero o considerassero loro stessi.

NOTA: anzi, nota un pochino polemica. Sappiamo oggi, come sottolineato sopra, che gran parte delle popolazioni alpine dell'età del ferro parlavano lingue celtiche e adoravano divinità celtiche. La cultura di Golasecca stato uno dei centri della cultura gallica alla pari di Hallstatt e di La Tène e anzi probabilmente le precedette. Eppure è difficilissimo che sui libri e sui documenti in italiano se ne faccia menzione. Purtroppo oggi più che mai il fattore identitario gioca un ruolo troppo importante sulle questioni storiche.


Mappa esposta al museo di antichità di Torino con i nomi delle tribù celtiche e liguri preromane in Piemonte.

ANAMARI
Vedi MARICI.

BAGIENNI o VAGIENNI o ancora Vegenni
Come gli Statielli (vedi), i Bagienni appartenevano ad un ceppo ligure che abitava il sud del Piemonte comprendente le attuali province di Alessandria, Asti e Cuneo nel primo millennio a.c. Da questo insieme iniziarono ad emergere verso il V sec. a.c. occupando una grande zona della oggi provincia di Cuneo comprendenti le Langhe, l'alta Valle del Tanaro fino al Po e più in generale in tutto il Piemonte sud-occidentale. Il limite settentrionale del territorio dei Bagienni era costituito dai Caburriates (Forum Vibi Caburrum), dalle sorgenti del Po e dal Monviso ma probabilmente arrivarono come già detto i confini sia territoriali che culturali erano tutt'altro che definiti. Etimologicamente pare prendano il nome dal faggio. La loro capitale era nella zona della città che, ai tempi dei Romani, fu chiamata Julia Augusta Bagiennorum (ora Bene Vagienna) e con l'arrivo dei galli transalpini (probabilmente i Boi - vedi) si spinsero fino alla Val Trebbia dove probabilmente fondarono Bobbio (Pagus Bagennorum). Conosciamo i Bagienni per le notizie che ci ha tramandato Plinio il Vecchio nella sua opera Naturalis historia in cui in un passo corrotto sembrerebbe indicarli come derivati dai Caturigi e quindi Celti (ma come abbiamo visto è impossibile distinguere esattamente le popolazioni Liguri dell'età del ferro dai Celti). Al contrario degli Statielli sembra che i Bagienni si fossero alleati da subito con i Romani e quindi la loro romanizzazione sia stata molto mento traumatica.

Il grande territorio occupato da Bagienni e Statielli, più sopra si vedono anche Magelli e Taurini.

COZI
Il regno dei Cozii comprendeva le valli di Susa, Chisone e Pellice, la Savoia, le Alte Alpi e il Delfinato, raggruppando diverse tribù. e fu uno dei regni celtici più longevi e particolari di tutta Europa, esso durò infatti fino alla morte di Cozio II nel 63 dopo Cristo! Il centro principale era Susa (Segusio), ma forse all'inizio i re vivevano nell'oppidum di Excingomagus (forse Exilles). Un altro centro importante era l'oppida di Ocelum (presso l'attuale Avigliana), punto di frontiera con i territori controllati direttamente dai Romani. Questa popolazione restò indipendente fino a tempi incredibilmente e recenti e per questo sono molti i documenti arrivati a noi. Poco prima dell'impresa della Spagna (61 a.C.), Cesare si accordò con il Re Ligure Donno, garantendosi il transito indisturbato delle proprie truppe. Si creò così un'alleanza che permise ai Cozii di continuare a prosperare. Alla morte di Cesare, l'alleanza con Cesare Augusto venne rinsaldata dal figlio di Donno, Cozio e per l'occasione venne realizzato, in onore di Augusto, un arco di trionfo a Segusio (9-8 a.C.), visibile ancora oggi, su cui son incisi i nomi delle tribù che componevano il regno: Segovii, Segusini, Belaci, Caturigi, Medulli, Tebavii, Adanates, Savincates, Ectini, Veamini, Venisani, Iemerii, Vesubiani e Quarati. In onore di Cozio, le Alpi della regione vennero chiamate Cozie. Alla morte di Cozio, succedette il figlio Donno II, a cui succedette il nipote Cozio II. Quest'ultimo, che regnerà a lungo, aumenterà il territorio amministrato dal nonno, grazie a doni territoriali concessi dall'Imperatore Claudio. Nel IV sec. d.C. la tomba di Cozio era ancora venerata mentre, addirittura nel medioevo, Donno era venerato come un santo.

Pietra con coppelle e canaletti, nei pressi delle Terme Graziane a Susa risalenti all'Età del Ferro sopravvissute fino a noi.

CARMENATI

Altra popolazione ligure di cui però si sa pochissimo e ricordati nel territorio alessandrini. Forse si trattava di una tribù sottotribù affine agli Statielli (vedi) addirittura il nome con cui gli Statielli si definivano appunto. Ipotesi supportata dal fatto che i centri degli Statielli avessero nomi che iniziavano per Car come Caristum (la loro capitale oggi Acqui Terme), Cartosio, il quartiere Cristo (Caristo) di Alessandria, Carrosio, ecc... Il nome potrebbe derivare dal termine indoeuropeo "Carn", Corno, Corna comune anche ad altre popolazioni celtiche come i Carnuti. Le corna infatti erano (non solo per i celti e per i liguri) elemento che identificafa eroi e dei come Cernunnos, il Dio Cornuto appunto da cui deriva anche Cervus, Cervo.

CAVATURINI
Popolazione ricordata dalla Tavola di Polcevera (vedi immagine) che probabilmente costituiva una sotto tribù degli Statielli. Il nome oggi è ricordato nel toponimo di Cavatore (AL). vedi: https://leradicideglialberi.blogspot.com/2021/03/toponimi-celtici-nel-territorio.html

DERTONINI o DECTUNINI
Una delle popolazioni della provincia di Alessandria, vengono citati nella Tavola di Polcevera (vedi immagine, come una delle popolazioni liguri che avevano diritto diritto all'Ager Compascuus in alta val Polcevera e Scrivia e che vivevano nel territorio di Tortona (Derthona appunto) e dei colli tortonesi. Furono tra i primi ad allearsi con i Romani ed infatti I loro oppida principali divennere le principali città romane della zona, probabilmente integrandosi per avere diritto alla cittadinanza. L'oppida di Tortona si trovava dove oggi si trovano i resti del castello come dimostra il ritrovamento di diverse ceramiche di tipo Ligure (oggi conservate al Museo di Alessandria). Quello di Libarna si trasformò nella famosa città, in cui però si conservarono alcune usanze fino nei secoli seguenti la nascita di cristo, come dimostrano alcuni oggetti (cinturone, bottoni e fibule) trovati nella sepoltura di un Bambino del II secolo d.C. Altri oppida dectunini erano Cerdicia (identificato con l'attuale Carezzano) e Celli, frazione di Montale Celli, che si dovettero arrendere a Minucio Rufo nel 197 d.C. Vedi il post: https://leradicideglialberi.blogspot.com/2021/03/toponimi-celtici-nel-territorio.html


INGAUNI
Popolazione ligure che occupava l'alta Val Tanaro e il bacino dell'Arroscia fino ad Albenga. Molti solo i manufatti ritrovati che vanno dalle ceramiche alle armille e ai torques oggi conservati in alcuni piccoli musei locali.

INSUBRI
Forse il principale tra i popoli celtici cisalpini. Non si sa bene se appartenessero alla cultura di Golasecca e fossero quindi Celti cisalpini "autoctoni" sviluppati parallelamente alla cultura di Hallstatt o se fossero arrivati nell'area oggi grossomodo occupata dalla Lombardia con le prime migrazioni attorno al VII secolo avanti cristo come dice Tito Livio. Essi, come dimostrano gli scavi, non ebbero una "celtizzazione" improvvisa ma lenta e continua. Avevano caratteri molto simili a quelli delle popolazioni hallstattiane e ai Liguri e man mano incorporarono influenze sia da parte celtica transalpina che dall'Etruria Padana. Fatto sta che quando Belloveso, re della popolazione Biturigi scavalcò le alpi e sconfisse gli Etruschi presso il Ticino, incontrò la popolazione degli Insubri che secondo la leggenda lasciarono lui e il suo popolo stanziarsi nelle loro terre. In seguito Belloveso incontrò una scrofa di cinghiale "semilanuta" con una cresta pelosa sulla schiena, che interpretò come incarnazione della divinità Belisama e li quindi, nel territorio restituito agli Insubri decise di fondare Mediolanon attorno, questo lo stimano gli storici, al 600 a.c.
L'area occupata dagli insubri comprendeva probabilmente la parte più a Nord del Piemonte, della Svizzera italiana, l'attuale provincia di Milano e parte della Lombardia. Come gran parte dei popoli cisalpini si allearono con Annibale contro Roma, ma dopo una serie di battaglie e alleanze temporanee obbligate strinsero definitiva alleanza con i Romani nel 194 a.c. e ottennero la cittadinanza romana nel 49 a.c.

La Scrofa Semilanuta, simbolo della Milano celtica, visibile ancora oggi in Via Mercanti sul Palazzo della Ragione.

LEPONZI o LEPONTI
I Leponzi (anche Leponti o Lepontini) erano una antica popolazione stanziata nelle Alpi centro-occidentali ed erano uno dei popoli originati dalla cultura di Golasecca. Il loro territorio era compreso tra il Canton Ticino, la Lombardia occidentale, la Val d'Ossola e l'alto Vallese. I loro centri principali probabilmente erano Oscela (che i romani ribattezzeranno Oscela lepontorum, e oggi è la città di Domodossola) e Bilitio (l'attuale Bellinzona). Il territorio leponzio faceva parte della provincia romana della Rezia. Lo storico greco Strabone (58 a.C.-25 d.C. circa) descrive i Leponzi come una delle comunità in cui si dividevano i Reti e loda la qualità del loro vino. Essi sono famosi per essere stati forse i primi tra i popoli celtici ad usare un alfabeto proprio, conosciuto come alfabeto di Lugano, una delle cinque principali varietà di alfabeto italico settentrionale. Si trattava dell'alfabeto etrusco (la cui influenza all'epoca si estendeva fino alla pianura padana e a Milano) modificato e utlizzato per scrivere nella loro lingua. Solo successivamente, con l'ampliamento del territorio dell'Italia antica, il territorio venne a far parte della Gallia Transpadana. Vennero definitivamente sconfitti soltanto nel 16-15 a.c.

Stele bilingue Latino-Celtico (alfabeto leponzio) - Museo di Antichità di Torino.


LEVI o LAEVI
I Levi sono conosciuti per essere considerati insieme ai Marici (vedi) i fondatori originari di Pavia. Anche qui la solita confusione tra le testimonianze storiche tra celti e liguri. Polibio li elenca tra i popoli celtici mentre Plinio e Livio li considerano Liguri sempre associati a Marici. Ora noi sappiamo che questa distinzione non è importante La loro posizione attorno a Pavia potrebbe essere la loro ultima roccaforta in seguito alle successive migrazioni di popoli transalpini. Infatti alcuni toponimi come Levo nei pressi di Stresa o il nome stesso dell'alta val Ticino "Val Laventina" (forse dei Leponti?) ne testimonierebbe la presenza lungo tutto il corso del Ticino.

LIBUI o LIBICI 
I Libici sono tra i più antichi abitanti del Piemonte documentati. Nelle fonti storiche sono nominati in una lettera scritta da Bruto a Cicerone, databile al 43 a.C. (Ad Fam. XI-19,2). Bruto è incaricato di reclutare truppe in Cisalpina e, nel suo viaggio, fa tappa a Tortona, Vercelli ed Ivrea. "Ivrea era stata fondata come colonia dai Romani pochi decenni prima (100 a. C.), ma Vercelli esisteva già da molto tempo come città-stato e centro protourbano fondato da popolazioni liguri poco prima che l'etnia celtica, giunta dalla Gallia nel IV secolo, vi si stanziasse sovrapponendosi e mescolandosi alla precedente. "Vercellae Libicorum ex Salluis horte", (NH, III, 24): "Vercelli città dei Libui fondata dai Salluvii", come riporta il noto passo di Plinio. Essi vengono quindi associati ai Salluvii popolazione celto-ligure della Gallia Transalpina che avevano come capitale l'attuale Entremont. Nel 196 a.c. i Boi stanziati in Boemia e fondatori di Bologna) compirono un'incursione nel Territorio occupato dai Libui e dei Levi (vedi) che forse erano addirittura lo stesso popolo.

NOTA: Cosa ancora una volta bizzarra è che mentre i Salluvii fossero considerati Liguri, i Libui venivano considerati celti, anche se di origini cisalpine. In oltre per quanto riguarda i Salluvii che non nominiamo in questa lista in quanto transalpini, occupavano da tempi molto antichi il territorio attorno a Marsiglia (Massalia). Ci viene in mente che il termine greco Keltoi, da cui proviene il termine Celti (sinonimo di Galli usato dai romani) venne per la prima volta utilizzato per indicare le popolazioni che i greci incontrarono nel territorio di Marsiglia e ci fa pensare che quindi Celti e Liguri fossero effettivamente parte dello stesso gruppo culturale.

http://www.archeovercelli.it/didattica.html

Fibula celtica golasecchiana a forma di drago. Da Castelnuovo Scrivia - 460 a.c.  

MARICI, MARICHI o ANAMARI
Popolo affine ai Levi (vedi) assieme ai quali sono noti per essere nominati da Plinio come i fondatori Pavia e occupavano le attuali province di Pavia, di Alessandria e forse di Piacenza. di Nessun'altra fonte storica nomina questo popolo e questo ha fatto pensare agli storici che si tratti dello stesso popolo conosciuto come Anamari. Polibio nomina questi ultimi come i primi abitanti dell'appenino a sud del Po (oltrepo pavese) e della zona dell'oppida di Casteggio appunto. In effetti Polibio non nomina i Marici e Plinio non nomina gli Anamari e questo ci fa pensare appunto che si trattasse dello stesso popolo. Di nuovi ci troviamo davanti al solito problema di attribuzione in quanto Polibio li considera Celti e Livio Liguri. Molti sono però i toponimi legati a questa popolazione: Castrum Mariciorum presso Sannazzaro de Burgondi, Petra Maricorum (oggi Pietra Marazzi) Presso Alessandria, Vicomaricus (oggi Vicomarito) presso Varzi, Lucus Maricorum (oggi Bosco Marengo) di nuovo vicino ad Alessandria. In oltre entrambe le città di Pavia e Alessandria avevano una Porta Marica nelle antiche mura difensive, documentate in varie mappe e incisioni (vedi la rappresentazione di Alessandria qui sotto) e nel caso di Pavia ricordata dalla via di Porta Marica. Interessante il fatto che le due porte fossero diretta una verso l'altra. Questo ci fa pensare che il territorio dei Marici si estendesse grosso modo tra Pavia, Alessandria e Varzi.

Vista di Alessandria in cui tra le varie cose è indicata la Porta Marica con il n.17 ultima a destra.

SALASSI
I Salassi occupavano la regione subalpina della Dora Riparia, il Canavese ed arrivavano fino nel Biellese come testimoniano alcuni toponimi (Salussola ad esempio). I confini dei territori occupati da queste popolazioni comunque non erano mai ben definiti, cambiarono nel tempo e non dobbiamo immaginarci queste zone come degli stati moderni. Forse fondarono il villaggio originario di Ivrea (Eporedia) Plinio il Vecchio afferma che questa città venne fondata dal popolo romano per ordine dei Libri Sibillini, ma aggiunge che il suo nome deriva dalla voce gallica eporedii (domatori di cavalli), questo dato ci permette di supporre che la sua origine sia in realtà preromana. Ipotesi che viene avvalorata da Vallejo, il quale sostiene che il primo centro fortificato sia stato edificato dai Bagienni, appartenenti alla confederazione transpadana dominata dagli Insubri (Plinio, Naturalis Historia, III, 123). Famose furono le miniere d'oro dei Salassi, ancora visitabili, conquistate poi dai romani.

STATIELLI
Gli Statielli appartenevano ad un ceppo ligure che abitava in sud del Piemonte comprendente le attuali province di Alessandria, Asti e Cuneo nel primo millennio a.c. ed erano uno dei principali popoli del Piemonte preromano. E' solo dal IV sec. a.c. che si può riconoscere l'Ethnos di questo popolo che occupava gran parte dell'attuale provincia di Alessandria e Asti a Sud del Tanaro, mentre ad Ovest nell'attuale provincia di Cuneo si svilupparono i Bagienni (vedi). Gli Statielli sono oggi abbastanza documentati, considerando la scarsità di evidenze che abbiamo per quanto riguarda le popolazioni pre-romane dell'Italia settentrionale, per alcuni ritrovamenti nella zona della loro capitale Carystum (oggi Acqui terme) e da altri siti archeologici. Sono anche conosciuti perchè opposero grande resistenza all'invasore romano e per questo subirono uno dei più gravi genocidi e successiva deportazione di gran parte della popolazione in schiavitù da parte del console romano Marco Popilio Renate (LINK). Di una loro esistenza come gruppo etnico non romanizzato abbiamo prova fino a metà del I sec. a.c. Il loro nome deriva dalla radice indoeuropea "stat" Stare, che quindi  venissero identificati come "gli indigeni" già all'epoca. Probabilmente appartenenti alla stessa popolazione erano gli abitanti di Tortona che chiamiamo Dertonini (vedi). Non sappiamo invece molto dei Carmenati (vedi) che abitavano le stesse terre, forse una "sotto-tribù" forse il nome con cui gli Statielli chiamavano loro stessi visti toponimi dei loro centri: Carystum (Acqui), Cartosio, probabilmente il quartiere Cristo (Caristo) di Alessandria, Carrosio, ecc... Nome che forse li collegava alla radice indoeurope "car", corna, elemento che identificava eroi e dei.

Vedi anche:
http://leradicideglialberi.blogspot.com/2019/03/linvasione-romana-della-gallia.html
https://leradicideglialberi.blogspot.com/2019/06/le-ceneri-degli-statielli-la-necropoli.html

TAURINI
La Treccani li descrive molto bene: "popolo che abitava per vasto tratto la regione subalpina a nord e a sud della Dora Riparia. Appare ramo dei Taurisci (vedi), gente diffusa in varie regioni alpine. Il nome, nell'una o nell'altra forma, sembra derivi dalla divinità proto celtica Taranis o derivato da radice preromana che significava appunto "monte" (di questo manca la fonte). Polibio narra che i Taurisci l'anno 225 a. C. furono disfatti, insieme con altre genti galliche, dai Romani a Talamone (v. taurisci). La forma Taurini appare primamente nel passo in cui Polibio stesso narra dell'espugnazione della loro capitale Taurasia (Torino) per opera di Annibale appena disceso dalle Alpi, ed è la sola che ritroviamo in seguito costantemente per questi subalpini occidentali. I quali erano, secondo Plinio e Strabone, di antica stirpe ligure. Solitamente tuttavia nelle fonti stesse i Taurisci erano detti Galli. Si trattava con ogni verosimiglianza di popolazioni fruenti dappertutto, più o meno, di uguale cultura e vita e per certo alquanto mescolate". Per fortuna qui è la Treccani a sottolineare il fatto che Liguri e Celti fossero popolazioni quasi identiche. A differenza di gran parte delle altre popolazioni cisalpine si allearono con Roma durante la seconda guerra punica e la loro capitale Taurasia venne rasa al suolo da Annibale nel 2019 a.c. Difficile esserne certi ma probabilmente essa sorgeva dove i Romani fontarono Augusta Taurinorum, Torino. Per quanto riguarda il nome, come già detto, è probabile che, come per i Taurisci, derivasse dalla divinità Taranis (legata ai fulmini, alle montagne e alle precipitazioni e assimilabile ad altre divinità indoeuropee quali Zeus, Giove, Thor, Indra, ecc...) il cui animale sacro era il Toro appunto. Da qui la connessione tra il Toro e Torino.


TAURISCI
I Taurisci comprendevano il complesso di razze galliche diffuse in varie regioni alpine che nel II sec a.c. formavano il nucleo delle genti bellicose popolanti il Norico. E' tuttavia difficile stabilire quale potesse essere il territorio occupato da essi. Polibio afferma che ai suoi tempi (210-128 a.c.) i Taurisci abitavano i due versanti delle Alpi occidentali ed il Norico identificandoli con i Taurini (vedi), che fondarono Taurasia (Torino). Probabilmente si trattava di un ramo della stessa popolazione distaccato nei secoli precendent durante le migrazioni. Essi vennero sconfitti dai Romani nel 225 a.c., nel 129 a.c. e debellati nel 115 a.c.  di queste genti erano i Taurini (vedi). Il loro nome probabilmente derivava per la divinità Taranis.

VERTAMOCORI
I Vertamocori erano una popolo celtico stanziato nella Gallia cisalpina attorno a Novara, nel Piemonte orientale. Sono ricordati da Plinio il Vecchio nel III libro della Naturalis Historia, dove sono indicati come i fondatori della città di Novara. Plinio ci dice anche che appartenessero alla stessa stirpe dei Voconzi, popolazione stabilita nella Gallia Narbonense fra il Rodano e i bassi corsi dei fiumi Isère e Durance.