Visualizzazione post con etichetta streghe. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta streghe. Mostra tutti i post

sabato 25 febbraio 2023

MASCHE E MASCONI: 5) Animali magici: gatti, pecore, capre... che sono masche.

>>> Vedi l'indice dei post dedicati alle storie di MASCHE E MASCONI!

oppure Leggi tutti gli altri post taggati come: MASCHE E MASCONI

Abbiamo già parlato di masche e gatti per quanto riguarda quella che è la masca forse più famosa, Micilina (LINK) qui sotto ho cercato di raccogliere alcune storie che testimoniano il rapporto tra queste figure e gli animali. Questa è una caratteristica che ricorre in molte storie di streghe in tutta Europa e non solo, ma come già detto, la figura della masca è particolare per questo suo legame più marcato con la natura, con un animismo che torna. Sia le masche che la natura (nelle storie di questo post gli animali) hanno sempre caratteristiche più o meno negativa, tutto quello che non è umano è stato adombrato da un Cristianesimo antropocentrico che vede in tutto quello che non è umano (e donna...) qualcosa di maligno, tuttavia in queste storie gli animali tornano ad essere dei soggetti importanti e vengono trattati, anche se con timore o disprezzo, quasi alla pari.

I GATTI DEL MASCONE: Per scendere a Cossano il signor Rovetta (classe 1918) prendeva una scorciatoia per fare prima, un giorno in piena estate passò davanti ad un bel fico pieno di grossi frutti e pensò che tornando a casa la sera, con il buoi, ne avrebbe presi due o tre. Più tardi, sulla via del ritorno, il signore trovò l'albero pieno di gatti, ce n'erano almeno venti ed egli si domandò come potessero esserci tutti quei gatti in quella frazione. Fu allora che si ricordò che il padrone di quella casa era conosciuto per essere un mascone, temuto perchè faceva la fisica e quindi scappò velocemente, perdendo il cappello. Alcuni giorni dopo sul sentiero, il signor Rovetta incontrò la moglie di quell'uomo che, misteriosamente lo riconobbe e gli restituì il cappello. (testimonianza diretta del 1989 dal libro MASCHE di Donato Bosca e Bruno Murialdo)

LA GATTA DI OVIGLIO: tra le storie che si raccontavano vicino alla stufa nelle fredde sere d'inverno c'era quella di quel paesano che tradiva la povera moglie Rosina con un'altra donna più giovane. La moglie era una donna che non si lamentava mai, lavorava l'orto e preparava zuppe al marito con erbe che lei stessa raccoglieva nei campi a volte anche la sera in particolare durante il plenilunio. Questa era l'unica libertà che si prendeva la donna. Il marito usciva e invece di andare in taverna incontrava l'altra ragazza tra i cespugli sul Belbo. Una sera di luna piena, mentre tornava a casa sul sentiero ebbe la sensazione di essere seguito e girandosi vide una gatta nera dietro di lui. Da allora l'incontro si ripeté più volte e a casa con la moglie andava sempre peggio, Rosina non parlava più. Una sera di primavera, illuminata dalla luna piena dopo l'incontro con la ragazza apparve di nuovo la gatta che fissava l'uomo dall'alto di un muro di mattoni, il quale innervosito dalla situazione prese una pietra e la colpì proprio sulla testa e poi corse a casa per la cena, ma la moglie non c'era. I'uomo, di cui non sappiamo il nome, pensò che, vista la sera di luna, la moglie fosse uscita per andare a raccogliere erbe ma al mattino la trovò con un occhio nero, disse che era scivolata nel bosco. La gatta era proprio la moglie masca che lo aveva seguito e che lui aveva colpito. L'uomo da quella sera non vide mai più altre donne.

*Oviglio fu uno degli otto insediamenti, chiamati statielli, che contribuirono alla fondazione della città di Alessandria nella seconda metà del XII secolo. Quando Alessandria fu fondata, si formò dall’unione di diverse località, tra cui Gamondium (Gamondio), Marenghum (Marengo) e Bergolium (Bergoglio). Questi luoghi si unirono per creare la nuova città. Oviglio, insieme ad altre località come Roboretum (Rovereto), Solerium (Solero), Forum (Villa del Foro), Vuilije (Oviglio) e Quargnentum (Quargnento), contribuì alla nascita di Alessandria.

IL MASCONE DEI BUOI: ci troviamo ancora a Cossano, il signor Chichinet era uno strano zoppo, in certi giorni aveva bisogno di un bastone in altri no. Il suo potere più impressionante però era quello di bloccare i buoi che passavano davanti a casa sua. I carri trainati da questi maestosi animali venivano bloccati da un'energia misteriosa e non c'era verso di farli ripartire. A quel punto l'unica cosa da fare era andare da lui, chiedergli per favore di torgliere l'incantesimo, allora lui usciva, toglieva il basto o il giogo ai buoi, li faceva camminare un po' e loro ripartivano. (testimonianza diretta del 1986 dal libro MASCHE di Donato Bosca e Bruno Murialdo)


LE TRE PECORE MASCA: una storia ricorrente è quella delle tre pecore masche. Apparivano di notte oppure a mezzo giorno lungo il sentiero e bloccavano il cammino dello sfortunato viandante. Nel paese di Frave le tre pecore comparivano con grande frequenza e il signor Pio (1904) racconta che delle volte non erano visibili a tutti. Il suo amico Filipin una volta le vide, mentre erano insieme ma a lui restavano invisibili, mentre l'amici non poteva più muoversi.


ANCORA UNA MASCA PECORA: nei dintorni di Dogliani, ancora pochi decenni fa si raccontava di questo anziano cercatore di tartufi, che mentre si trovava nel bosco con il suo cane e stava scavando per estrarne uno grosso, venne aggredito da una pecora con grandi corna spuntata dai cespugli. L'animale aveva preso a incornarlo, sembrava che non volesse che prendesse il tartufo e lui in difficoltà dovette picchiare forte sulle zampe con un bastone. L'anziano, colpito dallo strano comportamento, pensò che la pecora dovesse proprio essere una masca! Alcuni giorni dopo incontrò la moglie di un altro paesano, una donna che si diceva essere cattiva, che zoppicava e capì che lei doveva proprio essere la pecora che lo aveva aggredito.

LA MASCA DALLA CODA ROSSA: un'altra storia che si raccontava tra Langhe e Monferrato e che ha a che fare con pecore (agnellini) che bloccano il sentiero, masche che riportano le stesse ferite degli animali, è quella di una povera bambina di una numerosa e povera famiglia che venne " ammascata". Una volta mentre era con la mamma incontrarono una vecchina che tutti pensavano fosse una masca, la quale, salutandola la toccò. Da quel giorno la piccola iniziò ad avere dolori e a piangere, così venne chiamata una settimina che prescrisse numerosi rituali, pozioni e formule magiche. La bambina venne fatta passare per tre volte sotto la pancia di una capra, si fece una pomata con cui si facevano degli impacchi che dovevano essere accompagnati dalla formula Ciat-Fat detta tre volte. La bambina però non migliorava e la famiglia venne aiutata dai vicini benestanti che la portarono da un medico, il quale si rese conto che c'era un grave problema di denutrizione. Ma non è finita: lo zio Filippo, tornando dal mercato sul sentiero incontrò un agnellino che saltellando e belando gli bloccava il passaggio. Così per passare il viandante diede una bastonata all'agnello che belando disse: "dammene un'altra" e così fece. Il giorno dopo in paese la Masca Codarossa venne vista con una spalla rotta. 

giovedì 5 maggio 2022

MASCHE E MASCONI: 4) Frati, preti "masca" e preti maghi.

>>> Vedi l'indice dei post dedicati alle storie di MASCHE E MASCONI!

oppure Leggi tutti gli altri post taggati come: MASCHE E MASCONI

INTRODUZIONE: Vicino alla figura della Masca, c'è un altro personaggio, generalmente maschile, che ricorre molto spesso nel folklore piemontese: il "Prete Masca" o Frate Stregone... o comunque quella di un ecclesiastico che allo stesso tempo, più o meno segretamente, pratica la magia. Ci sono anche alcuni casi di suore o monache dello stesso tipo, meno frequenti e a cui in futuro dedicherò un post a parte per non complicare troppo le cose. Dopo anni di ricerca su questo tipo di argomenti voglio comunque fare una precisazione prima di iniziare: come per le masche o per la stregoneria, si parla di storie che hanno un grande valore antropologico anche se molte volte vengono relegate nel folklore e snobbate, ma allo stesso tempo bisogna trattarli considerando il contesto e considerando tutte le possibili implicazioni. C'erano probabilmente dei veri e proprio mistici, c'erano guaritori di campagna o persone sante legate agli antichi culti rurali che in qualche modo sopravvivevano nelle campagne, che per semplicità, ignoranza o per onestà non avevano problemi a trattare sia all'interno della chiesa che in ambito "popolare". Però c'erano anche moltissimi furbi, gente che come viene fuori da certe storie non aveva problemi ad approfittarsi della "creduloneria" popolare per i propri interessi. C'erano poi quelli che veramente facevano "il male": siamo abituati a pensare che questi personaggi che si muovevano tra le classi più basse e oppresse fossero sempre i buoni, un po' perché, politicamente, per anni sono stati presi ad esempio della lotta contro il potere della chiesa, un po' per le influenze new age che sia nel bene che nel male fanno parte della nostra cultura contemporanea. E poi c'è sempre il contesto, più o meno rurale ma generalmente di grande miseria.


LA COMPLICATA SITUAZIONE PIEMONTESE: come già visto nel post precedente dedicato (leggi: La difficile cristianizzazione del piemonte) l'avvento del cristianesimo non fu un processo semplice, veloce e nemmeno netto. In Piemonte, in particolare, avvenne in diversi momenti e se nelle città sorte in epoca romana sorsero mano a mano importanti chiese durante il medioevo e la nuova religione si sovrappose in modo più o meno totale, nelle campagne il processo fu molto più complesso (valli alpine, Monferrato, Lange, ecc...) con momenti di grande contrasto e l'arrivo di missionari da ogni parte d'Europa che portarono al sorgere di santuari, ma anche con momenti di maggiore confusione e sincretismo in cui però i culti pagani celtici, romani, barbarici e cristiani convivevano più o meno apertamente. E' per questo che è ancora oggi difficile decifrare personaggi e santi alto-medievali della zona come San Baudolino (LINK) la cui figura si perde più nel folklore che nella storia mancante di zone che fino all'anno 1000 e oltre erano completamente selvagge e che anche se sono ricordati come santi, erano strettamente legati alla natura e ai caratteri soprannaturali della religiosità popolare. Ed è anche difficile comprendere anche per noi contemporanei l'arte presente nelle chiese di campagna come quella di San Secondo a Cortazzone (LINK) o il motivo per cui il "cristianizzato" culto di pietre e sorgenti (per dirne due) sia sopravvissuto fino al secolo scorso. 

I PERSONAGGI: Se a livello locale all'inizio dell'era cristiana ricordiamo grandi martiri divenuti santi per la loro resistenza al paganesimo, durante l'alto medioevo appunto incontriamo ancora santi, molte volte con origini e vite che si perdono nella leggenda che come si è visto avevano una posizione non sempre chiarissima o altri santi e madonne che sembrano comparire appositamente per sostituire divinità e spiriti pagani locali legati a località o elementi naturali. Questo in realtà continuerà a lungo nelle campagne con le "Madonne della Neve" e le edicole varie. E' passato troppo tempo e la situazione nelle campagne era molte volte troppo primitiva per consegnarci le storie di personaggi più popolari come quelli di cui parleremo adesso, ma penso che questo lungo cappello introduttivo fosse d'obbligo per chi non ha ben chiaro quale fosse il contesto religioso popolare locale nel corso dei secoli.

IL PARROCO DI OGGEBBIO: Una delle storie più antiche ci giunge dal 1472 dal novarese ed è veramente emblematica della mentalità religiosa dei nostri avi di quel periodo finendo per smascherare la natura stregonesca del curato. Era un anno di terribile siccità e per propiziare la pioggia gli abitanti del villaggio sul Lago Maggiore decisero di organizzare una processione da Oggebbio alla cappella sul Monte Zeda. Per rendere più potente il "pellegrinaggio" tutti i paesani avrebbero dovuto partecipare camminando scalzi e a digiuno. Il parroco, che sembra non fosse molto ben visto dalla popolazione perché non abbastanza forte, arrivati alla cappella celebrò la messa, ma usò si dice, parole di stregoneria. Fatto sta che tornati al paese la pioggia arrivò davvero, ma con un temporale così forte che prese a grandinare rovinando quello che era rimasto del raccolto. Bisognava trovare il colpevole che ovviamente era il curato. Fu così che la popolazione si mise d'accordo per sacrificare la vittima: venne organizzato un gioco alla festa del paese: bisognava prendere con la bocca delle monete d'oro sul fondo di una botte piena d'acqua avendo le mani legate dietro la schiena. Quando fu il turno del prete venne spinto dentro e poi buttato con tutta la botte nel lago. Fatto sta che la vittima riuscì a liberarsi e ad attaccarsi ad una barca con le mani, ma il proprietario di quest'ultima colpì il prete con un remo mozzandogli le dita e facendolo annegare. La leggenda narra però che il Prete-stregone riuscì comunque a vendicarsi e tutti i discendenti del pescatore nacquero senza le falangi delle dita.

Una vista di Oggebbio oggi.

I PRETI "SCIAMANI" DELLA VALLE D'AOSTA: anche le storie che ci vengono dalla Valle su questo argomento sono particolarmente interessanti perché narrano storie straordinarie ma nello stesso tempo ordinarie per i valligiani dell'epoca di Preti maghi che però ricordano da vicino i poteri dei santi sciamani che ancora oggi si trovano nelle valli himalaiane e nelle zone rurali di alcuni paesi asiatici. La prima storia di cui non sono riuscito a trovare molti particolari è quella del prete fantasma di Pracharbon nelle vicinanze di Brusson, il quale riusciva a celebrare messa ai suoi paesani anche quando non era più dotato di un corpo! La storia seguente parla del prete di  Ayas il quale aveva un libro segreto, analogo al famoso libro del comando che molte masche possedevano ma che lui usava solo per opere sovrannaturali benefiche. Bisogna sottolineare come questo sia uno dei pochissimi casi in cui, come successe ad esempio con l'arrivo del buddismo nelle valli tibetane nei confronti dei demoni locali, il cristiano non distrugge le credenze demoniache precedenti ma le piega e converte alla sua volontà. La leggenda poi ci dice che una volta dimenticò per distrazione il libro incustodito in chiesa che venne trovato e aperto da alcuni ragazzi uno dei quali fece in tempo a leggere una delle formule per evocare alcuni spiriti che prontamente si materializzarono facendo un gran baccano. Fortunatamente il prete arrivò e riuscì a mettere a posto la situazione grazie alla sua conoscenza della magia e ad uno stratagemma particolare. Butto a terra dei semi di segale e dei semi frumento e chiese ai diavoli di dividerli secondo il tipo. Mentre gli spiritacci erano impegnati a fare questo lavoro il nostro "mago" trovò le parole giuste per convincerli ad andare a spaccare le montagne armati solo di uno spillo. I più agitati vennero mandati a Sarèza ed è per quello che ancora oggi ogni tando si sente un masso rotolare giù di li. Il terzo racconto è quello del prete mago di Pontey, il quale era noto per le sue capacità di "fare la fisica" qualità ben accettata dai suoi parrocchiani che però nel periodo di fienagione disertavano numerosi la messa. Fu così che decise di trasformarsi in un grosso e feroce lupo e corse tra i campi terrorizzando i contadini che facevano il fieno. Uno di essi però facendosi forza riuscì a colpirlo con forza mozzandogli quasi una zampa e mettendolo in fuga. Il prete comunque era molto ben visto anche dalle autorità e dopo alcuni giorni venne trasferito ad Aosta dove mentre diceva messa, nello sbigottimento generale, perse una mano. Di questa storia ne esiste una versione quasi identica ambientata però ad Oyace. Ci sarebbero tantissime cose da dire su questa storia, ad esempio che sia la capacità di "fare la fisica" che quella di trasformarsi in animali a piacimento erano caratteristiche tipiche delle masche. Un'altra e più notevole è quella che come ci dice Roberto Gremmo nel suo meraviglioso libro Streghe e Magia: "nell'immaginario valdostano la trasgressione magica non viene vista come colpa (e aggiungo io, nemmeno come una cosa negativa), ma come parte integrante, quasi necessaria ed indispensabile, dell'esperienza religiosa".


IL PRETE STREGONE DI MUZZANO: era circa il 1621 quando l'inquisitore Don Velotti, durante le indagini che avevano come oggetto alcune masche di Graglia si imbatté in qualcosa di ancora di più incredibile: un sacerdote che non solo le voci popolari davano come collaboratore delle donne indagate ma che praticava normalmente fatture e diavolerie varie. Si trattava di Don Simone Rondoletto (o del Chioso) cappellano della confraternita del S.Rosario e S.Croce a Muzzano di anni 48. Don Giuseppe Ferraris che si occupò della sua storia in "Magia e superstizione nel biellese del seicento" (1937) lo descrive come un sempliciotto di campagna che praticava la magia popolare non per malvagità ma per via delle sue origini campagnole umili e per ignoranza del canone ecclesiastico. Questa osservazione secondo me da una immagine abbastanza chiara di cosa dovesse essere ancora la religiosità popolare rurale nel 1600! Tuttavia il Gremmo nota come questa descrizione sia troppo semplicistica e probabilmente in effetti bisogna tenere presente che venga da un altro prete che forse voleva minimizzare questo tipo di fenomeni non così inusuali nella chiesa di quei tempi. Comunque interrogato Don Rondoletto da l'idea di essere più vittima di accuse (anonime) dovute al suo essere diverso e legato a un mondo ormai passato. La testimonianza è davvero interessante: egli dice di avere imparato le sue pratiche e le sue formule da un misterioso "padre heremita" che aveva incontrato sul ponte della Dora durante un viaggio a Torino. La descrizione è molto dettagliata: l'eremita, identificato anche come druido nel folklore era un uomo di circa 50 anni, con una lunga barba bianca, i capelli castani che si stavano imbiancati, scalzo, vestito con una tunica di panno grigio con il cappuccio cinto con una corda.
La storia è molto complicata, con testimonianze dirette del prete, accuse del popolino anche anonime, una cosa molto interessante è che tra le sue capacità sovrannaturali c'erano le classiche delle masche, ma sempre dirette al bene, a guarire le malattie, fare medicamenti, fermare le tempeste, ma soprattutto la capacità di portare la pace tra i contendenti di un duello, di disarmare gli aggressori. Considerando la nomea di druido attribuita all'eremita la storia ha ancora più senso visto che ai druidi era attribuita da Cesare proprio la capacità di portare sempre la pace nei duelli e nei campi di battaglia. E' uno di quei casi in cui la testimonianza non manca di dettagli anzi sappiamo anche come il prete fosse in grado con la magia di fermare la febbre nei malati, che anch'egli avesse un libro del comando (in particolare la formula per fermare le tempeste era: "in principio erat verbum" scritto in cerchio), sappiamo anche le ricette di alcuni unguenti medicamentosi fatti di erbe e bava di lumaca, ad un certo punto come sempre iniziano le testimonianze classiche e banali, ma resta il fatto che la quasi totalità delle accuse riguardi sortilegi a fin di bene. Sembra anche che dietro al prete in realtà ci fosse un sarto di Graglia, molto meno onesto di nome Enrico Borrione che era il vero proprietario del libro del comando e che praticava sortilegi e rituali che oggi definiremmo di "magia nera". La storia si complica ulteriormente, si ricollega con altri processi a Masche del luogo ma se volete saperne di più vi consiglio di guardare la bibliografia a fondo pagina. Nelle cronache si vede che pochi anni dopo Don Rondoletto non era più in carica, ma non esistono testimonianze di come sia finito il processo. Probabilmente fu allontanato per non andare a scavare ulteriormente in quello che succedeva nel clero di posti ancora così lontani e vicini alla tradizione popolare. 

IL PRETE MASCA DI BUSANO: questa volta ci troviamo nel canavese del 1603 dove il prete Giuseppe di Busano era conosciuto anche come mascone perché, si diceva, praticava la stregoneria, la fisica e le arti negromantiche. In una lettera, il curato, scrisse al signorotto locale, tale conte Ludovici di Rivara, discolpandosi e lamentandosi di essere calunniato dai popolani e che non era stata sua la colpa della grandine che quell'anno aveva distrutto i raccolti, ma "dell'iniquità degli uomini" per cui erano stati castigati dal Cielo. 


IL PRETE MASCA DI MONDOVI' E LA SUA DRUIDA: di questo abbiamo già sbrigativamente parlato per quanto riguarda la "Druida" nel post sulle druidesse (LINK). Si tratta di una strana vicenda avvenuta nella prima metà del 1600 che aveva come protagonisti principali tre personaggi: il governatore di Mondovì Carlo Operti, la famosa Druida che viveva con lui e che lo serviva eliminando chiunque gli si mettesse contro usando le arti diaboliche più terrificanti e il prete masca Giovanni Gandolfo che viveva nel monastero di Vicoforte e con la Druida aveva uno strano rapporto. Anche in questo caso per quanto riguarda la donna detta la "Druida" si parla di veleni ottenuti dal sangue di giovani chiusi in sacchi pieni di vipere, bambole di cera per malefici, neonati e gatti neri squartati, tutte le classiche imputazioni usate per condannare le streghe e che se volete conoscere nei particolari troverete nel bellissimo libro del Gremmo (Streghe e magia). Quello che è veramente interessante di questa storia è che il termine druida venisse popolarmente usato nel Piemonte di inizio '600 e che quindi, probabilmente trasformata in qualcosa di simile ad una strega, la figura dei druidi e delle druidesse (interessante anche il fatto che in molti casi si tratti di figure femminili) fosse ancora vivo nell'immaginario popolare di quell'epoca anche da queste parti, prima del revival in terra britannica. Comunque, per tornare in tema, l'altra figura interessante di questa storia è il prete Giovanni Gandolfo. Sappiamo che non si faceva troppi problemi a praticare i suoi studi di astronomia e astrologia, la divinazione e, si dice, la stregoneria. In molti infatti lo consideravano un mascone ed è interessante vedere come figure di questo genere fossero abbastanza "normali" anche all'interno del clero. Il prete era così a suo agio che addirittura nel 1648 pubblicò un almanacco astrologico con le sue predizioni in cui incautamente vedeva unfuturo infausto Carlo Emanuele II e per la Madama Reale. Il '600 non era di certo il periodo giusto per una cosa del genere anche se il Piemonte era una zona particolarmente tollerante rispetto ad altre zone d'Italia e d'Europa, infatti tali predizioni vennero interpretate come una possibile congiura e poi, in seguito alla scoperta della sua amicizia con la Druida, anche come un attacco occulto dalla Duchessa e alla famiglia reale. Il prete tentò la fuga, ma venne preso e rinchiuso a Torino dove venne probabilmente strangolato prima di essere giustiziato in seguito ad un processo che resta avvolto nel mistero. 


Bibliografia essenziale:

"Streghe e Magia" di Roberto Gremmo (edizioni ELF Biella)

"Sui sentieri della leggenda" di Massimo Centini (l'arciere)

Articolo di Roberto Gremmo in cui si parla anche del Prete di Muzzano: https://www.newsbiella.it/2017/08/06/leggi-notizia/argomenti/biellese-magico-e-misterioso/articolo/il-biellese-magico-e-misterioso-le-feste-paganeggianti-di-campra-le-streghe-di-muzzano-e-il-ro.html

venerdì 1 maggio 2020

MASCHE E MASCONI: 2) La masca Micilina

Di Guido

>>> Vedi l'indice dei post dedicati alle storie di MASCHE E MASCONI!

oppure Leggi tutti gli altri post taggati come: MASCHE E MASCONI

Tra tutte la Masche piemontesi, forse la più famosa è Micilina. Se cercate su google infatti vi compariranno decine di pagine dedicate a questa figura e compare persino in un racconto del grande Italo Calvino: "La barba del conte". Questa potrebbe essere la storia di una qualsiasi altra strega in giro per l'Europa del '600 se non fosse per la sua potenza e per alcuni particolari che vedremo qui sotto.

Micilina, che forse stava per Michelina, era nata all'inizio del '600 in un'umile famiglia di Barolo, ma giovanissima venne costretta a sposarsi con un contadino di Pocapaglia (CN) che da subito iniziò a farla lavorare duramente nei campi e picchiarla e umiliarla per ogni piccola cosa. Sembra che la ragazza avesse un carattere introverso che peggiorò con la nuova situazione famigliare e con il trasferimento nel nuovo paese, fino forse a farla impazzire. In oltre aveva i capelli rossi, caratteristica che subito l'aveva messa in cattiva luce di fronte ai nuovi compaesani. Da qui inizia la leggenda e forse è questo il bello di queste storie che si caricano di tutte quelle caratteristiche che ci interessano per ricostruire le credenze di questi luoghi in quelle epoche. C'è chi dice che fosse brutta e deforme, chi lo fosse diventata con l'età a causa delle botte e dei soprusi del marito ubriacone, chi invece dice che fosse bellissima da giovane, sta di fatto che sempre più spesso spesso la nostra signora iniziò a sparire all'improvviso e si dice che quando fosse davvero arrabbiata fosse in grado di chiamare la nebbia e i temporali. Tutti la evitavano per paura delle sue maledizioni, non bisognava incrociare il suo sguardo e non averci niente a che fare. Tuttavia sembra che Micilina non fosse davvero una Masca, la venne in contatto con le masche proprio nei boschi di Pocapaglia, le quali le offrirono la loro amicizia e le diedero il loro aiuto per vendicarsi del marito e di chi le voleva donandole il loro potere. Fu così che si dice che fosse in grado di trasformarsi in gatto nero, in corvo o addirittura in lumaca per sparire a comando o per andare la notte a incontrarsi con le altre masche. Si narra di gente colpita nei modi più strani. una ragazza che aveva toccato sulla spalla si ritrovo all'improvviso una gobba in quel punto, un altro ragazzo che era caduto alla sua vist, quando cercò di alzarsi si rese conto che aveva i piedi girati al contrario! Ma la svolta arrivò quando, si dice, con l'aiuto del maligno, fece cadere il marito dall'albero su cui stava lavorando che morì poco dopo. Da quel momento il suo potere diventa inarrestabile: storpiò dei bambini a Bra, fece colpire da un fulmine i fornaio di Pocapaglia, fece crescere la barba ad una giovane sposa di Pollenzo e i suoi poteri arrivarono fino ad Alessandria dove fece morire un Vetturale che l'aveva trattata in modo sgarbato (1). Si dice che Micilina vivesse ormai al di fuori del paese tra i rovi e le vecchie querce in una grotta scavata in una "Collina delle fate" (2) ancora oggi visibile, circondata solo da gatte nere, masche a loro volta e nessuno cercava ovviamente di avvicinarla.

La rocca di Pocapaglia vista da una delle grotte dove si dice vivesse la Masca.

Il punto di non ritorno venne raggiunto quando la terribile Masca venne accusata di aver fatto morire i bachi da seta della zona e fu così che un prete riuscì a fermarla con l'aiuto di preghiere benedette e soprattutto dell'acqua santa di una fonte benefica che si trovava in zona. Impossibilitata a scappare o trasformarsi, Micilina venne incatenata e trasportata in una cella nel castello di Pocapaglia. Qui, legata, torturata e soprattutto bagnata continuamente con l'acqua santa venne costretta a confessare tutto. Il rogo venne preparato su una rocca ancora oggi conosciuta come Bric de la Masca, oggi meta di turisti ed escursionisti. Grazie ad un libro conservato a Palazzo Traversa di Bra sappiamo che intervenne il tribunale di Savigliano che mandò un inquisitore e un giudice di Cherasco ad appurare i fatti: essi decisero che la terribile donna dovesse essere prima impiccata per impedire che l'anima lasciasse il corpo fisico e poi arsa sul rogo preparato sul bricco di qui sopra. Si dice che un lungo corteo di frati e monache incappucciati scortò la condannata e che quando il rogo venne accesso molti gatti neri uscirono dai boschi facendo miagolii striduli. Come promesso sembra che la nostra "strega" si sia reincarnata più volte in una gatta randagia che spunta dai boschi di notte e si aggira nei vicoli di Pocapaglia. In oltre si dice che con altre masche, tra le quali la ormai tre volte centenaria, Malamassa, partecipa ogni terzo plenilunio dell'anno al falò che si accende nelle radure tra i boschi o nei ritrovi della zona (presto un post) come la Zizzola o l'America dei boschi. 

Il "Bric della Masca"

(1) da MASCHE di Donato Bosca e Bruno Murialdo, pag. 68

(2) Colline delle fate: piccole colline franose che spuntano tra il verde visibili per la loro forma e per il loro colore grigio.

mercoledì 8 novembre 2017

MASCHE E MASCONI: 1) chi è la masca?

>>> Vedi l'indice dei post dedicati alle storie di MASCHE E MASCONI!

oppure Leggi tutti gli altri post taggati come: MASCHE E MASCONI

Masca è un termine ancora in uso in territorio piemontese e che, grossolanamente identifica la Strega, con alcune importanti peculiarità però. Questo termine è di uso comunque soprattutto in camapgna dalle alpi Biellesi fino alle Langhe al confine con la Liguria e al Monferrato astigiano e alessandrino, mentre si perde nel Novarese e nel vercellese man mano che l'influenza Lombarda diventa più forte.  Si possono rintracciare storie nel folklore, nella mitologia locale e a volte anche nomi di luoghi (Bric d'le masche, Mascatagliata, ecc...).  Esistono le Masche ma anche i Masconi (In piemontese Mascon), ovvero gli individui di sesso maschile. Prima di passare ad approfondire questa figura in particolare vorrei analizzare il termine, con cui nei vari paesi e regioni, venivano chiamate le Streghe. E' fatto veramente interessante e curioso pensare che in ogni lingua, esiste un termine diverso, il più delle volte senza nessuna origine comune per indicare questa figura che non esiste solo in Europa, ma praticamente in un tutte le culture del mondo. Witch in inglese, Sorcière in francese, Bruja in Spagna, Hexe in tedesco, Carovnica in molte lingue slave, ma basti vedere soltanto le differenze nel territorio italiano dove il nome Strega che deriva dal latino Stryx (uccello notturno, barbagianni) trova differenti sinonimi regionali: oltre alla variante Stria rintracciabile in gran parte del nord, abbiamo Masca appunto, in Piemonte, Basura in Liguria, Janara in Irpinia e poi Magara, Magga ecc... (derivante da Mago) nel sud, per nominare solo i più conosciuti. Questo è un punto su cui anche gli antropologi si interrogano. Non esiste per esempio un comune termine originario per questa figura nelle lingue Indoeuropee, sembra che ogni zona abbia le sue particolari streghe legate a quel territorio in particolare, fin dai periodi più antichi, legati alle tribù e all'epoca pre-indoeuropea.

"The wilder man" in Francia - Charles Fréger 

Il termine MASCA ha un'origine incerta, probabilmente longobarda, le teorie più accreditate lo accostano al termine "maschera" per quanto riguarda l'origine. La prima volta di cui ne abbiamo notizia è nell'editto di Rotari del 643 d.c. in cui leggiamo: "Si quis eam strigam, quod est Masca, clamaverit" col significato di strega appunto. Un termine usato dai longobardi quindi per indicare le "fattucchiere" ma anche gli spiriti di diverse origini, purtroppo però non sappiamo se fosse arrivato con loro dalle aree germaniche o se fosse già esistente prima in zona, in quanto Liguri e Celti non ci hanno lasciato documenti scritti. Nell'antico provenzale "Mascar" vorrebbe dire borbottare, nel senso di sussurrare incantesimi. In ogni caso questo termine in epoca medievale in alcuni scritti tardo latini del nord ovest, diventa sinonimo di "Larvae" e quindi di fantasma, anima dei morti, spirito oscuro. Possiamo vedere questo termine come tipico dell'area piemontese, una parola che si perde nelle origini liguri, galliche, latine e germaniche delle sue genti. Non mi dilungherei oltre sull'origine del termine visto che sia in rete che su carta è stato scritto molto sull'argomento.

Torniamo ora alla figura della Masca (e del Mascone). Gran parte delle storie non cambierebbero se usassimo il termine "strega"; donne vecchie e dall'aspetto sgradevole che vivono ai limiti della società, che facevano malefici, provocavano tempeste e si trasformavano in animali. Questo è vero  specialmente quando si legge qualche libro di quelli che sono spuntati come funghi sui banchetti negli ultimi anni con la riscoperta della masca e il suo sfruttamente da parte del turismo enogastronomico, specialmente langarolo, in cui a volte vengono scritte storie scritte puramente inventate o addirittura adattate da altre zone per motivi prettamente commerciali (io sono uno di quelli che a prescindere dalla qualità del libro non riesce a trattenersi dal comprare quasi tutto per poi restare molte volte deluso). 

A parte questo, si vede subito che nei racconti di Masche c'è un rapporto più forte con gli elementi della natura: 

i casi in cui queste ricorrono alla "rugiada" per guarire, sono legate agli alberi, provocano gli agenti atmosferici per creare problemi ai paesani sono più numerosi di quelli che si riscontrano negli altri racconti di streghe. Anche le trasformazioni in animali, principalmente gatti, volpi, bisce e rospi (ma non solo) sono frequentissime, ma restiamo comunque nello stereotipo classico di un certo tipo di strega. C'è una caratteristica chiave però di questa figura che affascina lo studioso della storia della stregoneria e che affascina gli antropologi: 

I richiami all'animismo precristiano, allo sciamanesimo sono molto più chiari: 

La Masca non è sempre cattiva, anzi molte volte si tratta di un personaggio, femminile o maschile, a cui la gente del villaggio o della valle si appella per farsi guarire. Addirittura questi personaggi sono così frequenti e popolari che quando vengono denunciati e processati vengono puniti con penitenze davvero leggere, come recitare preghiere o stare sulla soglia della chiesa per tempi variabili. Alcune zone del Piemonte come certe vallate alpine, le Langhe e il Monferrato sono fino all'anno 1000 ancora coperte da fitte foreste in cui la gente lontana dai pochi e piccoli centri urbani vive in villaggi costituiti da case di legno e che in parte pratica ancora forme religiose arcaiche che non sono cambiate per migliaia di anni. Per farsene un'idea basta pensare alle piccole pievi romaniche, dei secoli XI-XIII dai tratti rozzi e barbari che si ergono solitarie in mezzo a campi o boschi ancora oggi perchè i piccoli villaggi di legno che le circondavano sono spariti a causa dei materiali deperibili. Un'esempio lampante è la chiesa di San Secondo a Cortazzone (Asti), costruita  attorno all'anno 1000 da monaci provenienti dal Piacentino, mandati a cristianizzare le popolazioni di queste terre. Su queste piccole chiese sono chiare le simbologie pagane, i riti della fertilità che i missionari cercavano di unire al culto di Cristo per avvicinare queste popolazioni alla "vera fede" ancora oltre un millennio dopo la nascita di Cristo.

Accoppiamento raffigurato sulla chiesa di San Secondo a Cortazzone

IL CONTESTO SOCIALE, IL PIEMONTE RURALE

Tutto questo discorso mi viene necessario per dare l'idea di quale fosse la situazione in molte aree del Piemonte medievale in cui vivevano i nostri avi, ben diverso da quell'Italia classica e cristiana a cui pensiamo normalmente, simile solo ad altre zone appenniniche e alpine particolarmente isolate.  Probabilmente questa tipo di società rurale primitiva sparì con molta difficoltà dall'anno mille in poi e alcuni frammenti erano ancora vivi nel folclore e nella religiosità popolare fino al secolo scorso. E' qui che possiamo inserire le molte "Pietre delle Masche" e come le molte "Pietre Guaritrici" rintracciabili in tutto il Piemonte che con qualche croce aggiunta e qualche esorcismo sono arrivate fino a noi. E possiamo anche inserire la figura dei vari "Frate masca" o "Prete masca" sicuramente più accettabili rispetto alle "suore o monache" masca che a causa del sesso erano più a rischio. Non solo nel folklore, ma anche nelle storie di paese è infatti facile imbattersi in queste figure, frati o preti cristiani che però si intendevano anche di magia, o meglio facevano o battevano "la fisica" e che probabilmente andavano a sostituire i vecchi "guaritori" e "guaritrici", druidi e druidesse (LINK), maghi e sciamane che probabilmente davano alle popolazioni rurali quello che i rappresentanti della nuova fede non erano in grado di dare: un aiuto pratico contro malattie, siccità, e cose del genere. Di questo tipo di racconti è pieno il territorio piemontese e sono pieni i documenti processuali dei tribunali dell'inquisizione locale e man mano vedremo di riportare i più significativi e interessanti su queste pagine.

L'apparizione di una Masca in una faggeta, interpretazione artistica contemporanea.

La Masca poi in molti casi non è solo strega, intesa come maga o fattucchiera umana, ma è uno spirito della natura. 

Non solo può trasformarsi in un gatto, in cane o in altri animali (con alcuni problemi come vedremo nelle storie singole, ad esempio conservare la coda o i piedi animali anche nella forma umana) ma anche in alberi e altri vegetali o addirittura in agenti atmosferici come la Nebbia (la famosa Masca Nebbiassa) o la neve. Questo non può che non farci pensare all'animismo in cui credevano i nostri avi e che esiste ancora oggi in società primitive ma anche molto meno primitive come il modernissimo Giappone! A volte si tratta chiaramente della sopravvivenza di divinità pagane soppiantate dal cristianesimo ma mai del tutto sparite, come la Masca dell'Inverno

COME SI DIVENTA MASCA?
Quando comunque parliamo di "Masche umane", ed è la maggior parte delle volte, c'è un'altra peculiarità da ricordare: la Masca è generalmente masca per ereditarietà familiare (di solito però sono le figlie a ricevere i poteri) oppure in altri modi curiosi. Ad esempio il "dono" può essere passato ad un'altra persona, ma anche a gatti, rospi ecc... in punto di morte. E' in questo modo che nascono i Masconi, ed è per questo che non bisogna mai toccare o guardare negli occhi una Masca! Di questo parleremo meglio in un post apposito comunque. In moltissimi casi però la Masca è soltanto uno spirito naturale, come dicevamo più in alto, che sembra più ad una divinità popolare dei boschi che nessuno ha iniziato: è così da sempre e basta, come un Kami giapponese. Altra caratteristica comune però a molte testimonianze dei Sabba e delle "feste" stregoniche è l'utilizzo di pomate e soprattutto del tamburo per provocare la trance e i viaggi ultra-corporei, caratteristiche chiave della pratica sciamanica. E se chi legge pensa che qui stiamo esagerando, consiglio di dare un'occhiata a due dei testi più seri e interessanti mai scritti sull'argomento: "I Benandanti" e "Storia notturna" di Carlo Ginzburg.
Le ultime due caratteristiche peculiari su cui vorrei tornare proprie delle Masche penso siano la presenza più frequente di individui maschili, ossia i "Masconi" rispetto alle altre storie di streghe, che molte volte hanno anche caratteristiche a parte e soprattutto che non erano sempre votate al maligno. Negli ultimi decenni ci siamo abituati a vedere la Strega anche in modo positivo. Sia per la rivalutazione e la politicizzazione di questa figura in ambito femminista, sia per la perdita di potere che il cristianesimo ha avuto sull'immaginario collettivo contemporaneo ma anche per le caratteristiche "ecologiste" di questa figura legata al mondo naturale. Tuttavia, fino al secolo scorso, le fattucchiere venivano viste con paura ad esse erano attribuiti i più orribili misfatti e le più terribili capacità malefiche, poche volte una sfortunata guaritrice veniva confusa con una strega. Masche e Masconi invece, venivano chiamati in soccorso dal popolo in quanto tali e il termine in alcuni casi era addirittura sinonimo di settimino o guaritore, ovviamente cercando di non farlo sapere ai preti (sempre che non si trattasse di masconi guaritori a loro volta!)

Bibliografia selezionata:

"MASCHE" di Donato Bosca e Bruno Murialdo

"Streghe in Piemonte" di Massimo Centini

"I Benandanti" e "Storia notturna" di Carlo Ginzburg

(da finire)

LINK interessanti:

https://axismundi.blog/2018/10/28/frammenti-di-uno-sciamanesimo-dimenticato-le-masche-piemontesi

https://centrostudiomisteritaliani.com/2019/11/06/la-masca-e-il-mascone-approfondimento-sulla-strega-piemontese/

http://www.margutte.com/?p=29395