venerdì 20 dicembre 2019

Il Palazzo di Cozio, re celtico delle Alpi occidentali.

Sempre triste che di scoperte del genere si parli solo in 2 articoletti nascosti, comunque
da: https://www.lastampa.it/torino/appuntamenti/2011/01/03/news/ritrovato-il-palazzo-br-dell-antico-re-delle-alpi-1.36981626
e da: https://www.lavalsusa.it/scavi-archeologici-segusium-pubblica-la-nuova-mappa/


Dopo duemila anni Susa scopre sotto il suo castello i resti del palazzo del Re più antico del Piemonte. No, non era un Savoia. Era Cozio, figlio di Donno. Dal 13 avanti Cristo, per più di una ventina d’anni, fu sovrano delle Alpi che ancora portano il suo nome.Governava quattordici tribù celtiche, controllava i passi alpini e ne riscuoteva il pedaggio. La sua epopea ritrova attualità grazie a cinque anni di scavi archeologici, appena conclusidallaSoprintendenza guidatadaEgleMicheletto. Con il sostegno di Stato, Provincia e Comune di Susa, l’archeologo Federico Barello dal 2005 ha indagato i sotterranei e le pertinenze del castello segusino. Ha scoperto che le sue cantine voltate sono antichi ambienti romani, fondati sulla roccia. Con robusti pilastri sostenevano stanze in cui sono emersi resti di pavimentia mosaico. «Facevano parte del Palazzo di Cozio» assicura Barello. «Era un complesso di almeno 3500 metri quadri, su più piani. Dominava la strada che conduce al Monginevro. Vi si accedeva dalla scalinatamonumentale rinvenuta negli anni Trenta del Novecento dall’archeologo Carlo Carducci. Al piano terra vi erano magazzini e servizi, a quello superiore gli appartamenti. L’impianto fu modificato nel quarto secolo dopo Cristo, per trasformarlo in fortezza». E’ una storia che verrà raccontata al grande pubblico la prossima primavera, con una mostra curata dal Comune. Parlerà della dimora di un personaggio che seppe mediare fra cultura celtica e quella romana. «Gli storici Strabone e Damiano Marcellino - spiega Barello - narrano che quando Cozio vide arrivare le legioni di Cesare Ottaviano Augusto non solo seppe farsi rispettare, madivenne in seguito sincero amico del futuro imperatore, tanto da dedicargli l’arco di trionfo che dall’anno 9 avanti Cristo tutt’ora lo celebra. Augusto lo ricambiò. Ne fece il suo prefetto. Lo associò persino alla propria famiglia, la «gens Giulia», con il nome di MarcoGiulio Cozio». Fu un’alleanza che trasformò il villaggio originario di Cozio. Daborgo di capanne divenne la sua capitale: Segusio. In vetta al colle che la sovrasta sorse la reggia. Nel foro, l’odierna piazza Savoia, fu eretto il tempio che celebrava la divinità dell’amico Augusto. Nella città furono profusi i bianchi marmi che Cozio estraeva dalle cave di Foresto e Chianocco. Susa divenne patria di una dinastia locale, ma molto intraprendente, che ebbe discendenza fino al tempo di Nerone. «I figli di Cozio, Donno II e Cozio minore - ricorda Barello - ebbero interessi anche a Torino. Furono loro a finanziare la costruzione del teatro romano della città. Al padre defunto, verso il 13 dopo Cristo, offrirono una tomba monumentale, rintracciata a Susa nel giardino di casa Ramella, in piazza Savoia. Qui nel 1904 venne alla luce l’urna funebre del Re, oggi custodita dal museo civico». Nei pressi gli archeologi trovarono anche una testa di bronzo, oggi proprietà del Metropolitan MuseumdiNewYork. Raffigura un uomo con collo taurino, mascella squadrata, naso dritto, sotto uno sguardo fiero. «All’atto del ritrovamento - ricorda Barello - si disse che rappresentava Marco Vipsanio Agrippa,genero dell’imperatore Augusto e fondatore del Pantheon di Roma.Fului che mediò l’alleanza fra Ottaviano e Cozio.Ma uno studioso tedesco, Dietricht Boschung, oggi nega che sia Agrippa». Chi sarebbe?«Unpersonaggio importante di Segusio ». Potrebbe essere Cozio? «Nonci è pervenuto alcun suo ritratto. Ma è certo che quella testa è comparsa accanto alla sua tomba».

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