giovedì 13 febbraio 2020

Il ciclo di affreschi arturiani di Alessandria

Presentiamo qui le foto con le brevi descrizioni delle 15 scende del ciclo arturiano conservato alle Sale d'Arte di Alessandria (LINK) e originario della torre medievale di Frugarolo. I dipinti murali sono attribuiti ad un pittore lombardo anonimo e sono state realizzate alla fine del 1300. Questa serie di affreschi è un vero tesoro per vari motivi: ne esistono 5-6 in tutta Europa di così completi e questo è uno dei più antichi. E' accompagnato da vari commenti ancora in gran parte leggibili, per la derivazione dal Lancillotto del Lago e per la presenza di Galehot.

Ben prima che a pochi chilometri sorgesse la città di Alessandria, Frugarolo (allora Orba) era un luogo abitato al confine di una grande foresta, segnalato fra le "corti" soggette ad ospitare il sovrano in viaggio. Nel tredicesimo venne poi costruita una torre, e nel 1300 vi si insediarono i Trotti originari di Gamondio e di antica stirpe longobarda, una famiglia emergente. Arduino, già distinto per fedeltà ai Visconti e buone prove in più fatti d' arme, nel 1391, dopo un serio scontro sulla Bormida contro francesi, si trovò in quattrini ben meritati, e li usò per fare della sua torre una residenza da vero signore. Vi aggiunse un piano, coronato da una loggia, e per il nuovo ambiente, destinato a rappresentanza, cercò una decorazione conforme al gusto e alla moda della feudalità internazionale. La scelta di Arduino cadde sul re Artù della Tavola Rotonda, e in quel contesto bretone su una traccia ben precisa che era quella di Lancillotto, il cavaliere invincibile che soccombe a un amore adultero per Ginevra, la moglie del suo re. Da quella storia un pittore anonimo di area lombarda, trasse una fascia continua di affreschi alta due metri e venti, scandita in quindici episodi e distante ad altezza d' uomo dal pavimento di una sala rettangolare lunga più di undici metri per sette di larghezza. Passò tempo, i Trotti decaddero e gli affreschi della sala, ridotta a magazzino, sparirono sotto uno spesso strato di malta, e là sotto rimasero per altri quattro secoli fino al fortuito ritrovamento del 1971. Gli affreschi, visto il loro stato, furono subito strappati, riposti e dimenticati. Per altri trent' anni, fino a quando dopo un accurato restauro vennero esposti nel 1999 all'ex chiesa medievale di San Francesco.

Il ciclo di affreschi suscita un' attenzione speciale per il valore del documento. Sappiamo infatti da memorie, cronache ed altre fonti scritte che era diffuso costume, e anzi moda nobiliare il ricorrere per decorazione di interni ai romanzi cavallereschi. Ma gli esempi superstiti di un tal uso sono rari. Quelli poi del ciclo arturiano, se coerenti e ancora leggibili, si contano in tutta l' Europa sulle dita di una mano. Gli affreschi di Frugarolo si distinguono per più aspetti. Uno è la presenza di estese scritte che accompagnano, spiegandoli, i singoli episodi. Un altro è la forte caratterizzazione dei personaggi ricorrenti (Artù con barba fluente, Ginevra con chioma bionda sciolta, la Dama di Malohaut coi capelli intrecciati a nastri, Lancillotto con bionda e bifida barbetta, e se con l' elmo, connotato per togliere incertezza da una "L."). Un altro aspetto ancora è la chiara derivazione di sequenze e figure da un manoscritto miniato del Lancelot du Lac Chretien de Troyes o d' altro romanzo affine. Ma il tratto più singolare è il rilievo dato alla figura del principe delle Lointaines Isles, Galeotto, come costante e impagabile compagno e consigliere dell' eroe in tutte le sue imprese, sia d' amore che di battaglia. Quella insistita presenza racchiude un duplice messaggio, diretto in alto e all'intorno. Galeazzo infatti è variazione di Galeotto, e Gian Galeazzo era il nome del signore (e forse allora già duca) di Milano, che per gli eroi arturiani notoriamente stravedeva; e ugualmente s' era chiamato il suo primogenito ed erede, morto giovane e ancora compianto. Il posto fatto al suo omonimo in quegli affreschi andava inteso da quel Grande come un rinnovato omaggio e profferta di fedeltà; e da ogni altro come un avvertimento dell' intimità (vera o pretesa) sussistente fra l' accorto Arduino e il Visconti da lui servito.


 Frammento 1: Lancelot è ordinato cavaliere dalla regina Ginevra. Il commento ancora oggi leggibile sottolinea il fatto che Lancelot viene ordinato cavaliere da Ginevra e non dal Re.


Frammento 2: Re Artù (non è sicuro che si tratti del Re, ma la somiglianza con l'Artù delle altre scene lo lascia intuire) istruisce Lancelot nell'arte della falconeria.


Frammento 3: Lancelot conquista il castello della Douloureuse  Garde. Lancelot appare due volte sulla singola scena: a sinistra sta sconfiggendo dieci cavalieri dotati di forse soprannaturali. A destra i quattro sopravvissuti si arrendono al vincitore.


Frammento 4: Lancelot costringe il principe Galehot che aveva sbaragliato tutti gli altri cavalieri della tavola rotonda ad arrendersi a Re Artù.


Frammento 5: Lancelot e Ginevra si danno il primo Bacio. Ginevra favorisce l'amore tra il principe Galehot e la Dame de Malohaut.


Frammento 6: Lancelot e Ginevra, Galehot e la Dame de Malohaut consumano il loro amore.


Frammento 7: Lo scudo magico donato a Ginevra dalla Dame du Lac si riunisce testimoniando l'avvenuta consumazione del rapporto.


Frammento 8: Lancelot uccide un cavaliere sassone mentre Artù è rinchiuso dall'incantatrice Gamelle.


 Frammento 9: Lancelot entra nella torre dei sassoni, uccide gadrasolain e poi libera Artù.


Frammento 10: Lancelor uccide il secondo cavaliere della falsa Ginevra con un giavellotto.


Frammento 11: questa scena è purtroppo fortemente danneggiata. Si pensa che rappresenti la liberazione di Lancelot dall'incantesimo di Escalon le Ténébreux nella chiesa sotterranea del castello di Pintadol a cui si accede attraverso una sala oscura invasa da presenze diaboliche.


Frammento 12: anche questa scena è molto danneggiata ma in essa riconosciamo Lancelot che rende omaggio ad Artù in presenza di Ginevra.


Frammento 13: Il primo di tre duelli che contrappongono Lancelot al di Gorre, Méléagant.


Frammento 14: Lancelot uccide Méléagant alla presenza di Artù e Ginevra.


Frammento 15: la scena è annerita da un incendio e rappresenta la penitenza e poi la morte di Lancelot. In basso si vede la Dame du Lac, madrina di Lancelot.

Bibliografia: Catalogo "Le stanze di Artù" - Electa.

Guido

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