domenica 2 novembre 2025

Un Buddha nell'Egitto romano.

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Nel 2022 ci fu una scoperta archeologica davvero interessante in Egitto che venne divulgata nel 2023 e di cui si è parlato forse troppo poco. Per chi, come me, è affascinato dalle origini indoeuropee e dagli scambi culturali tra oriente e occidente, questa è una di quelle notizie che si aspetta sempre di leggere. Durante gli scavi nell'antica città portuale di Berenike, antico porto egiziano sul Mar Rosso, una spedizione Polacca-Americana, portò alla luce una statua di Siddhartha Gautama (Buddha) trovata in un contesto egiziano del periodo romano.

La statua in marmo alta circa 71 cm che raffigura il Buddha in piedi, con una mano che regge parte della vesta, un fiore di loto accanto (o base simile) e un’aureola raggiata attorno alla testa. Il contesto è un quello di un tempio romano-egiziano (dedicato alla dea Iside) ma ci sono alcuni elementi che rendono questa scoperta molto più interessante di quello che potrebbe essere, già molto notevole, quella di una statua buddista in ambito Egiziano.

Prima di tutto La datazione proposta è quella del periodo romano, 90–140 d.C. circa e la scultura è considerata «la più occidentale» tra le statue buddhiste note in quel periodo. Ma non si tratta semplicemente di una statua importata dall'oriente, infatti il marmo in cui è stata scolpita la raffigurazione del Buddha, proveniva dall’area del Mediterraneo orientale (Anatolia o sud di Istanbul) e alcuni ricercatori ritengono possibile che sia stata lavorata ad Alessandria o — meno probabilmente ma non escluso — localmente a Berenike o forse ancora addirittura nella zona della cava, che all'epoca era Grecia. La statua infatti presenta il tipico stile indo-ellenistico presente nella statuaria buddista dei regni greco-indiani (Regno del Gandhara, in quello che oggi è occupato da Afganistan e Pakistan) e sappiamo che in quei regni Greci in Oriente ci furono anche regnanti di religione buddista. 


In oltre negli stessi livelli di scavo sono state scoperte delle iscrizioni in sanscrito, alcuni rilievi con divinità in stile indiano e monete interpretabili come segni evidenti di frequentazione orientale in loco.


 La scoperta ha fatto subito ipotizzare la possibile presenza di una comunità monastica buddista nell'Egitto dei primi secoli dopo Cristo e quindi un contatto diretto con il mondo prima ellenico e poi romano. Sicuramente la statua era stata scolpita in area "occidentale" da artigiani che usavano uno stile ellenistico e che quindi in questo caso siamo di fronte a qualcosa di molto più interessante di un semplice scambio commerciale, doveva esserci una presenza buddista in area mediterranea. In oltre si pensa che non tutto quello che potrebbe essere stato scoperto in questa area sia stato reso pubblico e che nei secoli altre evidenze possano state essere vittime di iconoclastia. Detto questo, il contesto è quello di un tempio dedicato ad Iside e quindi non ci sono evidenze di una reale presenza monacale ampia e duratura. Tuttavia questa scoperta è veramente importante e fa pensare alle testimonianze che parlavano di Gimnosofisti indiani nell'Egitto di epoca ellenistica, arrivati dopo le spedizioni di Alessandro Magno ed affascinante pensare anche a possibili influenze tra religioni greche (si pensi a Orfici e Pitagorici ma anche a certe idee presenti in Egitto) e indiane.


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sabato 18 ottobre 2025

Il Menhir de Pierrefiche

Continua il nostro tour alla ricerca dei menhir meo conosciuti in giro per l'Europa. Questa volta siamo andati in Francia nel dipartimento dell'Ain (Regione Alvernia Rodano Alpi) in una bellissima zona piena di Montagne, colline e boschi.

Il monolite sorge a poca distanza dalla strada, appena fuori il paese di Simandre sur Suran, nella zona di Burg en Bresse. Nessun ritrovamento diretto (manufatti o altro trovato nelle vicinanze) ha permesso di stabilire l'età dell'erezione del menhir. La sua forma però lo avvicina ad esemplari della Borgogna risalenti al Neolitico medio (4200-3600 a.C.). Si dice che fino a qualche secolo fa esistessero altre due pietre erette nelle vicinanze, rimosse nel XVIII secolo. Potrebbe quindi trattarsi, in origine, come in molti altri casi, non di una pietra isolata, ma di un insieme più complesso. Si tratta comunque dell’unico menhir conosciuto nel dipartimento dell’Ain, e di uno dei pochi monumenti megalitici attestati della zona.

Il menhir di Pierrefiche è classificato come monumento storico dal 6 marzo 1888.

Folklore: si dice che le tre pietre che si trovavano da queste parti ormai scomparse, sarebbero i fusi che tre fate avrebbero piantato passando di lì. In oltre una delle sporgenze era ritenuta capace di rendere fertili le coppie che vi si strofinavano, quindi entra a far parte di quelle pietre della fertilità che in Piemonte venivano chiamate "Pietre della vita".

Il menhir di Pierrefiche (che letteralmente vuol dire "lastra di pietra") ha queste dimensioni:

Altezza: 3,8 m

Larghezza: 1,3 m

Spessore: 0,5 m

E' classificato come monumento storico.

https://leradicideglialberi.blogspot.com/2025/10/il-menhir-de-pierrefiche.html

VIDEO:

domenica 5 ottobre 2025

Punti di contatto e differenza tra la Bahgavad Gita e il Buddismo

La Bahgavad Gita è uno dei testi più importanti dell'India, ma non solo. Io lo incontrai alla fine degli anni '90 dopo aver conosciuto gli Hare Krishna e da allora lo considero uno degli scritti basilari per me, ne porto spesso una copia piccolissima, non commentata nello zaino. Ma che cos'è la Bhagavad Gita? Prima di tutto non è un testo autonomo, ma un episodio inserito all’interno del Mahābhārata, uno dei grandi poemi epici dell’India. La sua datazione è ancora discussa tra studiosi e indologi, perché il testo è frutto di stratificazioni e redazioni diverse: probabilmente venne composto tra il V secolo a.C. e il II secolo d.C. e la maggioranza degli studiosi colloca la stesura finale attorno al II secolo a.C. – II secolo d.C. I contenuti filosofici mostrano dialogo con le dottrine dell’Upanishad, del Sāṃkhya, dello Yoga e con le prime correnti del buddhismo, il che indica un’epoca in cui queste scuole erano già sviluppate e in dialogo tra loro. La lingua è il sanscrito classico, più tardo rispetto al sanscrito vedico dei Veda. Quindi possiamo dire che la Bhagavad Gita nasce come testo compiuto nell’età classica dell’India antica, probabilmente tra il II secolo a.C. e il II d.C., anche se i suoi temi e le sue idee hanno radici molto più antiche, nei Veda e nelle Upanishad. Il testo riporta un dialogo tra il principe Arjuna e il dio Krishna che gli impartisce lezioni di saggezza spirituale e morale durante la grande battaglia di Kurukshetra.

Ci sono diversi punti di contatto tra Bhagavad Gita e buddhismo, che mostrano come le due tradizioni abbiano dialogato nello stesso contesto culturale dell’India antica:

1. Distacco e non-attaccamento
Bhagavad Gita: l’azione va compiuta senza attaccamento ai frutti (karma-yoga).
Buddhismo: l’attaccamento è radice della sofferenza; il cammino implica agire senza brama.
In entrambi, il punto non è rinunciare all’azione, ma liberarsi dall’attaccamento.

2. Equanimità
Gita: il saggio è equanime davanti al successo e al fallimento, al piacere e al dolore.
Buddhismo: la pratica coltiva l’upekkhā (equanimità), uno dei quattro stati sublimi.

3. Meditazione e disciplina interiore
Gita: lo yoga (soprattutto rāja-yoga) è via per la concentrazione e l’unione con il divino.
Buddhismo: la meditazione (samādhi, vipassanā) porta alla liberazione dalla sofferenza.
Entrambi vedono la mente disciplinata come condizione della liberazione.

4. Trasformazione dell’ego
Gita: bisogna superare l’ego individuale per comprendere il Sé universale (ātman-Brahman).
Buddhismo: bisogna riconoscere l’illusione del sé (anātman) e liberarsi dall’ego.
* Qui c’è una differenza sostanziale: la Gita afferma un Sé eterno, il buddhismo lo nega.

5. Liberazione
Gita: mokṣa, unione con il Brahman o con Krishna, liberazione dal ciclo delle rinascite.
Buddhismo: nirvāṇa, estinzione della brama e della sofferenza, uscita dal saṃsāra.
Le parole cambiano, ma entrambi cercano una liberazione definitiva dal ciclo delle nascite e morti.

6. Etica dell’azione
Gita: agire secondo il proprio dharma, senza desiderio personale.
Buddhismo: seguire la retta azione, la retta parola e il retto sostentamento (Ottuplice Sentiero).

La Bhagavad Gita e il buddhismo condividono un forte accento sul distacco, sulla disciplina mentale e sulla liberazione dal saṃsāra. La grande differenza è ontologica: la Gita afferma un Sé eterno e divino, mentre il buddhismo afferma l’assenza del sé (anātman).

domenica 21 settembre 2025

Torna l'autunno!

Oggi torna l'autuno, finalmente!

I colori diventano più caldi e l'aria più fresca. Si accorciano le giornate e le ombre si allungano. Si riposa meglio, tutto diventa più sobrio e tranquillo.

Oggi, giorno e notte sono esattamente uguali, l'equilibrio è perfetto, siamo sulla soglia. Attraverso questa soglia passiamo nuovamente dalla parte più calda e luminosa dell'anno a quella più fredda e oscura.

Si tratta di una festività solare, siamo a metà tra i due solstizi ma questo giorno si colloca anche tra Lughnasadh (inizio raccolto) e Samhain (inizio inverno). 

Essendo un momento in cui giorno e notte sono uguali, rappresenta l’equilibrio cosmico tra forze opposte: luce e oscurità, vita e morte, crescita e declino. I druidi (quelli contemporanei per lo meno) vedono questo come un tempo di riflessione interiore, perfetto per bilanciare la propria vita, lasciare andare ciò che non serve più e prepararsi spiritualmente ai mesi freddi.

Tra gli dei legati a questo momento ci sono Maponos (conosciuto anche come Mabon nei cicli arturiani) che viene rapito dalla madre (Modron, la madre terra) e rinchiuso in una torre circondata dalle acque per poi essere liberato al solstizio d'Inverno, quando il sole ricomincia a crescere. Questo è in realtà un mito che, con personaggi diversi, troviamo in altre mitologie indoeuropee: il mito di Persefone e Demetra ad esempio, in cui Persefone, figlia di Demetra (dea delle messi e della fertilità) viene rapita da Ade per farne la sua sposa. Demetra inaridisce quindi le terre fino a quando Zeus non interviene, liberando nuovamente Persefone in primavera. E' per questo che esistono le stagioni. In oltre ci si avvicina agli dei e agli spiriti dell'acqua: Boann nelle isole britanniche Sequana ma soprattutto Bormana dalle nostre parti, legate alle fonti, ai laghi e ai corsi d'acqua. Dalle nostre parti (Piemonte) in particolare possiamo personalmente entrare in contatto con Bormana (e con Bormo) andando a vedere la Bormida, il Borbera o il torrente Borbore che i nostri antenati vedevano come emanazioni di queste divinità nel mondo materiale.

Ritornando alla mitologia celtica, questo è anche il periodo in cui è anche più facile comunicare con "l'altro mondo" e si diventa più sensibili e ricettivi. Tra ottobre e novembre e poi nei giorni che precedono la nostra Befana si aprono veri e propri varchi in cui possiamo tornare in contatto con i nostri a avi, ma in generale è più facile ricordarci che siamo un tutt'uno con ogni altro essere e con la natura ma non solo. Per questo è usuale meditare sul ciclo della vita e della morte, e tornare in connessione con gli antenati. Allo stesso tempo è utile "lasciare andare" liberarci sia delle cose materiali che non ci servono più (magari regalando vestiti o altri oggetti) ma anche pensieri che non ci servono più.

Come rituali si possono accendere piccoli fuochi o incensi (stando molto attenti a non creare incendi), ma anche camminare o uscire in bicicletta per i campi e boschi a guardare come cambiano i colori, come le foglie cadono. Sedersi in contemplazione sotto un albero a guardare non foglie che cadono. Sentire l'aria fresca sulla nostra pelle e l'odore della terra bagnata, guardare i colori del cielo, riempirsi di meraviglia.

In questa data poi vediamo come tutto quello che esiste in questo mondo sia transitorio e impermanente ma allo stesso tempo come ogni cosa rinasca anche se con una forma diversa. 

lunedì 8 settembre 2025

La reincarnazione nella Bhagavad Gita



Capitolo 2 verso 13: 
“Come l’anima incarnata nel corpo passa da infanzia a giovinezza a vecchiaia, così al momento della morte l’anima passa in un altro corpo. I saggi non si illudono”

Capitolo 2 verso 22: 
“Come una persona, abbandonate le vesti logore, ne prende delle nuove, così l’anima abbandona i corpi logori e ne assume di nuovi”

Capitolo 2 verso 20
“Per l’anima non c'è né nascita né morte in nessun tempo; non è mai venuta a essere, non viene, e non verrà ad essere; è indistruttibile, eterna, primordiale”

Capitolo 2 verso 27: 
“La morte è certa per chi è nato, e la rinascita è inevitabile per chi è morto; pertanto, non dovresti soffrire per ciò che è inevitabile”

Capitolo 4 verso 5
“Molte sono mie nascite passate, come anche le tue, Arjuna; io le conosco tutte, tu invece non le conosci”

Capitolo 8 verso 6
“Qualunque stato di coscienza si ricordi al momento di lasciare il corpo, in quello stato arriverà inevitabilmente”

Capitolo 8 verso 16:
“Dal più elevato regno di Brahmā fino al più basso, tutti i regni sono soggetti alla rinascita, ma chi mi raggiunge, non rinasce più”

Capitolo 8 verso 23
“O migliore dei Bharata, ora ti spiegherò i diversi momenti (o percorsi) in cui, lasciando questo mondo, il yogī ritorna o non ritorna.”

(In questo versetto, Sri Krishna introduce due “percorsi” che si aprono al momento del distacco dalla vita: uno conduce alla liberazione definitiva (non ritorno), l'altro alla rinascita (ritorno). A partire da questo punto, nei versetti successivi (8.24–8.26), vengono spiegati questi due percorsi—il “cammino della luce”, che conduce alla liberazione, e quello “dell’oscurità”, che porta alla rinascita nel ciclo delle vite)

Capitolo 8 verso 24
“Coloro che conoscono il Supremo Brahman, al momento della morte, passano a quel Supremo quando ciò avviene in presenza del fuoco, della luce, durante il giorno, nella quindicina crescente del mese (śuklapakṣa) o nei sei mesi dell’uttarāyaṇa (quando il sole si muove verso nord).”

Questi termini non vanno intesi in senso puramente fisico, ma come simboli di chiarezza spirituale.

  • “Fuoco” = conoscenza.

  • “Luce” = consapevolezza.

  • “Uttarāyaṇa” = movimento verso l’alto, verso la liberazione.

Interpretazioni:

Rāmānuja Li considera eventi reali e cosmici: esistono effettivamente momenti più favorevoli per il viaggio dell’anima, collegati a precise divinità e forze universali

Prabhupāda Insiste che la condizione più importante non è il momento astrologico, ma la concentrazione su Krishna.Anche se muori di notte o in un periodo “sfavorevole”, se sei immerso nella devozione, prendi comunque la via della luce.

Capitolo 8 verso 25
“Il mistico (yogī) che se ne va durante il fumo, la notte, la quindicina calante (kṛṣṇapakṣa), o nei sei mesi del dakṣiṇāyaṇa (quando il sole scende verso sud), o che raggiunge il pianeta luna e la luce lunare, poi ritorna.” 

Capitolo 8 verso 26
“Nella visione vedica esistono due vie permanenti che portano via da questo mondo: una è la via della luce (śukla), dalla quale non c’è ritorno; l’altra è la via dell’oscurità (kṛṣṇa), dalla quale si ritorna.”

sabato 23 agosto 2025

Il Menhir di Weilheim a Tubinga in Germania (Menhir von Weilheim)

 Il Menhir di Weilheim, (Menhir von Weilheim) si trova appena fuori Tubinga ed è raggiungibile in bicicletta dal centro in circa 10 minuti. Faccio notare questa cosa non solo perchè io sono sempre in bici, ma anche perchè la città (come gran parte della Germania) è piena di piste e percorsi ciclabili bellissimi e sicurissimi.

Il menhir di Weilheim, detto anche stele di Weilheim, è un menhir risalente al tardo o finale Neolitico (o età del bronzo), scoperto nel 1985 nel quartiere di Weilheim di Tübingen (Tubinga), nel Baden-Württemberg, interrato nel terreno. Durante la costruzione di una casa in Herrenweg, in un canale di scolo furono ritrovati diversi frammenti di un monolite originariamente alto circa 4,5 metri e spesso 80–90 cm, in arenaria Stubensandstein. I frammenti si trovavano a circa 1,5 metri di profondità, in uno strato scuro e argilloso, probabilmente un’antica superficie del suolo. Il materiale di copertura proveniva dal rilievo collinare del Rammert, situato più a sud. Da lì proviene anche la pietra arenaria.

Sulla parte frontale del menhir sono rappresentate in bassorilievo cinque lame di pugnale con impugnatura corta, i cosiddetti pugnali a stelo. Accanto si possono distinguere un disco ovale (il Sole) e una falce di Luna rovesciata. Il rilievo è stato scolpito sulla superficie della pietra e in parte levigato. Sul retro del menhir si trova un sistema di coppelle e canaletti, disposti in modo apparentemente irregolare, probabilmente risalenti ad un periodo successivo quando il menhir era già crollato in posizione orizzontale.



Inizialmente, a causa del motivo del pugnale a stelo, si pensava che la stele fosse dell'età del bronzo, tuttavia, ricerche più recenti collocano il menhir in un contesto più ampio di stele decorate in rilievo con rappresentazioni di armi, che si estende dall’area del Neckar, attraverso la Svizzera, fino al nord Italia. Queste sono prevalentemente datate alla prima metà del III millennio a.C., cioè al passaggio dal tardo al finale Neolitico nel sud della Germania. Con valutazione simile vanno considerati anche le stele antropomorfe e i frammenti di stele provenienti da Rottenburg "Lindele", Tübingen-Kilchberg e Gomaringen-Stockach, che furono riutilizzati secondariamente in tombe dell’età del ferro. Tipologicamente, anche questi ritrovamenti risalgono al IV o III millennio a.C..

Da notare che l’originale si trova al Museo archeologico statale del Baden-Württemberg, a Costanza Mentre lriproduzione esatta del menhir è stata eretta come monumento archeologico circa 50 metri a est del luogo del ritrovamento, a un bivio lungo il Herrenweg, poco fuori da Weilheim (quella in foto).




domenica 15 giugno 2025

IL SUTRA SULLA CONTEMPLAZIONE DI AMITAYUS: Tredici Contemplazioni (9-13)

Queste ultime meditazioni sono dedicate alla contemplazione del Buddha Amitayus e dei due grandi Bodhisattva che lo accompagnano, seguite dalla contemplazione dei devoti della Terra Pura.



9) Contemplazione del Bodhisattva Avalokiteshvara (Kannon / Guanyin)

[17] Il Buddha disse:
"Dopo aver contemplato la figura del Buddha, contempla il Bodhisattva Avalokiteshvara, il cui corpo è alto ottanta milioni di yojana.
Il suo corpo emana una luce dorata e splendente, simile a quella del Buddha stesso.

Dalla sua testa si irradiano raggi di luce, all’interno dei quali appaiono mille Buddha.
Ogni capello del suo corpo emette luce contenente innumerevoli Bodhisattva e Buddha.

Sulle mani tiene un loto di oro puro. I suoi piedi poggiano su fiori di loto gioiello.
Dalle sue mani e piedi fluiscono luci infinite, che si diffondono ovunque portando salvezza a tutti gli esseri.
La sua voce dolce consola ogni essere vivente e li guida verso la liberazione.

Contemplare Avalokiteshvara in questo modo è chiamato la nona contemplazione."


10) Contemplazione del Bodhisattva Mahasthamaprapta (Seishi / Daishichi)

[18] Il Buddha disse:
"Dopo Avalokiteshvara, contempla il Bodhisattva Mahasthamaprapta.
Il suo corpo è alto la stessa misura di Avalokiteshvara, e la sua luce illumina tutto l’universo.

Sulla sua testa porta una corona fatta di cinquecento fiori gioiello, da cui si diffondono innumerevoli raggi di luce.
In ogni raggio appaiono miriadi di Buddha.
Tiene nella mano destra una gemma di saggezza, che emana una luce dorata che penetra la mente degli esseri viventi, risvegliandoli.

La sua presenza trasmette una forza spirituale immensa e infonde energia, determinazione e saggezza nei praticanti sinceri.

Visualizzare Mahasthamaprapta in questo modo è chiamato la decima contemplazione."


11) Contemplazione del Buddha Amitayus insieme ai due Bodhisattva

[19] Il Buddha disse:
"Quando hai completato la visualizzazione di Amitayus, Avalokiteshvara e Mahasthamaprapta, immaginali insieme.

Amitayus siede al centro, su un loto dorato; Avalokiteshvara alla sua sinistra; Mahasthamaprapta alla sua destra.
Tutti e tre irradiano luce infinita e guardano con compassione verso tutti gli esseri nei mondi delle dieci direzioni.

Questa contemplazione genera immensa meraviglia e gioia nel cuore del devoto.
Coloro che la praticano con sincerità e costanza saranno certamente nati nella Terra Pura.

Questa è chiamata l’undicesima contemplazione."


12) Contemplazione dei devoti di grado elevato nati nella Terra Pura

[20] Il Buddha disse:
"Ora contempla i praticanti di grado superiore che rinascono nella Terra Pura.

Essi sono coloro che, nella vita terrena, hanno avuto fede profonda, hanno recitato il nome di Amitabha con cuore sincero e praticato le virtù.
Nel momento della morte, il Buddha e i due Bodhisattva appaiono davanti a loro con fiori di loto.
Essi siedono sul fiore, che si chiude e li trasporta verso la Terra Pura, dove il fiore si apre e si trovano immediatamente in presenza del Buddha.

Contemplare questa scena è chiamato la dodicesima contemplazione."


13) Contemplazione dei devoti di grado medio e inferiore

[21] Il Buddha disse:
"Esistono anche coloro di grado medio e inferiore:


Alcuni hanno commesso errori ma, nel momento della morte, pronunciano sinceramente il nome del Buddha.


Anche costoro vengono accolti dal Buddha o dai Bodhisattva, rinascono in un loto nella Terra Pura e, pur passando un tempo più lungo nel fiore, infine realizzano l’illuminazione.

Questa è chiamata la tredicesima contemplazione."





Riassunto delle Contemplazioni 9–13

9) Contemplazione di Avalokiteshvara (Kannon / Guanyin)

👉 Si visualizza il Bodhisattva della Compassione, di forma gigantesca, raggiante di luce dorata.

  • Da ogni poro del suo corpo emanano luci salvifiche e visioni di Buddha e Bodhisattva.

  • Tiene in mano un loto prezioso e si erge su un fiore di loto.

  • La sua voce consola e guida tutti gli esseri verso la liberazione.

🌀 Simbolo di compassione attiva e salvezza universale.


10) Contemplazione di Mahasthamaprapta (Seishi / Daishichi)

👉 Si contempla il Bodhisattva della Saggezza e della Forza spirituale.

  • Emette luci potenti che svegliano gli esseri all’energia del risveglio.

  • Tiene una gemma luminosa che penetra la mente e stimola la fede e la determinazione.

🌀 Simbolo di saggezza vigorosa e risoluta, che sostiene la pratica.


11) Contemplazione del Buddha con i due Bodhisattva

👉 Si visualizzano Amitayus al centro, Avalokiteshvara a sinistra e Mahasthamaprapta a destra.

  • Tutti e tre brillano di luce infinita e guardano compassionevolmente tutti gli esseri.

  • Questa visione rappresenta il trio celeste della Terra Pura, perfetta armonia di saggezza, compassione e risveglio.

🌀 Visione culminante della guida spirituale e della sicurezza del Rinascimento nella Terra Pura.


12) Contemplazione dei devoti di grado superiore

👉 Coloro che, con fede profonda e pratica costante, muoiono invocando Amitabha, vengono accolti dal Buddha e dai Bodhisattva.

  • Nascono immediatamente nella Terra Pura, su fiori di loto, e si trovano faccia a faccia con il Buddha.

🌀 Rinascita immediata e luminosa, per chi ha sviluppato piena fede e virtù.


13) Contemplazione dei devoti di grado medio e inferiore

👉 Anche chi ha condotto una vita imperfetta ma ricorda il Buddha con sincerità al momento della morte può rinascere nella Terra Pura.

  • Rinasce in un loto che si apre gradualmente, e alla fine raggiunge la liberazione.

🌀 Messaggio di speranza: nessuno è escluso se il cuore è sincero.


🧘‍♂️ Conclusione simbolica:

Le ultime cinque contemplazioni uniscono visione interiore, fede e compassione universale. Mostrano che la pratica visuale e devozionale, se fatta con cuore sincero, può condurre tutti gli esseri alla salvezza, a prescindere dalla loro condizione attuale.