domenica 2 novembre 2025

Un Buddha nell'Egitto romano.

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Nel 2022 ci fu una scoperta archeologica davvero interessante in Egitto che venne divulgata nel 2023 e di cui si è parlato forse troppo poco. Per chi, come me, è affascinato dalle origini indoeuropee e dagli scambi culturali tra oriente e occidente, questa è una di quelle notizie che si aspetta sempre di leggere. Durante gli scavi nell'antica città portuale di Berenike, antico porto egiziano sul Mar Rosso, una spedizione Polacca-Americana, portò alla luce una statua di Siddhartha Gautama (Buddha) trovata in un contesto egiziano del periodo romano.

La statua in marmo alta circa 71 cm che raffigura il Buddha in piedi, con una mano che regge parte della vesta, un fiore di loto accanto (o base simile) e un’aureola raggiata attorno alla testa. Il contesto è un quello di un tempio romano-egiziano (dedicato alla dea Iside) ma ci sono alcuni elementi che rendono questa scoperta molto più interessante di quello che potrebbe essere, già molto notevole, quella di una statua buddista in ambito Egiziano.

Prima di tutto La datazione proposta è quella del periodo romano, 90–140 d.C. circa e la scultura è considerata «la più occidentale» tra le statue buddhiste note in quel periodo. Ma non si tratta semplicemente di una statua importata dall'oriente, infatti il marmo in cui è stata scolpita la raffigurazione del Buddha, proveniva dall’area del Mediterraneo orientale (Anatolia o sud di Istanbul) e alcuni ricercatori ritengono possibile che sia stata lavorata ad Alessandria o — meno probabilmente ma non escluso — localmente a Berenike o forse ancora addirittura nella zona della cava, che all'epoca era Grecia. La statua infatti presenta il tipico stile indo-ellenistico presente nella statuaria buddista dei regni greco-indiani (Regno del Gandhara, in quello che oggi è occupato da Afganistan e Pakistan) e sappiamo che in quei regni Greci in Oriente ci furono anche regnanti di religione buddista. 


In oltre negli stessi livelli di scavo sono state scoperte delle iscrizioni in sanscrito, alcuni rilievi con divinità in stile indiano e monete interpretabili come segni evidenti di frequentazione orientale in loco.


 La scoperta ha fatto subito ipotizzare la possibile presenza di una comunità monastica buddista nell'Egitto dei primi secoli dopo Cristo e quindi un contatto diretto con il mondo prima ellenico e poi romano. Sicuramente la statua era stata scolpita in area "occidentale" da artigiani che usavano uno stile ellenistico e che quindi in questo caso siamo di fronte a qualcosa di molto più interessante di un semplice scambio commerciale, doveva esserci una presenza buddista in area mediterranea. In oltre si pensa che non tutto quello che potrebbe essere stato scoperto in questa area sia stato reso pubblico e che nei secoli altre evidenze possano state essere vittime di iconoclastia. Detto questo, il contesto è quello di un tempio dedicato ad Iside e quindi non ci sono evidenze di una reale presenza monacale ampia e duratura. Tuttavia questa scoperta è veramente importante e fa pensare alle testimonianze che parlavano di Gimnosofisti indiani nell'Egitto di epoca ellenistica, arrivati dopo le spedizioni di Alessandro Magno ed affascinante pensare anche a possibili influenze tra religioni greche (si pensi a Orfici e Pitagorici ma anche a certe idee presenti in Egitto) e indiane.


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sabato 18 ottobre 2025

Il Menhir de Pierrefiche

Continua il nostro tour alla ricerca dei menhir meo conosciuti in giro per l'Europa. Questa volta siamo andati in Francia nel dipartimento dell'Ain (Regione Alvernia Rodano Alpi) in una bellissima zona piena di Montagne, colline e boschi.

Il monolite sorge a poca distanza dalla strada, appena fuori il paese di Simandre sur Suran, nella zona di Burg en Bresse. Nessun ritrovamento diretto (manufatti o altro trovato nelle vicinanze) ha permesso di stabilire l'età dell'erezione del menhir. La sua forma però lo avvicina ad esemplari della Borgogna risalenti al Neolitico medio (4200-3600 a.C.). Si dice che fino a qualche secolo fa esistessero altre due pietre erette nelle vicinanze, rimosse nel XVIII secolo. Potrebbe quindi trattarsi, in origine, come in molti altri casi, non di una pietra isolata, ma di un insieme più complesso. Si tratta comunque dell’unico menhir conosciuto nel dipartimento dell’Ain, e di uno dei pochi monumenti megalitici attestati della zona.

Il menhir di Pierrefiche è classificato come monumento storico dal 6 marzo 1888.

Folklore: si dice che le tre pietre che si trovavano da queste parti ormai scomparse, sarebbero i fusi che tre fate avrebbero piantato passando di lì. In oltre una delle sporgenze era ritenuta capace di rendere fertili le coppie che vi si strofinavano, quindi entra a far parte di quelle pietre della fertilità che in Piemonte venivano chiamate "Pietre della vita".

Il menhir di Pierrefiche (che letteralmente vuol dire "lastra di pietra") ha queste dimensioni:

Altezza: 3,8 m

Larghezza: 1,3 m

Spessore: 0,5 m

E' classificato come monumento storico.

https://leradicideglialberi.blogspot.com/2025/10/il-menhir-de-pierrefiche.html

VIDEO:

domenica 5 ottobre 2025

Punti di contatto e differenza tra la Bahgavad Gita e il Buddismo

La Bahgavad Gita è uno dei testi più importanti dell'India, ma non solo. Io lo incontrai alla fine degli anni '90 dopo aver conosciuto gli Hare Krishna e da allora lo considero uno degli scritti basilari per me, ne porto spesso una copia piccolissima, non commentata nello zaino. Ma che cos'è la Bhagavad Gita? Prima di tutto non è un testo autonomo, ma un episodio inserito all’interno del Mahābhārata, uno dei grandi poemi epici dell’India. La sua datazione è ancora discussa tra studiosi e indologi, perché il testo è frutto di stratificazioni e redazioni diverse: probabilmente venne composto tra il V secolo a.C. e il II secolo d.C. e la maggioranza degli studiosi colloca la stesura finale attorno al II secolo a.C. – II secolo d.C. I contenuti filosofici mostrano dialogo con le dottrine dell’Upanishad, del Sāṃkhya, dello Yoga e con le prime correnti del buddhismo, il che indica un’epoca in cui queste scuole erano già sviluppate e in dialogo tra loro. La lingua è il sanscrito classico, più tardo rispetto al sanscrito vedico dei Veda. Quindi possiamo dire che la Bhagavad Gita nasce come testo compiuto nell’età classica dell’India antica, probabilmente tra il II secolo a.C. e il II d.C., anche se i suoi temi e le sue idee hanno radici molto più antiche, nei Veda e nelle Upanishad. Il testo riporta un dialogo tra il principe Arjuna e il dio Krishna che gli impartisce lezioni di saggezza spirituale e morale durante la grande battaglia di Kurukshetra.

Ci sono diversi punti di contatto tra Bhagavad Gita e buddhismo, che mostrano come le due tradizioni abbiano dialogato nello stesso contesto culturale dell’India antica:

1. Distacco e non-attaccamento
Bhagavad Gita: l’azione va compiuta senza attaccamento ai frutti (karma-yoga).
Buddhismo: l’attaccamento è radice della sofferenza; il cammino implica agire senza brama.
In entrambi, il punto non è rinunciare all’azione, ma liberarsi dall’attaccamento.

2. Equanimità
Gita: il saggio è equanime davanti al successo e al fallimento, al piacere e al dolore.
Buddhismo: la pratica coltiva l’upekkhā (equanimità), uno dei quattro stati sublimi.

3. Meditazione e disciplina interiore
Gita: lo yoga (soprattutto rāja-yoga) è via per la concentrazione e l’unione con il divino.
Buddhismo: la meditazione (samādhi, vipassanā) porta alla liberazione dalla sofferenza.
Entrambi vedono la mente disciplinata come condizione della liberazione.

4. Trasformazione dell’ego
Gita: bisogna superare l’ego individuale per comprendere il Sé universale (ātman-Brahman).
Buddhismo: bisogna riconoscere l’illusione del sé (anātman) e liberarsi dall’ego.
* Qui c’è una differenza sostanziale: la Gita afferma un Sé eterno, il buddhismo lo nega.

5. Liberazione
Gita: mokṣa, unione con il Brahman o con Krishna, liberazione dal ciclo delle rinascite.
Buddhismo: nirvāṇa, estinzione della brama e della sofferenza, uscita dal saṃsāra.
Le parole cambiano, ma entrambi cercano una liberazione definitiva dal ciclo delle nascite e morti.

6. Etica dell’azione
Gita: agire secondo il proprio dharma, senza desiderio personale.
Buddhismo: seguire la retta azione, la retta parola e il retto sostentamento (Ottuplice Sentiero).

La Bhagavad Gita e il buddhismo condividono un forte accento sul distacco, sulla disciplina mentale e sulla liberazione dal saṃsāra. La grande differenza è ontologica: la Gita afferma un Sé eterno e divino, mentre il buddhismo afferma l’assenza del sé (anātman).

domenica 21 settembre 2025

Torna l'autunno!

Oggi torna l'autuno, finalmente!

I colori diventano più caldi e l'aria più fresca. Si accorciano le giornate e le ombre si allungano. Si riposa meglio, tutto diventa più sobrio e tranquillo.

Oggi, giorno e notte sono esattamente uguali, l'equilibrio è perfetto, siamo sulla soglia. Attraverso questa soglia passiamo nuovamente dalla parte più calda e luminosa dell'anno a quella più fredda e oscura.

Si tratta di una festività solare, siamo a metà tra i due solstizi ma questo giorno si colloca anche tra Lughnasadh (inizio raccolto) e Samhain (inizio inverno). 

Essendo un momento in cui giorno e notte sono uguali, rappresenta l’equilibrio cosmico tra forze opposte: luce e oscurità, vita e morte, crescita e declino. I druidi (quelli contemporanei per lo meno) vedono questo come un tempo di riflessione interiore, perfetto per bilanciare la propria vita, lasciare andare ciò che non serve più e prepararsi spiritualmente ai mesi freddi.

Tra gli dei legati a questo momento ci sono Maponos (conosciuto anche come Mabon nei cicli arturiani) che viene rapito dalla madre (Modron, la madre terra) e rinchiuso in una torre circondata dalle acque per poi essere liberato al solstizio d'Inverno, quando il sole ricomincia a crescere. Questo è in realtà un mito che, con personaggi diversi, troviamo in altre mitologie indoeuropee: il mito di Persefone e Demetra ad esempio, in cui Persefone, figlia di Demetra (dea delle messi e della fertilità) viene rapita da Ade per farne la sua sposa. Demetra inaridisce quindi le terre fino a quando Zeus non interviene, liberando nuovamente Persefone in primavera. E' per questo che esistono le stagioni. In oltre ci si avvicina agli dei e agli spiriti dell'acqua: Boann nelle isole britanniche Sequana ma soprattutto Bormana dalle nostre parti, legate alle fonti, ai laghi e ai corsi d'acqua. Dalle nostre parti (Piemonte) in particolare possiamo personalmente entrare in contatto con Bormana (e con Bormo) andando a vedere la Bormida, il Borbera o il torrente Borbore che i nostri antenati vedevano come emanazioni di queste divinità nel mondo materiale.

Ritornando alla mitologia celtica, questo è anche il periodo in cui è anche più facile comunicare con "l'altro mondo" e si diventa più sensibili e ricettivi. Tra ottobre e novembre e poi nei giorni che precedono la nostra Befana si aprono veri e propri varchi in cui possiamo tornare in contatto con i nostri a avi, ma in generale è più facile ricordarci che siamo un tutt'uno con ogni altro essere e con la natura ma non solo. Per questo è usuale meditare sul ciclo della vita e della morte, e tornare in connessione con gli antenati. Allo stesso tempo è utile "lasciare andare" liberarci sia delle cose materiali che non ci servono più (magari regalando vestiti o altri oggetti) ma anche pensieri che non ci servono più.

Come rituali si possono accendere piccoli fuochi o incensi (stando molto attenti a non creare incendi), ma anche camminare o uscire in bicicletta per i campi e boschi a guardare come cambiano i colori, come le foglie cadono. Sedersi in contemplazione sotto un albero a guardare non foglie che cadono. Sentire l'aria fresca sulla nostra pelle e l'odore della terra bagnata, guardare i colori del cielo, riempirsi di meraviglia.

In questa data poi vediamo come tutto quello che esiste in questo mondo sia transitorio e impermanente ma allo stesso tempo come ogni cosa rinasca anche se con una forma diversa. 

lunedì 8 settembre 2025

La reincarnazione nella Bhagavad Gita



Capitolo 2 verso 13: 
“Come l’anima incarnata nel corpo passa da infanzia a giovinezza a vecchiaia, così al momento della morte l’anima passa in un altro corpo. I saggi non si illudono”

Capitolo 2 verso 22: 
“Come una persona, abbandonate le vesti logore, ne prende delle nuove, così l’anima abbandona i corpi logori e ne assume di nuovi”

Capitolo 2 verso 20
“Per l’anima non c'è né nascita né morte in nessun tempo; non è mai venuta a essere, non viene, e non verrà ad essere; è indistruttibile, eterna, primordiale”

Capitolo 2 verso 27: 
“La morte è certa per chi è nato, e la rinascita è inevitabile per chi è morto; pertanto, non dovresti soffrire per ciò che è inevitabile”

Capitolo 4 verso 5
“Molte sono mie nascite passate, come anche le tue, Arjuna; io le conosco tutte, tu invece non le conosci”

Capitolo 8 verso 6
“Qualunque stato di coscienza si ricordi al momento di lasciare il corpo, in quello stato arriverà inevitabilmente”

Capitolo 8 verso 16:
“Dal più elevato regno di Brahmā fino al più basso, tutti i regni sono soggetti alla rinascita, ma chi mi raggiunge, non rinasce più”

Capitolo 8 verso 23
“O migliore dei Bharata, ora ti spiegherò i diversi momenti (o percorsi) in cui, lasciando questo mondo, il yogī ritorna o non ritorna.”

(In questo versetto, Sri Krishna introduce due “percorsi” che si aprono al momento del distacco dalla vita: uno conduce alla liberazione definitiva (non ritorno), l'altro alla rinascita (ritorno). A partire da questo punto, nei versetti successivi (8.24–8.26), vengono spiegati questi due percorsi—il “cammino della luce”, che conduce alla liberazione, e quello “dell’oscurità”, che porta alla rinascita nel ciclo delle vite)

Capitolo 8 verso 24
“Coloro che conoscono il Supremo Brahman, al momento della morte, passano a quel Supremo quando ciò avviene in presenza del fuoco, della luce, durante il giorno, nella quindicina crescente del mese (śuklapakṣa) o nei sei mesi dell’uttarāyaṇa (quando il sole si muove verso nord).”

Questi termini non vanno intesi in senso puramente fisico, ma come simboli di chiarezza spirituale.

  • “Fuoco” = conoscenza.

  • “Luce” = consapevolezza.

  • “Uttarāyaṇa” = movimento verso l’alto, verso la liberazione.

Interpretazioni:

Rāmānuja Li considera eventi reali e cosmici: esistono effettivamente momenti più favorevoli per il viaggio dell’anima, collegati a precise divinità e forze universali

Prabhupāda Insiste che la condizione più importante non è il momento astrologico, ma la concentrazione su Krishna.Anche se muori di notte o in un periodo “sfavorevole”, se sei immerso nella devozione, prendi comunque la via della luce.

Capitolo 8 verso 25
“Il mistico (yogī) che se ne va durante il fumo, la notte, la quindicina calante (kṛṣṇapakṣa), o nei sei mesi del dakṣiṇāyaṇa (quando il sole scende verso sud), o che raggiunge il pianeta luna e la luce lunare, poi ritorna.” 

Capitolo 8 verso 26
“Nella visione vedica esistono due vie permanenti che portano via da questo mondo: una è la via della luce (śukla), dalla quale non c’è ritorno; l’altra è la via dell’oscurità (kṛṣṇa), dalla quale si ritorna.”

sabato 23 agosto 2025

Il Menhir di Weilheim a Tubinga in Germania (Menhir von Weilheim)

 Il Menhir di Weilheim, (Menhir von Weilheim) si trova appena fuori Tubinga ed è raggiungibile in bicicletta dal centro in circa 10 minuti. Faccio notare questa cosa non solo perchè io sono sempre in bici, ma anche perchè la città (come gran parte della Germania) è piena di piste e percorsi ciclabili bellissimi e sicurissimi.

Il menhir di Weilheim, detto anche stele di Weilheim, è un menhir risalente al tardo o finale Neolitico (o età del bronzo), scoperto nel 1985 nel quartiere di Weilheim di Tübingen (Tubinga), nel Baden-Württemberg, interrato nel terreno. Durante la costruzione di una casa in Herrenweg, in un canale di scolo furono ritrovati diversi frammenti di un monolite originariamente alto circa 4,5 metri e spesso 80–90 cm, in arenaria Stubensandstein. I frammenti si trovavano a circa 1,5 metri di profondità, in uno strato scuro e argilloso, probabilmente un’antica superficie del suolo. Il materiale di copertura proveniva dal rilievo collinare del Rammert, situato più a sud. Da lì proviene anche la pietra arenaria.

Sulla parte frontale del menhir sono rappresentate in bassorilievo cinque lame di pugnale con impugnatura corta, i cosiddetti pugnali a stelo. Accanto si possono distinguere un disco ovale (il Sole) e una falce di Luna rovesciata. Il rilievo è stato scolpito sulla superficie della pietra e in parte levigato. Sul retro del menhir si trova un sistema di coppelle e canaletti, disposti in modo apparentemente irregolare, probabilmente risalenti ad un periodo successivo quando il menhir era già crollato in posizione orizzontale.



Inizialmente, a causa del motivo del pugnale a stelo, si pensava che la stele fosse dell'età del bronzo, tuttavia, ricerche più recenti collocano il menhir in un contesto più ampio di stele decorate in rilievo con rappresentazioni di armi, che si estende dall’area del Neckar, attraverso la Svizzera, fino al nord Italia. Queste sono prevalentemente datate alla prima metà del III millennio a.C., cioè al passaggio dal tardo al finale Neolitico nel sud della Germania. Con valutazione simile vanno considerati anche le stele antropomorfe e i frammenti di stele provenienti da Rottenburg "Lindele", Tübingen-Kilchberg e Gomaringen-Stockach, che furono riutilizzati secondariamente in tombe dell’età del ferro. Tipologicamente, anche questi ritrovamenti risalgono al IV o III millennio a.C..

Da notare che l’originale si trova al Museo archeologico statale del Baden-Württemberg, a Costanza Mentre lriproduzione esatta del menhir è stata eretta come monumento archeologico circa 50 metri a est del luogo del ritrovamento, a un bivio lungo il Herrenweg, poco fuori da Weilheim (quella in foto).




domenica 15 giugno 2025

IL SUTRA SULLA CONTEMPLAZIONE DI AMITAYUS: Tredici Contemplazioni (9-13)

Queste ultime meditazioni sono dedicate alla contemplazione del Buddha Amitayus e dei due grandi Bodhisattva che lo accompagnano, seguite dalla contemplazione dei devoti della Terra Pura.



9) Contemplazione del Bodhisattva Avalokiteshvara (Kannon / Guanyin)

[17] Il Buddha disse:
"Dopo aver contemplato la figura del Buddha, contempla il Bodhisattva Avalokiteshvara, il cui corpo è alto ottanta milioni di yojana.
Il suo corpo emana una luce dorata e splendente, simile a quella del Buddha stesso.

Dalla sua testa si irradiano raggi di luce, all’interno dei quali appaiono mille Buddha.
Ogni capello del suo corpo emette luce contenente innumerevoli Bodhisattva e Buddha.

Sulle mani tiene un loto di oro puro. I suoi piedi poggiano su fiori di loto gioiello.
Dalle sue mani e piedi fluiscono luci infinite, che si diffondono ovunque portando salvezza a tutti gli esseri.
La sua voce dolce consola ogni essere vivente e li guida verso la liberazione.

Contemplare Avalokiteshvara in questo modo è chiamato la nona contemplazione."


10) Contemplazione del Bodhisattva Mahasthamaprapta (Seishi / Daishichi)

[18] Il Buddha disse:
"Dopo Avalokiteshvara, contempla il Bodhisattva Mahasthamaprapta.
Il suo corpo è alto la stessa misura di Avalokiteshvara, e la sua luce illumina tutto l’universo.

Sulla sua testa porta una corona fatta di cinquecento fiori gioiello, da cui si diffondono innumerevoli raggi di luce.
In ogni raggio appaiono miriadi di Buddha.
Tiene nella mano destra una gemma di saggezza, che emana una luce dorata che penetra la mente degli esseri viventi, risvegliandoli.

La sua presenza trasmette una forza spirituale immensa e infonde energia, determinazione e saggezza nei praticanti sinceri.

Visualizzare Mahasthamaprapta in questo modo è chiamato la decima contemplazione."


11) Contemplazione del Buddha Amitayus insieme ai due Bodhisattva

[19] Il Buddha disse:
"Quando hai completato la visualizzazione di Amitayus, Avalokiteshvara e Mahasthamaprapta, immaginali insieme.

Amitayus siede al centro, su un loto dorato; Avalokiteshvara alla sua sinistra; Mahasthamaprapta alla sua destra.
Tutti e tre irradiano luce infinita e guardano con compassione verso tutti gli esseri nei mondi delle dieci direzioni.

Questa contemplazione genera immensa meraviglia e gioia nel cuore del devoto.
Coloro che la praticano con sincerità e costanza saranno certamente nati nella Terra Pura.

Questa è chiamata l’undicesima contemplazione."


12) Contemplazione dei devoti di grado elevato nati nella Terra Pura

[20] Il Buddha disse:
"Ora contempla i praticanti di grado superiore che rinascono nella Terra Pura.

Essi sono coloro che, nella vita terrena, hanno avuto fede profonda, hanno recitato il nome di Amitabha con cuore sincero e praticato le virtù.
Nel momento della morte, il Buddha e i due Bodhisattva appaiono davanti a loro con fiori di loto.
Essi siedono sul fiore, che si chiude e li trasporta verso la Terra Pura, dove il fiore si apre e si trovano immediatamente in presenza del Buddha.

Contemplare questa scena è chiamato la dodicesima contemplazione."


13) Contemplazione dei devoti di grado medio e inferiore

[21] Il Buddha disse:
"Esistono anche coloro di grado medio e inferiore:


Alcuni hanno commesso errori ma, nel momento della morte, pronunciano sinceramente il nome del Buddha.


Anche costoro vengono accolti dal Buddha o dai Bodhisattva, rinascono in un loto nella Terra Pura e, pur passando un tempo più lungo nel fiore, infine realizzano l’illuminazione.

Questa è chiamata la tredicesima contemplazione."





Riassunto delle Contemplazioni 9–13

9) Contemplazione di Avalokiteshvara (Kannon / Guanyin)

👉 Si visualizza il Bodhisattva della Compassione, di forma gigantesca, raggiante di luce dorata.

  • Da ogni poro del suo corpo emanano luci salvifiche e visioni di Buddha e Bodhisattva.

  • Tiene in mano un loto prezioso e si erge su un fiore di loto.

  • La sua voce consola e guida tutti gli esseri verso la liberazione.

🌀 Simbolo di compassione attiva e salvezza universale.


10) Contemplazione di Mahasthamaprapta (Seishi / Daishichi)

👉 Si contempla il Bodhisattva della Saggezza e della Forza spirituale.

  • Emette luci potenti che svegliano gli esseri all’energia del risveglio.

  • Tiene una gemma luminosa che penetra la mente e stimola la fede e la determinazione.

🌀 Simbolo di saggezza vigorosa e risoluta, che sostiene la pratica.


11) Contemplazione del Buddha con i due Bodhisattva

👉 Si visualizzano Amitayus al centro, Avalokiteshvara a sinistra e Mahasthamaprapta a destra.

  • Tutti e tre brillano di luce infinita e guardano compassionevolmente tutti gli esseri.

  • Questa visione rappresenta il trio celeste della Terra Pura, perfetta armonia di saggezza, compassione e risveglio.

🌀 Visione culminante della guida spirituale e della sicurezza del Rinascimento nella Terra Pura.


12) Contemplazione dei devoti di grado superiore

👉 Coloro che, con fede profonda e pratica costante, muoiono invocando Amitabha, vengono accolti dal Buddha e dai Bodhisattva.

  • Nascono immediatamente nella Terra Pura, su fiori di loto, e si trovano faccia a faccia con il Buddha.

🌀 Rinascita immediata e luminosa, per chi ha sviluppato piena fede e virtù.


13) Contemplazione dei devoti di grado medio e inferiore

👉 Anche chi ha condotto una vita imperfetta ma ricorda il Buddha con sincerità al momento della morte può rinascere nella Terra Pura.

  • Rinasce in un loto che si apre gradualmente, e alla fine raggiunge la liberazione.

🌀 Messaggio di speranza: nessuno è escluso se il cuore è sincero.


🧘‍♂️ Conclusione simbolica:

Le ultime cinque contemplazioni uniscono visione interiore, fede e compassione universale. Mostrano che la pratica visuale e devozionale, se fatta con cuore sincero, può condurre tutti gli esseri alla salvezza, a prescindere dalla loro condizione attuale.

mercoledì 4 giugno 2025

Buddismo e vegetarianismo (parte seconda)

Sì, essere vegetariani nella visione buddhista è un atto di compassione universale. Gli animali sono esseri senzienti come noi e possono raggiungere l’illuminazione. Scegliere di non mangiarli è una pratica interiore che coltiva empatia e rispetto per la vita, andando oltre il semplice desiderio personale. 

Avevamo scritto un articolo sullo stesso argomento ed è possibile andarlo a leggere qui:

https://leradicideglialberi.blogspot.com/2022/03/la-compassione-universale.html

Oggi, essendo il nostro un piccolo blog in lingua italiana con un pubblico molto limitato, abbiamo deciso di tradurre una parte di una bellissima intervista alla venerabile Chang Zao in cui parla dell'importanza del vegetarianismo nel buddismo (in particolare quello cinese):

Il Buddha non stabilì una regola che imponesse ai suoi seguaci di essere vegetariani, ma molte comunità monastiche buddhiste lo incoraggiano, e in particolare nel buddhismo cinese è comune seguire una dieta vegetariana rigorosa. Molti si chiedono: se il Buddha non lo ha imposto, perché dovremmo essere vegetariani?

Per rispondere, bisogna considerare l'essenza degli insegnamenti del Buddha, che si fondano sullo sviluppo della compassione. Il Buddha voleva che tutti potessero imparare a superare la sofferenza e trovare la felicità, riconoscendo che tutti gli esseri senzienti hanno il potenziale interiore per risvegliarsi, proprio come lui. Durante la vita del Buddha, per motivi ambientali e pratici, non era sempre possibile mangiare solo cibo vegetariano: viaggiava spesso e doveva adattarsi alle condizioni del tempo. Oggi, però, abbiamo molte più possibilità di scelta, quindi essere vegetariani è una decisione consapevole, basata sul riconoscimento che gli animali, come noi, soffrono, provano emozioni disturbanti e rinascono nel samsara a causa del karma.

Essere vegetariani riguarda davvero il mostrare empatia e compassione universali.

Gli animali sono come noi: un giorno potrebbero rinascere nel regno umano, ascoltare il Dharma, praticare e raggiungere l'illuminazione. Questo è assolutamente possibile. Per questo, la nostra scelta di non mangiare carne è fondata sulla compassione. Inoltre, per poter mangiare gli animali, essi devono essere uccisi, e in quel momento provano sofferenza, paura, dolore e terrore, soprattutto se vengono macellati appositamente per essere cibo umano. Il buddhismo cinese sottolinea il vegetarianismo non per formalismo, ma perché la pratica buddhista è una trasformazione interiore. Se una persona è vegetariana ma piena di odio, avidità o rabbia, la pratica perde il suo senso profondo. Essere vegetariani è quindi una forma di pratica spirituale: significa allenarsi a provare empatia per tutti gli esseri, desiderare che tutti possano liberarsi dalla sofferenza e raggiungere la felicità. Non lasciamo che il desiderio per un cibo gustoso giustifichi la sofferenza e la morte di altri esseri.


L'articolo intero si trova qui in inglese:

https://studybuddhism.com/en/essentials/interviews/interview-with-venerable-chang-zao

Chang Zao  è una suora buddista del Dhram Drum Malaysia, paese a maggioranza mussulmana in cui i buddisti sono sottoposti purtroppo a pesanti restrizioni.


martedì 27 maggio 2025

IL SUTRA SULLA CONTEMPLAZIONE DI AMITAYUS: Tredici Contemplazioni (5-8)


5) Contemplazione dei Laghi del Tesoro

[13] Il Buddha disse:
"Dopo aver visualizzato gli alberi del tesoro, contempla i laghi della Terra Pura.

Nella terra di quel Buddha vi sono laghi di acqua delle otto virtù, ciascuno largo centinaia di migliaia di yojana.
L'acqua è limpida, pura, fresca e dolce, fluente e tranquilla. La superficie dell’acqua è composta di oro liquido, e il fondo è coperto da sabbia di berillo e diamante.

Ai quattro lati dei laghi si trovano scale fatte di oro, argento, berillo e cristallo, che scendono dolcemente verso l’acqua.
Ogni lato ha il suo colore distinto, e l’acqua riflette queste luci in modo perfettamente armonioso.

Al di sopra dell'acqua galleggiano fiori di loto grandi come carri. I petali sono fatti delle sette gemme preziose e profumano di dolci fragranze.
Ogni lago emana una luce che illumina l'intero ambiente circostante, e le sue onde suonano come centinaia di migliaia di melodie.
Le onde e le brezze proclamano costantemente i suoni del Dharma, rendendo la mente pacifica e gioiosa.

Visualizzare chiaramente questi laghi è chiamato la quinta contemplazione."


6) Contemplazione delle Torri e dei Padiglioni

[14] Il Buddha disse:
"Dopo aver completato la visualizzazione dei laghi, contempla le torri e i padiglioni della Terra Pura.

In quella terra vi sono innumerevoli padiglioni e torri, fatti interamente di gemme come l’oro, l’argento, il berillo, il cristallo, la corniola, la perla e il corallo.
Queste strutture sono alte e magnifiche, decorate con stendardi, tende e reti di gemme sospese, che brillano in tutti i colori.

All’interno di ciascun padiglione vi sono troni gioiello, rivestiti di sete celesti e ricoperti di fiori.
Dai padiglioni scendono luci luminose che illuminano l’ambiente e armonizzano i suoni celestiali.
Innumerevoli esseri celesti si radunano in questi luoghi, cantando lodi al Buddha e ascoltando il Dharma.

Visualizzare chiaramente queste torri e padiglioni è chiamato la sesta contemplazione."


7) Contemplazione del Trono del Buddha Amitayus

[15] Il Buddha disse:
"Dopo aver visualizzato i padiglioni, contempla ora il trono del Buddha Amitayus.

Quel trono si trova nel centro del paese della beatitudine (la Terra Pura), sotto un albero del tesoro alto quattro milioni ottocentomila yojana.
L’albero ha un tronco d’oro, rami di berillo e foglie di smeraldo; fiori e frutti vi sbocciano in abbondanza, tutti fatti di sette gemme preziose.

Il trono è costruito con cento mila gemme, circondato da innumerevoli gioielli luminosi, come reti di luce.
Attorno a esso, ci sono otto leoni gioiello che fungono da supporto: i loro corpi sono d’oro e rilucenti, fieri ma pacifici.
Sopra il trono vi è un fiore di loto gioiello con cento mille petali; ogni petalo splende con luce infinita e irradia fragranza celestiale.

Nel cuore del fiore si trova un magnifico trono, decorato con tende di perle e stendardi d’oro.
È qui che il Buddha Amitayus siede in meditazione, risplendente, circondato da miriadi di Bodhisattva.

Visualizzare chiaramente questo trono glorioso è chiamato la settima contemplazione."


8) Contemplazione della Forma del Buddha Amitayus

[16] Il Buddha disse:
"Dopo aver visualizzato il trono, contempla ora la forma del Buddha Amitayus.

Il corpo del Buddha è alto sessantadue milioni di yojana e la sua aureola si estende in ogni direzione per innumerevoli distanze.
Il volto del Buddha è come il Monte Sumeru: maestoso, luminoso, e irradia una luce dorata più brillante di mille soli.

Gli occhi sono come laghi limpidi: compassionevoli e profondi. Le sopracciglia sono arcuate e perfette; le orecchie lunghe e adornate di gioielli.
Il corpo è coperto di vesti fatte di luce e stoffa celestiale. Ogni poro della pelle emette raggi di luce, ognuno dei quali illumina universi interi e proclama il Dharma.

La voce del Buddha è profonda, armoniosa e risuonante come una campana di saggezza; ogni parola tocca il cuore degli esseri e li libera dalla sofferenza.
I trentadue segni di un grande uomo e gli ottanta tratti eccellenti del Buddha sono tutti chiaramente visibili.

Visualizzare perfettamente questa figura è chiamato l’ottava contemplazione."


Queste due contemplazioni rappresentano un passaggio importantissimo nella pratica: dalla visione dell’ambiente della Terra Pura alla contemplazione diretta del Buddha stesso.



 

RIASSUNTO DELLE CONTEMPLAZIONI 5-8 

5) Contemplazione dei Laghi del Tesoro

👉 Si visualizzano vasti laghi sacri nella Terra Pura, riempiti d’acqua delle otto virtù (pura, dolce, fresca, chiara, ecc.).

  • Il fondo è fatto di sabbia di diamante e berillo.

  • Intorno ai laghi vi sono scale di oro, argento, cristallo e berillo.

  • Fiori di loto galleggiano sulla superficie, emettendo luci, profumi e suoni armoniosi che proclamano il Dharma.

🌀 Scopo: calmare e purificare la mente attraverso immagini di bellezza serena e armoniosa.


6) Contemplazione delle Torri e dei Padiglioni

👉 Appaiono magnifici padiglioni e torri gioiello, fatti di oro, corallo, perle e altre gemme.

  • Sono adornati con reti di luce, stendardi di gemme e campane celesti.

  • All’interno si trovano troni preziosi, dove esseri celesti cantano lodi al Buddha.

🌀 Scopo: elevare la mente, mostrando l’architettura celestiale della Terra Pura come spazio sacro di ascolto e venerazione.


7) Contemplazione del Trono del Buddha Amitayus

👉 Al centro della Terra Pura sorge un immenso trono gioiello sotto un albero del tesoro.

  • Il trono è decorato con otto leoni, un loto gigantesco, luci radiosissime e fragranze celestiali.

  • È il seggio di Amitayus, il Buddha della vita infinita, che siede in perfetta meditazione.

🌀 Scopo: creare la visione del cuore sacro della Terra Pura, preparandosi a contemplare direttamente il Buddha.


8) Contemplazione della Forma del Buddha Amitayus

👉 Si contempla la maestosa figura di Amitayus:

  • Alto milioni di yojana, luminoso come mille soli.

  • Gli occhi compassionevoli, il corpo dorato e armonioso, le vesti fatte di luce.

  • Ogni poro emana luce e Dharma.

  • I trentadue segni del Buddha e gli ottanta tratti di perfezione appaiono chiaramente.

🌀 Scopo: stabilire nella mente la presenza viva e luminosa del Buddha, centro di fede, devozione e liberazione. 


🎐 Parte bassa / Primo pianoI Laghi del Tesoro (5ª Contemplazione)

  • Grandi laghi cristallini, profondi e calmi, con scale gioiello che scendono nelle acque.

  • Giganteschi fiori di loto galleggiano, emanando fragranze celestiali e onde che diffondono suoni armoniosi.

  • L’acqua riflette luci dorate, turchesi e argentee.

🏯 Parte centraleTorri e Padiglioni (6ª Contemplazione)

  • Padiglioni eterei sospesi sopra i laghi, fatti di oro, berillo e cristallo, adornati con reti di perle e stendardi di luce.

  • All’interno, esseri celesti e Bodhisattva meditano, offrono fiori e cantano inni al Buddha.

🌳 Parte superiore / Sfondo centraleTrono del Buddha Amitayus (7ª Contemplazione)

  • Un maestoso albero del tesoro che svetta oltre ogni altra cosa, con rami di gemme e luci arcobaleno.

  • Ai suoi piedi: un immenso trono gioiello sorretto da otto leoni dorati, sormontato da un loto radiante.

👑 Parte centrale più altaIl Buddha Amitayus (8ª Contemplazione)

  • Amitayus seduto sul trono, con corpo dorato luminoso, occhi compassionevoli, mani in mudra della meditazione.

  • Un’aureola sconfinata di luce si estende in ogni direzione.

  • Da ogni poro del suo corpo partono raggi di luce che contengono infiniti mondi e che recano il suono del Dharma.


🌈 Atmosfera generale:

Un paesaggio senza tempo, completamente trasparente, luminoso, puro, immerso in suoni celestiali, fragranze e colori infiniti.
L’immagine trasmette pace assoluta, purezza mentale e una bellezza ultraterrena.



LINKS:

domenica 11 maggio 2025

IL SUTRA SULLA CONTEMPLAZIONE DI AMITAYUS: Tredici Contemplazioni (1-4)



1) Contemplazione del Sole al Tramonto

[9] Il Buddha disse a Vaidehi:
"Tu e gli altri esseri senzienti dovreste concentrarvi e, con mente unificata, rivolgere il pensiero verso occidente.
Come si contempla? Tutti gli esseri senzienti [342a], eccetto coloro che sono nati ciechi — cioè tutti quelli che possiedono la facoltà della vista — dovrebbero guardare il sole che tramonta.
Sedetevi nella postura corretta, rivolti verso ovest. Osservate chiaramente il sole, con la mente saldamente fissata su di esso; concentrate lo sguardo e non lasciatelo vagare dal sole al tramonto, che appare come un tamburo sospeso sull’orizzonte.

Dopo aver fatto ciò, dovreste essere in grado di visualizzarlo chiaramente, sia a occhi aperti che chiusi.
Questa è la visualizzazione del sole, ed è conosciuta come la prima contemplazione.
Praticare in questo modo è chiamato contemplazione corretta, mentre praticare diversamente è errato."



2) Contemplazione dell’Acqua

[10] Il Buddha disse ad Ananda e Vaidehi:
"Dopo aver completato la prima contemplazione, praticate successivamente la visualizzazione dell’acqua.
Immaginate la direzione occidentale completamente sommersa dall’acqua. Poi visualizzate l’acqua come limpida e pura, e mantenete questa visione ben distinta. Non lasciate che i pensieri si distraggano.

Dopo aver visualizzato l’acqua, immaginatela che si ghiaccia. Una volta che avete visto il ghiaccio diventare trasparente fino in profondità, visualizzatelo trasformarsi in berillo (una pietra preziosa).
Quando avete ottenuto questa visione, immaginate che il suolo di berillo brilli intensamente, dentro e fuori, e che questo suolo sia sostenuto da colonne fatte di diamanti e delle sette gemme preziose, ornate con stendardi d’oro.

Queste colonne hanno otto lati e otto angoli, ognuno decorato con cento gioielli.
Ogni gioiello emette mille raggi di luce, ognuno dei quali ha a sua volta ottantaquattromila colori.
Riflettendosi sul suolo di berillo, appaiono come migliaia di koti di soli, così abbaglianti che è impossibile distinguerli nei dettagli.

Su questo suolo di berillo, sentieri dorati si incrociano come una rete di corde. Il terreno è suddiviso in aree fatte ciascuna di una delle sette gemme preziose, così che le suddivisioni siano ben distinte.
Ogni gemma emette un flusso di luce in cinquecento colori. Questa luce appare sotto forma di fiori, stelle o lune; sospesa nel cielo, si trasforma in una piattaforma luminosa, sulla quale si trovano dieci milioni di padiglioni fatti di cento gioielli.

Entrambi i lati di questa piattaforma sono ornati con cento koti di stendardi fioriti e innumerevoli strumenti musicali.
Mentre otto brezze pure si alzano dalla luce e fanno suonare gli strumenti musicali, esse proclamano la verità della sofferenza, del vuoto, dell’impermanenza e del non-sé.
Questa è la visualizzazione dell’acqua ed è conosciuta come la seconda contemplazione."



3) Contemplazione della Terra del Buddha

[11] Il Buddha disse:
"Dopo aver completato la visualizzazione dell’acqua, procedi con la visualizzazione della terra della Terra Pura.

Immagina che questa terra sia interamente composta da pietre preziose, e che ognuna di esse sia di una brillantezza e purezza ineguagliabile, diversa da ogni cosa del mondo umano.
Questa terra è piana e liscia, come il palmo della mano, senza montagne, colline, valli o dislivelli.
Essa è costituita interamente da gemme preziose — oro, berillo, cristallo, corallo, ambra, agata, e perle — che formano un pavimento a scacchi, ognuna separata da linee dorate.

Tra i quadrati formati da queste gemme si trovano fiumi d’oro liquido, dai quali si levano onde sonore che proclamano continuamente le virtù del Buddha: la perfezione della saggezza, della compassione, della moralità e della liberazione.
Nel mezzo di questa terra pura sorgono alberi del tesoro alti cinquecento yojana, ognuno fatto di gemme diverse: radici di diamante, tronco di berillo, rami d’oro, foglie di smeraldo e fiori di perle e coralli.

Ogni albero emana una luce che illumina tutto lo spazio circostante, e ogni foglia e fiore emette melodie sottili e delicate, che spiegano gli insegnamenti profondi del Dharma.
Tra questi alberi vi sono numerose piattaforme e torri fatte anch’esse di gioielli, ciascuna abbellita da reti d’oro e drappi scintillanti, da cui pendono campanelle che risuonano dolcemente mosse da una brezza profumata.

In questo modo, tutta la terra della Terra Pura risplende di luce e armonia, priva di oscurità o impurità.
Visualizzare chiaramente questa terra è chiamato la terza contemplazione."



4) Contemplazione degli Alberi del Tesoro


[12] Il Buddha disse:
"Dopo aver visualizzato la terra della Terra Pura, successivamente contempla gli alberi del tesoro.

Ogni albero è alto ottomila yojana. I tronchi sono d’oro e risplendono con cinque colori. Le foglie sono di berillo verde, grandi come ruote di carri, e ciascuna foglia è adornata con centinaia di gioielli, brillanti come il sole e la luna.
Ogni ramo e foglia porta fiori e frutti, ognuno diverso per forma e colore, composti di sette gemme preziose.

I fiori emettono una fragranza che pervade tutto il mondo. Dai fiori e dai frutti si irradiano infinite luci colorate che si riflettono su tutto ciò che li circonda.

Ogni albero è circondato da reti d’oro finemente intrecciate, dalle quali pendono migliaia di campanelle gioiello che emettono suoni dolci e armoniosi, proclamando gli insegnamenti del Buddha.
Quando le brezze soffiano tra i rami, i suoni che ne scaturiscono sono come innumerevoli strumenti musicali che suonano insieme.
Queste melodie lodano le qualità del Buddha, la sua compassione, la saggezza e la liberazione.

Visualizzare chiaramente questi alberi è chiamato la quarta contemplazione."

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Riassunto delle Prime Quattro Contemplazioni:


Contemplazione del Sole al Tramonto
Si visualizza il sole che tramonta verso occidente, fissandolo mentalmente finché l’immagine rimane stabile sia a occhi aperti che chiusi.
È l’inizio del raccoglimento e della focalizzazione mentale.


Contemplazione dell’Acqua
Si immagina la direzione ovest coperta d’acqua, che poi si trasforma in ghiaccio trasparente e infine in berillo.
Da lì si sviluppano visioni complesse di colonne, luci e piattaforme fatte di gemme. La mente entra in uno stato più raffinato.


Contemplazione della Terra del Buddha
Si visualizza il suolo della Terra Pura, fatto interamente di pietre preziose, liscio e luminoso, con fiumi d’oro e suoni che proclamano il Dharma.
Introduce un primo assaggio dell’ambiente puro e illuminato del Buddha.


Contemplazione degli Alberi del Tesoro
Si contemplano alberi enormi, fatti di metalli e gemme preziose, che emanano luce, suoni armoniosi e fragranze sacre.
Rafforza la connessione con l’armonia, la bellezza e l’insegnamento continuo della Terra Pura.

lunedì 21 aprile 2025

La pietra di Santa Brigida "Ròch ëd Santa Brigida" sulla collina torinese.

Il Ròch ëd Santa Brigida (pietra di Santa Brigida in piemontese) è una masso che si trova nei pressi di Moncalieri sulla collina torinese ed è un masso che affiora dal terreno proprio vicino alla strada.


Il masso di gneiss si è formato nel massiccio Dora Maira e in milioni di anni, attraverso sconvolgimenti tellurici, erosioni, glaciazioni e alluvioni è arrivato fino da queste parti. Non si sa esattamente se la pietra sia stata lavorata in tempi preistorici o se la sua forma levigata sia naturale, ma è sicuro che essa sia stata posizionata in modo da essere venerata come capitava spesso in epoca precristiana. Il roch infatti è una delle tante pietre che troviamo in Piemonte che hanno proprietà curative, in particolare si tratta di una delle "pietre della vita", come la più famosa che si trova ad Oropa (LINK). Ad essa le donne ricorrevano per rimanere incente, posandoci sopra il basso ventre o le parti genitali: questo succedeva ancora fino a pochi decenni fa come si vede nell'intervista a questo link:https://danielroux.eu/roch-ed-santa-brigida/


La pietra è comunque ancora oggi parte del folklore locale, conosciuta dagli abitanti di questa collina e oggetto di festeggiamenti stagionali. Dopo essere stata un po' dimenticata alla fine del '900 e maltrattata (qualche anno fa era coperta di scritte) è stata ripulita e l'aiuola su cui sorge è stata anche allargata per proteggerla dalle auto.



giovedì 17 aprile 2025

Il Bialbero di Casorzo: un ciliegio cresciuto su un gelso.

A poche centinaia di metri da Casorzo, il paese della Malvasia dolce nel cuore del Monferrato, c'è una meraviglia della natura: il Bialbero. Si tratta di un Ciliegio cresciuto su di un Gelso. Questo tipo di fenomeni naturali vengono chiamati "alberi epifeti" ma generalmente si tratta di piccole piante che riescono a sopravvivere per un breve periodo. La particolarità di questo "bialbero" è che entrambe le piante sono ben sviluppate e vivono da molti anni. Questo è possibile perchè, a causa dell'età del gelso, le radici del ciliegio hanno potuto svilupparsi in una cavità dell'albero ospite raggiungendo il terreno. 

Fino a pochi anni fa si poteva vedere il ciliegio spuntare dal gelso in mezzo ad un campo a pochi metri dalla strada, oggi, vista la notorietà acquistata, ai piedi della pianta in questione sono stati posizionate panche e tavoli in qui si può fare pic nic, fortunatamente tutto liberamente. Io lo preferivo nel suo ambiente naturale, ma per fortuna, in questo modo, il bialbero è stato protetto e viene curato.

Per raggiungere l'albero potete cercare direttamente "Bialbero" su google maps, oppure raggiungere Casorzo in bicicletta o in auto uscendo ad Alessandria est.

mercoledì 19 marzo 2025

San Cristoforo, Ercole, L'uomo selvatico alpino.

 San Cristoforo sulla Parrocchiale di Castel Delfino

LINK: https://sullespalledisancristoforo.com/tag/ercole/


In più di un’occasione, abbiamo notato come la devozione di san Cristoforo sia forte proprio nei luoghi sacri a Ercole-Eracle.

Il gigante Eracle-Ercole è un eroe della mitologia classica, adorato per la sua forza usata a favore degli uomini; è anche protettore dei mercanti.

Spesso raffigurato appoggiato alla sua clava (come il gigante Cristoforo è appoggiato al suo bastone), in alcune raffigurazioni porta Dionisio bambino sulle sue spalle.



Dal tempio di Ercole a san Cristoforo

San Cristoforo del Naviglio. 
Dove oggi scorre il Naviglio, in età romana scorreva il fiume Lombra: era una zona di campagna, ovviamente. e forse qui, proprio lungo la strada che portava in Lomellina, si trovava un tempio dedicato ad Ercole. Già altrove abbiamo visto questo legame fra san Cristoforo, il gigante cristiano che trasporta il Bambino, e l’Ercole pagano, tra le altre cose protettore dei mercanti. Quando Milano diventò cristiana, forse questo culto a Ercole sopravvisse nelle campagne e ne rimase qualche eco fino all’epoca tardoantica e altomedioevale e proprio allora forse avvenne il passaggio Ercole – San Cristoforo.


Pieve antichissima a Tremosine sul Garda (BS)


La pieve di san Giovanni Battista è una delle più antiche del Garda, sorta probabilmente nel IV sec. su un luogo sacro pagano, un santuario al dio celtico Bergimo, divinità protettrice delle montagne. Bergimo è stato identificato con Ercole in epoca romana e poi con San Cristoforo in epoca Cristiana.


In Oriente San Cristoforo era adorato sotto forma di un soldato dalla testa di cane. In Europa invece era un gigante colossale scolpito a guardia delle chiese.
Esiste una risposta plausibile a queste stranezze?

Pierre Saintyves, il padre dell’etnografia francese, ne diede una geniale agli inizi del secolo scorso.
Scrisse che gli Dei pagani non erano morti e si mise a indagare come i poteri degli Dei fossero sopravvissuti nel culto di ogni Santo.

LIBRO: "Dal Santo agli Dei. San Cristoforo successore di Anubi, di Ermes e di Ercole"



perchè ercole era così popolare in ambito alpino?

Ercole era popolare in ambito alpino per diverse ragioni, che mescolano elementi culturali, religiosi e politici:

  1. Simbolo di forza e civilizzazione
    Ercole, come eroe che supera prove straordinarie, veniva visto come il simbolo perfetto della conquista e della civilizzazione di territori difficili, come le Alpi. La sua lotta contro i mostri e le forze del caos era metaforicamente associata alla dominazione romana sulle popolazioni alpine.

  2. Eredità celtica e romanizzazione
    Nelle regioni alpine, dove le popolazioni celtiche avevano le proprie divinità guerriere (come il dio Lug o Teutates), il culto di Ercole si adattava bene. I Romani lo assimilarono a divinità locali, facilitando la romanizzazione senza un'imposizione diretta.

  3. Protezione dei viaggiatori e dei commercianti
    Ercole era visto come un protettore dei viandanti e dei commercianti, figure chiave nelle Alpi, dove le vie di comunicazione erano pericolose e difficili da percorrere. Il suo culto si diffondeva lungo i passi alpini e nei centri commerciali.

  4. Influenza militare romana
    I soldati romani, spesso stanziati nelle zone di confine o lungo le vie alpine, veneravano Ercole come protettore in battaglia. Le legioni contribuivano alla diffusione del suo culto attraverso iscrizioni, templi e dediche.

  5. Presenza archeologica
    Sono state trovate numerose iscrizioni e santuari dedicati a Ercole nelle regioni alpine, segno della sua popolarità. Ad esempio, in località come Aosta (Augusta Praetoria) o nei pressi di passi montani importanti, il culto era ben radicato.

In sintesi, Ercole rappresentava un perfetto punto d’incontro tra la cultura romana e quella alpina, incarnando il coraggio, la protezione e la conquista del territorio.

Ercole venne, con l'arrivo dei romani, anche identificato con Succellus che però, nella maggior parte dei casi, venne poi assimilato a San Rocco.